E' un blog che nasce dal desiderio di descrivere la Natura nei suoi aspetti stagionali, anche con riferimento ai miti. Si è allargato poi a riflessioni sulla società e sull'individuo, passati e attuali. Non mancano poesie d\'autore e qualche pagina tratta da libri
giovedì 31 marzo 2011
I colori sono la gioia della vita
mercoledì 30 marzo 2011
Tagliare la cultura vuol dire sfregiare la patria
Vorrei riportare un articolo che ho letto su Italia nostra a proposito delle dimissioni di Andrea Carandini (dimissioni di cui è stato scritto anche sul Corriere della Sera circa a metà marzo)
Il presidente del Consiglio Superiore del Ministero per i Beni Culturali ha detto nella sua lettera di dimissioni:
"…ci stiamo allontanando dalla patria, anche quella visibile fatta di paesaggio, storia e arte. Rischiamo di perderla, e non sono passate neppure cinque generazioni dalla fondazione dello Stato italiano".
I tagli crudeli e ingiustificati, a causa dei quali Andrea Carandini si è dimesso, sono ormai sotto gli occhi di tutti;
I tagli crudeli e ingiustificati, a causa dei quali Andrea Carandini si è dimesso, sono ormai sotto gli occhi di tutti;
appare sempre più evidente che lo scopo di questi tagli non è il risparmio ma la punizione dei cervelli e dell’anima di tutti gli italiani.
Uno sfregio alla Costituzione e al suo articolo 9 che obbliga la repubblica (cioè tutte le pubbliche amministrazioni, fino all’ultimo dei cittadini) a tutelare "il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione".
Una parte dell’Italia, il governo e i parlamentari che lo sostengono, stanno suicidando il patrimonio culturale.
Una parte dell’Italia, il governo e i parlamentari che lo sostengono, stanno suicidando il patrimonio culturale.
Un’altra Italia lo difende.
martedì 29 marzo 2011
Leggere a Bologna
A Bologna gli eventi culturali sono abbastanza frequenti, fortunatamente.
In particolare seguo di tanto in tanto un'associazione che si chiama La nuova Bottega dell'Elefante.
Ci si riunisce quasi sempre in via del Pratello, ormai diventata famigerata, a causa degli abitanti che protestano per la presenza di giovani, clochard, bar che una volta vendevano birra (prima del proibizionismo) ... al circolo Pavese, tutti i lunedì sera da ottobre a giugno.
Cosa sia questa associazione lo riprendo dal loro sito:
"La Nuova Bottega dell'Elefante è un gruppo di cittadini che promuove la lettura pubblica e il dialogo a partire dai testi come costume civile e democratico.
Su ciò che è essenziale in un libro è possibile incontrarsi e discutere, professionisti o semplici amanti della lettura. Basta indirizzare e stimolare l'attenzione.
Oggi leggere bene è già, di per sé, un gesto politico."
Nella home page del sito sopra indicato è riportata questa citazione da Edward Said
"La realtà concreta della lettura è, fondamentalmente, un atto di emancipazione ed edificazione umana che, per quanto modesto, trasforma e accresce il sapere di una persona per ragioni diverse dal cinismo da infruttuose divagazioni"
In particolare seguo di tanto in tanto un'associazione che si chiama La nuova Bottega dell'Elefante.
Ci si riunisce quasi sempre in via del Pratello, ormai diventata famigerata, a causa degli abitanti che protestano per la presenza di giovani, clochard, bar che una volta vendevano birra (prima del proibizionismo) ... al circolo Pavese, tutti i lunedì sera da ottobre a giugno.
Cosa sia questa associazione lo riprendo dal loro sito:
"La Nuova Bottega dell'Elefante è un gruppo di cittadini che promuove la lettura pubblica e il dialogo a partire dai testi come costume civile e democratico.
Su ciò che è essenziale in un libro è possibile incontrarsi e discutere, professionisti o semplici amanti della lettura. Basta indirizzare e stimolare l'attenzione.
Oggi leggere bene è già, di per sé, un gesto politico."
Nella home page del sito sopra indicato è riportata questa citazione da Edward Said
"La realtà concreta della lettura è, fondamentalmente, un atto di emancipazione ed edificazione umana che, per quanto modesto, trasforma e accresce il sapere di una persona per ragioni diverse dal cinismo da infruttuose divagazioni"
(E. Said, Umanesimo e critica democratica)
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lunedì 28 marzo 2011
Gli aforismi del lunedì
(William Shakespeare)
Se vediamo un gigante, esaminiamo prima la posizione del sole e assicuriamoci che non si tratti dell'ombra di un pigmeo.
(Novalis)
La differenza tra una democrazia e una dittatura è che in una democrazia prima voti e poi prendi ordini; in una dittatura non devi perdere tempo a votare.
(Charles Bukowski)
domenica 27 marzo 2011
Le api sono gocce di miele
Le api portano le pergole al sole.
Le api sono venute volando via dalla mia giovinezza.
Anche queste mele vengono di là
queste mele pesanti.
E questa strada di polvere dorata
e questi sassi bianchi in riva al fiume
e la mia fede nei canti
e il fatto che io non invidi nessuno
e anche questa giornata senza nubi viene di là
questa giornata azzurra
e questo mare che sta disteso nudo e caldissimo
e questa nostalgia
e i denti luminosi di questa bocca dalle labbra carnose
son venuti al villaggio caucasico tra le zampette delle api
come grosse gocce di miele
dalla mia giovinezza.
Dalla mia giovinezza che io ho lasciata non so dove
e di cui non mi sono potuto saziare.
1938 Hikmet - Poesie - Ed. Newton
sabato 26 marzo 2011
Poesia in prosa
Il piccolo principe strappò anche con una certa malinconia gli ultimi germogli dei baobab. Credeva di non ritornare più. Ma tutti quei lavori consueti gli sembravano, quel mattino, estremamente dolci. E quando innaffiò per l’ultima volta il suo fiore, e si preparò a metterlo al riparo sotto la campana di vetro, scoprì che aveva una gran voglia di piangere.
"Addio," disse al fiore.
Ma il fiore non rispose.
"Addio," ripeté.
Il fiore tossì. Ma non era perché fosse raffreddato.
"Sono stato uno sciocco," disse finalmente, "scusami, e cerca di essere felice."
Fu sorpreso dalla mancanza di rimproveri. Ne rimase sconcertato, con la campana di vetro per aria. Non capiva quella calma dolcezza.
"Ma, sì, ti voglio bene," disse il fiore, "e tu non l’hai saputo per colpa mia. Questo non ha importanza, ma sei stato sciocco quanto me. Cerca di essere felice. Lascia questa campana di vetro, non la voglio più."
"Non sono così raffreddato. L’aria fresca della notte mi farà bene. Sono un fiore."
"Ma le bestie…"
"Devo pur sopportare qualche bruco se voglio conoscere le farfalle, sembra che siano così belle. Se no chi verrà a farmi visita? Tu sarai lontano e delle grosse bestie non ho paura. Ho i miei artigli."
E mostrava ingenuamente le sue quattro spine. Poi continuò:
"Non indugiare così, è irritante. Hai deciso di partire e allora vattene."
Perché non voleva che io lo vedessi piangere. Era un fiore così orgoglioso…
"Addio," disse al fiore.
Ma il fiore non rispose.
"Addio," ripeté.
Il fiore tossì. Ma non era perché fosse raffreddato.
"Sono stato uno sciocco," disse finalmente, "scusami, e cerca di essere felice."
Fu sorpreso dalla mancanza di rimproveri. Ne rimase sconcertato, con la campana di vetro per aria. Non capiva quella calma dolcezza.
"Ma, sì, ti voglio bene," disse il fiore, "e tu non l’hai saputo per colpa mia. Questo non ha importanza, ma sei stato sciocco quanto me. Cerca di essere felice. Lascia questa campana di vetro, non la voglio più."
"Ma il vento…"
"Non sono così raffreddato. L’aria fresca della notte mi farà bene. Sono un fiore."
"Ma le bestie…"
"Devo pur sopportare qualche bruco se voglio conoscere le farfalle, sembra che siano così belle. Se no chi verrà a farmi visita? Tu sarai lontano e delle grosse bestie non ho paura. Ho i miei artigli."
E mostrava ingenuamente le sue quattro spine. Poi continuò:
"Non indugiare così, è irritante. Hai deciso di partire e allora vattene."
Perché non voleva che io lo vedessi piangere. Era un fiore così orgoglioso…
(Antoine de Saint-Exupéry " Il Piccolo Principe" - Editore Bompiani)
venerdì 25 marzo 2011
Ci riprovo, Mortacci tua!
"Questa volta un affettuoso Mortacci tua a tutti coloro che nonostante le passate campagne ANTI CAPTCHA non hanno ancora provveduto a disattivare questa pallosissima funzione dei commenti. Per consegnare i premi ci ho messo quasi un'ora porcaccia paletta! Ora vado a nanna perché sono in coma..."
Scritto da Hobina martedì 22 marzo 2011
Un'altra simile l'ho trovata su questo blog
"Quante volte avete sbuffato all'ennesima richiesta di verifica parole prima di poter postare un commento??
Se volete farlo anche voi il procedimento è facilissimo:
IMPOSTAZIONI ---> COMMENTI ---> Mostra la verifica parole per i commenti? ---> NO!!!
Dai ragazze, liberate i vostri blog e fateci commentare senza seccature
Diffondete il verbo! :D "
Scritto da Hobina martedì 22 marzo 2011
Un'altra simile l'ho trovata su questo blog
"Quante volte avete sbuffato all'ennesima richiesta di verifica parole prima di poter postare un commento??
Se volete farlo anche voi il procedimento è facilissimo:
IMPOSTAZIONI ---> COMMENTI ---> Mostra la verifica parole per i commenti? ---> NO!!!
Dai ragazze, liberate i vostri blog e fateci commentare senza seccature
Diffondete il verbo! :D "
giovedì 24 marzo 2011
Citazione
" Mi domando se sia realmente possibile capire perfettamente un'altra persona. Anche quando ci sforziamo di conoscere qualcuno mettendoci tutto il tempo e la buona volontà possibili, in che misura possiamo cogliere la sua vera natura? Sappiamo ciò che è veramente essenziale riguardo a quell'altro che siamo convinti di comprendere tanto bene?"
Haruki Murakami, L'uccello che girava le viti del mondo, collana Super ET, traduzione di Antonietta Pastore, Einaudi, 2007 - 960 pagine
mercoledì 23 marzo 2011
L'educazione secondo Steiner
Giorni fa, parlando con mia figlia, ho saputo che una sua cara amica, portava ancora dentro di sé un sordo rancore verso i genitori perché avevano pensato, quando era ancora una bambina, di iscriverla ad una scuola steineriana.
Ho chiesto come mai Steiner fosse concepito così negativamente, quando in tanti hanno un'ottima opinione del suo metodo educativo. ...
Mi sono rivolta, per ricontrollare la mia memoria, al sito in italiano su Rudolf Steiner Ho chiesto come mai Steiner fosse concepito così negativamente, quando in tanti hanno un'ottima opinione del suo metodo educativo. ...
Qui ho trovato queste notizie:
"L'educazione è una 'Arte' nella quale l'educatore si deve addestrare" - sosteneva Rudolf Steiner (Donji Kraljevec, 27 febbraio 1861 – Dornach, 30 marzo 1925)
Quell'arte è da un lato rigidamente disciplinata da una legge fissa, cioè dalla necessità di seguire con la massima avvedutezza lo sviluppo naturale ed autentico dell'alunno, dall'altro lascia all'educatore una piena libertà di iniziativa personale.
Steiner offrì una quantità incommensurabile di feconde indicazioni. La sua pedagogia traccia soprattutto ad ogni educatore il cammino per una severa educazione di se stesso.
A colui che segue tale via con perseveranza i fanciulli stessi insegnano a poco a poco come egli debba insegnare.
La prima scuola steineriana fu solennemente augurata nel settembre 1919 a Waldorf.
La pittura, il canto ecc. furono inseriti in ogni programma, specie nelle prime classi.
martedì 22 marzo 2011
Vorrei che fosse notte
Riporto un brano tratto dal libro sotto citato.
In questo libro, il bambino che racconta la storia cresce in una famiglia senza amore. In un paesino di montagna nel Veneto trascorre una infanzia solitaria, candida e trepidante, tra adulti teneri e infernali, vecchi severi e chiusi come pietre ... E' in sintesi una saga familiare aspra e malinconica, un mondo antico visto con gli occhi di un bambino.
I maestri e i brutti voti
L'insegnante che mi ritrovai alle elementari era pure una donna. Si chiamava Carla e ai compiti mi dava sempre dei "benino" e dei "visto".
"Visto" era il voto più triste che allora si potesse immaginare.
Un voto che che non voleva dire un bel niente; ero uno sghiribizzo rosso che stava ad indicare che l'aveva appunto visto, ma che in realtà covava un tacito disprezzo.
Ne avevo timore di quei voti, anche se non avevo nessuno a cui darne conto
............................
In quegli anni i budini alla vaniglia preparati in bustina ci hanno sfamato in molte, troppe cene. Non erano per i dessert, ma divenivano i pasti veri e propri: li mangiavamo ancora caldi in quella consistenza fluida e giallognola dal sapore dolciastro, nelle loro varianti migliori con delle sbriciolature di amaretti che si confondevano con i grumi.
............
Alternative meno drammatiche, ma di sicuro non allettanti, erano la farina di mais bollita nel latte o la cosiddetta pinza: una focaccia fatta di patate schiacciate, uvetta passa e, quando ce n'erano, fichi secchi.
Dal romanzo "Vorrei che fosse notte" di Gisela Scerman - Ed.Elliot
lunedì 21 marzo 2011
Equinozio di Primavera
Osservando la Natura all'Equinozio, si nota innanzitutto il perfetto equilibrio tra le ore di luce e di buio, con la tendenza, ora, al prevalere della luce.
Il seme sepolto nel terreno rompe le zolle ed emerge a nuova vita; le gemme prorompono dai rami e rivestono gli alberi di fiori.
Tutta la Natura è in espansione, pronta a moltiplicarsi, pronta a dare i suoi frutti.
Il mese di Marzo era dedicato a Marte.
Il Marte dell'Equinozio non è però il dio bellicoso delle battaglie, ma piuttosto il principio maschile di natura ignea, che deve congiungersi a Venere.
In un testo di Majer si trovano queste parole:
"Se congiungi questo Marte con la Venere e li leghi con una catena invisibile, si concepirà una soavissima fanciulla, il cui nome è Armonia."
Armonia, nata dalla fusione dei contrari, era la protettrice della concordia e dell'ordine morale e sociale, rappresentava quindi l'equilbrio tra l'egoità e la necessità della vita sociale.
Gli aforismi del lunedì
- "La verità era uno specchio che cadendo dal cielo si ruppe.Ciascuno ne prese un pezzo e vedendo riflessa in esso la propria immagine,credette di possedere l'intera verità."
- "Quando una religione ha la pretesa di imporre la sua dottrina all'umanità intera, si degrada a tirannia e diventa una forma di imperialismo"
- "Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli"
Immagine presa dal web
domenica 20 marzo 2011
E la primavera
E la primavera apparve nel bel giardino,
simile al sentimento d'amore ovunque sentito;
e ogni fiore ed erba sull'oscuro petto della terrasi sveglia dai sogni del suo riposo invernale.
Il bucaneve e poi la viola
si levarono dal suolo umido di tenera pioggia,
e il loro respiro si confondeva col dolce odore
che emanava dalle zolle come la voce con lo strumento.
(Percy Bysshe Shelley)
(Percy Bysshe Shelley)
sabato 19 marzo 2011
State attenti alle formiche
Pare che le formiche non giochino. La spiegazione di Diane Ackerman è che non giocano perché non devono imparare alcun tipo di comportamento coordinato, le formiche sono già "pre-programmate" per comportarsi in un certo modo.
(Diane Ackerman)
Il brano che segue è invece stato scritto da Elia Spallanzani.
("gli scarafaggi si accoppiano in maniera meccanica e senza gioia apparente: tuttavia lo fanno spesso e contro gli scarafaggi non c’è proprio niente da fare")
Più difficile è combattere le formiche, che formano nastri intricati sulle pareti e si arrampicano sui miei libri. Innanzitutto fanno meno impressione delle blatte, quindi si è più restii a sterminarle, e in ogni caso sono molto più intelligenti di noi (come in quel film dove progettano di dominare la terra), le loro tane sono ben difese, per cui ho comprato un insetticida speciale che in teoria le formiche dovevano portarsi a casa loro (che è casa mia) come leccornia, per poi morire in massa; ma mentre sbriciolavo quel cubetto azzurrino sulla colonia mi sono sentito strano e ho avuto paura di diventare un Dio.
Può darsi che sia tutto effetto del veleno penetrato attravero la pelle nell’atto di sbriciolare, ma è stato ugualmente brutto e io vi dico state attenti alle formiche."
(Elia Spallanzani)
venerdì 18 marzo 2011
Le ricchezze d'ogni momento
Questo che segue è un brano tratto da Celebrazione del quotidiano di Colette Nys-Mazure, scrittrice, poetessa belga
"Celebrare il quotidiano, nessun problema, pensavo, visto che mi piace. Ne apprezzo l'appoggio modesto, immancabile. Attenta ai mille dettagli d'ogni giorno, non lo trovo mai ripetitivo.
Sotto la superficie uniforme, monotona, scopro ciò che muta, quasi di ora in ora. In filigrana, nell'espressione composta di volti noti o sconosciuti, riesco a discernere la trama intessuta. Gli avvenimenti banali celano un significato profondo. Arrivare al cuore.
Se fossimo presenti a noi stessi, se non ci perdessimo in rimpianti o desideri, dilateremmo la nostra esistenza, non sciuperemmo alcun frammento di vita. Non ci stupiamo abbastanza, ci meravigliamo solo saltuariamente. Storia d'esser desti e questione di logorio. Allora, per me ... ho iniziato la celebrazione di un quotidiano svalutato, ignorato, trascurato.
A dire il vero, ho sempre provato una diffidenza istintiva verso ciò che è fuori dal normale e potrebbe apparire pretenzioso, pacchiano, imposto. ...
Provo tenerezza nei confronti di ciò che ritorna con commovente fedeltà. Lo straordinario brilla con tutti i suoi fuochi - fuochi d'artificio spesso spenti - mentre le brace del quotidiano rosseggia lealmente.
"Celebrare il quotidiano, nessun problema, pensavo, visto che mi piace. Ne apprezzo l'appoggio modesto, immancabile. Attenta ai mille dettagli d'ogni giorno, non lo trovo mai ripetitivo.
Sotto la superficie uniforme, monotona, scopro ciò che muta, quasi di ora in ora. In filigrana, nell'espressione composta di volti noti o sconosciuti, riesco a discernere la trama intessuta. Gli avvenimenti banali celano un significato profondo. Arrivare al cuore.
Se fossimo presenti a noi stessi, se non ci perdessimo in rimpianti o desideri, dilateremmo la nostra esistenza, non sciuperemmo alcun frammento di vita. Non ci stupiamo abbastanza, ci meravigliamo solo saltuariamente. Storia d'esser desti e questione di logorio. Allora, per me ... ho iniziato la celebrazione di un quotidiano svalutato, ignorato, trascurato.
A dire il vero, ho sempre provato una diffidenza istintiva verso ciò che è fuori dal normale e potrebbe apparire pretenzioso, pacchiano, imposto. ...
Provo tenerezza nei confronti di ciò che ritorna con commovente fedeltà. Lo straordinario brilla con tutti i suoi fuochi - fuochi d'artificio spesso spenti - mentre le brace del quotidiano rosseggia lealmente.
mercoledì 16 marzo 2011
150 anni di Unità d'Italia e di italiani, nonostante tutto
C'è chi pensa che sia assurdo esporre il tricolore, perché noi italiani già siamo fratelli. Io dico che non è vero.
Sostengo che questo 150° anniversario dell'Unità d'Italia sia importante, perché c'è gente che rifiuta l'inno nazionale e cerca di dividerci, anche là dove non siamo poi stati particolarmente uniti.
Ora per me è una contro-mossa contro costoro ed altri degni compari. (Lara)
"Poiché l'Italia è ancora una repubblica parlamentare, sebbene il Parlamento sia stato sequestrato con l'astuzia e il mercimonio dal presidente del Consiglio, le cui mire anticostituzionali sono chiarissime, chiedo a tutti i partiti dell'opposizione di adottare ogni mezzo parlamentare lecito (compreso l'ostruzionismo ad oltranza o le "dimissioni" in massa, via naturale allo scioglimento delle Camere) per impedirgli di portare a compimento i suoi fini. Senza di ciò, in un brevissimo volgere di tempo, l'Italia non sarà più una vera e legittima democrazia".
(Antonio Tabucchi)
"L'osteria nella quale prendo i miei pasti è uno dei luoghi nei quali amo l'Italia. Entrano cani festosi, che nessuno sa di chi sono, bambini nudi con in mano un fiasco impagliato. Mangio, solo come il Papa, non parlo a nessuno, e mi diverto come a teatro" (Umberto Saba)
"In casa di mio padre era profondamente sentita questa rozzezza culturale che veniva fuori col fascismo." (Elsa De' Giorgi)
"Qualcuno dice: è il momento di voltare pagina. Io dico sempre: sì bisogna voltare una pagina che abbiamo letto. Voltarla senza leggerla non è quello che si deve fare." (Lia Levi)
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Ricordi e profumi
Scrive Diane Ackerman:
"Basta sfiorare il filo teso di un profumo che i ricordi risuonano immediatamente"
Anch'io nel novembre 2008 scrissi qualcosa sulla memoria olfattiva e dopo il post di ieri sento il bisogno di rifugiarmi un po' nei profumi...
"Tra i cinque sensi l'olfatto è considerato il senso della gioia di vivere.
Cassetti profumati, erbe essiccate, sacchettini di lavanda, il profumo del pane in forno o di una torta, la chimica di un dopobarba, l'odore salmastro del mare , quello inebriante del tiglio in fiore ...
È una memoria nella nostra vita, quella che forse, più della scrittura, ci permette di conservare il passato.
Anche se siamo distratti o preoccupati, un odore può raggiungerci e farci ritornare indietro, dentro quel passato che è pronto a riemergere se solo lasciamo socchiusa la porta.
Platone nel Fedro racconta il mito sull'invenzione della scrittura da parte del dio egiziano Theuth e sul dono di essa, destinato agli uomini che Theuth fa al faraone.
Qui cito Giorgio Colli riprendendo le seguenti frasi da "La nascita della Filosofia":
"Theuth magnifica i pregi della sua invenzione, ma il faraone ribatte che la scrittura è sì uno strumento di rammemorazione, ma puramente estrinseco, e che persino rispetto alla memoria, intesa come capacità interiore, la scrittura risulterà dannosa.
"Basta sfiorare il filo teso di un profumo che i ricordi risuonano immediatamente"
Anch'io nel novembre 2008 scrissi qualcosa sulla memoria olfattiva e dopo il post di ieri sento il bisogno di rifugiarmi un po' nei profumi...
"Tra i cinque sensi l'olfatto è considerato il senso della gioia di vivere.
Cassetti profumati, erbe essiccate, sacchettini di lavanda, il profumo del pane in forno o di una torta, la chimica di un dopobarba, l'odore salmastro del mare , quello inebriante del tiglio in fiore ...
È una memoria nella nostra vita, quella che forse, più della scrittura, ci permette di conservare il passato.
Anche se siamo distratti o preoccupati, un odore può raggiungerci e farci ritornare indietro, dentro quel passato che è pronto a riemergere se solo lasciamo socchiusa la porta.
Platone nel Fedro racconta il mito sull'invenzione della scrittura da parte del dio egiziano Theuth e sul dono di essa, destinato agli uomini che Theuth fa al faraone.
Qui cito Giorgio Colli riprendendo le seguenti frasi da "La nascita della Filosofia":
"Theuth magnifica i pregi della sua invenzione, ma il faraone ribatte che la scrittura è sì uno strumento di rammemorazione, ma puramente estrinseco, e che persino rispetto alla memoria, intesa come capacità interiore, la scrittura risulterà dannosa.
martedì 15 marzo 2011
I posteri e il nucleare: la nostra etica puzza
A dispetto di ogni "immaterialismo", mai nella storia degli umani si è prodotta tanta materia (rifiuti, monnezza, rumenta, rusco), si sono distrutte tante risorse, si è consumato in maniera tanto irresponsabile.
Al rusco tradizionale, l' "obsolescenza programmata" delle merci di ultima generazione ha aggiunto il cosiddetto e-waste: ogni anno, migliaia di milioni di tonnellate di computer, stampanti, cd-rom, dischetti, telefonini, batterie, caricabatterie, telecomandi (prodotti che diventano "obsoleti" in un battito di ciglia, o la cui riparazione è impossibile o considerata "antieconomica") finiscono nelle discariche e poi negli inceneritori, grande nube di diossina che avvelena noi e tutte le specie viventi.
Quando in tv si parla la neo-lingua della "produttività", del "rilancio dei consumi" e del "fabbisogno energetico", basterebbe pensare ai rifiuti per capire di che si sta parlando veramente.
Il pianeta non è nostro, ce l'hanno "prestato" i posteri. Per ricorrere proprio all'autore di Das Kapital: "Nemmeno un'intera società, una nazione, e persino tutte le società di una stessa epoca prese complessivamente, sono proprietarie della terra. Sono soltanto i suoi possessori, i suoi usufruttuari e hanno il dovere di tramandarla migliorata, come bonis patres familias, alle generazioni successive" ("La nazionalizzazione della terra", in Karl Marx, Documenti dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori..., De Adani, Parma 1969).
Al contrario, se non invertiamo la rotta al più presto, limitando i nostri consumi e abbandonando le produzioni inquinanti, noi verremo maledetti dalle generazioni che verranno.
........
Il nucleare, checché ne dicano i suoi fans, è una tecnologia anti-etica, tipico prodotto del capitalismo, che appiattisce tutto su un eterno presente e non si preoccupa di ciò che verrà.
E il nucleare è soltanto uno dei problemi che stiamo creando alle persone di cui siamo antenati.
Nel romanzo Venere sulla conchiglia di Philip J. Farmer (Classici Urania, giugno 1984) si trova un'opinione interessante:
"Alcuni extraterrestri sostenevano che la causa del cattivo odore dei terrestri era la loro dieta, che, perfino tra i cinesi, consisteva principalmente di salsicce, patatine fritte, bibite analcoliche e birra. Ma gli octopodi di Algol, che erano forse la più filosofica fra tutte le razze, affermavano che non era un fatto di alimentazione. La psicologia influenzava la fisiologia. I terrestri puzzavano perché puzzava la loro etica."
E' probabile che su Algol, per produrre energia, gli octopodi non ricorrano al nucleare.
4 ottobre 2003 di Wu Ming 1
Preso da reader pubblico:lunedì 14 marzo 2011
Gli aforismi del Lunedì
- Perché tanta gente dovrebbe essere ridotta a tanta povertà per il bene di così pochi? La Società avrà dunque per scopo puntuale quello di liberare il lavoratore dalla sua miseria (Leibniz)
- Abito sempre nel mio sogno e di tanto in tanto faccio una visita alla realtà (Ingmar Berman)
- Amare è mettere la nostra felicità nella felicità di un altro. (Leibniz)
- Film come sogni, film come musica. Nessun'arte passa la nostra coscienza come il cinema, che va diretto alle nostre sensazioni, fino nel profondo, nelle stanze scure della nostra anima. (Ingmar Bergman)
- Il cinema non morirà mai, ormai è nato e non può morire: morirà la sala cinematografica, forse, ma di questo non mi frega niente. (Mario Monicelli)
- Uno scapolo è un uomo che ha tratto delle conclusioni dall'esperienza altrui. (Peter Ustinov)
- Senza questi elementi, fame, morte, malattia e miseria noi non potremmo far ridere in Italia. (Mario Monicelli)
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domenica 13 marzo 2011
La mia sera
Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c’è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggiera.
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
Che pace, la sera!
Si devono aprire le stelle
nel cielo sì tenero e vivo.
Là, presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono un rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell’aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
nell’umida sera.
È, quella infinita tempesta,
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d’oro.
O stanco dolore, riposa!
La nube nel giorno più nera
fu quella che vedo più rosa
nell’ultima sera.
Che voli di rondini intorno!
che gridi nell’aria serena!
La fame del povero giorno
prolunga la garrula cena.
La parte, sì piccola, i nidi
nel giorno non l’ebbero intera.
Nè io... e che voli, che gridi,
mia limpida sera!
Don... Don... E mi dicono, Dormi!
mi cantano, Dormi! sussurrano,
Dormi! bisbigliano, Dormi!
là, voci di tenebra azzurra...
Mi sembrano canti di culla,
che fanno ch’io torni com’era...
sentivo mia madre... poi nulla...
sul far della sera.
"Canti di Castelvecchio", Giovanni Pascoli, Zanichelli , Bologna 1907
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c’è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggiera.
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
Che pace, la sera!
Si devono aprire le stelle
nel cielo sì tenero e vivo.
Là, presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono un rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell’aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
nell’umida sera.
È, quella infinita tempesta,
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d’oro.
O stanco dolore, riposa!
La nube nel giorno più nera
fu quella che vedo più rosa
nell’ultima sera.
Che voli di rondini intorno!
che gridi nell’aria serena!
La fame del povero giorno
prolunga la garrula cena.
La parte, sì piccola, i nidi
nel giorno non l’ebbero intera.
Nè io... e che voli, che gridi,
mia limpida sera!
Don... Don... E mi dicono, Dormi!
mi cantano, Dormi! sussurrano,
Dormi! bisbigliano, Dormi!
là, voci di tenebra azzurra...
Mi sembrano canti di culla,
che fanno ch’io torni com’era...
sentivo mia madre... poi nulla...
sul far della sera.
"Canti di Castelvecchio", Giovanni Pascoli, Zanichelli , Bologna 1907
sabato 12 marzo 2011
La danza macabra dei nuclearisti
Radiazioni a livelli mai raggiunti. Danneggiato anche un secondo sito nucleare Esplosione alla centrale nucleare
La Tv: "Distrutta la gabbia del reattore"
Scoppio a Fukushima, nuvola di fumo bianco sopra l’impianto. Appello alla popolazione: "Non uscite"
Danneggiato anche un secondo sito nucleare
Da qui: http://www.corriere.it/esteri/11_marzo_12/giappone-esplosione-centrale-nucleare_7d19a966-4c80-11e0-8264-fe1c829faf1a.shtml?fr=box_primopiano
E un altro a:
http://www.gennarocarotenuto.it/15152-fukushima-la-danza-macabra-dei-nuclearisti-sul-titanic-energetico/
La Tv: "Distrutta la gabbia del reattore"
Scoppio a Fukushima, nuvola di fumo bianco sopra l’impianto. Appello alla popolazione: "Non uscite"
Danneggiato anche un secondo sito nucleare
Da qui: http://www.corriere.it/esteri/11_marzo_12/giappone-esplosione-centrale-nucleare_7d19a966-4c80-11e0-8264-fe1c829faf1a.shtml?fr=box_primopiano
Aggiungo un link al blog di Maria Chiara scritto ieri
E un altro a:
venerdì 11 marzo 2011
Le mosche del capitale
"Saraccini guarda dall’alto della collina la grande città industriale che si estende nella pianura, spianata dalla notte oltre se stessa fino a sparire tra i riflessi del fiume e le fumate dei campi.
Egli è sereno e gode soddisfatto di quella visita e del generale silenzio.
"E sì, è proprio un altro grande generale, il silenzio" confida a se stesso e all’universo. Tutto lo spazio intorno, con il fiato trattenuto e cauto ad ogni tonfo, sembra capirlo e ubbidirgli, riconoscergli con premura di essere quasi ricco, quasi innamorato, ancora giovane e forte, il primo nella sua città esemplare e anche nella regione; il più intelligente, equilibrato e capace dei direttori della sua gloriosa Azienda.
La grande città industriale riempie la notte di febbraio senza luna, tre ore prima dell’alba. Dormono tutti o quasi, e anche coloro che sono svegli giacciono smemorati e persi: fermi uomini animali edifici; perfino le vie i quartieri i prati in fondo, le ultime periferie ancora fuori della città, i campi agricoli intorno ai fossati e alle sponde del fiume; anche il fiume da quella parte è invisibile, coperto dalla notte se non dal sonno.
Buie anche le grandi antenne delle radiocomunicazioni e dei radar della collina.
È un rumore del sonno quello di un tram notturno che striscia tra gli edifici del centro.
Gli uomini le famiglie i custodi i soldati le guardie gli ufficiali gli studenti dormono, ma dormono anche gli operai: e non si sentono nemmeno quelli dei turni di notte, nemmeno quelli dei turni di guardia di ronda tra le schiere dei reparti o sotto le volte dei magazzini.
Quasi tutti dormono sotto l’effetto del Valium, del Tavor e del Roipnol...."
Paolo Volponi, Le mosche del capitale, Torino, Einaudi, 1989.
Nel corso della sua vita Paolo Volponi (1924-1994) fece esperienza diretta del mondo industriale, collaborando con alcune delle più importanti aziende italiane del tempo, dalla Olivetti alla Fiat.
Il resto da qui
La bellezza del mondo
Pur essendo "amante delle cose belle", la signora non aveva mai visto la bellezza delle foglie di cui era pieno il suo giardino.
Come mai?
In realtà, ella era pronta a vedere la bellezza certificata degli oggetti
che vengono chiamati "d'arte", ma non sapeva vedere la traboccante bellezza che si manifesta senza intermediari in ogni luogo e in ogni momento del giorno.
Non sono poche le persone che, come questa donna, apprezzano la bellezza quando ha un valore di scambio - un prezzo fissato dalle convenzioni sociali e dunque dal mercato - ma distraggono lo sguardo da tutto ciò che non ha un cartellino col prezzo.
In realtà, la bellezza è la cosa che più abbonda nel mondo.
Ci vogliono però occhi per vederla:
una particolare capacità di saper guardare e di saper ascoltare.
(Diego Mormorio)
Come mai?
In realtà, ella era pronta a vedere la bellezza certificata degli oggetti
che vengono chiamati "d'arte", ma non sapeva vedere la traboccante bellezza che si manifesta senza intermediari in ogni luogo e in ogni momento del giorno.
Non sono poche le persone che, come questa donna, apprezzano la bellezza quando ha un valore di scambio - un prezzo fissato dalle convenzioni sociali e dunque dal mercato - ma distraggono lo sguardo da tutto ciò che non ha un cartellino col prezzo.
In realtà, la bellezza è la cosa che più abbonda nel mondo.
Ci vogliono però occhi per vederla:
una particolare capacità di saper guardare e di saper ascoltare.
(Diego Mormorio)
giovedì 10 marzo 2011
Predatori e prede
La maggior parte di noi vive rinchiusa nelle città, lontana dal mondo della natura e dalla vita selvatica.
I nostri alberi e i nostri prati sono curati, il cibo che compriamo è molto spesso già pronto e confezionato.
La natura non è solo quella dei giardini e non sempre desta meraviglia: può destare anche timore.
Uno degli aspetti arcani è, per esempio il mistero del predatore e della preda: quasi tutti riteniamo che si parli dell'animale che uccide e di quello che viene ucciso.
Ma a volte il predatore è anche preda.
Predatori e prede si trovano dovunque: predatore è chi ha la capacità di catturare prede vive.
Gli esseri umani si sono sempre esaltati di fronte alla bellezza, alla forza, alla maestà degli animali predatori ed alla loro selvaggia libertà: molti uccelli da preda sono diventati simboli ufficiali di autorità e terrificanti presagi di battaglia.
La vita e la morte costituiscono i processi più creativi che a noi esseri umani, è dato sperimentare, eppure sono entrambi pieni di mistero e superstizione.
Mondo Blogger
Sta capitando un fatto insolito nel nostro mondo blogger.
Vi prego di leggere tutto e di fare attenzione, cliccando sul link sotto esposto.
http://terre-inesplorate.blogspot.com/2011/03/avviso-di-reato.html
Qualcuno si spaccia per qualcun altro.
http://terre-inesplorate.blogspot.com/2011/03/avviso-di-reato.html
mercoledì 9 marzo 2011
L'orecchio verde
Un giorno sul diretto Capranica-Viterbo
vidi salire un uomo con un orecchio acerbo.
vidi salire un uomo con un orecchio acerbo.
Non era tanto giovane, anzi era maturato,
tutto, tranne l'orecchio, che acerbo era restato.
tutto, tranne l'orecchio, che acerbo era restato.
Cambiai subito posto per essergli vicino
e poter osservare il fenomeno per benino.
e poter osservare il fenomeno per benino.
"Signore, - gli dissi - dunque lei ha una certa età:
di quell'orecchio verde che cosa se ne fa" ?
di quell'orecchio verde che cosa se ne fa" ?
Rispose gentilmente: " Dica pure che son vecchio.
Di giovane mi è rimasto soltanto quest'orecchio.
E' un orecchio bambino, mi serve per capire
le cose che i grandi non stanno mai a sentire:
ascolto quel che dicono gli alberi, gli uccelli,
le nuvole che passano, i sassi, i ruscelli,
capisco anche i bambini quando dicono cose
che a un orecchio maturo sembrano misteriose."
Così disse il signore con un orecchio acerbo
quel giorno sul diretto Capranica - Viterbo.
Gianni Rodari, Parole per giocare, Einaudi 1979
Gianni Rodari nasce ad Omegna nel 1920; compiuti gli studi magistrali si avvia alla carriera dell’insegnamento elementare. Attivo sin da giovane nelle file dell’Azione Cattolica, in seguito aderisce all’ideologia comunista abbracciando l’attività politica del partito e collaborando come giornalista politico non allineato in più di una redazione.
Uomo schivo, meticoloso nell’appuntare le sue idee più disparate, ci ha lasciato un’enorme quantità di scritti che vanno dagli articoli giornalistici, agli appunti sparsi, alle favole e filastrocche per bambini e per adulti; ha curato inoltre l’edizione italiana delle fiabe di Andersen negli anni Settanta in qualità di ricercatore.
Le sue prime prove di scrittore per bambini risalgono al periodo milanese; nel 1947 sul “Giornale della domenica” scrive racconti e filastrocche, tessendo preziosi contatti con i «suoi» lettori, che, in una sorta di dialogo intergenerazionale gli offrono spunti e sottopongono questioni di ogni tipo stimolando la sua produzione letteraria.
La popolarità arriva nel 1960 quando pubblica presso l’Einaudi di Torino, "Filastrocche in cielo e in terra", l’opera che lo porterà alla notorietà come scrittore per l’infanzia, non solo in Italia ma presto anche all’estero.
Capolavoro di pedagogia e didattica sui generis, la sua produzione è percorsa dal dato costante del rapporto tra adulto e bambino, con le sue favole moderne Rodari ripropone nel novecento questo genere di racconto per ragazzi e lo rinnova adeguandolo ai tempi.
L’obiettivo resta sempre quello educativo che grazie alla favola è realizzato in modo leggero e divertente anche quando i temi sono seri e importanti, il tutto coronato da una morale finale.
Nel 1970 vince il premio Andersen.
Rodari ha contribuito a un rinnovamento della letteratura per l’infanzia con una vasta produzione percorsa da una vena di intelligente comicità, dando spazio ai temi della vita d’oggi e sostituendo il tradizionale favolismo magico con personaggi e situazioni surreali.
martedì 8 marzo 2011
Mia madre, me stessa
"Quando ho smesso di vedere mia madre con occhi di bambina, ho visto la donna che mi ha aiutato a mettere al mondo me stessa."
......
"Quello che noi dobbiamo fare è disgiungere le componenti specifiche dell'amore materno: analizzare esattamente gli aspetti per i quali non ci ha amato, ma anche quelli per cui lo ha fatto.
Vi ha trasmesso vostra madre un qualche genere di sicurezza di base - una struttura di stabilità, di protezione, incoraggiamento? Vi ha dato dell'ammirazione - una consapevolezza autentica di esserne veramente degne per vostro diritto? Vi ha dato calore e tenerezza fisica, vi ha strette a sé e tenute in braccio, vi ha baciate? Si preoccupava effettivamente di quello che vi accadeva e vi accettava - mia figlia nel bene e nel male?
Queste sono alcune componenti dell'amore reale"
Quasi terminata la giornata dell'otto marzo, ho pensato di dedicare qualche parola al rapporto, spesso difficile, delicato, conturbante fra madre e figlia.
Difficile, ma determinante per la vita di entrambe. Poi ci sarebbe da scrivere sui padri, più o meno presenti nel processo educativo - familiare.
Le frasi tra virgolette sono prese dal libro Mia Madre, me stessa - di Nancy Friday - Ed. A. Mondadori 1980.
......
"Quello che noi dobbiamo fare è disgiungere le componenti specifiche dell'amore materno: analizzare esattamente gli aspetti per i quali non ci ha amato, ma anche quelli per cui lo ha fatto.
Vi ha trasmesso vostra madre un qualche genere di sicurezza di base - una struttura di stabilità, di protezione, incoraggiamento? Vi ha dato dell'ammirazione - una consapevolezza autentica di esserne veramente degne per vostro diritto? Vi ha dato calore e tenerezza fisica, vi ha strette a sé e tenute in braccio, vi ha baciate? Si preoccupava effettivamente di quello che vi accadeva e vi accettava - mia figlia nel bene e nel male?
Queste sono alcune componenti dell'amore reale"
Quasi terminata la giornata dell'otto marzo, ho pensato di dedicare qualche parola al rapporto, spesso difficile, delicato, conturbante fra madre e figlia.
Difficile, ma determinante per la vita di entrambe. Poi ci sarebbe da scrivere sui padri, più o meno presenti nel processo educativo - familiare.
Le frasi tra virgolette sono prese dal libro Mia Madre, me stessa - di Nancy Friday - Ed. A. Mondadori 1980.
lunedì 7 marzo 2011
La favola dell'8 marzo con mimosa
Ho fatto una ricerca solo sulla rete, dopo aver letto un post sul Blog di Cipiri, che conferma quanto da lui scritto e che io non conoscevo. Conoscevo invece quello che qui viene definita "favola"
La festa delle donne non ha bisogno di fondarsi su favole create per fini ideologici
La festa delle donne non ha bisogno di fondarsi su favole create per fini ideologici
Scritto da Alessandra Nucci su Europa Oggi
"Quanti di voi si sono sentiti raccontare con enfasi che, come data per la festa delle donne, l'8 marzo è stato scelto per commemorare la tragica morte di 129 operaie in una fabbrica tessile di New York nel 1910? (Le variazioni sul tema parlano anche del 1911 o del 1929, di una filanda di Chicago, di Boston nel 1898 o 1908, di 19 o 146 vittime, ecc.). Il racconto (con la dovizia di particolari che spesso accompagna le storie inventate) parla di un crudele imprenditore che avrebbe rinchiuso nella fabbrica le operaie in agitazione e avrebbe appiccato il fuoco intenzionalmente.
"Quanti di voi si sono sentiti raccontare con enfasi che, come data per la festa delle donne, l'8 marzo è stato scelto per commemorare la tragica morte di 129 operaie in una fabbrica tessile di New York nel 1910? (Le variazioni sul tema parlano anche del 1911 o del 1929, di una filanda di Chicago, di Boston nel 1898 o 1908, di 19 o 146 vittime, ecc.). Il racconto (con la dovizia di particolari che spesso accompagna le storie inventate) parla di un crudele imprenditore che avrebbe rinchiuso nella fabbrica le operaie in agitazione e avrebbe appiccato il fuoco intenzionalmente.
L'articolo che pubblichiamo di seguito - apparso sul settimanale Tempi del 5 aprile 2001 - spiega come è nata questa leggenda (un incendio di tipo diverso, forse, può essere rintracciato nel 1911), e quali fossero le motivazioni - politiche ed ideologiche - che accompagnavano questa falsificazione.
Aggiungiamo che non intendiamo con questo "condannare" l'idea di una festa per le donne: un momento di gioia e di riflessione è sempre il benvenuto, purché abbia lo spirito di promuovere i diritti di ogni singola persona (e non di una categoria astratta), e purché cerchi l'incontro e la collaborazione (più che lo scontro e la rivendicazione).
La festa dell’8 marzo, che in Italia si tramanda di anno in anno con l’immutabilità delle leggende, narra della lotta di classe, dello sfruttamento capitalista, del diritto al lavoro e, immancabilmente, dell’iniquità della società americana.
La festa dell’8 marzo, che in Italia si tramanda di anno in anno con l’immutabilità delle leggende, narra della lotta di classe, dello sfruttamento capitalista, del diritto al lavoro e, immancabilmente, dell’iniquità della società americana.
Si tratta però di una mitologia indotta, un misto di fatti veri e meno veri ricostruiti con fantasia dal movimento sindacale, in piena Guerra Fredda, per dare corpo all’ideologia marxista e incanalare le donne il più possibile verso rivendicazioni di stampo comunista.
La storia vera infatti è molto più articolata della sola iniziativa che si vuole lanciata da Clara Zetkin a Copenhagen nel 1910. L’incendio della Triangle Shirtwaist Factory di New York fu tragedia vera e immane, ma non fu riconducibile né a scioperi né a serrate, fece vittime anche fra gli uomini e oltretutto avvenne nel 1911, un anno dopo il supposto "proclama".
Nella minuziosa ricostruzione storica offerta dal libro 8 marzo. Storie, miti, riti della giornata internazionale della donna di Tilde Capomazza e Marisa Ombra (ed. Utopia, Roma, 1991), si scopre che la data dell’8 marzo fu stabilita a Mosca nel 1921, durante la "Seconda conferenza delle donne comuniste". Svoltasi all’interno della III Internazionale comunista, la conferenza decise di stabilire quella data come "Giornata internazionale dell’operaia" in onore della prima manifestazione delle operaie di Pietroburgo contro lo zarismo.
La "Festa della donna" fu istituita quindi nel quadro ideologico e politico che vedeva i paesi comunisti di tutto il mondo uniti per la rivoluzione del proletariato, sotto la guida dell’Unione Sovietica. Perché allora questo fatto non viene tramandato ogni 8 marzo?
Nella minuziosa ricostruzione storica offerta dal libro 8 marzo. Storie, miti, riti della giornata internazionale della donna di Tilde Capomazza e Marisa Ombra (ed. Utopia, Roma, 1991), si scopre che la data dell’8 marzo fu stabilita a Mosca nel 1921, durante la "Seconda conferenza delle donne comuniste". Svoltasi all’interno della III Internazionale comunista, la conferenza decise di stabilire quella data come "Giornata internazionale dell’operaia" in onore della prima manifestazione delle operaie di Pietroburgo contro lo zarismo.
La "Festa della donna" fu istituita quindi nel quadro ideologico e politico che vedeva i paesi comunisti di tutto il mondo uniti per la rivoluzione del proletariato, sotto la guida dell’Unione Sovietica. Perché allora questo fatto non viene tramandato ogni 8 marzo?
Gli aforismi del Lunedì
Gli aforismi che seguono sono tratti da :
Aforismi Humor inglese con una firma d'artista di Oscar Wilde - Acquarelli 1994-
Aforismi Humor inglese con una firma d'artista di Oscar Wilde - Acquarelli 1994-
- Nessun uomo ha veramente successo a questo mondo, a meno che non abbia una donna alle sue spalle, poiché sono le donne a governare la società. Se non si hanno donne al proprio fianco, si è fuori dal mondo.
- Che sciocchezza parlare di matrimoni felici; un uomo può essere felice con qualsiasi donna, purché non la ami veramente.
- Nessun gentiluomo ha mai denaro.
- Una madre che non si separi dalla figlia ogni fine stagione non la ama veramente.
- Le donne non sanno mai quando si cala il sipario. Vogliono sempre un sesto atto e, proprio quando l'interesse dello spettacolo è svanito del tutto, propongono di continuarlo.
- Quelli che sono fedeli conoscono solo il lato triviale dell'amore; è l'infedeltà che ne conosce il lato tragico.
- Il legame di ogni rapporto, sia nel matrimonio sia nell'amicizia, sta nella conversazione.
sabato 5 marzo 2011
La quercia caduta
Dov'era l'ombra, or sé la quercia spande
morta, né più coi turbini tenzona.
La gente dice: or vedo: era pur grande!
Pendono qua e là dalla corona i
nidietti della primavera.
Dice la gente: or vedo: era pur buona!
Ognuno loda, ognuno taglia.
A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell'aria un pianto ... d'una capinera
che cerca il nido che non troverà.
(Giovanni Pascoli)
morta, né più coi turbini tenzona.
La gente dice: or vedo: era pur grande!
Pendono qua e là dalla corona i
nidietti della primavera.
Dice la gente: or vedo: era pur buona!
A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell'aria un pianto ... d'una capinera
che cerca il nido che non troverà.
(Giovanni Pascoli)
Il benessere
Traggo questa riflessione da Homolaicus, di cui in fondo, ci sarà il link:
"Noi non riusciamo a capire (perché condizionati da una cultura che va in direzione opposta) che il "benessere" non sta tanto nelle comodità in cui e con cui si fanno le cose, ma nella soddisfazione che si ottiene facendole.
Quando un'azione è troppo determinata dalla tecnologia, il cui uso sfugge a un nostro vero controllo (basta vedere come ci troviamo di fronte a dei guasti che, sulla base delle nostre conoscenze personali, giudichiamo irreparabili), si perde interesse a cercare soluzioni alla nostra portata.
Noi abbiamo continuamente a che fare con una tecnologia frutto di anni di studi e di applicazioni specialistiche. Ma noi, avendo soltanto una cultura generale, non siamo in grado di capire l'esatto funzionamento di ciò che usiamo.
La conoscenza specialistica ci schiaccia, vuole imporsi alla nostra creatività, ci offre l'illusione di poter quasi fare a meno di noi stessi. Pur essendo frutto di un'alta specializzazione scientifica, la moderna tecnologia sembra fatta apposta per ridurre al minimo le capacità di astrazione di chi la usa.
Diventiamo soltanto dei fruitori passivi di mezzi artificiali, e perdiamo il gusto della vita, il senso della creatività, la soddisfazione di poter risolvere problemi alla nostra portata. Proprio ciò che è nato dalla pretesa di voler diventare padroni della terra, ci sta inducendo sentimenti d'impotenza.
La tecnologia sofisticata sta riducendo la nostra capacità di pensare. E' incredibile come non ci si sia ancora accorti di questo pericolo. Anzi, al contrario, siamo continuamente alla ricerca di mezzi sempre più perfezionati, anche a costo di sostituire quelli ancora sufficientemente funzionanti.
Questa rincorsa spasmodica agli oggetti di ultima generazione è diventata come una droga e non conosce flessioni commerciali, neppure nei periodi di crisi economica generale.
Le relazioni umane reali vengono sempre più sostituite da quelle virtuali che la moderna tecnologia è in grado di offrire. La nostra civiltà è malata. Spendiamo moltissime risorse, umane e materiali, in prodotti che invece di migliorare la nostra vita la peggiorano.
Paghiamo profumatamente gli ideatori e i creatori di tecnologia affinché si possa stare umanamente peggio. Questa è pura follia. E non siamo solo noi umani che ne paghiamo il prezzo, ma anche la natura, che non è in grado di smaltire in tempo utile dei prodotti così complessi, né noi pensiamo di riciclarli se ciò non ci conviene economicamente.
Noi pratichiamo il riutilizzo delle cose non per un sentimento ecologista, ma perché siamo costretti dalle circostanze; solo che invece di chiederci se possano esservi stili di vita alternativi, preferiamo aumentare gli oneri per lo smaltimento dei rifiuti.
Preferiamo far finta che il problema non sia grave, preferiamo pensare che una soluzione, grazie proprio alla tecnologia, in qualche modo si troverà o la troveranno le generazioni future.
Noi produciamo cose che peseranno sui destini dei nostri figli e non li lasceremo liberi di scegliere come vivere la loro vita.
Da: http://www.homolaicus.com/teoria/benessere.htmhttp://www.homolaicus.com/teoria/benessere.htm
Quando un'azione è troppo determinata dalla tecnologia, il cui uso sfugge a un nostro vero controllo (basta vedere come ci troviamo di fronte a dei guasti che, sulla base delle nostre conoscenze personali, giudichiamo irreparabili), si perde interesse a cercare soluzioni alla nostra portata.
Noi abbiamo continuamente a che fare con una tecnologia frutto di anni di studi e di applicazioni specialistiche. Ma noi, avendo soltanto una cultura generale, non siamo in grado di capire l'esatto funzionamento di ciò che usiamo.
La conoscenza specialistica ci schiaccia, vuole imporsi alla nostra creatività, ci offre l'illusione di poter quasi fare a meno di noi stessi. Pur essendo frutto di un'alta specializzazione scientifica, la moderna tecnologia sembra fatta apposta per ridurre al minimo le capacità di astrazione di chi la usa.
Diventiamo soltanto dei fruitori passivi di mezzi artificiali, e perdiamo il gusto della vita, il senso della creatività, la soddisfazione di poter risolvere problemi alla nostra portata. Proprio ciò che è nato dalla pretesa di voler diventare padroni della terra, ci sta inducendo sentimenti d'impotenza.
La tecnologia sofisticata sta riducendo la nostra capacità di pensare. E' incredibile come non ci si sia ancora accorti di questo pericolo. Anzi, al contrario, siamo continuamente alla ricerca di mezzi sempre più perfezionati, anche a costo di sostituire quelli ancora sufficientemente funzionanti.
Questa rincorsa spasmodica agli oggetti di ultima generazione è diventata come una droga e non conosce flessioni commerciali, neppure nei periodi di crisi economica generale.
Le relazioni umane reali vengono sempre più sostituite da quelle virtuali che la moderna tecnologia è in grado di offrire. La nostra civiltà è malata. Spendiamo moltissime risorse, umane e materiali, in prodotti che invece di migliorare la nostra vita la peggiorano.
Paghiamo profumatamente gli ideatori e i creatori di tecnologia affinché si possa stare umanamente peggio. Questa è pura follia. E non siamo solo noi umani che ne paghiamo il prezzo, ma anche la natura, che non è in grado di smaltire in tempo utile dei prodotti così complessi, né noi pensiamo di riciclarli se ciò non ci conviene economicamente.
Noi pratichiamo il riutilizzo delle cose non per un sentimento ecologista, ma perché siamo costretti dalle circostanze; solo che invece di chiederci se possano esservi stili di vita alternativi, preferiamo aumentare gli oneri per lo smaltimento dei rifiuti.
Preferiamo far finta che il problema non sia grave, preferiamo pensare che una soluzione, grazie proprio alla tecnologia, in qualche modo si troverà o la troveranno le generazioni future.
Noi produciamo cose che peseranno sui destini dei nostri figli e non li lasceremo liberi di scegliere come vivere la loro vita.
Da: http://www.homolaicus.com/teoria/benessere.htmhttp://www.homolaicus.com/teoria/benessere.htm
venerdì 4 marzo 2011
Mondo tradito
La bellezza è un mondo tradito. La possiamo incontrare solo quando i persecutori l'hanno dimenticata per errore da qualche parte.
( Milan Kundera )Da "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di Milan Kunder - Ed. Adelphi (collana Gli Adelphi) 1989
giovedì 3 marzo 2011
La cerimonia del tè
E' capitato che, dopo un'assenza di circa un anno dal blog, abbia trovato alcuni blog chiusi, altri nati nel frattempo e altri che già seguivo attentamente prima di smettere di scrivere.
Un amico ritrovato è Taoista che sa offrire argomenti di riflessione veramente eccellenti.
Ieri in suo commento, Il Taoista ha fatto riferimento ai Giardini Zen.
Mi sono ricordata, anche dopo aver letto del rito del tè, nel bel blog di Giovanna – La cuoca eclettica, di avere già postato nel 2008 sulla Cerimonia del tè un articolo di Francesca Famà Casarin
La pianta del tè, originaria della Cina, era ben conosciuta dalla medicina cinese.
I taoisti la consideravano un ingrediente fondamentale dell’elisir dell’immortalità che risiede nel perenne mutamento e permea ogni forma di pensiero.
All'inizio del IX sec. i viaggiatori giapponesi in Cina portarono in patria la passione del tè.
Inizialmente la bevanda era consumata quasi esclusivamente dai monaci buddisti, per mantenersi svegli nei lunghi periodi di meditazione.
Dal XII sec. il tè si diffuse anche al di fuori dei monasteri, ed i giapponesi decodificarono così una vera e propria cerimonia, che non metteva l'enfasi sull'aroma e il sapore della bevanda, ma sulla ritualità della sua preparazione e del suo servizio.
Lo Zen, che tanto aveva assorbito dalle dottrine taoiste, formulò il rituale del tè.
La bevanda divenne un pretesto per praticare il culto della purezza e della raffinatezza, una sacra funzione per vivere un momento di massima beatitudine, una specie di rappresentazione la cui trama si intesseva intorno al tè, ai fiori e ai dipinti.
I taoisti la consideravano un ingrediente fondamentale dell’elisir dell’immortalità che risiede nel perenne mutamento e permea ogni forma di pensiero.
All'inizio del IX sec. i viaggiatori giapponesi in Cina portarono in patria la passione del tè.
Inizialmente la bevanda era consumata quasi esclusivamente dai monaci buddisti, per mantenersi svegli nei lunghi periodi di meditazione.
Dal XII sec. il tè si diffuse anche al di fuori dei monasteri, ed i giapponesi decodificarono così una vera e propria cerimonia, che non metteva l'enfasi sull'aroma e il sapore della bevanda, ma sulla ritualità della sua preparazione e del suo servizio.
Lo Zen, che tanto aveva assorbito dalle dottrine taoiste, formulò il rituale del tè.
La bevanda divenne un pretesto per praticare il culto della purezza e della raffinatezza, una sacra funzione per vivere un momento di massima beatitudine, una specie di rappresentazione la cui trama si intesseva intorno al tè, ai fiori e ai dipinti.
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mercoledì 2 marzo 2011
Natura, Feng Shui, simboli
Dopo l'accenno fatto ieri alla "Via della Seta", oggi sento voglia di parlare di Feng Shui.
In Cina, il Feng Shui è l'arte che utilizza l'antica sapienza per assicurare l'organizzazione delle costruzioni e dell'arredamento, così da raggiungere la massima armonia con la Natura.
"Pur con tutto il mistero che lo circonda - scrive Sarah Rossbach in "Il Fen gui, l'arte di disporre lo spazio - Costa & Nolan, 1992 - in realtà il Feng Shui è nato dalla semplice osservazione del fatto che le persone sono influenzate, nel bene e nel male, dall'ambiente in cui vivono."
Il Feng Shui rappresente il linguaggio dei simboli associati all'ambiente, sia quelo rurale, quello di una città o di un paese, e persino delle stanze di una casa.
Nel Feng Shui, l'ambiente assume una qualità simbolica.
Le montagne possono essere cani da guardia o draghi, i fiumi rappresentano i serpenti e le colline, barriere.
Gli alberi possono riflettere longevità e protezione, mentre pianure piatte e senza corsi d'acqua sono spesse considerate prive di energia.
Questo processo si può applicare sia agli ambienti rurali che a quelli cittadini.
In città, gli edifici più alti sostituiscono le montagne e le strade, i fiumi.
La grandezza, la forma e i colori degli edifici e dei grattacieli incidono sul naturale flusso energetico.
Si dice che, esamninando le forme e i contorni del nostro habitat potremmo scoprire molto su noi stessi.
martedì 1 marzo 2011
Carnevale e maschere
Non è che mi sia piaciuto mai in modo particolare il Carnevale, neppure quando ero bambina.
Mi sono divertita molto di più quando mia figlia era piccola. Sembrava uno scambio di ruoli: lei, mia figlia, osservatrice, seria con il suo costume; io, scatenata a tirare e ricevere coriandoli, caramelle ecc...
Comunque, oggi, primo giorno di marzo, vorrei riproporre un mio post, scritto nel 2009 a proposito delle origini della Maschera.
E' questo che riporto qui:Comunque, oggi, primo giorno di marzo, vorrei riproporre un mio post, scritto nel 2009 a proposito delle origini della Maschera.
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