martedì 19 luglio 2011

In sogno

Per qualche giorno sarò qui a Charleston nel Souh Carolina.
Devo curare il giardino rimasto troppo a lungo abbandonato, verificare se riesco ancora ad arrampicarmi sugli alberi di magnolia, come si faceva da bambini.
Trovare traccie di un sogno che avevo dimenticato.

Saluto tutti per qualche giorno.

lunedì 18 luglio 2011

Aforismi per un lunedì di luglio

 Il pacifismo ha fatto un fiasco totale, oggi il mondo è coperto dei cadaveri di ragazzi. L'unica grande vittoria dei pacifisti fu quella di aver raggiunto la firma del trattato antinucleare. Una settimana dopo Mao, lui che era un simbolo, buttò l'atomica. (Fernanda Pivano)

Niente come tornare in un luogo rimasto immutato ci fa scoprire quanto siamo cambiati.  (Nelson Mandela)
 
Dotato dei suoi cinque sensi, l'uomo esplora l'universo intorno a lui e chiama quell'avventura scienza (Edwin P. Hubble)

domenica 17 luglio 2011

Tracce e scie

Tutti i messaggi,
magari ricchi di emozioni,
dalla tristezza all'ansietà,
non lasciano mai nulla a nessuno,
ma tracce e scie
lungo le quali è iscritta una storia
ardua da comprendere,
ma non impossibile da rispettare.

(Jorge Luis Borges)

Da Tutte le opere, Mondadori, Milano 1985

sabato 16 luglio 2011

Da Sogno di una notte di mezza estate

"Io fuggirò da te, mi nasconderò nella selva e ti lascerò in balia delle bestie feroci.
Le più feroci non hanno un cuore come il tuo. Fuggi quando vuoi, e la storia sarà invertita:
 

Apollo scappa e Dafne lo rincorre; la colomba insegue il grifone; la mite cerva corre ad afferrare la tigre. 

Vana corsa, quando la vigliaccheria ci insegue e la prodezza fugge. (atto II, sc. I) "



"Può ben dire la sua un leone, quando a dir la loro ci sono tanti asini in giro. (atto V)"

William Shakespeare - Sogno di una notte di mezza estate


venerdì 15 luglio 2011

Follia

Nel giardino di una casa di campagna, visibile dal marciapiede esterno, un grosso signore con tanto di barba striscia accoccolato per il prato tracciando degli otto, mentre continua a guardarsi indietro e a fare ininterrottamente ‘qua qua qua …’. 

E’ la descrizione che l’etologo Konrand Lorenz ci dà del proprio comportamento durante uno dei suoi memorabili esperimenti con gli anatroccoli (nella fattispecie, si era sostituito alla loro madre). 

"Ero molto compiaciuto", scrive, "dei piccoli che ubbidienti e precisi seguivano trotterellando il mio 'qua qua', quando a un certo momento alzai gli occhi e vidi una fila di volti allibiti affacciata sopra la siepe del giardino: una intera comitiva di turisti mi guardava stupefatta".
 

L’erba alta nascondeva gli anatroccoli e quello che vedevano i turisti era qualcosa del tutto inspiegabile, un comportamento veramente folle.

(KONRAD LORENZ , da “L’anello di re Salomone”)

giovedì 14 luglio 2011

Un 14 luglio ... anni fa

Il 14 luglio 1918 a Uppsala, nasce Ingmar Bergman.
 
Su "Lanterna magica", Bergman scrive: 

 
"La verità è che io vivo sempre nella mia infanzia, giro negli appartamenti in penombra, passeggio per le silenziose via di Uppsala, mi fermo davanti alla Sommarhuset ad ascoltare l'enorme betulla a due tronchi.
 Mi sposto con la velocità di secondi. In verità, abito sempre nel mio sogno e di tanto in tanto faccio una visita alla realtà".


Da Lanterna magica - Ingmar Bergman  - Edizione CDE spa - Milano su licenza della Garzanti Editore

martedì 12 luglio 2011

Una lettera di Luchino Visconti

Il sito dedicato a Luchino Visconti è in vendita  e  mi sembra davvero triste.
Un'altra pietra miliare, non solo del nostro cinema e del nostro teatro, ma del nostro non lontano passato sta per essere demolita.

Tra gli scritti di Visconti che compaiono nel sito di cui sopra, ho, in questi mesi, continuato a leggere in particolare
Lettera di Visconti a Chaplin scritta su l'Unità il 18 dicembre 1952.


Signor Chaplin,
mi permetta di porgerle qui il benvenuto. A nome mio e dei lettori di questo giornale, a nome mio e dei milioni di operai, contadini, intellettuali democratici italiani che mi hanno pregato di dirle tutto il loro affetto, tutta la loro gratitudine per la poesia che lei ha donato agli uomini semplici del mondo, a qualunque latitudine essi vivano, a qualunque razza essi appartengano, purché amanti, come lei, della libertà e della dignità umana.

I lettori di questo giornale, signor Chaplin, la conoscono da molti anni, da prima ancora che una guerra sanguinosa, provocata dalla follia dei nuovi barbari, li costringesse a scendere nella lotta che i popoli d’ogni paese – e anche di quello ove lei vive, signor Chaplin, non vogliano dimenticarlo – hanno condotto contro i nemici dell’umanità. Allora i lavoratori italiani, gli antifascisti italiani, di qualunque fede politica o religiosa, seppero di averlo alleato, di averlo schierato dalla loro parte. E certo fu quello un aiuto, signor Claplin, che essi ebbero caro.

Da allora, quando, ricacciato il nemico al di là delle frontiere, riconquistata quella libertà per la quali molti dettero la vita, nelle carceri fasciste, sulle montagne, nei villaggi, nelle città, dovunque si poteva colpire l’assassino, da allora, signor Chaplin, gli operai, i contadini e tutti i democratici italiani hanno seguito con rinnovata ammirazione e commozione la sua opera; ed oggi lei è popolare come pochi artisti lo sono, è atteso come pochissimi altri artisti lo sarebbero. 


Forse, nelle nostre campagne, nel nostro sud – un sud, signor Chaplin, in tanto simile a quello del paese nel quale lei è vissuto per tanti anni – tra coloro che vivono ancora nelle grotte dell’appennino, i famosi «sassi» di Matera dei quali anche lei avrà sentito parlare, tra coloro che ignorano tutto della vita moderna, della vita civile, che non hanno neppure la possibilità di leggere un giornale c’è qualcuno che non lo ha mai visto, che non conosce la figura derelitta e commovente di Charlot, l’omino dalla bombetta e dal bastoncino flessibile.

Anche per questi uomini dimenticati, anche per tutti coloro che un ingiusto ordine sociale non consente entrino nella vita, godano dei diritti che con la nascita la creatura umana s’acquista; per tutti costoro mi permetta, signor Chaplin, di porgerle il benvenuto, di dirle la speranza e la fiducia che tutti gli umili, gli oppressi, gli uomini semplici hanno in lei e nella sua arte, nel significato della sua erte.

Essi vorrebbero certamente che lei sapesse con quanto sacrificio e con quanto dolore trascorrono i giorni non lieti della loro vita, ma anche con quanta decisione e con quanta fermezza essi combattono, istante per istante, per un avvenire migliore, più giusto e più dignitoso. 


Essi, che sanno come lei, signor Chaplin, sia sempre stato dalla loro parte, ogni volta che c’era da scegliere tra la giustizia e il quieto vivere, tra la libertà e l’oppressione, vorrebbero che io le esprimessi con le parole più appropriate il loro proposito di esserle ancora a fianco, tutte le volte che se ne porrà la necessità, in questa onesta battaglia; e come lei possa contare, concretamente contare, sulla più completa solidarietà, ove essa le occorresse.

Questo i lettori dell’Unità volevano, signor Chaplin, che io le dicessi. Ed io mi auguro di non essermi lasciato trascinare a dire nulla di meno o di diverso da quanto essi mi hanno chiesto. Per questo, a loro nome, mi permetto ancora di rivolgerle un fraterno saluto, nella speranza e con l’augurio che lei porti con sè un buon ricordo dell’Italia e degli italiani."


"L'Unità" 1952.

Pensando all'Italia



"Una nazione non è conquistata finché i cuori delle sue donne resistono.

Allora è veramente finita, non importa quanto siano coraggiosi i guerrieri o potenti le loro armi"

(Proverbio cheyenne)

lunedì 11 luglio 2011

Giallo ....

Gialle di trifoglio sono le radure erbose,
gialle di cinquefoglie grigio lucenti di rugiada,
gialle d'erba grassa, le colline  muscose sono gialle.


Lo stelo di grano, blu al collo, s'indora sulla spiga.
giallo verde, dal boschetto svola ridente il picchio.

Tagliente come falce è il confine tra ombra e luce.
La Terra ride nel suo cuore, guardando al cielo,
pensando al raccolto, io guardo e penso al mio.

(Geo.Meredith)



domenica 10 luglio 2011

Un'ora sola ti vorrei

Leggo nel libro "Le ferite dell’anima" di Carlo Lorenzo Cazzullo e Cesare Peccarisi - edito da Frassinelli (2003) un capitolo dedicato a  La vergogna e la depressione
 
Il più precoce dei sentimenti legati alla depressione è la vergogna.
Come ben racconta la regista Alina Marazzi Hoepli sul Corriere della Sera del 18 dicembre 2002, è stata proprio la vergogna che la sua famiglia natale nutriva per sua madre Liseli Hoepli (morta suicida nel 1973 a soli trentatré anni) a spingerla a realizzare un film - documento trasmesso per la prima volta la sera dell’intervista e costruito a partire da alcuni filmini amatoriali eseguiti (e tenuti nascosti per vent’anni) dal nonno Ulrico Hoepli, il famoso editore del dopoguerra.

Il film racconta la vita di una donna che soffriva di una malattia  oggi normalmente chiamata depressione, ma che solo trent’anni fa, nella famiglia “perbene” Hoepli, veniva indicata vergognosamente con il termine di “bizzarrie umorali”, a testimoniare il riserbo e l’imbarazzo che aleggiava intorno alla malattia della tristezza che, per una famiglia alto-borghese come quella in cui cresceva Alina, rappresentava una grande vergogna.
 

sabato 9 luglio 2011

Inseguendo una voce

"Esistono individui segnati da un particolare destino di solitudine: per costoro è necessario il lento travaglio di una ricerca interiore, che si nutra di silenzio e del confronto con quelle immagini eterne con cui la psiche parla di sè e del suo mistero.

Per costoro l'esistenza non è una change da sfruttare al meglio, senza stare lì a chiedersi perché ci è stata data, ma un bene da strappare alle tenebre dell'inconsapevolezza, la conquista alla luce di un segreto sepolto nel fondo dell'essere, la ricerca dolorosa di un compimento che non sempre la morte suggella.

La solitudine diventa una presenza costante, il luogo che ripara dalla minaccia di un troppo prolungato commercio con gli altri che rischierebbe di interrompere l'esercizio interiore del silenzio.

Attraverso la solitudine essi  salvaguardano una zona di penombra del loro essere, una zona di segretezza e di non comunicazione indispensabile per difendersi dall'assedio dell'ovvio e del banale, per non dover sentire più il cicaleccio incessante di chi non ha niente da dire. ..."

Da "Vivere la distanza" di Aldo Carotenuto - Studi Bompani editore

venerdì 8 luglio 2011

Camminare, Passo dopo Passo

Passo dopo passo  Camminare

Dalla questione ambientale alla cronicizzazione e all'aumento delle malattie... la soluzione a problemi complessi è spesso semplice. 

Camminare "oltre che un aiuto alle diverse forme di vita del pianeta di fronte alla drammatica situazione attuale è probabilmente anche la più grande medicina per il corpo, per la mente e per lo spirito".

di Valerio Pignatta - 8 Luglio 2011

camminare
Camminare è un'attività fisica, ma anche un'esperienza profondamente emozionale
- Mi può indicare il cammino da prendere per uscire da qui?
- Questo dipende in gran parte dal luogo dove vuole andare - rispose il Gatto.
- Non mi preoccupa granché il luogo... - disse Alice.
- In tal caso poco importa il cammino. - dichiarò il Gatto.
- ... Basta arrivare da qualche parte. - aggiunse Alice per spiegare.
- Oh! - disse il Gatto. - Puoi essere certa di arrivare se cammini per un tempo sufficientemente lungo
.
Lewis Carroll, da Alice nel paese delle meraviglie

 Due tra i più grandi problemi che l'umanità si trova ad affrontare oggi sono il cambiamento climatico, con conseguente perdita drammatica della biodiversità, e il crollo sistematico, a partire dalle società occidentali ma in rapida espansione in ogni tipo di comunità, della forza e capacità di difesa del sistema immunitario dell'organismo stesso con conseguente cronicizzazione e aumento di varie patologie come diabete, obesità, malattie cardiovascolari, cancro, artrite reumatoide ecc.
 Una delle cause tra le più determinanti di questa situazione va sicuramente rintracciata nel comportamento umano quotidiano, o perlomeno di buona parte dell'umanità. Questo comportamento (in rapida espansione anch'esso dall'Occidente al resto del mondo) prevede la focalizzazione del senso dell'esistenza sul ciclo produttivo e consumistico, l'esaurimento delle risorse del pianeta per il conseguimento di tale illusorio paradiso materiale e la degenerazione alimentare e dello stile di vita

In una sorta di 'maialitudine' progressiva andiamo alla ricerca dell'emozione perduta di appagamento e di serenità esistenziale che abbiamo barattato per un vassoio di pasticcini e un carrello di oggetti di plastica colorata con cui riempire le nostre case-loculo dove trasciniamo i nostri giorni tra un ipnotico divano-televisivo e un venefico frigorifero.

Come spesso accade in questa realtà, talvolta la soluzione di problemi complessi è semplice, anche se la difficoltà viene poi sempre dal riuscire a metterla in pratica superando i vincoli del piano materiale e i propri attaccamenti e convinzioni errate o indotte. Una delle possibili varianti di elevato livello tecnico-scientifico che potrebbe contribuire a un mondo e a degli individui più felici e leggeri per il pianeta è... camminare.

Se questo è vero e facilmente immaginabile dal punto di vista ecologico lo è ancor più dal punto di vista salutistico

Paul Higgins, professore dell'American Association for the Advancement of Science, ha ad esempio calcolato nel 2007 che se tutti gli statunitensi di età compresa tra i 10 e i 74 anni camminassero almeno mezz'ora al giorno si potrebbe avere un risparmio di emissioni USA di CO2 pari a 64 milioni di tonnellate. Con lo smaltimento abbinato di 1,5 miliardi di chili superflui... Che per un popolo sempre più obeso e acciaccato come gli statunitensi sarebbe un bel risultato, sia in termini medici che di risparmio economico per il servizio sanitario e di sofferenza per pazienti e familiari.
camminare
Ma camminare non implica solo questo. 
Camminare, oltre che un aiuto alle diverse forme di vita del pianeta di fronte alla drammatica situazione attuale è probabilmente anche la più grande medicina per il corpo, per la mente e per lo spirito.

Camminare è un'attività fisica, ma anche un'esperienza profondamente emozionale

In un certo senso è un ritorno alle origini. Uno dei pochi movimenti che possiamo ancora sperimentare rivivendo l'atavico nostro vagare sulle lande del pianeta a un ritmo a noi consono che lascia spazio al fluire dei pensieri e all'osservazione contemplativa. 

Anche quando il cammino non porta da nessuna parte, non è motivato da una meta, non perde di dignità e neanche di senso

Fare una passeggiata, ancora oggi, non ha bisogno di una spiegazione di utilità e questo, nel nostro mondo, ha del miracoloso. Credo infatti che il camminare sia una delle poche attività umane cui viene riconosciuto questo privilegio di nobiltà. Almeno sino ad ora. 

La proiezione nel prossimo futuro è ovviamente tragica.
Chi cammina in alcuni non-luoghi come nei pressi di tangenziali, centri commerciali, svincoli stradali ecc. è visto con diffidenza, con dubbio. 
Chi cammina è l'immigrato, il mendicante, il disturbato mentale, l'eccentrico. C'è sicuramente in atto un tentativo di ghettizzare il cammino e gli ultimi camminatori a determinati settori del territorio. 
..........................
..........................

Il cammino che vive e che ti fa rivivere è quello alla ricerca di rarefazione: di case, di uomini, di pensieri, di segnali della 'civiltà' metropolitana. 

È un cammino che ricerca tempi e ritmi propri e rallentati, un cammino che mira in ultima analisi al ritrovamento atavico della libertà umana, alla reintegrazione con il movimento costante dell'assoluto.

Questo tipo di cammino ha solide basi storiche nel mondo spirituale
Come dice una studiosa del francescanesimo, Chiara Frugoni, i primi francescani si votavano a una vita di povertà e peregrinazione in assoluta consapevolezza nell'intento di divenire "spiritualmente immuni dalla sete di dominio e di possesso, dalla violenza, dai desideri diventati bisogni, dalle costrizioni della vita quotidiana. La povertà volontaria [era] libertà fisica - costringe[va] a camminare e camminare - ma soprattutto libertà mentale: permette[va] di ascoltare davvero le parole del Vangelo, di amare senza riserve.
piedi
Camminare ci riporta alle radici della nostra esperienza sulla terra
Camminare ci riporta alle radici della nostra esperienza sulla terra. Come diceva Bruce Chatwin, l'uomo, quando ha smesso di camminare, ha manomesso la chimica del cervello umano. Se la nostra irrequietezza è solo il frutto del mancato soddisfacimento del bisogno biologico di camminare è ovvio che rimanendo sostanzialmente stanziali (anche chi viaggia molto in aereo è in questo senso più o meno 'stanziale'; ossia vaga da una poltrona, di casa o d'ufficio, all'altra, d'aereo) entriamo in uno stato di sofferenza e stress. Questa, secondo Chatwin, è la motivazione per cui gli stanziali hanno talvolta identificato Dio con il vino, l'hashish o un fungo allucinogeno. Le droghe in pratica sono veicoli illusori per chi ha rimosso l'attività del camminare nel mondo reale.

Infatti, David Le Breton, uno degli studiosi che più ha centrato il 
senso di questo movimento psicocorporeo sottolinea che: 

“Camminare significa aprirsi al mondo. L’atto del camminare riporta l’uomo alla coscienza felice della propria esistenza, immerge in una forma attiva di meditazione che sollecita la piena partecipazione dei sensi. È un’esperienza che talvolta ci muta, rendendoci più inclini a godere del tempo che non a sottometterci alla fretta che governa la vita degli uomini del nostro tempo"

Uomini e donne che hanno sempre più difficoltà a trovare tempo per se stessi. A stare semplicemente con se stessi, a guardare un bosco, a realizzare di non essere necessari e allo stesso tempo unici. Camminare (senza uso di strumenti tecnologici, come il telefono cellulare, che ci strappano al nostro presente) è probabilmente uno dei metodi più potenti in grado di armonizzare mente, corpo e spirito, sempre più dislocati su piani diversi e non comunicanti tra loro.
 Il tentativo di ritrovare un'unione integrale dell'essere anche se di pochi sfuggevoli istanti passa attraverso questa semplice attività alla portata di quasi tutti noi.
E nei tratti di cammino che viene effettuato in silenzio credo si possa ascoltare proprio tutto, anche la coscienza che sussurra. Nel silenzio ci sono tutte le parole e intere lingue. Il linguaggio del passo è come quello degli occhi: comunica senza dire. E quella comunicazione richiede il nostro ascolto.
cammino
Camminare ti obbliga ad abbracciare un'ottica di eliminazione del superfluo e ad entrare più direttamente nel cuore delle cose
Camminare ti obbliga poi anche ad abbracciare un'ottica di eliminazione del superfluo (che non puoi portare con te a lungo) e ad entrare più direttamente nel cuore delle cose. Non è la vita vista attraverso lo 'schermo' del finestrino dell'auto o del treno (o della tv) ma ci sei proprio dentro, allo stesso livello del terreno, lo calpesti, lo senti, senti gli odori, il vento, i piccoli rumori della natura, vedi il passaggio delle nubi nel cielo, quello stesso cielo che stai attraversando con il tuo corpo.
Non stai fuggendo veloce, come nel fine settimana verso il mare. Stai appropriandoti senza possederlo del mondo in cui sei immerso. Puoi respirarlo letteralmente e ascoltare il tuo respiro che ti comunica che sei vivo, in movimento attraverso l'esistenza. E sei leggero, non invadi, non distruggi, non uccidi, non inquini. Un amico di tutte le creature. Non investirai mai un riccio o un tasso. Al limite incontrerai caprioli e volpi e vi starete a guardare alcuni eterni secondi di reciproca comprensione.
In quel momento c'è lo scollamento dalla pesante consapevolezza della condizione umana. Lì accade il miracolo della presenza nell'attimo e si diviene leggeri. Non c'è più l'angoscia latente dello sforzo di comprendere il mondo ostile che ci circonda perché, come ha colto ancora Le Breton, “camminare riduce l'immensità del mondo alle dimensioni del corpo”.
È una scoperta che può essere inebriante per chi non vi è abituato ma che in ogni caso ogni volta si rinnova perché “camminare è un metodo per calarsi nel mondo, per compenetrarsi della natura, per mettersi in contatto con un universo che rimane inaccessibile alle normali modalità di conoscenza e di percezione. Con il proseguire del cammino, il viaggiatore allarga lo sguardo sul mondo, immerge il suo corpo in una nuova condizione.
camminare
“Camminare è un metodo per calarsi nel mondo, per compenetrarsi della natura"

E questa nuova condizione ha varie sfaccettature, alcune delle quali sorprendenti.
Un giornalista francese in pensione, Bernard Ollivier, che ha effettuato vari lunghi viaggi e peregrinazioni a piedi sino in Asia ha dato vita nel 2000 alla Fondazione Seuil  che si occupa di aiutare i giovani carcerati a ritrovare un proprio equilibrio e a ricominciare su altre basi attraverso l'esperienza di un lungo cammino a piedi di un paio di migliaia di chilometri di sentieri e strade europee, zaino in spalla.
Due giovani alla volta accompagnati da un operatore volontario trascorrono in questo modo alcuni mesi in piena libertà attraverso paesi e campagne sconosciute alla ricerca di valori e riflessioni prima inesplorate. Il training è stato riconosciuto dai giudici francesi come valida alternativa al carcere per i giovani di età compresa tra i sedici e i diciotto anni.
Camminare quindi è un'attività che di per sé agisce sul valore morale dell'individuo.
Per camminare occorre abbassarsi al livello degli altri uomini e animali e scrollarsi di dosso eventuali sentimenti di superbia o di odio che spingono a guardare dall'alto al basso chi ti sta intorno, specie se sei partito svantaggiato in questa esistenza come accade per tanti di questi ragazzi. E anche questo è un meccanismo psicologico antico come l'uomo: "[...] perché è invariata nei millenni l'aspirazione a servirsi il meno possibile delle gambe: c'è una rivincita atavica e archetipica nei confronti delle divinità arroganti, alla fonte di tanto odio per il camminare. Non soltanto per ragioni pratiche, per accorciare le distanze, per viaggiare più comodi.
Spostarsi a cavallo e in groppa ad altri animali, poi in carrozze o baldacchini, conferiva una posizione più elevata, pur se effimera, ai vecchi, agli ammalati e financo alle partorienti, pur sempre di nobile lignaggio. Consolidò status symbol, alimentò invidie ed efferatezze, se qualcuno fu persino disposto - come sappiamo - a barattare il suo regno per un destriero. I pochi santi che in seguito decisero di abbandonare ogni ricchezza, non per nulla, con un gesto esemplare immortalato in tante immagini, scesero dalle loro cavalcature. Si incamminarono... ".
E per tutti questi e altri motivi è giunto quindi il tempo di incamminarsi.
"Per chi cammina, la coscienza della propria vulnerabilità è un incentivo alla prudenza e alla disponibilità verso gli altri, invece che alla conquista e al disprezzo". 
Oggi il disprezzo nei confronti del pianeta e dei nostri simili più sfortunati ha raggiunto un limite insopportabile. E il nostro spirito è diviso. In un unico semplice gesto possiamo contribuire a migliorare il nostro destino, sia collettivo che individuale.

 Per le Note bibliografiche, rimando al link Su Il Cambiamento


Camminare

giovedì 7 luglio 2011

Luglio: l'estate dei merli


"Riley fu il primo a svegliarsi e svegliò anche me. 
 
Tre stelle mattutine svanivano, all'orizzonte, nella porpora del sole nascente; la rugiada imperlava le foglie, i merli si levavano in fitta schiera per volare incontro alla luce che si faceva sempre più intensa."
 

Tratto da "L'Arpa d'erba" di Truman Capote - ed. Garzanti (1981)



Il merlo è un volatile notissimo, inquilino abituale di giardini e parchi cittadini, nonché di prati, macchie, siepi e boschi ...
Gli ambienti preferiti dal merlo sono moltissimi e spesso differenti fra loro, basti pensare che si spinge sino al limite delle foreste di conifere sulle Alpi a quasi 5000 metri.

 
Frequenta orti, giardini, prati coltivati,uliveti,vigneti,macchia mediterranea, campagne alberate e zone cespugliose...

 
Il  periodo degli amori inizia prestissimo per il merlo, già dalla seconda metà di febbraio il maschio diviene irrequieto,ed inizia a "studiare",  come si dice in gergo, il ritornello un po’ monotono ma bellissimo, gorgheggia piano piano sin dalle prime luci dell’alba quando ancora la primavera è lontana.
Passando i giorni il tono del canto si fa sempre più alto ,sino ad arrivare ad un fischio penetrante udibile a centinaia di metri.
Da qui 
 

Ma verso fine luglio, i merli finiscono di cantare ...

Grazie a Bruno Corino ci è possibile sentire il loro canto anche a stagione finita  http://digilander.libero.it/greywolf0/001%20Suoni/Uccelli/turdus-merula.mp3

martedì 5 luglio 2011

Cominciò l'estate del 1928 - Estate incantata

Di nuovo faccio riferimento a un mio vecchio post: Cominciò l'estate del 1928



"L'erba sussurrava sotto il suo corpo. Douglas abbassò il braccio sentendo il solletico dell'erba sulla pelle e più lontano le dita dei piedi si flettevano nelle scarpe. Il vento soffiava intorno alle orecchie che parevano diventate conchiglie.
I fiori erano soli, chiazze di cielo cadute in mezzo ai boschi. Gli uccelli scattavano come sassi lanciati nel vasto stagno rovesciato del cielo. Gli insetti volavano con chiarezza elettrica

Sono vivo sul serio, pensò. Non l'ho mai saputo prima e se l'ho saputo l'ho dimenticato.
Pensaci! Hai dodici anni e te ne accorgi solo adesso......"

L'Estate incantata (Dandelion Wine) è stato pubblicato per la prima volta nel 1957.


Scrive G. Lippi nella prefazione:

"Più che un romanzo L'estate incantata è una serie di di episodi strettamente legati fra loro e accomunati dal fatto di svolgersi a Green Town, una immaginaria cittadina dell'Illinois, nell'estate del 1928.
I protagonisti sono parecchi, ma il filo conduttore della storia è rappresentato dai due fratelli Douglas e Tom.

Anche questa storia di Bradbury è essenzialmente una storia di ragazzi: ragazzi non visti con l'occhio dell'adulto che analizza e guarda in prospettiva, ma con la stessa ottica dilatata del coetaneo.

Ciò che più sorprende ne L'Estate incantata è la presenza di personaggi che appartengono a due soli classi di età, o quasi: i giovanissimi e i vecchissimi.

Bradbury avverte l'affinità che esiste tra loro e che consiste nell'assenza di responsabilità.

Sono queste le età della vita in cui accadono - o si può immaginare che accadano - le magie e gli incantesimi ...

Marea gialla


"La marea gialla - essenza di un mese bellissimo - veniva versata nella macina e usciva dal becco di sotto per essere travasata nei recipienti di terracotta, fatta fermentare e racchiusa nelle bottiglie lavate per l'occasione. Poi veniva sistemata in file ordinate, dorate, negli scaffali bui della cantina.
Vino di dente di leone.

Parole che significavano estate. Il vino era l'estate catturata e messa in bottiglia.

E adesso che Douglas sapeva di essere veramente vivo e si muoveva tra le cose del mondo per vederle e toccarle tutte, pareva appropriato che un po' di quella nuova coscienza, di quel giorno di vendemmia così speciale, venisse conservato e tappato in cantina, per essere aperto magari in gennaio, durante una nevicata, quando il sole fosse dimenticato da settimane ...

E là, fila su fila, col delicato splendore dei fiori che sbocciano di primo mattino, con la luce di giugno che brilla sotto uno strato di polvere, avrebbe ritrovato il vino di dente di leone.

Guardalo attraverso quel vino il giorno di inverno e la neve si scioglierà sull'erba e gli alberi saranno ripopolati di uccelli, e foglie e fiori si apriranno di nuovo come un continente di farfalle che volano nel vento ...."


Da "L'Estate incantata" di Ray Bradbury - Oscar Mondadori

lunedì 4 luglio 2011

At Home

Il sole lentamente si sposta
sulla nostra vita, sulla paziente
storia dei giorni che un mite
calore accede, d'affetti di memorie.

A quest'ora meridiana                             
lo spaniel invecchia sul mattone
tiepido, il tuo cappello di paglia
s'allontana nell'ombra della casa.

Attilio Bertolucci
Al fuoco calmo dei giorni - Poesie 1929 - 1990 (scelta antologica), Milano, BUR, 1991

domenica 3 luglio 2011

Sulla frangibilità dello stare



.... perché il piccolo non è un bambino, ma l'uomo senza metamorfosi, il solito non-Dio, l'accontentato del così com'è, che da degenerazioni e degenerazioni non cerca un granché.

Non aspettare il momento (è già passato), ti sta aspettando lui.

Sii grande, smetti di fare l'apostrofo, non restare nel bel mezzo, e usalo quel mezzo, per oltrepassare la soglia del soltanto, vai nell'anche, non bastarti, fai come l'anima dell'età: muta.

....

Saliti addosso, guarda il passare e non il passato, svezza tutto, minorenne e maggiorenne non esistono più, c'è solo maggiormente, coi suoi risorgimenti, e l'inimmaginabile, con le sue resurrezioni.


Dal Calendario dei 12 passi.

sabato 2 luglio 2011

Web sul blog: La Notte della Rete ,per dire no al bavaglio ad In...








Web sul blog: La Notte della Rete ,per dire no al bavaglio ad In...: 
 
"Il 5 luglio, a 24 ore dall'approvazione della delibera dell'Agcom,che porterà un vento di censura sull'intero web italiano;ci sarà una mani..."

venerdì 1 luglio 2011

6 luglio, muore il web italiano

 Da L'Espresso, articolo di Alessandro Longo:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/6-luglio-muore-il-web-italiano/2154694http://espresso.repubblica.it/dettaglio/6-luglio-muore-il-web-italiano/2154694


Regime

6 luglio, muore il web italiano

di Alessandro Longo

Continuiamo a diffondere e a scrivere sui nostri blog, su facebook,  su tutto quanto possibile. 
Grazie a tutti,
Lara

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