venerdì 30 dicembre 2011

Natura, Poesia, Buon Anno Nuovo!


Alcune parole e alcuni versi  aggiungo agli auguri di un Felice Anno Nuovo a tutti coloro che passano di qui, agli amici e alle amiche che vengono puntualmente con mia grande gratitudine.





  • "Nella pacatezza dello sguardo degli animali parla ancora la saggezza della natura; perché in essi la volontà e l’intelletto non si sono ancora distaccati abbastanza l’uno dall’altro per potersi, al loro reincontrarsi, stupirsi l’uno dell’altra"

      (Arthur Schopenhauer)



  • "Tutta la natura sussurra i suoi segreti a noi attraverso i suoi suoni. I suoni che erano precedentemente incomprensibili alla nostra anima, ora si trasformano nella lingua espressiva della natura"

     (Rudolf Steiner)



  • Il Sur (Jorge Luis Borges)

una poesia della raccolta Fervor de Buenos Aires  (1923)


Da uno dei tuoi cortili aver guardato
le antiche stelle,
dalla panchina dell'ombra aver guardato
quelle luci disperse
che la mia ignoranza non ha imparato a nominare
né a ordinare in costellazioni,
aver sentito il cerchio dell'acqua
nella segreta cisterna,
l'odore del gelsomino e della madreselva,
il silenzio dell'uccello addormentato,
l'arco dell'androne, l'umidità -
queste cose, forse, sono la poesia.


Jorge Luis Borges






Felice 2012 a tutti!

mercoledì 28 dicembre 2011

Tras-os-montes e Miguel Torga

Miguel Torga è per me un grande scrittore, o meglio, dalla sua scrittura appare l'anima di un uomo dignitoso, pieno di  valori, valori  che qui da noi sono spesso dimenticati.
Scrive per esempio a proposito di Tras-os-Montes (Portogallo):



"...Dobbiamo seminare pendii, alzare terrazze, tagliare il grano, preservare la nostra lingua, mantenere i nostri costumi, imparare i nostri proverbi, partecipare all'assemblea del popolo. 
Lavorare, prolungare e vivificare una tradizione. Innaffiare la terra con il sudore e conservare viva, sotto la campana di vetro del ricordo - come una reliquia eternamente sanguinante - la lezione del passato.
E' grazie a questo dualismo permanente - il corpo che tempra la propria forza nella roccia, mentre l'anima s'impregna della luce dei progenitori - che saremo in grado di rimanere in piedi e di preservare il solido edificio della nostra realtà collettiva. ..."


Di lui scrive Charles Juliet:


"... La coerenza ammirabile di un uomo, di una vita, di un pensiero, di un'opera, di una lotta incessante contro tutto ciò che può mettere in pericolo la libertà e la dignità dell'uomo.
In un'epoca materialistica dove i veri valori sono sempre più spesso ignorati, negati, sbeffeggiati, una tale opera è un sostegno, un conforto. Essa aiuta a non disperare dell'uomo, dà energia, invita a battersi contro tutto ciò che ci aliena, ci svuota, ci avvilisce.
Le dittature finiscono per cadere, ma un male ci minaccia tutti, un male endemico tanto più temibile quanto insidioso: il male della mediocrità, della volgarità, dell'insignificanza..."


Ho tratto questi brevi stralci da un libriccino che invito a leggere:
"L'Universale è il locale meno i muri" di Miguel Torga - Ed. Murene - a cura di Massimo Razzante.
Immagine presa dal web

Gertrud Kolmar


Nata il 10 dicembre 1894 in Germania, di origine ebraica, Gertrud Kolmar era cugina di Walter Benjaminprobabilmente morta  ad Auschwitz circa nel 1943 assieme ai sei milioni di morti dell'Olocausto.


Non ricordo dove ho trovato un paio di stralci che riporto qui, appartenenti a un suo racconto "Susanna" (forse la sua ultima opera)




"...Ci sono parole che si possono prendere in mano. E altre che si possono annusare...Per esempio: padella. Non mi piace dire "padella", perché tutta la stanza si riempie subito dei vapori della cucina.


La cucina era vuota e desolata come ogni cucina alle prime luci del giorno: le piastrelle nude, il focolare freddo - e qui, per giunta, l'inferriata alla finestra - , il fatto stesso di trovarsi in ordine, le davano un'aria corrucciata. In una cucina le pentole devono ribollire, i bricchi fumare, le stoviglie sbattere in grande confusione: solo allora diventa allegra e accogliente."

lunedì 26 dicembre 2011

Una fiaba di Natale per il terzo millennio




Natale è appena passato, ma il senso di gioia o di oppressione, di spiritualità o di decadenza, aleggia ancora nelle case di milioni di italiani. Vi proponiamo quindi una fiaba che inizia così: "C'era una volta il Natale"... E adesso?


Sono nato negli anni Cinquanta. Non molto tempo fa, tutto sommato, ma mi sembra un'era geologica dal punto di vista dell'umanità che abita il pianeta.


Riflettendo sul “Natale oggi”, mi sono affiorate alle mente immagini di parecchi Natali fa, quando ero un bimbo e alcuni miei amici indossavano pantaloni corti anche quel giorno.


Dopo un'attesa estenuante e carica di aspettative, era finalmente arrivata la mattina di Natale in cui alcuni giochi, dolciumi e frutta facevano il loro figurone sul tavolo della sala da pranzo.


Giochi attesi per mesi, scelti “dal vero” con estrema gioia e non svogliatamente su di un catalogo o un sito Internet come accade oggi.


Sì, perché la fiaba ci narra che il confronto tra i due mondi, del passato e del presente, è veramente appassionante e commovente. E suscita tantissime considerazioni.


A quel tempo avevo tantissimi amici. Vivevo in un quartiere di case popolari e ogni famiglia aveva almeno tre o quattro figli. A volte anche sei o otto. Partite di calcio, palla prigioniera e ruba bandiera erano all'ordine del giorno. Gli amici si andavano a "chiamare" a casa. E a volte ci si fermava lì ad aspettare che finissero di mangiare o di fare i compiti, partecipando a un pezzo della loro vita familiare prima di precipitarsi fuori a giocare.


Per strada non c'erano pericoli. Si poteva circolare liberamente da soli (a scuola, a comprare il pane, a trovare un amico). Le auto nel quartiere andavano a passo d'uomo per evitare la palla (si giocava in mezzo alla via e sui marciapiedi!) e non ti prendevano di mira come birilli da bowling. E la tv iniziava nel tardo pomeriggio. Se proprio non sapevi cosa fare.


I nostri genitori ci vedevano tornare la sera senza averci mai dovuto chiamare al cellulare che del resto... non esisteva. Potevano contare sul nostro senso di responsabilità e su quello dei ragazzi più grandi. E un adulto che ti dava una mano l'avresti sempre trovato. Non una mano sul sedere...


E poi arrivava Natale. Il mattino presto mio padre ed io ci vestivamo a festa. Si andava infatti di casa in casa ad augurare il buon Natale ai vicini, ai parenti e agli amici. Si stava da ognuno di loro una quindicina di minuti, a volte di più, ed essi ti offrivano da bere, dolciumi o anche una mancia o un regalino. Questa pratica di augurio era molto diffusa tra la gente e parecchi la ripetevano anche il primo dell'anno.


La città era addobbata a festa. La pubblicità era in crescita già allora. Ma lo sfarzo non era ancora vertiginoso e sprecone. Le strade e le case, alla mattina di Natale, erano silenziose, spesso innevate. Mi ricordo un senso di pace diffuso, di sacralità. Eppure i miei erano comunisti da più generazioni e non era certo il senso bigotto del sacro quello di cui ero indottrinato. Ma ricordo quest'aria di religiosità, anche nelle persone, nelle parole, nei discorsi.

Aforismi di Riccardo Muti





  • In Italia abbiamo perso la capacità di sentire il bello, quel bello che per secoli abbiamo dato al mondo e che adesso non sentiamo più.


  • Sono un nostalgico, per me è difficile stare fuori casa, mi sono sempre sentito come un piccolo Ulisse.


  • Noi italiani abbiamo dimenticato che la musica non è solo intrattenimento, ma è una necessità dello spirito. Questo è grave perché significa spezzare delle radici importanti della nostra storia.

domenica 25 dicembre 2011

Mattina di Natale





"..... Il Natale è uno dei miei ricordi migliori. Seduta nella cattedrale con le note dell'organo che penetrano in tutti gli angoli del grande edificio. Al ritorno percorrevamo tutte intirizzite la Munkegaten, che allora era ancora acciottolata. C'erano altre famiglie al nostro fianco animate dalla stessa felicità che provavamo noi.


Poi a casa. E l'odore del maiale arrosto e dei crauti. L'attesa nella stanza buia - dove mia sorella e io sedevamo per terra trepidanti perché sapevamo che nel salotto stavano dando gli ultimi tocchi all'albero per la festa. Il fruscio della carta e passi rapidi che annunciavano chissà quali segreti.


E quando, finalmente, la porta si apriva e noi, le bambine, vedevamo l'albero di Natale per la prima volta, in mezzo alla stanza, tutto luccicante di candeline quasi svenivamo dalla gioia.


La mamma sedeva al piano: Lei che era molto più giovane di quanto non capissi. Piena di desideri che soltanto oggi riconosco, quando è troppo tardi per poterli condividere.


Favole raccontate sulla sponda del letto. Cioccolata calda, pane e burro con le banane e la gelatina di mele. Una donna seduta, china su un libro, la testa di corti capelli castani voltata un poco dall'altra parte. Ogni tanto la alza e mi sorride.


Quella era felicità."


(Liv Ullman)


Alla figlia - Linn - Liv Ullman dedicò un suo libro : "Cambiare " edito in Italia da Arnoldo Mondadori S.p.A.  anno 1977.




Immagini dal web

mercoledì 21 dicembre 2011

E' quasi Natale



Auguri a tutti coloro che mi seguono e che capitano qui

Felice Natale!

martedì 20 dicembre 2011

Luglio 1950

E' leggermente fuori stagione, ma questa che propongo è una pagina che riprendo da "Quaderni e diari - 1950/1973) di Hannah Arendt - Neri Pozza Editore.






"Luglio 1950
Paragonata all'eternità passata, che era prima che noi fossimo, e all'eternità futura, che sarà dopo che noi saremo stati, la nostra intera esistenza qui è pura presenza.


Vivere realmente significa realizzare questo presente: un mezzo fra i tanti è il non-dimenticare-mai e fare in modo che non si scinda in passato e futuro.


A differenza delle eternità, infatti, il proprio passato temporale così come il proprio futuro temporale  hanno la tendenza a divorare il presente.
(...)
La memoria potrebbe anche esistere per dare sostanza all'esser presente della vita e per presentare il sapere
di tutte le cose.


Ciò che ricordiamo non ha, in quanto tale, nessun indice temporale, soltanto ciò che è stato dimenticato porta l'indice del passato. ..."

La Stella di Betlemme



stella-di-Betlemme.jpg



C'era l'inverno
Soffiava il vento dalla steppa.
E freddo aveva il neonato nella tana
sul pendio del colle.
L'alito del bue lo riscaldava.


Animali domestici stavano nella grotta.
sulla culla vagava un tiepido vapore.
dalle rupi guardavano
assonnati i pastori gli spazi della mezzanotte.
Lontano era il campo della neve e il cimitero,
i recinti, le pietre tombali,
le stanghe di carri confitte nella neve,
e il cielo sul camposanto, pieno di stelle.


E li accanto, sconosciuta prima di allora,
più modesta di un lucignolo
nella finestrella del capanno,
tremava una stella sulla strada di Betlemme.

                          Boris Pasternak

lunedì 19 dicembre 2011

Aforismi di Mark Twain




Il cane è un gentiluomo. Spero di andare nel suo paradiso, non in quello degli uomini.

Lettore, immagina di essere un idiota. E immagina di essere un membro del Parlamento. Ma odio ripetermi.

Il rivoluzionario inventa le idee. Quando le ha esaurite, il conservatore le fa sue.

La vita sarebbe infinitamente più felice se noi nascessimo a ottant'anni e gradualmente ci avvicinassimo ai diciotto.

Un banchiere è uno che vi presta l'ombrello quando c'è il sole e lo rivuole indietro appena incomincia a piovere.

Ci vogliono il tuo nemico e il tuo amico insieme per colpirti al cuore: il primo per calunniarti, il secondo per venirtelo a dire.

Se prendi un cane che muore di fame e lo ingrassi, non ti morderà. È questa la differenza principale tra un cane e un uomo.

Da Aforimi

domenica 18 dicembre 2011

Vi è una nebbia nella nostra esistenza ...

""Vi è una nebbia nella nostra esistenza, che offusca la vista della realtà. Una nebbia tutta personale che vela le sofferenze e l'irrazionalità del vivere con un manto d'illusione.
L'illusione di chi continua a "dormire, forse sognare" in una dimensione alterata, falsata rispetto al mondo esperienziale dei fatti.
Ma è un livello chimerico che ci consente anche di rimanere estranei alle dinamiche dolorose del vivere quotidiano e di proteggerci, così, dai dolori inevitabili di un esistere consapevole.
(...)
Abbassando le palpebre il mondo scompare e, con esso, i suoi trambusti e le sue sofferenze.
...
Volere, volere fortemente, può significare credere nella possibilità che un nostro desiderio si realizzi, anzi considerarlo già appagato.


Ma 'quando' la perfetta corrispondenza tra desideri e appagamento è stata così piena da indurci a serbare per sempre il ricordo e la nostalgia di essa? Anzi, da obbligarci a vivere in un perenne stato di ricerca, di inappagamento, di insoddisfazione?


Basta osservare il volto estasiato di un bambino tra le braccia della madre, ammirare la serenità del suo sonno, l'abbandono delle sue braccia, la limpidezza del suo ridere, per capire chi ogni uomo vorrebbe essere. Un bambino.


infanzia


"Riportatemi alla mia infanzia, prendetevi cura di me, cullatemi tra le vostre braccia e non lasciatemi cadere!" : questo, la parte più intima di un uomo, chiede in silenzio, nel suo angoletto remoto dell'anima. Perché è indubbio che la bellezza di quella fase della vita - il dare nome alle cose, il poter tornare comunque da una madre amorevole, approdare a una base sicura (Bowlby, 1988)
 dopo una esplorazione "rischiosa" nel bosco del reale - sia una condizione allettante.
Tanto più che la conosciamo bene, semplicemente per averla vissuta anche noi, tempo fa, per aver sperimentato la piacevolezza del potere sugli altri, dell'avvertire la presenza di una persona che adatti i suoi bisogni ai nostri, che regoli i ritmi della sua quotidianità  in funzione dei nostri vagiti""


Ho copiato questi brevi stralci da "L'Ombra del dubbio" di Aldo Carotenuto - Tascabili Bompiani

sabato 17 dicembre 2011

Mnemosyne



....
 E sempre va nell'assoluto un desiderio.
Molto però è da serbare
Ed è necessaria la fedeltà
Avanti però e indietro non vogliamo vedere,
Ma lasciarci cullare
come barca che ondeggia sul mare.
(Hoederlin)

venerdì 16 dicembre 2011

Fabbrica desideri la memoria ...


Ogni tanto mi ritrovo a riflettere sulla Memoria. 
Ne ho parlato qui in "Memoria, oh Memoria" e qui in "Non Ora, non qui"
Ma sicuramente anche altrove.
Ora invece cito ancora una volta da "Piccolo Inventario degli Specchi" di Alfonso Lentini le frasi seguenti:


(...) Sulla memoria è possibile intervenire "chirurgicamente" non solo per cancellare i ricordi, ma addirittura per costruire ricordi artificiali, peraltro con tecniche semplicissime, senza neanche aprire la scatola cranica  ricorrere all'ipnosi o alla stregoneria.




Lo sanno bene gli operatori della pubblicità. A volte, per esempioriescono a farci credere che un prodotto è molto più antico di quanto sia in realtà. Basta mostrare in continuazione fotografie o filmati che sembrano antichi invecchiando con particolari viraggi la pellicola e mostrando persone vestite alla moda dei tempi passati insieme a quel determinato prodotto. Dopo un po' a molti sembrerà di ricordare che anche loro da bambini ...
(...)
Uno degli endecasillabi più dolci che un poeta abbia mai scritto sulla natura molle della memoria, me lo offre un amico - esperto di gibigianne e di poesia - porgendomi un foglio su cui splende una poesia di Vittorio Sereni.


Ecco il verso in questione:
Fabbrica desideri la memoria ...


Alfonso Lentini - Specchi - Stampa Alternativa

giovedì 15 dicembre 2011

15 dicembre



Le ore, i giorni, gli anni, sono come granelli di sabbia che sfuggono da un pugno chiuso per riunirsi con un’infinita spiaggia…”

 Da “Frammenti” di Emy Blesio (Gayatri Devi)


orme sulla sabbia.jpg

mercoledì 14 dicembre 2011

Agli occhi degli altri

Rifletto sui nostri tempi, questi giorni in cui tra episodi di razzismo, di odio fra esseri umani, di crisi economica..., è sempre in agguato la paura, paura per i nostri figli soprattutto. Figli a cui, non si sa come e perché, non siamo riusciti ad assicurare un futuro decente.

Mi rivolgo allora ad Hannah Arendt, una donna che non solo è stata una grande pensatrice, ma che soprattutto ha vissuto sulla sua pelle, l'angosciante esperienza di essere considerata "diversa" e che tante volte per avere salva la vita, ha dovuto fuggire, ricominciare daccapo.


"Agendo e parlando gli uomini mostrano chi sono, rivelano attivamente l'unicità della loro identità personale, e fanno così la loro apparizione nel mondo umano, mentre le loro identità fisiche appaiono senza alcuna attività da parte loro nella forma unica del corpo e nel suono della voce. 

Questo rivelarsi del "chi" qualcuno in contrasto con il "che cosa" - le sue qualità e capacità, i suoi talenti, i suoi difetti, che può esporre o tenere nascosti - è implicito in qualunque cosa egli dica o faccia. 



Si può nascondere "chi si è" solo nel completo silenzio e nella perfetta passività, ma la rivelazione dell'identità quasi mai è realizzata da un proposito intenzionale, come se si possedesse questo "chi" e si potesse disporne allo stesso modo in cui si possiedono le sue qualità e si può disporne. 

Al contrario è più che probabile che il "chi", che appare in modo così chiaro e inconfondibile agli occhi degli altri, rimanga nascosto alla persona stessa, come il daimōn della religione greca che accompagna ogni uomo per tutta la sua vita, sempre presente dietro le sue spalle e quindi visibile a quelli con cui egli ha dei rapporti."

(Hannah Arendt, Vita Activa - La condizione umana, Bompiani, Bergamo 2009)

Foto dal web

martedì 13 dicembre 2011

Natale, depressione e solitudine


Leggo qui su MedicinaLive alcune frasi che si allineano con alcuni post che leggo in blog altrui e con la realtà di persone che conosco non solo virtualmente.


"Natale non è sempre sinonimo di felicità. Per alcune persone le festività natalizie rischiano di essere un veicolo inarrestabile di malinconia e soprattutto depressione.


Scrive il dott. Erik Nelson dell’Università della California a Clifton, ricercatore, professore di psichiatria e neuroscienze comportamentali, specializzato nei disturbi dell’umore e depressione presso il dipartimento di Salute Psichiatrica:


"Questo è il periodo dell’anno in cui le giornate sono brevi e l’assenza di luce nel tardo pomeriggio può davvero influenzare alcune persone che provano un abbassamento acuto del loro stato d’animo Inoltre, le festività possono svolgere un ruolo nella depressione. Alcune persone potrebbero avere ricordi dolorosi legati alla perdita di persone care o di un’infanzia triste."
(...)
"Ci sono moltissimi fattori che possono influenzare l’umore di una persona in questo periodo dell’anno, ed è utile per valutare la causa che potrebbe determinare il miglior corso di trattamento come la luce terapeutica, i farmaci, la psicoterapia o le terapie comportamentali che possono essere condotti."


C'è poi anche il discorso sul sentirsi soli


"Non è il numero di persone che conosciamo o che fisicamente ci circondano, anche in un ufficio o in uno stabilimento, a determinare il senso di solitudine. Anzi, proprio per questo, chi ne soffre a volte subisce un acutizzarsi dei sintomi nei periodi delle feste comandante, quando tutti gli altri sem­brano riunirsi, divertirsi in compagnia. mentre io resto solo.


'Nessun essere umano è un’iso­la', dice per esempio il profes­sor Nicholas Christakis, che in­segna “sociologia medica”  a Harvard. 


"Così anche un’emo­zione personale, privata, come il senso di solitudine, può avere un’esistenza collettiva e influenzare altre persone".


 Senza arrivare alla patologia della depressione clinica, della quale la solitudine cronica è comunque cugina, e può es­serne la porta, anche il sentirsi soli ha naturalmente effetti fisici, in particolare sulle femmine della nostra specie che più dei maschi tendono a vedere il mondo come una ragna­tela di relazioni interpersonali e a contagiare più facilmente altre femmine con le quali entrano in contatto, se ne soffrono.


C’è chi nega e contesta le conclusioni di questo lavoro pub­blicato dalla rivista americana di psicologia, perché non esiste ricerca al mondo che non abbia detrattori e scettici: ma l’idea che il proprio comportamento, i propri umori e le pro­prie emozioni possano contagiare altri essere umani, in ne­gativo o in positivo, è scritta da sempre nella cultura popo­lare, anche senza attendere i fondi pubblici per la ricerca e le sussiegose università.


 "Ridi e il mondo riderà con te", avverte un proverbio. "Piangi e piangerai da solo". 

lunedì 12 dicembre 2011

In Norvegia ci sarà un Natale senza burro.

In Norvegia ci sarà un Natale senza burro. Tutti i perché di una guerra che è anche europea - Il Sole 24 ORE:

Sembra davvero una fiaba...

""C'è un libro per l'infanzia "La battaglia del burro" dello scrittore americano Theodor Seuss Geisel che narra la follia della guerra tra gli Zaghi e gli Zighi, impegnati a difendere, con tutte le armi immaginabili, ciascuno la propria tradizione gastronomica: gli uni imburrano il pane di sopra, gli altri di sotto. Oltre ad essere un classico della letteratura per l'infanzia, da consigliare come strenna natalizia, il libro illustrato racconta anche molto dei vertici europei di questi giorni.


Il no all'euro di molti Paesi e il dissenso inglese ricorda la posizione inflessibile delle comunità di ... (prosegue sotto, cliccando sul link)
di Luisanna Benfatto - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/LrHny



Se ne parla anche qui

(AGI) - Oslo, 11 dic. - La moda di una nuova dieta apparentemente insalubre, che prevede il consumo massiccio di grassi e di pochi carboidrati, ha investito i Paesi del nord e ha portato all'esaurimento delle scorte di burro in Norvegia, mentre la vicina Svezia e' riuscita a contenere i danni.


Le vendite sono aumentate di colpo del 20% a ottobre e del 30% a Novembre fino a ridurre le scorte, limitate anche da un'estate piovosa, che ha ridotto la qualità del fieno con cui sono state nutrite le mucche e, alla fine della filiera, ha tagliato del 25% la produzione di latte Questo ha fatto iniziare un'attività di contrabbando di burro dalla vicina Svezia e ha portato il valore sul mercato di un panetto di burro da 250 grammi a circa 10 euro, quattro volte la norma.




A complicare il tutto il fatto che l'orgogliosa Norvegia 
non ha mai voluto dare parte dell'Unione europea. 





Infatti, poco oltre uno stretto braccio di mare, si trova la Danimarca, il principale produttore di burro in Europa. 
Ma per Oslo rivolgersi a Copenhagen senza un accordo commerciale, si rivelerebbe estremamente costoso.
Il problema e' che il Natale si avvicina e la tradizione norvegese prevede ricette tradizionale zeppe di burro e quindi qualcuno dovra' prendere delle decisioni drastiche. A partire, forse, dal verificare il livello di trigliceridi nel sangue dei norvegesi. (AG

domenica 11 dicembre 2011

Domenica mattina e ...



Non proprongo mai ricette, ma stamattina faccio una eccezione.
Preparare un buon caffè, odorarne l'aroma e, mentre lo si sorseggia, ascoltare ad occhi chiusi questa musica .


Summertime                                                


Finito di ascoltare, leggete queste parole  di Louis Amstrong:

Louis Amstrong


"Quando suono, penso a quei momenti del passato e dentro di me nasce una visione. Una città, una ragazza lontani nella memoria, un vecchio senza nome incontrato in un posto che non ricordo."
(Louis Armstrong)





sabato 10 dicembre 2011

Solo come la luna




Da "Un incontro" di Milan Kundera - 2009 Adelphi Edizioni S.p.a.




"In tutti i quadri di Breleur la luna, in forma di crescente, è in posizione orizzontale, con le due estremità rivolte all'insù, come una gondola che galleggi sulle onde della notte. Non è una fantasia del pittore: la luna in Martinica è davvero così.


In Europa, la luna crescente è verticale: combattiva, simile a un animaletto feroce che, seduto, è pronto a scattare, o, se si vuole, simile a una falce perfettamente affilata: la luna in Europa è una luna di guerra. In Martinica è pacifica. Forse per questo Ernest le ha attribuito un calore caldo, dorato; nei suoi quadri mitici rappresenta una felicità inaccessibile.


Strano: parlo con dei martinicani e mi rendo conto che non sanno qual'è l'aspetto concreto della luna in cielo. Chiedo a degli europei: vi ricordate com'è la luna in Europa? Che forma ha quando se ne va? Non lo sanno. L'uomo non guarda più il cielo.

venerdì 9 dicembre 2011

Un'adolescente

Si diceva dalle mie parti che non bisognava conservare i vecchi calendari, perché avrebbero portato jella...
E in effetti mi sono sempre più o meno adeguata, con le dovute eccezioni.
Una di queste è il Calendario dei 12 passi, una bellissima iniziativa frutto di lavoro totalmente donato.
Da questo calendario riporto qui una poesia di Wislawa Szymborska,


Un'adolescente


Wislawa Szymborska




Io - un'adolescente?
Se ora, d'improvviso, si presentasse qui,
dovrei salutarla come una persona cara,
benché mi sia estranea e lontana?


Versare una lacrimuccia, baciarla sulla fronte
per la sola ragione
che la nostra data di nascita è la stessa?


Siamo così dissimili
che forse solo le ossa sono le stesse,
la calotta cranica, le orbite oculari.


Perché già gli occhi è come fossero più grandi,
le ciglia più lunghe, la statura più alta
e tutto il corpo è fasciato 
dalla pelle liscia, senza un'imperfezione.


In verità ci legano parenti e conoscenti,
ma nel suo mondo di questa cerchia comune
sono quasi tutti vivi,
mentre nel mio quasi nessuno.


Siamo così diverse, 
i nostri pensieri e parole così differenti.
Lei sa poco -
ma con un'ostinazione degna di miglior causa.
Io so molto di più -
ma non in modo certo.


Mi mostra delle poesie,
scritte con una grafia nitida, accurata,
con cui io non scrivo più da anni.


Leggo quelle poesie, le leggo.
Be', forse quest'unica,
se fosse accorciata
e corretta qua e là.
Dal resto non verrà nulla di buono.


La conversazione langue.
Sul suo modesto orologio
il tempo è ancora incerto e costa poco.
Sul mio è molto più caro ed esatto.


Per commiato, nulla, un sorriso abbozzato
e nessuna commozione.


Solo quando sparisce
e nella fretta dimentica la sciarpa -


Una sciarpa di pura lana,
a righe colorate,
che nostra madre 
ha fatto per lei all'uncinetto.


La conservo ancora.
(Wislawa Szymborska
poetessa polacca, vincitrice del premio Nobel 1996)


... sul "crescere" mi astengo, cerco di farlo, ogni giorno.
... sul risultato, mi astengo.


Tita Ruggeri  (attrice)

giovedì 8 dicembre 2011

Il decreto Petrolini

Il decreto Petrolini (di Massimo Gramellini) | ParmaOggi.it



Massimo Gramellini, nella sua consueta rubrica “Buongiorno” sul quotidiano La Stampa, scrive: 
“La manovracadabra dei bocconiani stimola alcuni punti interrogativi poco sobri, di cui mi scuso anticipatamente”.
 .
di Massimo Gramellini

La manovracadabra dei bocconiani stimola alcuni punti interrogativi poco sobri, di cui mi scuso anticipatamente.

Quante lauree in originalità economica bisogna prendere per avere l’ideona di tappare i buchi dello Stato aumentando la benzina?

Perché in tutto il mondo i diritti televisivi costano miliardi, mentre in Italia le frequenze sono come i biglietti dei vip: omaggio?

A quale titolo il bar di un oratorio continua a non pagare l’Ici? Forse distribuisce cocacola santa?

Come mai neppure i bocconiani ci permetteranno di scaricare la fattura dell’idraulico, affinché noi ci si senta finalmente motivati a pretenderla?

La vecchina che va nella sede più vicina del sindacato a lamentarsi che le hanno congelato la pensione e raddoppiato l’imposta sulla casa, è al corrente che per quella sede il sindacato non paga un euro d’Ici?

L’Europa ci ha chiesto di alzare l’età pensionabile e noi lo abbiamo fatto. Però l’Europa ci ha anche chiesto di ridurre i privilegi di tutte le caste: perché non lo abbiamo fatto?

Un tetto di 5000 euro alle pensioni d’oro di politici e alti funzionari pubblici quante pensioni di piombo avrebbe permesso di salvare?

Com’è che diceva il padre di tutti i fiorelli, Ettore Petrolini?
Ecco, qui almeno ho la risposta: "Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti".




mercoledì 7 dicembre 2011

Verità e politica



Nessuno ha mai dubitato del fatto che verità e politica siano in rapporti piuttosto cattivi l'una con l'altra e nessuno, che io sappia, ha mai annoverato la sincerità tra le virtù politiche. 

Le menzogne sono sempre state considerate dei necessari e legittimi strumenti non solo del mestiere del politico o del demagogo, ma anche di quello dello statista.

(Hannah Arendt - Verità e politica - Ed. Bollati Boringhieri)

martedì 6 dicembre 2011

Ieri, 5 dicembre 2011




Certo che ieri è sta una giornata poco sonnolenta.
Tra Monti e il conseguente girare alla ricerca delle ultime notizie in rete, tra l'inconsueto ma non raro "bisticciare"  qua in casa, con il cane che invece voleva a tutti i costi uscire e io avevo freddo ma mi sentivo in colpa, e chissà cos'altro che ho dimenticato, mi ero decisa di andare a dormire con il mio consueto libro-compagno.
Qualcosa invece, penso l'orario, erano quasi le 16, mi ha portato di nuovo davanti al computer e senza troppa convinzione clicco su Estate incantata.


Con un vuoto emozionale e razionale incredibili, leggo queste righe:


"Il blog è stato rimosso Google non si assume la responsabilità ..."  il resto ora mi sfugge.


Vado nella stanza adibita a studio di mio marito e gli chiedo se per favore può cercare il mio blog.


Utilizziamo browser diversi e speravo che la questione fosse questa.


Ma no, anche lui mi guarda incredulo e mi dice:
"Ti hanno rimosso il blog!"


E io rispondo che sarà il nuovo governo o il Vaticano che mi hanno fatto chiudere.


Ma naturalmente mio marito mi risponde: "Figurati se di tanti blog, vanno a vedere proprio il tuo"


Vero, accetto l'implicita critica, però mi rimane il sospetto di nemici più o meno immaginari.


Tutto questo in uno stato di leggero shock.


L'unica cosa che faccio è cercare nell'assistenza e scrivo quanto successo.


Dopo poco mi arriva la notifica di cambiare password ed altri elementi per la sicurezza.
Eseguo il tutto e come per incanto, il blog si ripresenta

Come dire, i miracoli di Natale si stanno già verificando o anche "Tutto è bene, ciò che finisce bene"

lunedì 5 dicembre 2011

Manovra Monti



Articoli di Daniel Tarozzi su Il Cambiamento


Manovra Monti e decreto Salva-Italia: quale futuro per il paese?

EDITORIALE La manovra appena approvata dal 'Governo Monti' può essere analizzata da una duplice prospettiva: quella del paradigma culturale vigente (incentrato sulla crescita del Pil) e quello del rifiuto del paradigma stesso. In entrambi i casi è bene ricordare che la verità non è assoluta e le certezze sono fatte per essere smentite. E che comunque vada, il futuro ora più che mai dipende da noi. 5/12/11


Prosegue qui: 

http://www.ilcambiamento.it/editoriale/manovra_monti_decreto_salva_italia.html

domenica 4 dicembre 2011

Paria o Parvenue?


In attesa di Porta a Porta


Hannah Arendt
Hannah Arendt


Paria o dalit (o erroneamente intoccabili, ma la traduzione corretta è oppressi) sono definiti i fuori casta nel sistema sociale e religioso induista, includendo anche gli aborigeni indiani e gli stranieri.
Gandhi si riferì ai dalit più poveri ed emarginati come agli Harijan, cioè "figli di dio".

Fin dalla seconda metà del XIX secolo si è andato diffondendo un variegato movimento di riscatto degli intoccabili (dalit). 

Grazie soprattutto all'intervento di Ambedkar, la Costituzione indiana, all'articolo 17, vieta la pratica dell'intoccabilità e ulteriori misure legislative sono intervenute a bandirla nelle sue varie articolazioni e a tutela di coloro che la subiscono. 

Tuttavia si è ancora distanti da una reale estirpazione di questo costume; anzi, pare che la crescita della consapevolezza tra gli intoccabili (dalit) dei loro diritti e un miglioramento delle condizioni di vita di molti di loro abbiano sollecitato le ire e le rivendicazioni di altre porzioni della società hindu, provocando scontri e sanguinosi incidenti. 

Inoltre, le misure legislative promosse per sanare le disuguaglianze ereditate dal sistema castale, hanno avuto l'effetto perverso di rendere ancora più evidenti gli intoccabili(dalit), esponendoli paradossalmente in modo maggiore alla discriminazione ordinaria.

La mancanza di istruzione e formazione, nonché la discriminazione perpetrata a danno di coloro che cercano lavoro mantengono tutt’oggi questo giogo sui Dalit. 

Si stima, inoltre, che in India 40 milioni di persone, di cui almeno 15 milioni di bambini, siano sfruttate e sotto il giogo del "Bonded labor" termine che si riferisce, all’impiego di una persona in stato di schiavitù per ripagare un debito che, a causa degli alti interessi applicati e dei salari incredibilmente bassi, è praticamente impossibile ripagare tanto che si trasmettono così di generazione in generazione.
Tratto da Wikipedia

Leggendo Hannah Arendt mi sono scontrata più volte con questo termine. Chiaramente per la Harendt, è riferito agli Ebrei.

sabato 3 dicembre 2011

Catturare la Luna

Le prime immagini fotografiche, o dagherrotipi, venivano sviluppate con vapori di mercurio, elemento alchemico per eccellenza, e stabilizzate con acqua salata calda.
Si ricavava in quel modo una superficie argentea in corrispondenza delle zone scure del soggetto e più opaca in quelle chiare; osservando la lastra in penombra, compariva un'immagine positiva con i lati invertiti, simile anche in questo particolare al riflesso degli specchi.



Queste prime emulsioni fotografiche avevano però una sensibilità molto bassa, perciò i pionieri degli "specchi congelanti" dapprincipio rivolsero i loro congegni verso il cielo, dove risplendono gli oggetti più brillanti, il Sole e la Luna.


Nel 1840 Daguerre, avventuroso pittore, scenografo ed inventore di trucchi ottici teatrali, ottenne il primo dagherrotipo della Luna.


Fare prigioniera la Luna con i vapori di mercurio, immobilizzarla in una superficie argentea, è stato il primo passo.


Esistevano già, a quei tempi, i mille teatri catottrici, le "lanterne magiche" che provocavano soprassalti di meraviglia fra il popolino come fra le dame più raffinate, il caravanserraglio di specchi in grado di sparare la luce su schermi giganteschi evocando coboldi, morgane e perfino le anime dei defunti, gli straordinari spettacoli di luci e colore, le "fantasmagorie", che giravano già nel Secolo dei Lumi per le piazze e le regge (incrociandosi a volte con altre meraviglie specchianti come l'anatra di ottone e il suonatore di flauto di Vaucanson, o il "Turco" scacchista del barone von Kempelen, esseri artificiali, duplicati della vita e dunque anch'essi parenti stretti degli specchi...).


In principio furono le lanterne magiche che già nel 1621 il gesuita Athanasius Kircher sembra avesse concepito...


Quando la fotografia si incontrò con i proiettori nacque il pre-cinema. Mille intelletti si diedero da fare con congegni meccanici sempre più vicini al loro sogno: dare movimento alle immagini. O meglio: congelare il movimento senza "bloccarlo".


Nasceva la magia più strabiliante: il cinema!


Da "Piccolo Inventario degli Specchi" di Alfonso Lentini - Stampa Alternativa.

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