Fonte: LA SPOON RIVER DELLA CRISI (ADRIANO SOFRI). 30/03/2012 di triskel182
Il lavoro davvero rende liberi, perdere il lavoro vuol dire perdere la libertà. Vi sarete accorti che il rogo fotografato a Bologna l´altroieri somigliava a quello del giovane tibetano a Nuova Delhi del giorno prima.
E i titoli, a poche pagine di distanza: "Il trentesimo tibetano che si è dato fuoco nell´ultimo anno"
"Nel Veneto, già trenta suicidi di imprenditori". Ieri un operaio edile di origine marocchina si è dato fuoco davanti al municipio di Verona, è stato soccorso in tempo, era "senza stipendio da quattro mesi".
L´altroieri il piccolo imprenditore edile a Bologna, accanto alla sede delle Commissioni tributarie.
Si può andare indietro e trovarne uno al giorno, operai disoccupati, artigiani, imprenditori.
Sta diventando l´altra faccia dei bollettini delle morti cosiddette bianche.
Caduti sul lavoro, caduti per il lavoro.
Una Spoon River della crisi.
Giuseppe C., il bolognese di 58 anni di cui hanno raccontato qui asciuttamente Michele Smargiassi e Luigi Spezia, la sua pagina se l'è scritta da solo.
"Caro amore, sono qui che piango. Stamattina sono uscito un po´ presto, ho avuto paura di svegliarti… Chiedo a tutti perdono".
Parole pronte per una bella canzone di Lucio Battisti. L´ha scritto anche al fisco: “Chiedo perdono anche a voi”.
Una frase terribile, ora che qualche disgraziato ha messo le sue bombe alle porte di Equitalia, e non si può più dire che "bisognerebbe metterci una bomba…".
Imprenditori si impiccano, e curano di farlo nei loro capannoni, nel giorno festivo o fuori dall´orario di lavoro.