lunedì 31 gennaio 2011

Onesto, disonesto




  • Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per adeguarlo alla realtà dei fatti.
  • Disonesto è colui che cambia la realtà dei fatti per adeguarla al proprio pensiero.
(Antico proverbio arabo)

domenica 30 gennaio 2011

Neve, tortore, donne

Oggi è l' ultima domenica di gennaio.
Nevica.

Da giorni sto notando con apprensione che le tortore sono sparite. Qui da me ci sono sempre state, quelle dal collare sacro. Almeno una coppia stava spesso su un ramo del tiglio, ma tante si appoggiavano ai pini marittimi al di là della strada.

Ogni tanto chiedo a mio marito o a qualche vicino  se ne sanno qualcosa.
Mio marito mi conosce, ma i vicini a cui chiedo, sicuramente pensano che io sia un po'... stramba.  Lo deduco da come ripetono la parola "tortore?" con lo sguardo pieno di stupore come se cercassero di ricordare di cosa si tratti.


Esiste una grande varietà di tradizioni e leggende sulla tortora, la maggior parte delle quali ruota intorno a simboli femminili e materni. 

Ho ascoltato il canto della tortora: è un canto triste che a volte agita emozioni.
Si dice che il suo canto ci inviti a piangere ciò che non è più, risvegliandoci però alle promesse del futuro.

Su internet si dice che  vicino a Faenza
c'è una moria di tortore.

A me viene l'associazione della tortora-simbolo femminile con la femminilità di cui si parla tanto di questi tempi.

Femmina non è essere donna, o, quanto meno non sempre coincide.   


 
Credo che tante donne, esattamente come me, siano sdegnate da come tante femmine siano disposte a vendersi, cedendo o esibendo il loro corpo ai maschi-puttanieri di turno.
Parlo delle veline, delle letterine, degli scandali di cui sono pieni tutti i giornali.
Abbiamo subito una forte sconfitta.


Chi, donna, ha creduto nei valori della femminilità, della maternità, della dolcezza, della capacità di farsi valere in onesti ambiti lavorativi, deve chinare il capo e prova vergogna.

C'è un mio post del 20 novembre 2008  (uno dei miei primi) dove ho riportato considerazioni sulla donna come madre.
E' questo "Mito e psicoanalisi"

giovedì 27 gennaio 2011

Fissità

Da me a quell'ombra in bilico tra fiume e mare 
solo una striscia di esistenza
in controluce dalla foce.
  

Quell'uomo.                                                                                             
                                                                                   
Rammenda reti, ritinteggia uno scafo. 
Cose che io non so fare. Nominarle appena.
Da me a lui nient'altro: una fissità.
Ogni eccedenza andata altrove. O spenta

Vittorio Sereni - "Fissità" -Tutte le poesie -        
Ed. Mondadori (collana I Meridiani) 1994

Bambini a Terezin


Tramonta il sole e il silenzio intorno regna; soltanto giù presso la garitta dei gendarmi si sentono passi pesanti.Così il gendarme sorveglia gli Ebrei suoi, che non fuggano dal Ghetto, e per non far venire qui da loro ariani lo zio o la zia.
Hanus Klauberg nato 24.1.1932,morto 9.10.1944 a Auschwitz
Arnost Hilovshy nato 31-7-1931 morta 23-10-1944 a Auschwitz
(Eva Schulz-ovà, Terezin nata nel 1931 morta nel 1941- 43)
La decima ora a un tratto è giunta, e le finestre della caserma dei Dresdesi si sono oscurate.Le donne si scambiano diverse dicerie, ricordano quando a casa avevano da mangiare.
Alcune litigano, altre alla calma invitano.
Finalmente una dopo l'altra tacciono, qui e là si gira finché ci si addormenta: quante sere così ancora proveremo?
Questo noi non sappiamo.


I bambini di Terezin furono 15.000. Quando il campo fu liberato dai sovietici, solo un centinaio erano ancora vivi. Gli altri erano stati o avvelenati o cremati. Oltre ai loro 4000 disegni, sono stati ritrovati diari, 66 poesie, libri di ricordi e periodici illegali, i cui autori furono gli stessi bambini. Il tutto oggi è custodito presso il Museo Ebraico di Praga.

http://www.homolaicus.com/storia/contemporanea/terezin/






mercoledì 26 gennaio 2011

Un'intervista


Intervista a Cornélius Castoriadis, di Olivier Morel
 
Ma in che modo una democrazia partecipativa potrebbe funzionare oggi? Quali potrebbero essere le molle sociali di una contestazione e di una critica efficaci? Come e grazie a chi potrà giungere ciò che Lei definisce "concepire altro, creare altro""?
  • Se c’è una risposta, è la grande maggioranza del popolo che dovrà fornirla. 
  • Da parte mia, io constato, da un lato, l’immensità dei compiti e la loro difficoltà, la diffusione dell’apatia e della privatizzazione nelle società contemporanee, l’intrico assurdo dei problemi che si pongono ai  paesi ricchi e ai paesi poveri. 

  • Ma, dall’altro, non si può dire che le società occidentali siano morte. Ancora non viviamo nella Roma o nella Costantinopoli del IV secolo in cui la nuova religione aveva congelato ogni movimento, e in cui tutto era nelle mani dell’imperatore, del papa e del patriarca. 
  • Ci sono segni di resistenza, qua e là. Non posso sapere se questo basterà a ribaltare la situazione. 
  • Ciò che è certo è che coloro che hanno coscienza della gravità di queste questioni devono fare tutto quello che è in loro potere affinché la gente si svegli dal letargo contemporaneo e cominci ad agire nel senso della libertà.

(Traduzione di Biancamaria Bruno)

Da qui:

lunedì 24 gennaio 2011

Vocalizzi



Ho avuto teatri immensi,
arene, popolari tendoni,
quando gestire il dramma aveva il senso
di una collettiva funzione.
La nuova era ha sommerso
di tele-rumori la civiltà;
un'ignava e matta bestialità
i fogli del Libro ha disperso.
E mi tenta, oggi, la cella appartata
in cui in pochi e per pochi
(o addirittura per l'età futura?)
dire l'epilogo di una morta avventura,
i suoni-traccia di una parola passata.
Perché il linguaggio resista,
sottrarre le schede al Medioevo che avanza;
serbare l'archetipo con monacale pazienza;
farsi - da istrione - archivista.

Vittorio Gassman - "Tramandare" - da Vocalizzi - Ed. Longanesi

sabato 22 gennaio 2011

Il fenomeno del fascismo

"La presenza del fascismo come forza dominante in Europa  può essere datato con esattezza." scrive H. R: Trevor-Roper nel libro sotto riportato.

" Iniziò nel 1922-23, con l'avvento del partito fascista italiano che Mussolini portò al potere con la famosa o leggendaria "Marcia su Roma" del 1922, cui fece seguito l'anno dopo il fallimento del putsch  hitleriano di Monaco.
Giunse alla maggiore età negli anni '30, quando i partiti fascisti si moltiplicarono in tutta l'Europa e conquistarono il potere, talora con la congiura, talora con la guerra civile, ma sempre sotto l'egida di Hitler e Mussolini, vincolati dal Patto d'Acciaio del 1936 a costituire una sola forza sulla scena politica europea.

Si concluse nel 1945 con la disfatta e la morte dei due dittatori, il crollo o la fuga precipitosa dei loro seguaci in Europa. 
........
La vittoria del 1918 non inaugurò una nuova era di  prosperità generale; i danni materiali provocati dalla guerra erano troppo ingenti, la ricostruzione era lenta e difficile. E nel frattempo, mentre l'occidente predicava le virtù salvatrici del liberalismo, dall'est altre voci offrivano un nuovo mezzo di salvezza alle affamate  classi lavoratrici dell'Europa centrale. 

Nel 1917 era scoppiata la rivoluzione russa, e dal 1917 al 1923 i comunisti russi non predicarono il socialismo in questo o in quel paese, bensì la rivoluzione mondiale.
........
Di fronte alla terribile minaccia del bolscevismo, il ceto medio  di tutta l'Europa, sino allora tanto fiducioso, fu colto dal panico; e si trovò così a ripiegare sulle stesse posizioni .........

Il fascismo, in quanto movimento efficace era infatti figlio della paura.



Poteva avere radici intellettuali indipendenti; la sua forma poteva anche essere il frutto di follie nazionali o individuali indipendenti; ma la sua forza e il suo dinamismo scaturivano dalla paura di un'altra rivoluzione, che questa volta sarebbe stata proletaria.

giovedì 20 gennaio 2011

Punti di riferimento

 Gioisci fiduciosa,

dissipa con sorrisi, mia bella, le paurose nubi

che oscurano la tua chiara fronte.

Morte di Agrippina


"Ci siamo trovati come cacciatori che abbian perduto i punti di riferimento nel cielo e per i quali il sole sia rimasto nascosto a lungo per giorni." disse Occhio di Falco girando le spalle ai compagni; 
"ora cominciamo a conoscere ancora i segnali del nostro cammino e i sentieri sono sgombri dai rovi! 
Sedetevi nell'ombra che la luna getta da quei faggi - là è più fitta di quella dei pini - e aspettiamo ciò che vorrà il Signore inviarci. Conversate a bassa voce, benché sarebbe meglio, e forse tutto sommato più saggio, se ciascuno per un po' parlasse solo coi propri pensieri!"





Il tono dell'esploratore era molto solenne, sebbene non mostrasse alcun segno di apprensione non virile. Era evidente che la momentanea debolezza che lo aveva colto era svanita con la spiegazione del mistero che la sua esperienza non era riuscita a penetrare, e, benché ora valutasse l'attuale situazione in tutta la sua realtà, era però preparato ad affrontarla con l'energia della sua forte natura. 


Questo sentimento sembrava essere comune anche agli indigeni, i quali si misero in una posizione che permetteva loro di dominare con lo sguardo entrambe le rive pur mantenendo nascosta la loro persona

Da "L'ultimo dei Mohicani"  - James Fenimore Cooper- Ed. Garzani

mercoledì 19 gennaio 2011

Censura Legale a Report ai danni del giornalista Paolo barnard

Censura Legale a Report ai danni del giornalista Paolo barnard

http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2011/01/19/le-reazioni/


Inoltre:

La farsa continua: la Regione Veneto invita le scuole a censurare gli autori della lista nera
Lo trovate qu
http://www.booksblog.it/
La farsa continua: la Regione Veneto invita le scuole a censurare gli autori della lista nera 
Dopo la querelle tra Speranzon e il mondo della cultura italiana, che tra scrittori, giornalisti e blogger si è mobilitato in massa contro la proposta fuori dal mondo dell’assessore alla Cultura della Provincia di Venezia, oggi, dopo che lo stesso assessore aveva fatto un passo indietro, a rincarare la dose e ad aggravare la posizione di una certa classe politica, ci pensa l’assessore regionale all’Istruzione della Regione Veneto, ElenaDonazzan.

L’assessore dell’amministrazione Zaia, apparentemente con il beneplacito del presidente, ha infatti ribadito la volontà di impedire la diffusione dei libri degli oltre cinquanta autori della lista nera affermando che: «Nei prossimi giorni invierò a tutti gli istituti superiori del Veneto una lettera in cui esorterò insegnanti e bibliotecari a non diffondere tra i ragazzi i libri di questi autori. Sono diseducativi». Frasi che suonerebbero bene a Berlino negli anni Trenta, ma non certo a Venezia nel 2011.

Il problema si aggrava dunque, perché ormai non si tratta, come tutti speravamo, di una provocazione stupida e mal riuscita. Difatti, dalle parole dell’assessore regionale (che parla esplicitamente di “censura morale” e di “indirizzo politico”) si capisce come, una certa classe politica di questo paese, non solo non abbia rispetto per i valori democratici di base, bensì non riesca a capire, con una ingenuità che fa venire i brividi, che una battaglia di questo genere ha il gusto rancido del totalitarismo, vale a dire dell’ingerenza del potere sulla mente dei cittadini. O è il caso di chiamarli sudditi?

Via | Corriere Veneto http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2011/19-gennaio-2011/caso-battisti-regione-scrive-presidi-non-divulgate-libri-chi-l-ha-sostenuto-181285549223.shtml

Idea o Pregiudizio?

Molte persone credono di pensare ma in realtà stanno solo riorganizzando i loro pregiudizi.

(William James)

martedì 18 gennaio 2011

Com'è triste Venezia

Proseguo il post di ieri.
Qui ci sono altri aggiornamenti:

http://www.carmillaonline.com/archives/2011/01/003755.html

In particolare si dice:   


"Parliamo di quelli che dicono:


"Bah. Un iniziativa talmente stupida che è meglio non dargli 


troppo peso,meglio farla cadere nel silenzio", oppure: "una 


provocazione e che non va presa troppo sul serio. Protestare


rischia solo di dare troppa pubblicità alla provocazione".




E ancora




 "Riportiamo, sempre da Lipperatura, il commento di una 

certa Lucia:

«Sono una bibliotecaria, lavoro in provincia di Treviso e ho 
già ricevuto un suggerimento “informale”, qualche 
 settimana fa, a togliere Saviano dagli scaffali.
       Io mi sono rifiutata ma le mie colleghe no… Non ho parole ma


       comincio ad avere paura.»

lunedì 17 gennaio 2011

ATTENZIONE: Chiedo a tutti di leggere questo post.

Daniele Pennac fuori legge a Venezia

Chiedo a tutti i lettori di questo blog, molti dei quali, miei cari amici, di leggere attentamente quanto riportato al link sottoscritto, cercando ulteriori notizie eventualmente per avere un quadro completo.

http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2011/01/17/pennac-fuorilegge-a-venezia/

e qui

http://www.wumingfoundation.com/giap/

Tabacaria

Non sarò mai niente.
Non posso volere d'essere niente.
A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo.


Da  TABACARIA DE ALVARO DE CAMPOS    FERNANDO PESSOA
    Ed. Guerra & Paz, 2006

domenica 16 gennaio 2011

Lanterna magica

"L'estate in cui compii sedici anni fui mandato in Germania come Austauschkind: Questo significava che per sei settimane sarei rimasto in una famiglia tedesca insieme a un ragazzo della mia età. Quando le sue vacanze fossero iniziate, lui mi avrebbe accompagnato in Svezia e sarebbe stato mio ospite per un periodo equivalente.

Capitai nella famiglia di un prete, in Turingia, in un paesino di nome Haina, a mezza strada tra Weimar ed Eisenach. Il paese sorgeva in una valle allungata, al centro di una regione ricca. Tra le case serpeggiava un piccolo fiume, indolente e torbido. Nel paese c'erano una chiesa gigantesca, una piazza con il monumento ai caduti e una fermata dell'autobus.

La famiglia era numerosa: sei figli e tre figlie, il pastore, sua moglie e un'anziana parente... Qest'ultima aveva i baffi, sudava abbondantemente e dirigeva la casa con un pugno di ferro. Il capofamiglia era un uomo esile, con una barbetta da capra, dolci occhi azzurri, batuffoli di cotone nelle orecchie e un basco nero calato giù sulla fronte. Era colto e amante della musica, suonava diversi strumenti e cantava con una morbida voce tenorile.

Il mio amico, Hannes, sembrava ritagliato da un giornale di propaganda nazionalsocialista: biondo, alto, occhi azzurri, un sorriso franco, orecchie piccolissime e una peluria che sarebbe divenuta barba .
.......................

Poi Hammes mi propose di accompagnarlo a scuola e ascoltare le lezioni..
Fui accolto con esaltata cordialità e fui fatto sedere accanto ad Hannes.
L'aula era ampia, mal tenuta, umida e fredda nonostante fosse estate al di là delle finestre.
Era l'ora di religione, ma sui banchi era posato il Mein Kampf di Hitler.
.......................
La domenica la famiglia andò alla messa. La predica del pastore fu sorprendente. Il suo punto di partenza non furono i vangeli ma il  Mein Kampf.
Dopo la funzione prendemmo il caffè nella casa parrocchiale. Molti ospiti erano in uniforme e io ebbi parecchie occasioni per syendere la mano e dire Heil Hitler.

sabato 15 gennaio 2011

Leggere

Il meme, a cui ho risposto ieri, mi ha fatto riflettere su cosa sia "leggere"
In quel grande discorso con i morti viventi che noi chiamiamo lettura, la nostra non è una parte passiva. Quando è più di un semplice fantasticare o di un appetito indifferente germinato dalla noia, la lettura è una forma di azione.

Noi impegniamo il presente, la voce del libro. Gli consentiamo l'accesso, anche se sorvegliato, nell'intimo di noi stessi.
Una grande poesia, un romanzo classico premono contro di noi; assalgono e occupano le roccaforti della nostra coscienza.
Esercitano sulla nostra coscienza e i nostri desideri, le nostre ambizioni e i nostri sogni più segreti, un dominio strano e schiacciante.

Gli uomini che bruciano i libri sanno quello che fanno.
L'artista è la forza incontrollabile: nessun occhio, dopo Van Gogh, guarda un cipresso senza cogliere in esso il guizzo della fiamma.

Ricordo Enrico Berlinguer, quell'uomo che tante volte , credo, ci torna in mente in questi giorni di sconfitta.
Si raccomandava di Leggere, e leggere e poi ancora leggere, affinché nessuno potesse "prenderci" a causa di una nostra mancanza di consapevolezza. E leggere aiuta, è, diventare consapevoli.

venerdì 14 gennaio 2011

Meme


Questo gioco mi è stato passato da Lily de Lo Scrigno di Calliope che ringrazio di cuore, perché leggere per me è indispensabile.

Un MEME è un questionario a cui si risponde sotto invito e che poi va lasciato ad  altri  5 blogger.
Inizio:

QUANTI LIBRI HAI LETTO NEL 2010?
Sinceramente non so  un numero esatto, penso circa una cinquantina.

QUANTI ERANO FINCTION E QUANTI NO?
Quasi tutti romanzi, almeno 5 no.

QUANTI SCRITTORI E QUANTI SCRITTRICI?
Scrittori 7

IL MIGLIOR LIBRO LETTO?
Un romanzo di Iselin C. Hermann "Per lettera" - ed. Mondadori

E IL PIU' BRUTTO?
"Una stagione selvaggia" di Joe R. Lansdale - ed. Einaudi

IL LIBRO PIU' VECCHIO CHE HAI LETTO?
"Istitutioni harmoniche" di Zarlino

E IL PIU' RECENTE?
"L'ultima risposta di Einstein" di Alex Rovira e Francesco Miralles - Ed. Newton Compton

QUALE LIBRO COL TITOLO PIÙ' LUNGO?
"Un vagabondo suona in  sordina" di Knut Hamsun - Ed. Iperborea

E QUELLO CON IL TITOLO PIÙ CORTO?
"Malinconia" di Eugenio Borgna - Ed. Feltrinelli

QUANTI LIBRI HAI RILETTO?
Quasi tutti quelli che ho di Rosamunde Pilcher

E QUALI VORRESTI RILEGGERE?
"Alabama Song"  di Gilles Leroy - Ed. Baldini Castoldi Dalai

I LIBRI PIU' LETTI DELLO STESSO AUTORE QUEST'ANNO?
Quelli di Charlotte Link

QUANTI LIBRI SCRITTI DA AUTORE ITALIANI?
Quattro

E QUANTI LIBRI SONO STATI PRESI IN BIBLIOTECA?
Una quindicina.

DEI LIBRI LETTI, QUANTI ERANO E-BOOK?
Nessuno

Invito a proseguire questo Meme Mariolino di Orizzonti padani

mercoledì 12 gennaio 2011

L'Altro

Trai filosofi di cui ho letto qualcosa, ce n'è qualcuno che amo in modo particolare.
Uno di questi è Emmanuel Levinas.

Il suo pensiero  sembra  un  marcato tentativo di convertire il pensiero all'ascolto dell'alterità
Ma non solo. Ciò che in Levinas è essenziale è che la relazione con l'altro trova la sua origine nel primato del Bene.
Propongo alcune sue parole:

"Il povero, lo straniero si presenta come eguale. La sua uguaglianza in questa povertà essenziale consiste nel riferirsi al terzo, così presente all'incontro e che, nella sua miseria, è già servito da Altri.
Egli si unisce a me. 
Ogni relazione sociale, al pari di una derivata, risale alla presentazione dell'Altro al Medesimo, senza nessuna mediazione di immagini o di segni, ma grazie alla sola espressione del volto."

Emmanuel Lévinas

martedì 11 gennaio 2011

Bologna (2)

Leggendo questo blog di Sari, aprendo il link sotto riportato, avremo ancora un quadro "bolognese", quindi vicino alla situazione che, per questo triste caso, riguarda la mia città  di origine

http://vocedivento.blogspot.com/2011/01/non-ci-sto-fare-di-tutta-lerba-un.html

Grazie a Sari per avermelo concesso.

A Bologna



 Questo rettangolino qui sopra ritorta un link al sito di Marista Urru .
Tanti blogger hanno scritto di questo dramma.
Leggiamo anche questo, per favore.

Più tardi, se mi viene consentito, ne proporrò un altro da un altro blog.
Credo che dobbiamo vedere sempre da varie angolazioni, anche se probabilmente parliamo la stessa lingua.

domenica 9 gennaio 2011

Domenica con nebbia e il tacchino induttivista

Stamattina, al risveglio come sempre faccio appena mi alzo, ho guardato dalla finestra.
Ho visto tutto circonfuso da una nebbia leggera.
Quando siamo tutti in casa, e non si deve viaggiare, la nebbia mi piace, ha un che di misterioso, il suo alone copre parzialmente come un velo la realtà che mi circonda.
Qui poi dove abito non c'è in giro nessuno, con l'unica eccezione di un ragazzo con la giacca arancione (tipo quella del TNT) che porta in giro il suo piccolo schnauzer sale e pepe.

A volte, quando piove, l'ho visto tenersi il cane - peraltro molto fiero - dentro la giacca, in braccio.
Ho cercato di ricordare altre mattine di domenica con nebbia: che strano, non ne ricordo nessuna!
Invece mi ricordo di una domenica mattina in cui avevo un libro nuovo da leggere e sarei stata felice (il lbro era "Il segreto di Polyanna") se non per il fatto che mia madre era a letto con l'influenza e questo mi rattristava.
Poi, senza alcuna coerenza, penso ad un tacchino e a Bertrand Russell  e mi viene da ridacchiare.
Nella biblioteca dei miei genitori c'era, tra i tanti, un libriccino di Russell -  un libriccino che aveva  nel titolo  qualcosa tipo "l'intelligenza delle donne".
 
Ma la storia del tacchino l'ho ritrovata su Wikipedia
 
Un tacchino, in un allevamento statunitense, decise di formarsi una visione del mondo scientificamente fondata.
 
"Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che, nell'allevamento dove era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9 del mattino. E da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e ne eseguì altre in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì e di giovedì, nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole. Così arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in condizioni le più disparate. Finché la sua coscienza induttivista non fu soddisfatta ed elaborò un'inferenza induttiva come questa: "Mi danno il cibo alle 9 del mattino".  
Purtroppo, però, questa concezione si rivelò incontestabilmente falsa alla vigilia di Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato."
 
Il tacchino induttivista è una metafora ideata da Bertrand Russell e ripresa da Karl Popper, mirata a confutare le pretese di validità dell'inferenza induttiva per enumerazione, cardine dell'empirismo tradizionale di filosofi quali Francesco Bacone, John Stuart Mill e delle disquisizioni del Wiener Kreis, il Circolo di Vienna dei filosofi positivisti logici tenutosi nella prima metà del Novecento...

sabato 8 gennaio 2011

Vecchie foglie dell'anno


Le foglie rosso bruno tinte
che in autunno cadono, lasciando nudi e spogli
gli alberi che le hanno generate,
andranno a giacere in cumuli nel rifugio protetto
dove l’inverno è in attesa e vigila, freddo e austero.
E quando i bucaneve salutano le ombre dei boschi,
lì ancora ci sono foglie. Eppure, attraverso le radure,
l’odorosa brezza del sud, e gli uccelli e i rami
gridano che la Primavera è già arrivata.

(H.T. Mackenzie Bell - scrittore e poeta inglese 1856 - 1932)

venerdì 7 gennaio 2011

L'ignoto...

"... Ma sarà meglio parlarvi di un altro individuo, che conobbi or fa un anno. C'era, nel suo caso, una circostanza strana: dico strana, perché rara. 

Era stato condannato, insieme con altri, alla fucilazione. Per non so che delitto politico, doveva essere giustiziato. 

Gli fu letta la sentenza di morte. Se non che, venti minuti dopo, arrivò la grazia, cioè la commutazione della pena. 

Nondimeno, durante quei venti o quindici minuti, egli visse nella ferma convinzione che di lì a poco sarebbe morto. ...

E così egli distribuì il suo tempo: due minuti per dire addio ai compagni, due altri per raccogliersi e pensare a sé, un minuto per dare un'occhiata intorno. 

Aveva ventisette anni; era sano e robusto. 
Accomiatandosi da uno dei compagni, si ricordava di aver fatto una domanda insignificante e di averne aspettato con interesse la risposta. 

Agli addii successero i due minuti di raccoglimento. Sapeva già a che cosa avrebbe pensato: "Adesso sono vivo; ma fra tre minuti, che sarò? Qualcuno o qualche cosa, e dove?". 
  

Non lontano sorgeva una chiesa, e la cupola dorata splendeva nel sole. Aveva guardato fisso a quella cupola: gli pareva che quei raggi ripercossi fossero la sua nuova natura e che fra tre minuti egli si sarebbe con essi confuso. 

L'ignoto che lo attendeva era certamente terribile; ma più assai l'atterriva l'assiduo pensiero: "E se non morissi? se la vita continuasse?... che eternità! e tutta, tutta a mia disposizione... 
Oh allora, di ogni minuto io farei una esistenza e non un solo ne perderei!" Questo pensiero a tal segno lo invadeva, che avrebbe voluto esser fucilato all'istante."

Da:
L'Idiota - Fedor Dostoevskij - Ed. Einaudi

mercoledì 5 gennaio 2011

6 gennaio: è in arrivo la Befana

 Molte nostre festività hanno un'origine rurale, affondando le loro radici nel nostro passato agricolo. Così è anche per la Befana. 

Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il solstizio invernale (festa del dio Sole), si celebrava la morte e la rinascita della natura; era altresì la conclusione dei festeggiamenti e il ceppo di Natale aveva finito di bruciare nei focolari delle case.
 
Tuttavia, durante quei dodici giorni, la leggenda vuole che figure femminili  solcassero il cielo  a cavalcioni di scope magiche, spargendo la loro magia benevola sui campi sottostanti appena seminati.
 
Gli antichi romani accostarono questo alla figura di Diana dea della caccia.
La Befana coincide, in certe tradizioni, con la rappresentazione femminile dell'anno vecchio, pronta a sacrificarsi per far rinascere un nuovo periodo di prosperità. 

Questa festa ha però assunto nel tempo, anche un significato lievemente diverso. 

Nella cultura italiana attuale, la Befana non è tanto vista come la simbolizzazione di un periodo di tempo ormai scaduto, quanto piuttosto come una sorta di Nonna buona che premia o punisce i bambini.

16 gennaio 1922

16 gennaio. Nell'ultima settimana c'è stato come un crollo, così completo come fosse in quella notte di due anni fa. Altro esempio non mi è mai capitato. Tutto pareva finito e anche oggi  pare che non sia altrimenti. Lo si può intendere in due modi e probabilmente va inteso così nel tempo stesso.
Primo: Il crollo, l'impossibilità di dormire, impossibilità di vegliare, impossibilità di sopportare la vita o più esattamente la successione della vita.
Gli orologi non vanno d'accordo, quello interiore corre a precipizio in un modo diabolico o demoniaco o in ogni caso disumano, mentre quello esterno segue faticosamente il solito ritmo.
 

Che altro può accadere se non che i due diversi mondi si dividano? 

Si dividono, infatti,  o almeno si danno strappi a vicenda in modo pauroso. L'impeto del ritmo interiore può avere ragioni varie, la più visibile è l'osservazione di sé che non lascia calmare alcuna idea, ma le  porta a galla tutte per poi a sua volta essere incalzata come idea di una nuova osservazione di sé.


Secondo: Questo incalzare prende la direzione della umanità.  La solitudine che per la maggior parte mi fu sempre imposta e in me fu da me cercata (ma non fu questa costrizione?) perde ora ogni ambiguità e mira all'esteriore. Dove conduce? Può portare, e ciò mi sembra ineluttabile, alla follia. E qui non occorre aggiungere altro.
L'inseguimento mi attraversa e mi strazia. Oppure posso (posso?), sia pure in minima parte, tenermi ritto e in tal caso lasciarmi portare dall'inseguimento.
E dove arrivo? "L'inseguimento" è soltanto un'immagine. Potrei anche dire "assalto dal basso; dalla parte degli uomini e poiché anche questa è soltanto un'immagine posso sostituirvi l'immagine dall'alto, giù, verso di me.

Tutta questa letteratura è assalto al limite e, se non fosse intervenuto il sionismo, avrebbe potuto evolversi facilmente e diventare una nuova dottrina  esoterica, una cabala. Ne esistono gli spunti. Certo qui si richiede un genio incomprensibile che affondi nuovamente le radici nei secoli antichi e li ricrei e con tutto ciò non si doni, ma soltanto ora incominci a donarsi.


(Franz Kafka - DIARI 1910 - 1923 - Ed. Oscar Classici Mondadori)

martedì 4 gennaio 2011

13 gennaio 1957

Mita cara,
è accaduta a Leone Traverso una terribile disgrazia. Sua sorella si è uccisa il 9 gennaio, gettandosi dalla finestra. Era la sorella che per anni gli aveva fatto da madre. E' stato un attimo - il punto scoperto dell'armatura che trova sempre il destino. Per mesi e mesi non era rimasta sola. Era tornata la sera prima dalla clinica, apparentemente serena e libera da ossessioni.
Scriva a Leone due parole, se crede. E scriva a me, che non so più nulla di lei. Stavo terminando per lei un'altra lettera, che oggi mi sembra inutile. Ma forse gliela mando domani.
L'abbraccia, Mita, la sua
Vic.
(da Lettere a Mita - Cristina Campo - Biblioteca Adelphi 381)

Leone Traverso, che per noi italiani rappresenta la voce di  Rilke, di Hoffmansthal,  di Holderlin,  fu  la guida culturale e l’amore di Cristina Campo nella sua fase fiorentina, quella della giovinezza,  dopo l’infanzia che ha invece i colori e le ombre di Bologna, sua città natale. Ancora usava il suo vero nome, Vittoria Guerrini, oppure Vie, che è la firma che ritroviamo nelle lettere; oppure si nascondeva dietro il personaggio della Pisana, in un gioco di pseudonimi che Monica Farnetti ha ben indagato. 

Nel ’55 Vittoria si trasferisce a Roma, e ne derivano le lettere e l’esigenza di descrivere all’amato i nuovi paesaggi :  
“Vedessi, Bul, questo autunno romano! Velata di fogliame e d’acque passeggere, la città riduce le distanze… in una luce come sotto il tuo ombrello” (10 ott. ‘55); “In poche ore Roma si è avvolta nei colori – mille verdi, e soprattutto mille gradazioni di rosso, lilla, rosa pallido, viola” (26 apr. ’56). 

Ma nelle lettere troviamo anche le letture condivise (Eliot, Lawrence, Weil), le scritture e le traduzioni nel loro farsi (“raggi d’oro saettano da testo e versione”-27 dic. ’55), i malanni, l’impegno (la fase del processo a Danilo Dolci, per il quale Cristina si spese con grande energia),  i dolori.

 Cristina si trova accanto a Corrado Alvaro nei giorni della sua agonia, è con lui la notte della morte e con poche parole “esatte”, come solo lei sapeva comporre, rende il senso di quella morte: “Ad ogni amico che se ne va io racconto di un amico che resta; a quella infinita cortesia senza rughe ricordo un volto di quaggiù, torturato, oscillante.”

Leggiamo  nomi illustri,  versi, progetti di scrittura;  parole che poi saranno nelle poesie o nei saggi, che serviranno a chiarirne la poetica. I fili che emergono andranno intrecciati con gli altri epistolari, in particolare le “Lettere a Mita” che sono degli stessi anni e a volte trattano gli stessi temi.  

Da qui

lunedì 3 gennaio 2011

Vite passate



Cosa mi incanta nel frugare tra i libri-diari scritti nel passato?  Non tanto la veste esterna, quanto sentire la vita che scorre, a volte facile, a volte intensamente difficile, ma pur sempre vita in queste persone che ci hanno lasciato una loro testimonianza.
Qui, più ancora che nei testi di storia, che pure amo,  vado cercando un senso o semplicemente un affacciarsi di ricordi lontani... e soprattutto cerco di capire chi o cosa siamo noi, ora. E questa è la parte più difficile...

Continuerò ancora per poco a riproporre alcune pagine.

4 gennaio 1958

Quattro giorni del nuovo anno andati, insieme alla risoluzione di una pagina quotidiana, per descrivere umori, fatica, una buccia d'arancia o il colore dell'acqua  nella vasca dopo il bagno settimanale.
Penitenza e fuga, in un colpo solo: recuperare quattro pagine.
L'aria si fa tersa, limpida.
L'oppressione a strisce gialle e nere di ottobre, novembre e dicembre è andata, e arriva l'aria pura del nuovo anno. 
Tanto fredda da trasformare in pezzi di ghiaccio doloranti stinchi, orecchie e guance scoperti.
Eppure il sole, che ora tocca la vernice fresca bianca della porta della dispensa, si riflette nella pittura color brutto-bruciato che ricopre le tavole del pavimento e manda un raggio di sbieco sul tappeto lavanda malva-ruggine rosato dalla finestra dell'abbaino a ovest.

Cambiamenti: che cos'è che spalanca le finestre all'aria sottile e ai paesaggi azzurri in una scatola soffocante?

Una camicia di spigato rosso per Natale: rosso lacca con arricciature rifinite di nero e verdi felci orientali da indossare ogni giorno contro pareti celesti.
L'opportunità offerta a Ted di insegnare per tutto il tempo che ci serve. Un gruzzolo di 1000 o 2000 dollari puliti per l'Europa.
Gioia indiretta per la sua scrittura, che promette qualcosa anche a me: la terza poesia che il"New Yorker" mi accetta e un raccontino per "Jack and Jill".

1958: un anno in cui smetto di insegnare e inizio a scrivere. Il credo di Ted: non aspettarti troppo, scrivi e basta. Ascolta te stessa: butta giù.
Questo mi spaventa: il silenzio di tomba. Ci vorranno dei mesi per riempire il mio mondo interiore di gente e per metterla in moto.
Come altro fare se non proiettandomi dentro il mio vuoto, fuori da questo mondo organizzato, scandito, stipendiato?
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Creare una scena? Descrivere a memoria un aneddoto dell'infanzia? Io non ho memoria. Sì, c'era una aiuola di cespugli di lillà davanti alla casa gialla di Freeman. Cominciamo da lì: 10 anni di infanzia prima degli scivolosi anni dell'adolescenza e poi i diari su cui lavorare, per ricostruire.
Due pioppi, tende a strisce verdi e arancioni: non ho mai imparato a osservare i particolari. A ricreare la vita vissuta: che è vita rinnovata. L'aneddoto scende, un bruscolo nell'occhio di dio, e una lacrima stilla a cento anni e un giorno da oggi, un mondo perlaceo tondo e iridescente. Se capovolgi la palla di vetro la neve viene giù lenta tra mulinelli d'aria color quarzo.

La copertina di un libro di Hans Andersen svela i suoi  mondi: la Regina delle Nevi, bianca e blu come il ghiaccio, vola su una slitta nell'aria densa di fiocchi: i nostri cuori sono gelati. 
Sempre: fango, pattume, merda contro i palazzi di diamante. Quell'uomo poteva sognare dio e il paradiso: il lavorio della melma. 
Bruciamo nel nostro fuoco. Dare voce a questo. E all'orrore: lo strano uccello che conosce Longfellow sta appollaiato sul filo con sullo sfondo paesaggi inglesi di cespugli verdi.
Un nonno dalla barba bianca che affoga nei marosi, le onde lunghe calde, lente e vischiose; il terrore della carta che crepita e si spande davanti alla graticola nera spenta: da dove vengono queste immagini, questi sogni?
Mondi - chiusi fuori dal rumore delle macchine, dal dettato del calendario. Uno appeso a una decorazione natalizia, d'oro sbiadito, un altro argentato, nella pancia della mia teiera di peltro: apri la porta di Alice, lavora e suda per cercare di forzare cancelli e rivelare parole e mondi. ....

"Diari" - Sylvia Plath - Biblioteca Adelphi 367.

domenica 2 gennaio 2011

2 gennaio

Ieri non ho avuto tempo di scrivere perché c'è stata una quantità di visite, noiose a maggior parte, i Liste e i Trobisch; Julia Tr. è una stupidissima creatura e credo che non sappia niente di quelle cose: a Annie manca un venerdì e Lotte è l'unica sopportabile.
Però, siccome abbiamo fatto dei giochi di società con premi, non è stato così noioso come poteva essere: e Fritz e Rudl sono ragazzi simpatici. 


A sera la mamma era cosi stanca che papà ha detto che bisogna farla finita con queste visite: quanto a me, non posso dire che mi importi molto di questo genere di visite, tanto più che Dora vuol sempre parlare di libri.
La gente parla sempre di libri noiosissimi quando non sa cosa dire. 


La scuola è ricominciata oggi, grazie a Dio con una lezione di tedesco; benché in generale non sia superstiziosa, devo dire che sono contenta di cominciare bene.
Inoltre stamattina abbiamo incontrato per primi due spazzacamini, e senza che avessimo fatto nulla perché le cose andassero così, ci sono passati sulla sinistra; questo dovrebbe essere un segno di buona fortuna.


Da:

"Diario di una giovinetta" con prefazione di Freud - Sugar Editore
Scritto da una ragazzina  dell'alta borghesia viennese dai 10 ai 14 anni alla fine dell'800


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