lunedì 31 dicembre 2012

Fra poche ore saremo nel 2013, Auguri a tutti!


Dalla mia nonna e, successivamente, da altri, ho imparato da bambina - a proposito dell'anno bisestile - il detto popolare  "Anno bisesto, che passi presto".

Questo 2012, è stato piuttosto stressante, non si può negare. Agende, tecnici, ritorni...
e il temibile spread... per quanto si voglia sdrammatizare, è stato un anno pesante per tanta gente.
La nostra speranza va all'Anno Nuovo in arrivo, che ci porti almeno più tranquillità, salute e senso di fratellanza.


Hans Christian Andersen

 
“Mezzanotte suonò sopra il villaggio

 nella placida piazza solitaria…

 le ore sobbalzano nell’aria

 per la tacita volta senza raggio;

 recava da lontano, intanto il vento

 come un tintinnio garrulo d’argento,

 e pel villaggio solitario; errare

 un trotto di cavali si sentì;

 un cavallo vicino, ecco nitrì

 il gabellier si sporse per guardare;

 qualche finestra ancor s’illuminò

 e mezzanotte, lenta, risonò.

 La diligenza a dodici cavalli

 arriva con dodici signori.

 e tutti, presto presto, venner fuori

 con valige, con scatole, con scialli;

 e il primo, un vecchio tremulo e bonario:

 ' Lode a Dio – esclamò – siamo in orario! '

 Era il trentun dicembre ed era l’ora

 che l’anno vecchio, curvo, se ne va,

 nel mare eterno dell’eternità

 svanisce, si disperde, si scolora,

 mentre vanno per ville e per tuguri

 baci e abbracci, brindisi e auguri.”

 

 “La diligenza di Capodanno” di Hans Christian Andersen

 

 
 


A tutti voi, amiche e amici, auguro un Felice Anno Nuovo 2013!

Lara
 

 

 Immagini prese dal web

 

domenica 30 dicembre 2012

Rita Levi Montalcini

Per ricordare con una sua frase, questa grande donna, scomparsa proprio alla fine di questo anno, un anno strano, più preoccupante che lieto, a livello socio-culturale, per non dire economico, riscrivo una delle frasi che già avevo postato il giorno dopo il suo compleanno, nell'aprile scorso.

"Il male assoluto del nostro tempo è di non credere nei valori. Non ha importanza che siano religiosi oppure laici. I giovani devono credere in qualcosa di positivo e la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono anche dopo la nostra morte. "

Rita Levi Montalcini 

 

sabato 29 dicembre 2012

No man's land



Fin dai primi anni della mia giovinezza, pensavo che ognuno di noi ha la propria no man's land, in cui è totale padrone di se stesso. 

C'è una vita a tutti visibile, e ce n'è un'altra che appartiene solo a noi, di cui nessuno sa nulla. 

Ciò non significa affatto che, dal punto di vista dell'etica, una sia morale e l'altra immorale, o, dal punto di vista della polizia, l'una lecita e l'altra illecita. 


Semplicemente, l'uomo di tanto in tanto sfugge a qualsiasi controllo, vive nella libertà e nel mistero, da solo o in compagnia di qualcuno, anche soltanto un'ora al giorno, o una sera alla settimana, un giorno al mese; vive di questa sua vita libera e segreta da una sera (o da un giorno) all'altra, e queste ore hanno una loro continuità. 

Queste ore possono aggiungere qualcosa alla vita visibile dell'uomo oppure avere un loro significato del tutto autonomo; possono essere felicità, necessità, abitudine, ma sono comunque sempre indispensabili per raddrizzare la "linea generale" dell'esistenza. 




Se un uomo non usufruisce di questo suo diritto o ne viene privato da circostanze esterne, un bel giorno scoprirà con stupore che nella vita non s'è mai incontrato con se stesso e c'è qualcosa di malinconico in questo pensiero. 

Mi fanno pena le persone che sono sole unicamente nella stanza da bagno, e in nessun altro tempo e luogo. 


L'Inquisizione oppure lo stato totalitario, sia detto per inciso, non possono assolutamente tollerare questa seconda vita che sfugge a qualunque tipo di controllo e sanno quello che fanno quando organizzano la vita dell'uomo impedendogli ogni solitudine, eccetto quella della stanza da bagno. 


Da "Il giunco mormorante" - Nina Berberova – Ed. Adelphi

venerdì 28 dicembre 2012

Qualche parroco, non sa


Donna

Foto da Open Art


 Nessuno può immaginare

 Quel che dico quando me ne sto in silenzio

 Chi vedo quando chiudo gli occhi

 Come vengo sospinta quando vengo sospinta

 Cosa cerco quando lascio libere le mie mani.

 Nessuno, nessuno sa

 Quando ho fame quando parto

 Quando cammino e quando mi perdo,

 nessuno sa che per me andare è ritornare, 
e ritornare è indietreggiare

 che la mia debolezza è una maschera 
e la mia forza è una maschera

 e quel che seguirà è una tempesta.

 Credono di sapere

 Ed io glielo lascio credere

 E creo.


Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà fosse una loro concessione

E ringraziassi e obbedissi

Ma io sono libera prima e dopo di loro, con e senza di loro

Sono libera nella vittoria e nella sconfitta

La mia prigione è la mia volontà!

La chiave della prigione è la loro lingua

Tuttavia la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio desiderio

E al mio desiderio non impartiscono ordini.

Sono una donna.

Credono che la mia libertà sia loro proprietà

Ed io glielo lascio credere

E creo.


Questa poesia proviene da: Poesie di Joumana Haddad 


mercoledì 26 dicembre 2012

Piccole virtù


Dopo avere letto “Lessico famigliare”, diversi anni fa, ho sempre amato Natalia Ginzburg.

Da “Le piccole Virtù” pubblicato nel 1962 dall'editore Einaudi riporto questa frase che trovo più che mai adatta ai nostri tempi.

L'Italia è un paese pronto a piegarsi ai peggiori governi. È un paese dove tutto funziona male, come si sa. È un paese dove regna il disordine, il cinismo, l'incompetenza, la confusione. E tuttavia, per le strade, si sente circolare l'intelligenza, come un vivido sangue. È un'intelligenza che, evidentemente, non serve a nulla. Essa non è spesa a beneficio di alcuna istituzione che possa migliorare di un poco la condizione umana. Tuttavia scalda il cuore e lo consola, se pure si tratta d'un ingannevole, e forse insensato, conforto.

Natalia Ginzburg

Natalia Ginzburg
Natalia Ginzbrurg

domenica 23 dicembre 2012

John Lennon - Happy Christmas War Is Over





Nell'attesa, questa bella canzone di John Lennon, sperando che sia gradita


Per motivi di tempo,  per qualche giorno userò la moderazione dei commenti.

Ancora un abbraccio e un grande augurio di Pace e Amore almeno per questo Natale.

Natale è simbolo di Rinascita. 
Dopo le tenebre, arriva gradualmente la Luce.

mercoledì 19 dicembre 2012

E così, vicini al Natale

E così, vicini al Natale, terrò il blog in pausa qualche giorno.
Con la speranza di riuscire a venire a salutare  gli amici e amiche personalmente.

Ma già da ora auguro a chi mi legge e a tutti i compagni di avventure di blogger un


sereno e caldo Natale





Lara

Da "Sogno di Natale"



Presepe


Era festa dovunque: in ogni chiesa, in ogni casa: intorno al ceppo, lassù; innanzi a un Presepe, laggiù; noti volti tra ignoti riuniti in lieta cena; eran canti sacri, suoni di zampogne, gridi di fanciulli esultanti, contese di giocatori... 

E le vie delle città grandi e piccole, dei villaggi, dei borghi alpestri o marini, eran deserte nella rigida notte. E mi pareva di andar frettoloso per quelle vie, da questa casa a quella, per godere della raccolta festa degli altri; mi trattenevo un poco in ognuna, poi auguravo:

- Buon Natale - e sparivo...


Da Sogno di Natale di Luigi Pirandello 


Immagine presa dal web 
 

lunedì 17 dicembre 2012

Una favola di lunedì



Si avvicina il Solstizio d'inverno e quindi il Natale.
E' il momento di raccontare favole, storie, poesie e filastrocche.
E' il momento in cui potremmo tornare tutti bambini assieme ai bambini veri....
 
di Carl Larsson

Una favola di lunedì

C’ero una volta io, ma non andava bene. Mi capitava di incontrare gente per strada e di scambiarci due parole, e per un po’ la conversazione era simpatica e calorosa, ma arrivava sempre il momento in cui mi si chiedeva “chi sei?” e io rispondevo “Sono io” e non andava bene. 

Era vero, perché io sono io, è la cosa che sono di più, e se devo dire chi sono non riesco a pensare a niente di meglio. 

Eppure non andava bene lo stesso: l’altro faceva uno sguardo imbarazzato e si allontanava il più presto possibile. 

Oppure chiamavo qualcuno al telefono e gli dicevo “Sono io”, ed era vero e non c’era un modo migliore, più completo, più giusto di dirgli chi ero, ma l’altro imprecava o si metteva a ridere e poi riagganciava.

Così mi sono dovuto adattare. Prima di tutto mi sono dato un nome e se adesso mi si chiede chi sono rispondo: “Giovanni Spadoni”. 

Non è un granché, come risposta: se mi si chiedesse chi è Giovanni Spadoni probabilmente direi che sono io. Ma chissà perché , dire che sono Giovanni Spadoni funziona meglio. 

Funziona tanto bene che nessuno mai mi chiede chi è Giovanni Spadoni: si comportano come se lo sapessero.

Invece di chiedermi chi è Giovanni Spadoni gli altri mi chiedono dove e quando sono nato, dove abito, chi erano mio padre e mia madre. Io gli rispondo e loro sono contenti. 

E forse sono contenti perché credono che io sia quello che è nato nel posto tale e abita nel posto talaltro e che è figlio di Tizio e di Caia e padre di questo e di quello. 
Il che non è vero, ovviamente: non c’è niente di speciale nel posto tale o talaltro, o in Tizio e Caia. 

Se fossi nato altrove, in un’altra famiglia, sarei ancora lo stesso, sarei sempre io: è questa la cosa che sono di più, la cosa più vera e più giusta che sono. Ma questa cosa non interessa a nessuno: gli interessa dell’altro e quando lo sanno sono contenti.

Una volta c’ero io e non andava bene. Adesso c’è Giovanni Spadoni, che è nato a X e vive a Y e così via. E io non sono niente di tutto questo, ma le cose vanno benissimo.


da "La filosofia in trentadue favole" di Ermanno Bencivenga - Oscar Mondadori


(Credo ci sia una edizione più aggiornata con un’aggiunta di favole)





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