giovedì 30 aprile 2009

La Mucca Giuda parlante



"... In mezzo alla strada c'è una mucca bianca e marrone, ferma sulla linea che divide le due corsie. Con la macchina dobbiamo girarle attorno. La mucca non batte ciglio e continua a ruminare.

Il centro sono due isolati di case di mattoni. All'incrocio principale c'è un semaforo giallo che lampeggia. Una mucca nera si sta grattando contro il palo di metallo di un segnale di stop. Una mucca bianca sta brucando le zinnie da una fioriera sul davanzale dell'ufficio postale. .....

Ovunque si sente odore di curry e di patchouli. Il vicesceriffo se ne va in giro in sandali. Tutti quanti sfoggiano un puntino nero appiccicato in mezzo alle sopracciglia. Un bindi.
"Accipicchia, una intera città convertita all'induismo!" dice il Sarge.

Secondo lo Psychic Wonders Bullettin il fenomeno è dovuto alla Mucca Giuda parlante.

Nei mattatoi, il trucco è far salire le mucche sulla rampa che porta alla sala di macellazione con l'inganno. Le mucche, spedite dagli allevamenti a bordo di un camion, arrivano al mattatoio confuse e spaventate. Dopo aver passato ore e giorni interi schiacciate in un cassone, senza dormire e senza bere, le mucche vengono piazzate in un recinto fuori dal mattatoio.

Per farle salire sulla rampa si usa La Mucca Giuda.

E' una mucca che vive al mattatoio. Si mescola alle mucche da macello e le guida su per la rampa.
Le mucche, impaurite e disorientate, si muovono soltanto al suo seguito.

A un passo dalla scure, dal coltello o dalla spranga di ferro che trapasserà il cranio della vittima, all'ultimissimo istante, la Mucca Giuda si fa da parte. Sopravvive per guidare un'altra mandria alla morte.

E lo fa per tutta la vita.

Finché un bel giorno, la Mucca Giuda ha deciso di smettere.

Si è piazzata sulla porta del mattatoio bloccando l'ingresso. Si è rifiutata da farsi da parte e di lasciar morire la mandria alle sue spalle. Sotto gli occhi di tutti gli operai del mattatoio, la Mucca Giuda si è seduta sulle zampe posteriori, come un cane, ha guardato tutti quanti con i suoi occhi marroni e si è messa a parlare.

La Mucca Giuda ha parlato.

E ha detto: "Rinunciate alla carne".

"Il cammino verso la redenzione non passa attraverso la sofferenza di altre creature"

La Mucca Giuda ha parlato per tutto il pomeriggio.
Ha detto che gli esseri umani hanno distrutto la natura. Ha detto che il genere umano deve smetterla di sterminare le altre specie. La popolazione umana deve imparare a contenersi, creando un sistema di quote tale che solo un piccola percentuale degli esseri che popolano il pianeta possano appartenere al genere umano. Gli uomini potranno vivere come meglio credono, basta che non siano in maggioranza.

Tratto da Ninna nanna di Cluck Palahniuk - ed. Mondadori

martedì 28 aprile 2009

L'Albero di Maggio

L'Albero di Maggio non appartiene solo alla tradizione celtica.
Un simbolo di tale potenza e importanza, non può mancare in nessuna mitologia o religione.

Una delle "favole" più antiche del mondo (di origine babilonese, fu scoperta nel XIX secolo negli scavi della biblioteca di Assurbanipal.

Ecco la storia:

Tanto tempo fa, quando la terra era ancora giovane, l'Aquila e il Serpente erano ottimi amici e vivevano nello stesso Albero, l'Aquila sui rami più alti, il Serpente rintanato ai piedi dello stesso.
Si scambiavano aiuti e favori: a volte l'Aquila, tornando dalla caccia, riservava qualche bocconcino ai giovani serpentelli; a volte il Serpente offriva qualche leccornia agli aquilotti e a vicenda si sorvegliavano i propri piccoli.

Un giorno però l'Aquila, ormai fattasi grande la sua nidiata, giudicò di non aver più bisogno del Serpente e anzi pensò che poteva dare una bella festicciola nel suo nido, banchettando con la prole del suo ex-amico.

E così fece, nonostante i rimproveri degli aquilotti.

Il Serpente, tornando alla sua tana sotto l'Albero, non trovò più i suoi piccoli e scavò e cercò disperatamente, ma invano..
Capì allora cosa era successo e si recò alla dimora del Dio della Giustizia.

"Sire, l'Aquila è venuta meno al giuramento fatto sul tuo nome e ha divorato i miei figli. Ella ride sprezzante e io piango la mia famiglia."

Il dio si mosse a pietà e disse: " Vai oltre la collina, troverai un bufalo, nasconditi nella sua carcassa e quando l'Aquila verrà con tutti gli altri uccelli a beccare le carni migliori, tu prendila e spezzale le ali e strappa i suoi artigli, poi gettala in una buca a morire di fame e di sete."

Così il Serpente fece e l'Aquila ora, con le ali spezzate, sta languendo nel buio della buca in cui è stata gettata.

Questa storia è molto attuale, perché rispecchia ciò che sta succedendo ai giorni nostri.

L'Aquila, ovvero l'Intelletto razionale, crede che i suoi prodotti: la tecnologia, la manipolazione genetica, la vita e gli alimenti artificiali, e così via, siano ormai grandi a tal punto da fare senza l'aiuto del Serpente, cioè le forze generatrici dei cicli della Natura. Anzi, con la distruzione dell'ambiente, l'Aquila ha ucciso la prole del Serpente e lo ha sfrattato dalla sua tana sotto il Grande Albero.

Ma il Serpente chiede giustizia e la Natura si ribella, con nuove malattie, nuove catastrofi, nuova infelicità, nuova pazzia.

lunedì 27 aprile 2009

Calendimaggio - 30 Aprile


Beltane, Calendimaggio è la grande Festa che segna l'inizio dell'Estate esoterica.

Una Festa conosciuta in ogni tempo e luogo: una tradizione mai interrotta.

La sua natura è duplice: materiale e spirituale.

Grande simbolo di Calendimaggio è l'Albero cosmico che si estende attraverso i tre livelli dell'esistenza.

Beltane è la porta che si apre verso una consapevolezza maggiore, ma è anche la forza che ci aiuta nel quotidiano.

Ed è la seconda Festa più importante del calendario celtico (la prima è Samhain, esattamente sei mesi prima, il 31 ottobre).

E' la Festa del fuoco di Bel. I Druidi la celebravano nelle selve, tra le querce sacre.

Il gutuater alzava al cielo le antiche invocazioni, mentre lo uati traeva gli auspici dagli astri e dal fuoco del falò, il coro dei bardi si alzava verso la Luna.

Un gruppo di novizi tagliava un albero che, ornato di nastri e di frutti della terra, sarebbe entrato trionfante nella piazza - l'indomani.

Antichissime tradizioni giunte fino a noi, filtrate e modificate nelle varie culture, presso i popoli più disparati, ma ancora vive, che parlano di un tempo in cui l'uomo conosceva i ritmi della Natura, le forze che in essa si nascondono e che sono il riflesso di quelle che lui stesso possiede.

Echi di antiche notti, dove il cielo terso si mostrava nel suo infinito splendore e dove le selve, già misteriose, si ammantavano del mistero dell'oscurità, nel buio più nero, rotto solo dal grande falò e da un'argentea Luna, che filtrava fra le altissime fronde.

domenica 26 aprile 2009

Da "Pianto di stelle"

.................................

Splende al plenilunio l'orto; il melo
trema appena d'un tremolio d'argento ...
Nei lontani monti color di cielo
sibila il vento.

Giovanni Pascoli

venerdì 24 aprile 2009

Lettera non datata

Con questa lettera che non porta data, concludo il breve passaggio su Lettere dal carcere.

Carissimo Delio,
mi sento un po' stanco e non posso scriverti molto.
Tu scrivimi sempre e di tutto ciò che ti interessa nella scuola. Io penso che la
storia ti piace, come piaceva a me quando avevo la tua età, perché riguarda gli uomini viventi e tutto ciò che riguarda gli uomini, quanti più uomini è
possibile, tutti gli uomini del mondo in quanto si uniscono tra loro in società e lavorano, lottano e migliorano se stessi: non può non piacerti più di ogni altra cosa. Ma è così?
Ti abbraccio.


Auguro a tutti un Buon 25 aprile!

Casa Penale di Turi, 8 agosto 1933

Carissima Julca,
dorei scrivere a Delio per rispondere a un suo biglietto.
Poi dirgli tu stessa che gli saranno spediti due libri: le novelle della giungla dove sono comprese le novelle della Foca bianca e di Rikki-Tikki-Tawi e La capanna dello zio Tom.
Sarei contento di sapere come sia venuto in testa a Delio di leggere questo ultimo libro e se, quando egli lo avrà, qualcuno glielo spiegherà storicisticamente, collocando i sentimenti e la religiosità di cui il libro è impregnato, nel tempo e nello spazio.
Questo lavoro mi pare molto difficile da fare con un ragazzo (da fare seriamente, s'intende, e non con le solite generalità e luoghi comuni).


Ecco perché forse non senti più l'attrazione di un tempo per la musica.
A me pare che debba avvenire in noi una catarsi, come dicevano i Greci, per cui i sentimenti si rivivono "artisticamente" come bellezza, e non più come passione condivisa e ancora operante.
E' forse una cosa da spiegare più a lungo, ma mi pare che tu debba capire anche da questi pochi accenni.
Ti abbraccio teneramente.
Antonio

Carcere di Milano, 27 febbraio 1928

"Carissima Tania,
per una felicissima congiunzione di astri favorevoli, la tua lettera del 20 mi è stata consegnata il 24, assieme alla lettera di Giulia. Ho ammirato molto la tua bravura nelle diagnosi, ma non sono caduto nei sottili lacci della tua furberia letteraria. Non pensi che sarebbe preferibile esplicare la propria bravura su altri soggetti che non sulla propria persona? (Non per augurare male al prossimo, s'intende, se di prossimo si può parlare in questo caso.

Tu hai letto bene e studiato le idee di Tolstoi? Dovresti confermarmi il significato preciso che Tolstoi dà alla nozione evangelica di "prossimo". Mi pare che egli si attenga al significato letterale, etimologico della parola: "chi ti è più vicino, quelli della tua famiglia, cioé, e, al massimo, quelli del tuo villaggio".

Insomma non sei riuscita a cambiarmi le carte in tavola, mettendomi innanzi la tua bravura di medico, per farmi riflettere meno sulle tue condizioni di paziente. Sulla flebite, poi, io mi sono formato una cultura speciale, perché negli ultimi quindici giorni di residenza a Ustica, ho dovuto ascoltare le lunghe disquisizioni di un vecchio avvocato perugino che ne soffriva e si era fatto arrivare quattro o cinque pubblicazioni in proposito.

Per farti passare il tempo ti riferirò una piccola discussione "carceraria" svoltasi a pezzi e bocconi. Un tale, credo che sia evangelista o metodista o presbiteriano (mi sono ricordato di lui a proposito del suaccennato "prossimo") era molto indignato perché si lasciavano ancora circolare per le nostre città quei poveri cinesi che vendono oggettini certamente fabbricati in serie in Germania, ma che danno l'impressione ai compratori di annettersi almeno un pezzettino del folklore cataico.
Secondo il nostro evangelista, il pericolo era grande per la omogeneità delle credenze e dei modi di pensare della civiltà occidentale: si tratta, secondo lui, di un innesto dell'idolatria asiatica nel ceppo del cristianesimo europeo.
Le piccole immagini del Budda finirebbero con l'esercitare uno speciale fascino che potrebbe essere come un reagente sulla psicologia europea.

Che un elemento sociale come l'evangelista in parola avesse simili preoccupazioni, era certo molto interessante, anche se tali reazioni avessero radici molto lontane.

Non fu difficile però cacciarlo in un ginepraio di di idee, senza uscita per lui, facendogli osservare:

1. Che l'influenza del buddismo sulla civiltà occidentale ha radici molto più profonde di quanto sembri, perché durante tutto il Medioevo, dalla invasione degli arabi fino al 1200 circa, la vita di Budda circolò in Europa come la vita di un martire cristiano, santificato dalla Chiesa, la quale solo dopo parecchi secoli si accorse dell'errore commesso e sconsacrò il pseudosanto. L'influenza che un tale episodio può avere esercitato in quei tempi, quando l'ideologia religiosa era vivacissima e costituiva il solo modo di pensare delle moltitudini, è incalcolabile.

2. Il buddismo non è una idolatria. Da questo punto di vista, se pericolo c'è, è costituito piuttosto dalla musica e dalla danza importata in Europa dai negri.
Questa musica ha veramente conquistato tutto uno strato della popolazione europea colta, ha creato anzi un vero fanatismo.

Ora è possibile immaginare che la ripetizione continuata dei gesti fisici che i negri fanno intorno ai loro feticci, danzando, che l'avere sempre nelle orecchie il ritmo sincopato degli jazz-bands, rimangano senza risultati ideologici?

a) Si tratta di un fenomeno enormemente diffuso che tocca milioni e milioni di persone, specialmente giovani;
b) si tratta di impressioni molto energiche e violente, cioé che lasciano tracce profonde e durature;
c) si tratta di fenomeni musicali, cioè di manifestazioni che si esprimono nel linguaggio più universale oggi esistente, nel linguaggio che più rapidamente comunica immagini e impressioni totali di una civiltà non solo estranea alla nostra, ma certamente meno complessa di quella asiatica, primitiva ed elementare, cioè facilmente assimilabile dalla musica e dalla danza a tutto il mondo psichico.

Insomma il povero evangelista fu convinto che mentre aveva paura di diventare un asiatico, in realtà egli, senza accorgersene, stava diventando un negro e che tale processo era terribilmente avanzato, almeno fino alla fase di meticcio.

Non so quali risultati siano stati ottenuti: penso però che non sia più capace di rinunziare al caffè con contorno di jazz e che d'ora in poi si guarderà attentamente allo specchio per sorprendere pigmenti di colore nel suo sangue.

Cara Tania, ti auguro di ristabilirti bene e presto; ti abbraccio.
Antonio"

giovedì 23 aprile 2009

Carcere di Roma, 30 novembre 1926

"Mia carissima Julca,
ricordi una delle tue ultime lettere? (Era almeno l'ultima lettera che io ho ricevuto e letto).
Mi scrivevi che noi due siamo ancora abbastanza giovani per poter sperare di veder insieme crescere i nostri bambini. Occorre che tu ricordi fortemente questo, che tu ci pensi fortemente ogni volta che pensi a me e mi associ ai bambini. Io sono sicuro che tu sarai forte e coraggiosa, come sei sempre stata. Dovrai esserlo ancora di più che nel passato, perché i bambini crescano bene e siano in tutto degni di te. Ho pensato molto, molto in questi giorni.
Ho cercato di immaginare come si svolgerà tutta la vostra vita avvenire, perché rimarrò certamente a lungo senza vostre notizie; e ho ripensato al passato, traendone ragione di forza e di fiducia infinita.
Io sono e sarò forte; ti voglio tanto bene e voglio arrivare a vedere i nostri piccoli bambini.
Carissima mia, non vorrei in alcun modo turbarti, sono un po' stanco, perché dormo pochissimo e non riesco perciò a scrivere tutto ciò che vorrei e come vorrei. Voglio farti sentire forte forte tutto il mio amore e la mia fiducia. Abbraccia tutti di casa tua; ti stringo con la più grande tenerezza insieme ai bambini.
Antonio"

Questa postata sopra è la prima delle "Lettere dal carcere" scritta da Gramsci.

Gramsci era nato ad Ales (Cagliari) il 22 gennaio 1891, quarto di sette figli.

Le Lettere (edite da Einaudi) sono per lo più indirizzate alla moglie Giulia Schucht, violinista russa, alla cognata Tatiana, ai figli, Delio e Giuliano, all'amico Piero Sraffa, professre di economia a Cambridge.

Saltando pagine intere di storia (per questo rimando a Italia Libri, nonché a Wikipedia) passo al 5 novembre 1926, giorno in cui Mussolini sciolse i partiti di opposizione e soppresse la libertà di stampa.

L'8 novembre, in violazione dell'immunità parlamentare, Gramsci venne arrestato e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli. Seguì un periodo di confino a Ustica.

Il processo iniziò a Roma il 28 maggio 1928.

Mussolini aveva "FASCISTIZZATO" anche la magistratura: aveva istituito il Tribunale Speciale Fascista.

Presidente era un generale, i giurati erano cinque consoli della milizia fascista, l'avvocato d'accusa e il relatore, tutti in divisa.

Gramsci era accusato di attività cospirativa, istigazione alla guerra civile, apologia di reato e incitamento all'odio di classe.

Il pubblico ministero Isgrò concluse la sua requisitoria con una frase rimasta famosa:
"Per vent'anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare"

E infatti il 4 giugno Gramsci fu condannato a 20 anni, 4 mesi e 5 giorni di reclusione.

I prossimi giorni penso di continuare a pubblicare altre lettere dal carcere.

mercoledì 22 aprile 2009

22 Aprile: Giornata mondiale della Terra


Denis Hayes è l’uomo che ha fatto dell’Earth Day un fenomeno mondiale. Quando l’iniziativa fu inventata nel 1970, Hayes era il coordinatore di questa giornata ambientalista che vedeva la partecipazione di 20 milioni di americani.

20 anni più tardi Hayes lanciava il primo Earth Day internazionale ottenendo la partecipazione di 200 milioni di persone in 141 nazioni. Oggi è alla guida dell’Earth Day Network, che coordina le attività dell’Earth Day in tutto il mondo.

Il mondo può diventare più verde grazie a un evento di un solo giorno? Ovviamente no, non ci illudiamo certo in questo senso.

Nel 1970 volevamo che abitanti di quartieri differenti si unissero per affrontare problemi quali le vernici a base di piombo o la costruzione delle autostrade. Anche oggi la gente deve capire che i problemi ambientali non sono qualcosa che riguarda solo gli altri, dobbiamo cominciare a pensare a tutti noi in termini di un’unica specie.

Il mondo è almeno diventato più verde dal 1970 a oggi? Gli Stati Uniti sono una nazione più pulita. Abbiamo ripulito fiumi e laghi e salvato specie a rischio. Ma complessivamente il mondo è in condizioni peggiori rispetto al 1970 praticamente da ogni punto di vista.

Qual è stato il risultato più significativo dell’Earth Day? Il periodo 1970-1974 è stato una sorta di età dell’oro: ottenemmo le leggi sull’ambiente su cui ancora oggi si basa la nostra società. L’altro grande risultato è stato il coinvolgimento di milioni di studenti e oggi l’ambientalismo è uno degli aspetti del nostro vivere in comunità.

Nel 1970 la maggior parte delle persone non pensava all’ambiente, oggi questa parola è nel vocabolario di ognuno di noi. Qual è oggi la prima minaccia ambientale? L’emissione di anidride carbonica ......

lunedì 20 aprile 2009

"Spegnete la tv per sette giorni"



Non posso tralasciarlo, ripreso da La Repubblica di oggi:

"LONDRA - Staccare la spina per sette giorni. E magari, se il risultato è incoraggiante, non riattaccarla più.

E' l'obiettivo della "Tv Turnoff Week", la settimana della televisione spenta, una campagna ideata in Gran Bretagna e ripresa da numerosi altri paesi per provare a vivere senza tivù.
Comincia oggi e finirà domenica, senza illudersi di poter realizzare una simile rivoluzione: ma i sostenitori dell'iniziativa aumentano e i suoi promotori sperano che come minimo serva a rendere la gente più consapevole, spingendo quelli che la televisione intendono tenerla accesa a guardarla un po' di meno.

"Get out of the box", letteralmente "uscite dalla scatola", del video s'intende, è lo slogan stampato in migliaia di poster appesi nelle strade di Londra e di altre città inglesi.

Fate un esperimento, dicono gli organizzatori: invece di guardare la tivù, stasera invitate i vostri vicini a fare due chiacchiere. I benefici, assicurano, saranno istantanei.

La settimana della tivù spenta è un'invenzione di David Burke, un americano di 44 anni trapiantato da decenni in Inghilterra.

Tutto cominciò quando un amico gli mise in mano una newsletter anti-televisione: Burke lo lesse, si mise alla prova e da allora è il più ostinato combattente sul fronte della lotta al video.
"Questo è il tredicesimo anno che lancia la "Tv Turnoff Week".

La differenza rispetto al passato è che sempre più spettatori sembrano disposti a dargli retta.

Lo scorso anno, in America, cinque milioni di persone hanno staccato la spina per i sette giorni della campagna.

Del resto studi e cifre sugli effetti dannosi della tivù, o meglio del guardarla troppo, si moltiplicano.

Una ricerca della British Psychological Society afferma che guardare la televisione fa male alla salute, e una dell'associazione americana pediatri è giunta a simili conclusioni.
Ma ci sono anche studi che affermano il contrario: dicono che la tivù rende più intelligenti ed è una fonte di intrattenimento di qualità, con show come Lost e I Soprano, che abituano il pubblico a un livello di complessità che un telespettatore di trent'anni fa non sarebbe stato in grado di capire.

(Enrico Franceschini - 20 aprile 2009)

domenica 19 aprile 2009

Flush

Flush è un cocker spaniel nato nel 1842 nella casa di campagna di Miss Mary Mitford, scrittrice inglese, amica della poetessa Elisabeth Barrett. Flush vive i primi mesi in campagna, felice e libero, finché la buona miss Mary non lo dona all'amica che vive "reclusa" nella casa paterna londinese. Flush, nel fiore degli anni e nel fulgore del suo mantello rossiccio, irrompe nella tanza sovraccarica di mobili e soprammobili della Barrett, nonché nella sua vita, trasformandola. Tra i due matura una complicità, un legame che le vicende della vita metteranno a dura prova ma non riusciranno a scalfire. Virgina Woolf, avvalendosi della produzione poetica della Barrett e del suo ricchissimo epistolario, ne ricostruisce la vita e dimostra che la si può raccontare dalla particolarissima prospettiva del suo cane. A casa Barrett, a Wimpole Street, regnano il lusso e gli agi, vi sono ingombranti mobili e sfarzosi tappeti, oggetti indiani e specchiere dorate, ma la vita non è felice per Elisabeth, che ha circa quarant'anni. Poetessa famosa, vive un profondo disagio psicologico che le impedisce di uscire di casa. La casa con il tirannico padre e nove fratelli - tra cui spiccano la sorella Arabella - e la governante, Miss Wilson, è una prigione dorata. Tra la melanconica Elisabeth e il piccolo Flush nasce un grande amore. Sembra quasi che Flush incarni quella spontaneità ed istintività a cui Elisabeth ha rinunciato. Per lei l'avventuroso Flush rinuncia alla libertà e trascorre interminabili inverni nebbiosi e assolate estati cittadine nella stanza dove la poetessa, distesa su un'ottomana, scrive assiduamente. L'empatia fra Elisabeth e Flush è completa, finché non giunge una lettera. Flush comprende subito, con il suo istinto canino, che quella lettera è diversa dalle altre. Poi ne giungono ancora e un giorno arriva lo scrittore di quelle lettere: il poeta Robert Browing, giovane, agile, avvenente, sicuro di sè. Flush ascolta le appassionate conversazioni letterarie fra i due e cova una immensa gelosia, tanto da morsicare, un giorno, il poeta. Con estrema delicatezza, Virginia narra come l'amore cambi. Elisabeth Barrett trova il coraggio di abbandonare le sue paure e di fuggire con l'amato Robert a Firenze, naturalmente assieme a Flush. Sembra una fiaba e invece è una storia vera. Tutti i personaggi sono realmente esistiti. Virginia li tratteggia con molta chiarezza, non vi è nulla di retorico o di melenso in questo libro, che parla dell'amore di un cane verso una giovane donna e viceversa, e poi dell'amore di questa donna per un uomo più giovane di lei e viceversa. Il libro è anche un atto d'amore verso Londra, magistralmente descritta a metà Ottocento. Ma è anche un j'accuse verso la tendenza a evidenziare le differenze di classe, alla grande miseria che affliggeva un paese monarchico e capitalista . Fin dall'inizio infatti, Virginia Woolf, nel ricomporre la geneologia degli spaniels in Inghilterra, si diverte a trasferire nel mondo dei cani, le estenuanti questioni di araldica degli umani; in seguito la descrizione degli ambienti non è orchestrata, come di consueto, sulla base di sensazioni visive, ma soprattutto di quelle olfattive, uditive e tattili, più sviluppate nel cane. Ma Flush non è un cane qualunque. "Apprezzava in modo financo eccessivo le emozioni umane": ecco la sua particolarità. Soprattutto Flush è un inno all'amore anarchico e ribelle che manda in frantumi le differenze sociali e le paure, facendo approdare Elisabeth, Robert e Flush a Firenze che, per gli Inglesi è sempre stata il simbolo della bellezza e della libertà. (Flush, biografia di un cane - ed. La Tartaruga)

sabato 18 aprile 2009

E il gaio usignolo


E il gaio usignolo

che affolla e affretta e fa precipitare,

con veloce, fitto gorgheggio, le sue deliziose note,

come se fosse timoroso che una notte d'aprile

sia per lui troppo breve per esprimere

il suo canto d'amore e liberare l'anima colma

di tutta la sua musica.



(Samuel T. Coleridge)

giovedì 16 aprile 2009

L'Ascolto


L'attenzione è la prima forma d'amore, non è un dovere freddo e impersonale, non implica atteggiamenti moralistici: è apertura radicale a chi ci sta di fronte.

L'attenzione, scrive Simone Weil, è quasi "un miracolo"

Coloro che sono infelici non hanno bisogno di nient'altro in questo mondo che di persone capaci di prestare loro attenzione" La capacità di prestare la propria attenzione ad una persona sofferente è una cosa molto difficile e rara; è quasi un miracolo. E' un miracolo. Quasi tutti quelli che pensano di avere questa capacità non ce l'hanno ... è indispensabile sapere come guardare una persona in un certo modo. Questo modo di guardare è prima di tutto attento."

Il "miracolo" consiste allora in questo: svuotare completamente il nostro animo per riempirlo dei bisogni dell'altro, del quale dobbiamo accettare tutto in piena sincerità di mente e di cuore.

Occorre saper convivere con le emozioni, i sentimenti, le sofferenze dell'Altro, evitando di teorizzare, consigliare, vaticinare in modo narcisistico, dimentichi di ogni ascolto.

martedì 14 aprile 2009

Citazione

"Tutte le ambizioni sono giustificate, ad eccezione di quelle che si arrampicano sulle miserie e sulla credulità umana."

(Konrad Lorenz)

domenica 12 aprile 2009

L'Unicorno


Christian Rosenkreutz (il mitico fondatore dei Rosacroce) nella sue Nozze Alchemiche, 1459 descrive una scena cruenta in cui si assiste ad una metodica "esecuzione" dei malvagi, ognuno secondo la sua colpa e quando tutto è compiuto, come la Luna splendente che squarcia le nubi nel silenzio che segue la tempesta, compare, presso una Fonte, il candido Unicorno:

"Terminate le esecuzioni, vi furono cinque minuti di silenzio, dopodiché apparve un bellissimo Unicorno, bianco come la neve."

L'Unicorno fa la sua comparsa quando il Cinghiale-Serpente è vinto, è la sublimazione della forza selvaggia in una essenza infinitamente maestosa e pura.

Beninteso - come narra la tradizione - l'Unicorno non è un animale domestico, anzi è il più schivo e riservato tra gli animali e non si lascia avvicinare da nessuno, se non da una Vergine.

Egli è talmente fiero che, qualora fosse catturato, non si lascerebbe né tenere, né domare e morirebbe di dolore.

In verità è assai difficile catturarlo, perché egli è il più veloce tra gli animali e prima di arrendersi affila il suo corno su una pietra e combatte con tutte le sue forze, infine se sente di soccombere al suo cacciatore, con le sue ultime forze si getta giù da una rupe a capofitto. Il corno conficcandosi nel terreno attutisce la caduta, e il resto dell'animale si trasforma in un Albero, in attesa di tempi più propizi.

Tutti i testi antichi dicono che l'unico modo sicuro per catturare il Liocorno è di mettere una Vergine sul suo passaggio, egli ne sarà subito attratto e andrà a posare il capo nel suo grembo, così sarà assai facile catturarlo.

La Vergine di cui si parla è lo spirito dell'Iniziato che solo quando ha raggiunto un perfetto stadio di purezza, può incontrare il proprio Unicorno, che è una parte di se stesso, come lo era il Cinghiale e prima ancora il Serpente.

Si narra che chi cerca di catturare l'Unicorno lo fa esclusivamente per potergli strappare il suo corno, che possiede poteri magici.

Intanto il corno è nero alla base, bianco al centro e rosso in punta ed è formato da 72 spire. Rompendolo, nel suo interno mostra tre figure finemente intagliate: un Uomo, una Colomba, un Albero.

Il potere principale del Corno è di annullare tutti i veleni.
Ancora, il Corno, usato come bicchiere, si credeva infondesse al liquido contenuto, virtù taumaturgiche contro le più svariate malattie.

Appello


Da Matty:


ABBIAMO BISOGNO ANCORA DI UN AIUTO DA TUTTI VOI.....PUBBLICATE QUESTO POST NEI VOSTRI BLOG.
C'E' UNA RAGAZZA DE L'AQUILA CHE SI CHIAMA MANULA, RIMASTA SENZA CASA E CHE ORA DORME IN MACCHINA, CHE HA BISOGNO URGENTEMENTE DI UNA ROULOTTE O CAMPER PER LA MADRE.
LA SIGNORA HE TRE CANI E QUINDI LE E' VIETATO PORTARLI NELLA TENDOPOLI.
QUESTO COMPORTEREBBE ALLA SIGNORA L'ABBANDONO DEI PROPRI CANI DAI QUALI NON SI VUOLE ALLONTANARE ESSENDO TRA I POCHI AFFETTI CHE ANCORA POSSIEDE NON AVENDO PIU' UNA CASA.
CHIUNQUE DI VOI SIA DISPOSTO A PRESTARLE UNA ROULOTTE O UN CAMPER
O CHIUNQUE DI VOI CONOSCA QUALCUNO DISPOSTO A FARLO.

GRAZIE A TUTTI ANTICIPATAMENTE
RICORDATEVI CHE ANCHE GLI ANIMALI SONO ESSERI VIVENTI.

sabato 11 aprile 2009

venerdì 10 aprile 2009

La Fenice


La Fenice, come narra Ovidio nelle Metamorfosi, è l'auto-generazione:

"Tutti questi (corpi viventi) comunque traggono origine da altri: unico a rigenerarsi da sé è un uccello che gli Assiri chiamano Fenice"

"La Fenice - spiega ancora Ovidio - non si nutre né di chicchi di grano, né di erbe, ma di lacrime e succo d'amomo".

Lo stesso Dante dice: "Erba né biado in sua vita non pasce, ma sol d'incenso lacrime e d'amomo"

Non si tratta cioè di qualcosa di materiale, ma di una essenza divina, di una legge sacra, in quanto l'incenso è il nutrimento degli spiriti più elevati.

La leggenda vuole che la Fenice, giunta al termine della propria vita, si costruisca un sepolcro odoroso (di resine ed erbe preziose) in cui lasciarsi morire, per poi rinascere dallo stesso più splendente di prima.

La nuova Fenice, appena ne ha le forze, raccoglie quanto resta del suo nido (sua culla e sepolcro del padre) per volare ad Eliopoli, la città del Sole, dove sorge la Collina dell'Inizio del Tempo, e deporlo sull'altare del Sole.

Rigenerarsi da soli, poter ricominciare senza dover cancellare quanto di utile si è compiuto, bensì lasciando il fardello dei propri errori sull'altare del Sole, per purificarsi, per avere il modo di ricominciare, nel pieno delle rinnovate forze, questo è il grande segreto racchiuso nel simbolo della Fenice.
Auguro che questo simbolo sia di forza e auspicio per i sopravvissuti al sisma de L'Aquila.

giovedì 9 aprile 2009

La memoria


"I ricordi sono costruzioni: crescono e maturano con il progredire della nostra vita.
State sempre in guardia contro la certezza del "Lo ricordo come se fosse ieri".

Che la memoria talvolta debba essere sollecitata è una cosa di cui William James si era già reso conto nel XIX secolo:

"Immaginate che resti zitto per un momento e poi vi ordini con voce autorevole: Ricorda! La vostra memoria obbedisce all'ordine e produce una immagine del passato?

Certamente no. Resta lì, attonita e domanda

Che cosa dovrei ricordare, esattamente?

In poche parole, le serve una indicazione. La memoria non risponde a comando, ma si lascia guidare dagli stimoli. Non serve chiedere alla memoria che cosa l'abbia sollecitata, perché solo di rado riesce ad identificare il suggerimento occulto".

"Quando cominciamo a frugare nella memoria in cerca di qualcosa che abbiamo dimenticato, entriamo in uno strano regno psichico detto rimozione.

Il concetto di rimozione dipende da una certa forza di spirito. I sostenitori di questa teoria credono nella capacità dello spirito di difendersi contro certi eventi troppo drammatici che minacciano di sopraffarlo, rimuovendo determinate esperienze ed emozioni della coscienza".

La nostra mente sembra aprire delle porte, mentre di fatto ne chiude altre. Il fenomeno si chiama amnesia.

Parte della memoria, la memoria cosciente, non ricorda gli eventi, mentre un'altra parte, quella inconscia, funziona in modo indipendente dalla prima, e i ricordi del trauma, riaffiorano sotto forma di sogni o sentimenti d'ansia."

(Estrapolato da "DE REUNIE" di Simon Van der Vlugt - Feltrinelli Editore)

mercoledì 8 aprile 2009

Passaparola

Leggo sul blog di Arnicamontana :

Messaggio da ANNA: Ciao a tutti! In queste ore purtroppo si sta intensificando lo sciacallaggio da parte di finte associazioni e gruppi che chiedono soldi per aiutare i terremotati. Non mandate nulla se non siete certi dell'attendibilità delle organizzazioni!!
Un' associazione sicura alla quale si possono inviare è l'ANA: Associazione Nazionale Alpini.
Mi raccomando fate passare questo messaggio ovunque e fate passaparola per evitare che si mandino soldi a delinquenti che stanno approfittando di questa disgrazia.


C'è inoltre la possibilità di inviare un Euro alla Protezione civile, formando il numero 48580

lunedì 6 aprile 2009

Appello

Origine: www.ansa.it ROMA -

Appello dei Centri di servizio per il volontariato (Csv) a tutti i volontari di Pescara e provincia, a contribuire nei limiti delle loro possibilità ad aiutare le popolazioni colpite dal terremoto....telefonando allo 085 2057631.

EMERGENZA ABRUZZO - RICEVO E DIFFONDO. Facciamo girare l'appello per le popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo. Si parla del sisma più forte degli ultimi cento anni, paragonabile a quello che ha devastato Reggio e Messina nel 1908.

SERVE SANGUE PER LE TRASFUSIONI! Dipartimento di Medicina Trasfusionale PO "Spirito Santo" Via Fonte Romana 8 - 65124 Pescara Telefono 0854252687

La Croce Rossa Italiana lancia "un appello di emergenza a livello nazionale, chiedendo a tutta la popolazione di partecipare ad un grande sforzo di solidarietà per alleviare la sofferenza di tutte le vittime del terremoto che ha colpito la regione Abruzzo".

Per effettuare donazioni alla Croce Rossa Italiana si possono utilizzare:

il Conto corrente bancario C/C n. 218020 presso Banca Nazionale del Lavoro-Filiale di Roma Bissolati - Tesoreria - via San Nicola da Tolentino 67 - Roma, intestato a Croce Rossa Italiana via Toscana 12 - 00187 Roma, codice Iban IT66 - C010 0503 3820 0000 0218020, causale pro terremoto Abruzzo;
il Conto corrente postale n. 300004 intestato a Croce Rossa Italiana via Toscana 12 - 00187 Roma, codice Iban IT24 - X076 0103 2000 0000 0300 004, causale pro terremoto Abruzzo.

E' anche possibile effettuare dei versamenti online, attraverso il sito web della Cri all'indirizzo: www.cri.it

Ora le allodole


Ora le allodole destano l'allegro mattino
alte su ali rugiadose.
Dal meridiano suo recesso
il merlo leva echi nel bosco,
ebbro di note il tordo
addormenta cantando il giorno;
gioiscono d'amore e libertà
non oppressi da affanni e servitù.

Sboccia ora il giglio sulla riva,
la primula giù per il pendio;
lo spino fiorisce nella valle
e biancolatte è il pruno

Robert Burns

domenica 5 aprile 2009

Le Dee della Primavera: EOSTRE


Dal post precedente a questo, seguito a parlare degli antichi miti legati alla Primavera. Sempre dal Cerchio della Luna:

"I popoli del Nord Europa che erano particolarmente legati alla natura con i suoi ritmi, accoglievano la primavera, identificandola con Oestara o Eostre, giovane dea celtica dall'aspetto di una fanciulla.

La dea, archetipo di madre natura stessa, veniva rappresentata con fiori tra i capelli e abiti colorati come i prati a primavera, simbolo stesso della giovinezza e di tutte le sue più belle qualità.

Il suo nome significa "Stella dell'Est" e questo ci riconduce a Venere, la stella del mattino e ad Afrodite, la dea dell'amore.

Eostre dà il nome alla Pasqua (che in inglese si chiama Easter) e molte delle tradizioni cristiane hanno le loro origini proprio in questa giovane, ma antica dea sassone.

I suoi simboli sono le lepri e le uova.

Infatti una dolce leggenda narra che un leprotto voleva così piacere a Eostre che lasciava in giro uova dipinte con i colori dell'arcobaleno, per lei.

Quando si presentò a lei con il suo dono, lei fu così contenta che desiderò condividere la sua gioia con tutti gli uomini della terra e chiese al leprotto di andare in giro per il mondo a donare le uova colorate; e forse per questo, ancora oggi noi le decoriamo.

Conigli e lepri sono noti simboli della fertilità e la Dea veniva rappresentata dagli antichi con un coniglio nella luna piena.

Dunque la lepre di Eostre, che deponeva l'uovo della nuova vita per annunciare la rinascita dell'anno, si è trasformata nell'odierno coniglio pasquale che porta in dono le uova di cioccolato.

L'uovo, a sua volta, è un antichissimo simbolo di vita, di creazione e di rinascita.

Non a caso la nascita del mondo da un uovo cosmico veniva celebrata presso molte civiltà in corrispondenza con la festa equinoziale di primavera, quando la Natura risorge e le ore di luce iniziano a prevalere su quelle notturne."

Le Dee della Primavera



Primavera è la stagione del risveglio della natura. L'improvviso sbocciare dei fiori, il volo degli uccelli migratori che fanno ritorno e la gioiosa danza di accoppiamento degli animali hanno sempre rappresentato un richiamo ancestrale molto potente, oltre che una fonte di inesauribile ispirazione per poeti e artisti.

Il simbolo della primavera è il tenero trifoglio, mentre i suoi colori sono tutte le tinte pastello e in particolare il rosa, che ci ricorda i rami dei peschi in fiore.

Est è la sua direzione, quella dove sorge il sole.

Primavera ha un'energia di "disponibilità", è esposta a contatti ed influenze (il fuoco la riscalda, l'acqua la appesantisce) e, come il vento di primavera, non è possibile imprigionarla poiché la libertà le appartiene.

Dato che tutti vibrano nella stessa energia della natura, anche gli esseri umani come gli animali e le piante sperimentano in primavera un desiderio di apertura, che spinge a fare nuovi progetti, a creare nuovi scambi, a desiderare nuovi incontri.

E' un po' come che si risvegliasse ogni volta, con l'arrivo della primavera, l'emozione della giovinezza, con tutto il carico di inquietudine, curiosità e allegria che la caratterizza.

E così anche noi siamo chiamate a rinascere noi stesse, come fa la natura, a rinnovarci, a lasciare indietro le pesantezze invernali per guardare alla nostra vita da una nuova prospettiva.

Non c'è da stupirsi dunque, se ogni cultura ha "prodotto" le sue Dee che, archetipicamente, rappresentano il risveglio della natura a primavera e, per assonanza, quella fase della vita che precede la maturità, e che coincide - rispetto alle fasi lunari - alla luna crescente:

la fanciullezza, quel tempo in cui tutto deve ancora accadere e la vita appare piena di possibilità, l'alba del nuovo giorno che deve ancora arrivare, il fiore che ancora non è diventato frutto, ma già contiene tutto il potenziale del suo intero ciclo.

da Il Cerchio della luna

segue ...

sabato 4 aprile 2009

Giorni e nuvole


Proseguo l'argomento proposto su "Volevo solo lavorare", ricordando il film di Soldini "Giorni e Nuvole", più che mai attuale.

Silvio Soldini presentò questo suo film alla conferenza stampa con le seguenti parole:

"Era da un po' che volevo fare un film legato alla realtà, a questo momento storico. Avevo voglia di fare un film piccolo - che si concentrasse su due personaggi principali e li seguisse da vicino"


Elsa e Michele (Margherita Boy e Antonio Albanese) sono una coppia alto-borghese, colta e benestante, con vent'anni di matrimonio alle spalle e una figlia di nome Alice.

La loro serenità anche economica ha permesso a Elsa di lasciare il lavoro e coronare un antico sogno: laurearsi in storia dell'arte.
Ma, improvvisamente, la loro vita cambia: Michele le confessa di avere perso il lavoro.

Da quel momento in poi, comincia un lento ma inesorabile declino, che il regista scarnifica scena dopo scena, non lasciando allo spettatore, la speranza che le cose possano aggiustarsi.

"Abbiamo elaborato una storia inserita nella situazione socio-economica di oggi, partendo da una sensazione di insicurezza che tutti percepivamo come qualcosa di nuovo, di preoccupante" dice il regista, aggiungendo che il tratto centrale del film è lo stupore che i personaggi provano dinnanzi all'inatteso crollo della loro vita, così come delle loro certezze.

Così con Elsa e Michele, anche lo spettatore viene trascinato da Soldini in questo gorgo progressivo di disperazione e di angoscia, sottolineato anche dall'uso a mano della macchina da presa.

"La macchina a mano, il fatto di seguire gli attori da dietro, l'uso del piano sequenza, tutto questo era per dare la sensazione di essere lì, insieme ai personaggi, mentre le cose stanno avvenendo", afferma il regista.

(da Reuters del 22 ottobre 2007)

venerdì 3 aprile 2009

Volevo solo lavorare



Mi riferisco ad un libro il cui titolo penso sia ormai molto conosciuto.

Un libro scritto da Luigi Furini ed edito da Garzanti.

Il mondo del lavoro diventato un inferno: Furini racconta di un giornalista "scomodo" costretto a lavorare nello sgabuzzino delle scope.

Cuochi e camerieri assunti e licenziati ogni due ore, centinaia di volte all'anno, con regolare tredicesima e quattordicesima e riposi non goduti.

Ex manager che fanno i baristi o i baby sitter.

Impiegati vittime del mobbing e costretti a scegliere fra antidepressivi, ansiolitici, Viagra.

Dirigenti disoccupati che si tingono i capelli prima di un colloquio di lavoro, per sembrare più giovani.

Migliaia di esuberi per gli over 50.
Tre giovani dipendenti premiate dal datore di lavoro con una vacanza ai Caraibi, a patto che siano "gentili" con i clienti.


Partendo anche dalla sua esperienza personale, oltre che dalla sua inchiesta, Furini esplora un mondo che si rivela spesso tanto crudele e assurdo da diventare ridicolo.

"Volevo solo lavorare" è un viaggio nella giungla di chi è troppo vecchio per le imprese e troppo giovane per avere la pensione, tra i"mobbizzati" dell'unico paese europeo senza una legge in materia, tra i giovani precari, tra i lavoratori poveri e gli "scoraggiati" cancellati anche dalle liste di collocamento.

Tra vicende tragicomiche, corsi di autodifesa e reti di solidarietà, Furini scopre un'Italia che i media non raccontano più: problemi concreti e quotidiani che la politica ha dimenticato, in un paese in piena crisi economica.

giovedì 2 aprile 2009

Primule e viole


"Finché ci sarà un sole che tramonta,
avranno le primule gloria.
finché ci saranno viole
esse vivranno in una storia."

WILLIAM WORDSWORTH

mercoledì 1 aprile 2009

Aprile



" E anemoni e violette
colorati ma ancora senza profumo
coronano il pallido anno, debole e nuovo"

(Shelley)

Marzo è finito con giornate di pioggia, grigie.

E oggi inizia il mese di Aprile.

Il nome di questo mese deriva da una parola greca che significa "Apertura"

Il primo giorno d'Aprile in molto paesi d'Europa era il giorno dedicato alle burle.



Si cercava di mandare una persona un po' semplice ed ingenua a fare delle commissioni balorde.

In Inghilterra questo veniva detto "il giorno dello scherzo d'Aprile".
In Scozia si diceva che era il giorno della caccia al merlo".

Da noi si chiama o si chiamava "il giorno del "pesce d'Aprile"


PROVERBI


... le dolci acque di aprile, valgono più che il trono di Salomone.

D'aprile ogni uccello fa il nido.

In aprile il tempo piange e ride insieme.

Aprile, dolce dormire
L'ultimo detto lo sto già provando da due giorni ...

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