giovedì 30 dicembre 2010

Felice Anno Nuovo





“Che una vita colma di bene                          
sia sempre nell’aria che respiri.
Che il bene che ti avvolge
cresca con il vento del mattino”

Augurio Cheyenne



Tanti auguri per un ANNO NUOVO di PACE e SERENITÀ'




 

Essere Italiani

Esiste sicuramente una metafisica dei costumi o una civilizzazione culturale italiana, una russa, una tedesca, ecc. È all'interno di essa che i processi di socializzazione spingono gli individui ad assumere comportamenti uniformi e inconsapevoli, al di là cioè dei processi consci di self-education. È all'interno di essa che accade pertanto, parafrasando Paul Valéry, che "On est italien comme on respire"
 
È vero anche che, in Italia, abbiamo una coscienza dibattuta, quando non schizofrenica del problema.
Di solito individuiamo questa nostra tendenza nazionale, con la locuzione "all'italiana" , e ci abbiamo fatto su dei capolavori di autoironia cinematografica quelli della "Commedia all'Italiana" appunto, per poi subito smentirla con la locuzione che in fondo in fondo "tutto il mondo è Paese.
 
Quando diciamo "all'italiana" infatti  ci ritagliamo, spesso sotto l'effetto di un paragone ellittico e squalificante con le altre nazioni, la nostra identità tra di esse, intuiamo così che il nostro Paese è tutto un mondo. 
 
 Diciamo '"all'italiana'" ogni qualvolta intendiamo quel modo di operare, spesso relativo all'organizzazione dei bisogni e delle necessità collettivi, che si distingue  nettamente, per quel misto di improvvisazione, disorganizzazione, provvisorietà, disordine e pressappochismo.
Le cose 'all'italiana'  non devono comunque essere prese alla leggera.
Sono indizi preziosi: mostrano che ancora oggi come nel passato certe imprese ci riescono senza sforzo e che altre sono per noi praticamente impossibili; hanno chiaramente determinato l'andamento degli eventi trascorsi; senza alcun dubbio, determineranno il nostro avvenire. 
Forse per noi non c'è scampo.
Ed è questa sensazione di essere in trappola entro i limiti inflessibili delle tendenze nazionali a far sì che la vita italiana, sotto la sua superficie scintillante e vivace, abbia una qualità fondamentale di amarezza, disappunto, e infinita malinconia"  
Sembra che la più parte dei nostri tratti d'identità nazionale siano costituiti da "assenze", da elementi che mancano in noi ma presenti in altri Paesi.



Alberto Arbasino ha scritto un libro sull'argomento, intitolato proprio Un Paese senza
 
a) cinismo delle classi alte e del popolo. Il cinismo è da intendere come scarsità di senso morale da una parte, e dall'altra come "realismo" estremo, l'eclissarsi di ogni principio morale di fronte al proprio immediato tornaconto. Da ciò discende anche il rapporto speculare e schizofrenico degli italiani coi propri governanti, e con la politica in genere. La scarsità di senso morale porta gli italiani a non rispettare nulla e a ridere di tutto.
 
b) assenza di una classe dirigente che imponga il proprio tono e la propria "etichetta" al restante corpo sociale. Conseguente anarchia permanente del fare ciascuno a modo proprio. Scarsità di "società civile" e di "opinione pubblica".
 
c) assenza di una forte vita interiore. Rifiuto della lettura, vista come "piccola morte", prevalenza della cultura orale (sia essa televisiva o del karaoke, del canto e del melodramma, del telefonino, del Grande fratello...) sulle forme di cultura scritta (lettura della Bibbia, computer, internet, ecc). 
La vita si svolge per lo più all'aperto, donde civiltà dello spettacolo, del vestire bene e dello sfottersi reciprocamente. Conseguenza: assenza del romanzo realistico. I romanzi ci porterebbero a confrontarci con la grigia "prosa del mondo".  

e) assenza di uno Stato e della Politica come apparati regolatori degli interessi pre-costituiti. Sua sostituzione con la famiglia. Il conseguente familismo che ne discende è da intendere come una gigantesca distorsione della mobilità sociale.
 
Tutte le famiglie si coalizzano non solo contro lo Stato se si azzarda a imporre delle regole, ma contro il Mercato, visto come una bizzarria anglosassone, ossia il luogo della concorrenza e delle pari opportunità, al fine di garantire ai propri figli una migliore posizione di partenza, e di mantenerla a dispetto della competenza e delle capacità altrui. 

martedì 28 dicembre 2010

Figli di abbracci lontani


"Eravamo seduti una di fronte all'altro sul vagone di un treno, con le gambe accavallate e un libro in mano. Quando lui si addormentò cominciai a fissare il suo ventre in modo quasi imbarazzante.
Vidi in quell'uomo le sembianze di un animale dalla postura inconsueta per un quadrupede, seduto sugli arti posteriori, mentre quelli anteriori, che avrebbero dovuto prima o poi toccare il terreno, trattenevano ancora il libro.

Così guardai le mie mani ed ebbi gli stessi pensieri. Guardai ancora-il suo ventre, poi il mio, così esposti e vulnerabili, il suo teso sotto la camicia, che lasciava intravedere la forza virile e il mio, morbido e rassicurante, stretto dalla maglia attillata. Capii la forza di quel possibile contatto. Nessun animale poteva sentire e guardare un proprio simile da quella prospettiva.
Ma certo!
Ricapitolai così la storia dell'uomo: siamo bipedi e tutti figli di abbracci lontani almeno 2 milioni di anni.


L'abbraccio nell'intimità tra uomo e donna, l'abbraccio costante e rassicurante tra madre e figlio, l'abbraccio forte tra compagni che condividono le stesse esperienze, l'abbraccio confortante tra congiunti di fronte alla morte, gli abbracci noti e quelli inaspettati, non furono più dimenticati e, generazione dopo generazione, sono arrivati a noi.
Così è cresciuto l'uomo, pensai.
Tra questi pensieri il mio compagno di viaggio si svegliò e mi sorrise."

Maria Giovanna Belcastro (docente di paleoantropologia all'Università di Bologna)

domenica 26 dicembre 2010

Tra Natale e l'Anno Nuovo

Dopo aver visto, durante tutto il 2010, amici, amiche, sconosciuti... nonché mio marito..con il loro Blackberry o  simili,  mi sono voluta guardare un po' intorno alla ricerca di agende per il nuovo anno, semplicemente cartacee.
Esistono ancora, eccome. Ne faccio un breve elenco molto riassunto.

Agende cartacee per il 2011:

Per prima elenco Il Diario delle Fate dei Fiori,con le splendidi illustrazioni ad acquerelli di Cicely Mary Barker - Ed. Fabbri


L'Agenda di Murphy 2011 affronta il tema del matrimonio "l'unica avventura aperta ai codardi" (Legge di Voltaire)
Un libro pubblicato da Longanesi, La piccola Gaja Scienza. 
Se c’è un campo in cui la geniale intuizione dell’ingegner Ed Murphy brilla con maggiore intensità, è quello del matrimonio, a partire dalla profondità del teorema di Wilde (“Bigamia significa una moglie di troppo. Monogamia anche”), 
per arrivare all’assoluta veridicità del Teorema di Goethe (“L’amore è una cosa ideale, il matrimonio una cosa reale; non si confonde impunemente l’ideale con il reale”) passando dal Credo della signorina Greatheart (“Non sono contraria al matrimonio, ma mette fine a un sacco di cose alle quali sono favorevole”).  
(Questa recensione è presa da Il Libraio - Natale 2010)
 


Minù Agenda dei gatti
Un'agenda per tutti gli appassionati amanti dei gatti. Maneggevole e riccamente illustrata, è ricca di notizie e di consigli relativi alla cura e al benessere del felino di casa.
A ogni giorno dell'anno corrispondono aneddoti, curiosità, informazioni di ordine pratico sul gatto, mentre ogni settimana si alternano le rubriche: "Storie vere di gatti" e "Parola di gatto", che mettono in luce le doti dell'animale domestico tra i più amati attraverso racconti e spigolature. (Edizioni Armenia)


ACQUA AGENDA 2011. Con i contributi di: Erri de Luca, Alex Zanotelli, Marco Paolini, Diego Parassole, Riccardo Piferi ed  altri del Forum italiano per l'acqua. E' l'Agenda Comitato Referendum acqua pubblica.

Una nuova agenda di Paulo Coelho dedicata nel 2011 alla Saggezza.  Editore Bompiani -
Aforismi, riflessioni, consigli, brevi pensieri per accompagnare, giorno per giorno, tutto il nuovo anno. Con le meravigliose illustrazioni a colori di Catalina Estrada.
Quando era bambina,
Catalina Estrada  si meravigliava davanti ai lussureggianti giardini e alla natura vibrante del suo paese natale, la Colombia. Ora che è divenuta una illustratrice internazionale e di successo e vive a Barcellona, Catalina non ha dimenticato le sue radici. La sua capacità di meravigliarsi come un bambino è ancora evidente nel suo lavoro, con esplosioni di colore ed eleganza in tutte le sue creazioni.


Non mancano le agende per pensare positivo, quelli degli Angeli, la sempre comoda Quo Vadis ...  ...
 

Insomma, per concludere, la agende cartacee esistono tuttora.

sabato 25 dicembre 2010

Buon Natale

Mattina di Natale.

Auguri a tutti i bambini del mondo.

Che l'infanzia rimanga sempre un po' dentro tutti noi.

Vi ricordo che sul blog di Giordan  è possibile seguire nel modo che ognuno di voi ritiene più opportuno,
gli aggiornamenti su Vicenza.

venerdì 24 dicembre 2010

Estate incantata: POST: ORA NR 1- EMERGENZA ESONDAZIONE A VICENZA

Estate incantata: POST: ORA NR 1- EMERGENZA ESONDAZIONE A VICENZA

POST: ORA NR 1- EMERGENZA ESONDAZIONE A VICENZA

http://wwwelciodo.blogspot.com/2010/12/post-ora-emergenza-esondazione-vicenza.html#comment-formhttp://wwwelciodo.blogspot.com/2010/12/post-ora-emergenza-esondazione-vicenza.html#comment-form

Sul blog di Giordan è riportato quanto segue qui.
Facciamo un passaparola di quelli "potenti"  Lo chiedo a tutti gli amici che mi leggono.
Giordan continua a tenerci aggiornati, quindi seguiamolo tutti sul suo El ciodo

POST: ORA NR 1- EMERGENZA ESONDAZIONE A VICENZA

ore 23.20: siamo in pieno allarme e in varie zone della città i fiumi hanno cominciato a uscire.

In queste ore, nelle emittenti radio, si stanno intervistando funzionari vari della protezione civile e politici di turno locali. La linea mantenuta è quella di deviare dal problema principale e distogliere l'attenzione dalle cause che stanno trasformando le esondazioni dei fiumi, in un evento endemico. L'immersione del centro storico della città e dei paesi adiacenti al nuovo insediamento militare statunitense ubicato sopra la falda più grande d'Europa, sembra dover rientrare nelle abitudini della popolazione.

Sicuramente LA BASE non è il problema principale, ma rappresenta l'ennesimo scempio del territorio dove non si rispetta da anni, l'assetto idrogeologico di luoghi dal delicato equilibrio ed ora a rischio primario.

Si persegue ad incolpare gli ambientalisti, che secondo l'attuale agglomerato di potere, per anni hanno impedito interventi di bonifica in nome della tutela ambientale. La causa del dissesto idrico secondo i nostri rappresentanti politici, sono le nutrie e i verdi. Siamo alla demenza assoluta. Lancio un apello alla popolazione nazionale, per attivare un piano di rivalutazione dell'attuale assetto politico e dirigenziale, al fine di prendere in mano una situazione che non ha più controllo.

Il progetto consiste nel creare una rete di comunicazione fitta, atta a fare informazione diffusa su più fronti che metta in evidenza tutte le inefficienze e tutte le scelte politiche sbagliate che fanno ricadere sulla popolazione immani disagi.

Mi rendo conto che è parte di ciò che già esiste, ma se facciamo squadra, è possibile amplificare le voci e innescare una presa di coscienza sociale, capace di ricostruire un tessuto attivo tra la popolazione che consenta la radicale revisione dell'attuale assetto di comando liberandoci dal sistema marcio che ora abbiamo. Gli italiani devono rimboccarsi le maniche per salvare il paese dal decadimento totale.

Cercherò di diffondere all'interno di questo blog, più dati possibili sulle questioni salienti che ci riguardano inserendole su POST denominati: " ORA"

Prelevate questo testo e se interessati a partecipare pubblicatelo nei vostri blog.

INIZIAMO UN NUOVO CAMMINO PER LA LIBERTÀ' E LA GIUSTIZIA SOCIALE!

mercoledì 22 dicembre 2010

Bambino


Felice giorno di Natale, quando i piccoli con le
gambine che si agitano per l'impazienza, e gli occhi accesi, spiano
davanti alle porte chiuse, dietro alle quali si preparano luminose e
fragranti meraviglie, e stanno a guardare coi visi intenti la mamma
che cuoce il pesce per la cena!
 

Con vecchie canzoni sulle
fresche labbra, trotterellano verso la nonna,
che sogna nell'alta poltrona
davanti al fuoco, per baciarle le mani piene di rughe. Poi arriva anche il
babbo.


Racconta di Gesù Bambino:
che gli è venuto incontro con i
capelli che sembrano d'oro e le mani piene di meravigliose cose
variopinte.
 

Fuori urla la bufera, una slitta si ode tintinnare lontano e
tutto ciò cosi pieno di mistero e cosi grande e cosi giocondo che
non lo si può mai dimenticare.


(Rainer Maria Rilke)


lunedì 20 dicembre 2010

21 dicembre, solstizio d'inverno

Domani, 21 dicembre, oltre a segnare  il solstizio d'inverno, avrà luogo anche un'eclissi totale di Luna, che si muoverà nell'ombra della Terra alle 6.32 del mattino, concludendosi intorno alle 10:00.

Tutte le feste popolari che celebriamo in questo periodo dell'anno, avevano le loro radici più di quattro mila anni fa in Egitto.

Tutto è iniziato come un grande evento di festa per celebrare la rinascita del dio sole, Horus.

Questo fu l'inizio del nuovo anno solare, che in seguito divenne noto come il solstizio d'inverno o Yule.

Solstizio d'inverno è il giorno dell'anno in cui il sole raggiunge il punto più basso nel cielo e la luce del giorno è più breve.



Per gli Egiziani ed altri antichi popoli  si festeggiavano unicamente il sole e il fuoco per luce e calore.

Con il Solstizio d'Inverno  i giorni  iniziano ad allungarsi e la terra duventa più calda. Il ritorno del sole è stata celebrata con fuochi, festa e gioia...



Questo periodo di festa in seguito divenne noto come i dodici giorni di Natale o la stagione di Yule.

L'Egitto era molto centrale per la civiltà in questo tempo e questo rituale in onore del sole si diffuse rapidamente nelle terre circostanti della Mesopotamia, Babilonia, Persia, Grecia e l'impero romano.

Presso i Romani fu notevolmente ampliata per includere i festeggiamenti in onore alcune altre divinità, in particolare Saturno.

Il loro dio Saturno veniva celebrato per essere la fonte di conoscenza per l'agricoltura e la vita pacifica.
La festa antica dei romani divenne noto come Saturnalia.



Quando il cristianesimo sorse in questa zona vi fu molta fatica a convertire la gente a questa nuova religione. Nel tentativo di rendere la transizione al cristianesimo più facile e più accettabile, nel quarto secolo la data per il Natale fu fissato il 25 dicembre, al centro della celebrazione tradizionale festa.

domenica 19 dicembre 2010

Mo' vene Natale (anno 1956)

Mo' vene Natale
nun tengo denare
me leggio 'o giurnale
e me vado 'a cucca'.

Mo' vene Natale
nun tengo denare
me leggio 'o giurnale
e me vado 'a cucca'.


Mamma, mamma e damme 'na mano
aroppedimane fernisce a semmana
e nun saccio che fa'
e nun saccio che fa'.

Mo' vene Natale
nun tengo denare
me leggio 'o giurnale
e me vado 'a cucca'.

Mo' vene Natale
nun tengo denare
me leggio 'o giurnale
e me vado 'a cucca'.

Mo' vene Natale
nun tengo denare
me leggio 'o giurnale
e me vado 'a cucca'.


E vatte 'a cucca'.

Mo' vene Natale
nun tengo denare
me leggio 'o giurnale
e me vado 'a cucca'.


E vatte 'a cucca'.

Mamma, mamma 'e damme 'na mano
aroppedimane fernisce a semmana
e nun saccio che fa'
e nun saccio che fa'.

Mo' vene Natale
nun tengo denare
me leggio 'o giurnale
e me vado 'a cucca'.


E vatte 'a cucca'.

Mo' vene Natale
nun tengo denare
me leggio 'o giurnale
e me vado 'a cucca'.


E vatte 'a cucca'.

Mo' vene Natale
nun tengo denare
me leggio 'o giurnale
e me vado 'a cucca'.


E vatte 'a cucca'.

Mamma, mamma 'e damme 'na mano
aroppedimane fernisce a semmana
e nun saccio che fa'
e nun saccio che fa'.

Mo' vene Natale
nun tengo denare
me leggio 'o giurnale
e me vado 'a cucca'.


E vatte 'a cucca'.
E me vado 'a cucca'.
E vatte 'a cucca'.
E me vado 'a cucca'.


(Testo di Renato Carosone - 1956 - da un' antica filastrocca napoletana) - Proprietà riservata all'autore. 

La  immagine è tratta dal film "Giorni e nuvole"

sabato 18 dicembre 2010

Sole e neve a dicembre

 



"Il peggiore errore che l'uomo possa commettere è tentare di oltrepassare la gradualità e l'evoluzione della natura, cercando di realizzare oggi quello che la natura ha scritto per domani."

Così scrive Alvaro de Campos eteronimo di Fernando Pessoa

venerdì 17 dicembre 2010

Istruzioni sull'uso del lupo

Vorrei consigliare a chi ama leggere, questo libro, di cui qui 
potete cogliere maggiori notizie.
Un brano (anzi due)  li devo riportare perché mi piacciono moltissimo:
"Una vera civiltà dovrebbe essere il luogo dove tutto ciò che è più debole viene accolto e protetto. 

Noi dovremmo essere venuti al mondo per dividere il pane con i più poveri, far giocare i bambini e dare una cuccia agli animali. 

La nostra vita non passerebbe invano se avessimo un'idea poetica della politica. 
E invece, non lasciamo mai che la poesia sfondi gli steccati dentro i quali abbiamo circoscritto arbitrariamente la nostra vita. 

Questo accade a causa della nostra invincibile paura delle cose estreme, che ci induce a pensare i gesti di una giornata come eventi che è meglio tenere separati fra loro. La musica è lontana dal lavoro e il lavoro è lontano dall'amore che a sua volta è lontano dalla letteratura.
E tutto ciò che di bello e di grande ci cade sulla testa marcisce perché, semplicemente, non trova il suo luogo. Ci crediamo furbi, perché spingiamo via le ceneri nella direzione “giusta” del vento, via da noi."

E ancora:
 
"Un critico dovrebbe portare in dono i Nuovi versi alla Lina di Saba a un uomo abbandonato, e non per consolarlo, ma perché possa intuire che il lavoro durissimo che ci tocca in sorte è fare di un destino una figura musicale. 

Dovrebbe sbattere in faccia gli ultimi canti dell'Odissea ai fascisti che odiano l'immigrato, e non per educarli, ma perché possano sospettare che è gradito agli dèi solo chi sa accogliere il viandante sconosciuto, ascoltare il suo racconto, mentre per gli altri ci sarà solo la freccia impassibile di Ulisse. 

La nostra anima è questo: intuire e sospettare. 

La possibilità perenne di un'apertura.  

Ciò che avviene nella letteratura è il miracolo di un inchino reciproco, di uno sfiorarsi di labbra, tra l'anima e il mondo. Dentro questo incontro, come i conigli e le colombe e i foulards nel cappello del prestigiatore, ci sono tutti i sentimenti possibili: lo sgomento dell'Islandese di Leopardi di fronte alla macchina universale della sofferenza, la nostalgia di Omero e Proust per un tempo degli eroi che solo il respiro del verso e della frase potranno restituire al silenzio del presente, la pace conquistata da Tolstoj nei bivacchi della guerra...
 Il mondo non ha, forse, una sua direzione ma è vasto e imprevedibile tanto quanto noi, nella scrittura, ci ostiniamo a pensarlo. […]

Il libro citato è di Emanuele Trevi - Castelvecchi Editore

Il neretto è mio...

giovedì 16 dicembre 2010

Cinque minuti ancora

Forse in molti conoscono Federico Taddia, autore e conduttore radiotelevisivo da anni.
Io per caso mi sono imbattuta in questo suo scritto.

" Sì, lo so. E' ora...

Lo so che è finito il tempo di aprire gli occhi e piangere. Piangere per dire "ho fame", "ho sete", "ho bisogno di te".
Piangere per avere affetto, attenzione, protezione. Piangere, e basta, per dire "io ci sono".
Però vuoi mettere che bello avere tutte quelle coccole, quel calore, quegli abbracci, quel seno a disposizione, quel dondolio che ti sorregge, tutte quelle persone che fanno e che pensano per te ...

Dai, te lo prometto. cinque minuti ancora e basta.

Sì, lo so.

Lo so che ci sono delle lettere con cui scrivere delle parole e delle frasi. Lo so che non si dice "a me mi piace".
Lo so che i numeri sono importanti. Lo so che tutto il mondo attorno a me è fatto di storia, geografia, di scienza.
Ma vuoi mettere il godimento del dire parole senza senso, di dare i numeri, di guardare il mondo e perdersi nei suoi colori, negli odori, nelle sfumature.
Senza mai chiedersi "dove" e "quando"? Vuoi mettere il bello di non sapere e di non dover sapere...

Dai, te lo giuro. Cinque minuti ancora, e basta.

Sì, lo so.

Lo so che fa più bene una mela bio di un cheeseburger. Lo so che è meglio un buon libro invece che sciropparsi or di televisione. Lo so che una camminata in montagna è meglio della Playstation. Lo so che è meglio dirsi le cose in faccia invece che via sms. Però vuoi mettere la libertà di fare quello che si ha voglia di fare, di seguire l'istinto, di sfiorare anche la cattiva strada, il brivido di fare qualche errore, la leggerezza di non essere sempre lì a dire "questo fa bene, questo fa male". Vuoi mettere il piacere di fare le cose solo per il piacere di farle...

Dai, fidati. Cinque minuti ancora, e basta.

Sì, lo so.

Lo so che è ora delle grandi scelte. E' ora di guardare avanti. E' ora di progettare. Lo so che adesso ho delle responsabilità. Che devo essere esempio e testimone. Lo so che ho chi mi guarda, chi si ispira a me, chi si fida di me. Lo so che sono uomo, marito e padre. Però vuoi mettere quanto sia intrigante il "qui e ora", quanto sia affascinante il non dover mostrare niente a nessuno, quanto sia inebriante pensare a se stessi, quanto sia liberatorio poter dire "sì, ho sbagliato, ma chissenefrega". 
Vuoi mettere quanto sia bello essere come si vuole essere ..."
Sì, lo so. E' ora ...
Cinque minuti ancora. E poi cresco!"

(Federico Taddia)

mercoledì 15 dicembre 2010

Sfiducia ... no, fiducia!

Mi sa che oggi, espatrio per un po'.
La Cina va bene, non la Cina di oggi, quella invece degli antichi saggi.

" L'arciere ha qualche somiglianza con il saggio: quando non colpisce il centro del bersaglio, non se la prende né con l'arco, né con la freccia.
Ne ricerca la causa in se stesso"
(Confucio)

lunedì 13 dicembre 2010

Speriamo che non se ne accorga nessuno

Paolo Vergnani è uno psicologo attore, la cui biografia può essere trovata su Wikipedia

Il titolo di questo post si riferisce al seguente suo scritto:

"Ad agosto ho compiuto cinquanta anni.
E che uno lo voglia o no, si ferma a pensare.
Magari a come percepivi un cinquantenne quando eri un bambino.
Quando pensavi che stavi crescendo mentre lui era già cresciuto.
Che cosa voleva dire essere cresciuto?

Nella testa di un bambino voleva dire che poteva fare cose che a te erano vietate. Voleva dire che non aveva paure e nemmeno desideri, che poi da grande  potresti anche pensare che le due cose vanno di pari passo; voleva dire che sapeva molte più cose, che sbagliava meno, che nessuno lo avrebbe sgridato.

Questo pensavi da bambino.

Poi arrivi a cinquanta anni.
E ti rendi conto del fatto che hai paure, tante, e anche desideri.

Che ci sono troppe cose che non sai, che hai sbagliato e continui a sbagliare e quando qualcuno te lo fa notare a volte ti fa male.

Allora non capisci se c'è qualcosa che non funziona in te o se qualcuno ha barato.
Possibile che tu non sia cresciuto se non nel giro vita?

E ti spaventi e ti vergogni anche un po', sperando che gli altri non se ne accorgano.

Poi un giorno succede che cominci a guardare i tuoi seri coetanei e a immaginarli bambini.
E ti viene facile.
E ti rendi conto del fatto che probabilmente nemmeno loro sono cresciuti.
E convivono con le loro paure e i loro desideri che vanno di pari passo e sperano che gli altri non se ne accorgano.
E ti viene da sorridere.
E forse sei cresciuto un po'. "
(Paolo Vergnani - psicologo attore)

venerdì 10 dicembre 2010

Moralità antica

Questo scritto che riporto di seguito è di Mauro Felicori (direttore del settore cultura e rapporti con l'università del Comune di Bologna dal 1980):

"Genitori ambedue alle stesse scuole elementari, ho avuto il piacere di conoscere Renzo Tosi, ordinario di letteratura greca all'Università di Bologna, autore per Rizzoli di un dizionario delle sentenze latine e greche che ha avuto un grande successo.
Gli chiesi di condurre alcune lezioni pubbliche e, una sera, una sua citazione mi colpì, per più ragioni.
E' di Plutarco, Precetti Politici:

"' 15. Alcuni, come Catone, si assumono qualsiasi incarico nella vita politica, ritenendo giusto che il buon cittadino non tralasci mai, per quanto possibile, alcuna sollecita cura: perciò lodano Epaminonda perché, eletto telearco dai Tebani per invidia e per offesa, non si disinteressò delle sue funzioni, bensì dicendo che non solo la carica dà lustro all'uomo, ma anche l'uomo alla carica, portò a grande onore e dignità la telearchia, la quale precedentemente niente era se non, per così dire, la mansione di mantenere le vie strette sgombre dallo sterco e dagli scoli d'acqua."   

E' un passo di notevole profondità etica, evidentemente:

Se infatti l'impegno politico è passione e servizio, come molti amano asserire, esso non richiede la condizione di essere esercitato secondo un crescente rango. Peraltro, si può fare un buon lavoro, con dignità, in qualunque posizione.
Moralità antica, dunque, che si spiega da sé e ci conforta, con la forza della classicità, in tempi difficili.
Moralità antica che non richiede commenti, ma seguaci."

(Mauro Felicori)

lunedì 6 dicembre 2010

Un lunedì piovoso con ricordi

Per associazioni di idee mi sono trovata davanti  questo ricordo, risalente ad alcuni anni fa:
Ero in ufficio, il telefono suonava e nessuno rispondeva. Presi io la telefonata. Era mia madre che con la sua voce calorosa, leggermente preoccupata, mi chiedeva:

- "Ti piace più lo stile impero o quello inglese?"
- "Ma mamma, dove sei? Che domande fai? comunque preferisco lo stile inglese..."

Non ricavando  altro che soddisfacesse la mia curiosità ci salutammo ed io ripresi il mio lavoro.
Fu solo qualche settimana dopo, il giorno del mio compleanno, che capii.
Mia madre arrivò a casa mia con vassoio, teiera, caffettiera, zuccheriera, brocca per il latte, cucchiaini, ecc...tutto d'argento e... in stile inglese.
Un regalo bellissimo, purtroppo mai utilizzato. Chi  lo trovava il tempo di preparare il caffè nella moka e di travasarlo nella caffettiera d'argento? Si andava così di fretta per arrivare al lavoro nei tempi limite, che proprio non era possibile.
Forse di sabato e di domenica avremmo potuto farlo, ma - non so perché non è stato mai fatto.
Anzi io sono passata direttamente al Nescafe liofilizzato (eticamente reprensibile, lo so) mentre mio marito si gode il caffè che scende direttamente dalla macchina espresso Gaggia dentro un bicchierino di vetro...

Eppure il regalo l'avevo gradito molto ed ogni volta che passo davanti alla vetrinetta che lo contiene, una specie di rammarico mi pervade. 


venerdì 3 dicembre 2010

Auto da fé

"Giusto, le aveva promesso un libro. Per lei non si poteva prendere in considerazione altro che un romanzo. Non che dai romanzi la mente tragga molto nutrimento. Il piacere che forse offrono lo si paga a carissimo prezzo: essi finiscono per guastare anche il carattere più solido. Ci si abitua a immedesimarsi in chicchessia. Si prende gusto al continuo mutare delle situazioni. Ci s'identifica con i personaggi che piacciono di più. Si arriva a capire qualunque atteggiamento. 
Ci si lascia guidare docilmente verso le mete altrui e per lungo tempo si perdono di vista le proprie. 

I romanzi sono dei cunei che un attore con la penna in mano insinua nella compatta personalità dei suoi lettori. Quanto più precisamente egli saprà calcolare la forza di penetrazione del cuneo e la resistenza che gli verrà opposta, tanto più ampia sarà la spaccatura che rimarrà nella personalità del lettore. I romanzi dovrebbero essere proibiti per legge."

(Elias Canetti, "Auto da fé", Adelphi, Milano, 1999)

giovedì 2 dicembre 2010

Dicembre e Robert Louis Stevenson


Ho sempre provato stupore, leggendo Stevenson, per la versalità dei sui romanzi, romanzi dove affronta generi letterari molto diversi.
Cito le sue opere di cui ho un ricordo chiaro:
L'isola del tesoro,
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde,
La freccia nera,
Il signore di Ballantrae,
Il ragazzo rapito ...
 
Senza contare le poesie.
E proprio una poesia voglio riportare qui, forse perché si intitola "Dicembre"o  perché sono affascinata dalle brughiere, ma soprattutto perché apre la porta alla Speranza.


Una nuda casa, una spoglia brughiera,
una pozza rabbrividente davanti all'uscio
un giardino senza fiore e frutto,
con pioppi che ne segnano il confine.
Tale è il luogo ove vivo,
triste fuori e nudo dentro.

E tuttavia la tua aspra brughiera
riceverà la pompa della sera,
e si disegnerà la gloria dorata dell'alba
dietro il tremolio dei tuoi alberi.
E quando il vento di luogo in luogo
sospinge i galeoni di nubi disancorati,
il tuo giardino splenderà di nuovo
di sole ardente, di lucida pioggia.

Qui salirà la maga luna al cielo, nel finire cremisi
del declinante splendore del giorno, qui
apparirà l'armata delle stelle.

Le conche intorno, umide o secche,
la primavera colmerà di fiori,
spesso le muse del mattin vedranno
allodole levarsi di fra l'erica
e indiamantate d'ogni ragnatela
le ruote e i fili magici.

Quando le margherite se ne andranno
di brina argenterà le foglie d'erba
l'inverno. Il gelo incanterà la pozza,
e farà belli i solchi dei carretti.

Quando di neve lucente s'estenderà la brughiera,
i bimbi come batteran le mani!
Per far la Terra il nostro romitaggio,
una mutevole ed allegra spiaggia,
basta la macchina di Dio, complessa
di giorni e di stagioni luminosa.

mercoledì 1 dicembre 2010

Dicembre e ... qualche ricordo

Siamo arrivati al primo giorno di dicembre, lo sanno tutti suppongo, io però me ne sono ricordata stamattina e solo perché una cara amica me l'ha fatto notare nel suo solito modo affettuoso.

A me dicembre piace, è un mese che sa di infanzia, di pacchetti colorati, di scambio doni, di abeti decorati, di piccole luci la sera. Tanti giardini sono pieni di bacche di colore diverso, essenzialmente rosse, blu scuro e bianche.
Sono già arrivati i pettirossi, e le cince.


Quando ero bambina e tornavo da scuola, prima delle vacanze di Natale, trascorrevo i pomeriggi assieme ai miei nonni. Mio nonno cominciava proprio in questo mese ad andare quasi tutti i giorni a comprare arance o clementine che allora mi piacevano tanto.
E mia nonna quasi ogni giorno mi diceva:            

"In dicembre altro non hai da fare
se non stare al caldo e riposare".

Che bella frase!
Dolci parole, le ricordo bene anche ora, assieme a tutte le storie che lei mi raccontava.

martedì 30 novembre 2010

Ma te ci sei su feizbuk?


Trovo oggi nella posta questa mail proveniente dal Teatro Duse di Bologna, alle cui newsletter ero  e sono iscritta.

.Da: Teatro Duse - Newsletter
Data: 11/30/10 11:34:46
A: .....
Oggetto: Teatro Duse. Offerta per "Ma te ci sei su feizbuk?"                        

Gent.mi,
questa sarà probabilmente l'ultima newsletter che riceverete da noi. Lo dico con grande tristezza poiché come avrete sicuramente letto da tutti i giornali, sembra che anche l'ultima possibilità di gestione del Duse non sia andata in porto. 

Dal primo di gennaio infatti, tutti noi saremo ricollocati in altre strutture ed il Teatro Duse rimarrà desolatamente chiuso. 

Anche per questo abbiamo deciso di darvi l'opportunità di tornare a Teatro cogliendo l'occasione della presentazione del nuovo spettacolo di Giorgio Comaschi dal titolo 
"Ma te ci sei su feizbuk?" che andrà in scena Sabato 4 dicembre alle ore 21 e domenica 5 alle ore 15.30 proponendovi il biglietto di platea scontato di quasi il 50% (12,00 euro l'uno). 

Sarà sufficiente presentarsi alla biglietteria del teatro sin da oggi con la presente newsletter per ottenere il biglietto a prezzo scontato. 

La biglietteria è aperta martedì e giovedì dalle ore 15 alle 19, mercoledì e venerdì dalle ore 10 alle 13, sabato dalle ore 11 alle 19 e dalle ore 20,30, domenica dalle ore 15.
 
Lo spettacolo di Comaschi è un monologo estremamente divertente con un gradito ritorno al cabaret.
 
Spero e mi auguro che molti di voi partecipino per dimostrare alla città, ancora una volta, l'attaccamento a questo "pezzo di storia" che è il nostro Teatro.
 
Un abbraccio caloroso a tutti voi che ci avete seguito con tanta passione, spero di incontrarvi a teatro
 
Con affetto
Marco Montanari
Direttore Teatro Duse  
 


lunedì 29 novembre 2010

Lo spirito dell'Illumismo

Una famosa frase di Woody Allen è:
“Dio è morto, Marx è morto e io non mi sento troppo bene”…

Fin da quando ero bambina, capitando dopo i miei giochi, tra i discorsi degli adulti, sentivo spesso parlare di scienza e di religione come di due ambiti opposti. Stranamente per me che ascoltavo, c'era in questi discorsi una voglia di prevalere sulla opinione altrui che mi rendeva ansiosa. Capivo che Dio non voleva la Scienza, senza comprenderne perché.
Ascoltando ancora, emergeva che scienza era uguale a comunismo, quindi il comunismo non era cattolico.
Sentivo poi signore benvestite disprezzare, quasi con rabbia, gli operai (a quei tempi esistevano anche loro).
Ero bambina ma riuscivo a captare in loro, nei loro gioielli, sulle loro faccie, la PAURA che i comunisti le derubassero dei loro averi.
Non ricordo invece nessuna parola dei loro mariti che pure erano presenti.
Già allora me ne tornavo con gli altri bambini, sentendomi in qualche modo sconfitta. Eppure non ero figlia di operai.
Il post che segue riguarda una recensione che Corrado Augias scrisse su La Repubblica nell'agosto del 2007 di un libro di Tzvetan Todorov, per l'appunto "Lo spirito dell'Illumismo".

Il secolo della ragione che ancora ci illumina
di Corrado Augias , la Repubblica, 17/08/2007
 


Che cos'è Lo spirito dell'illuminismo? 

Con questo titolo Tzvetan Todorov, storico delle idee, pubblica un libretto di esemplare chiarezza nel quale condensa gli elementi di una corrente di pensiero alla quale dobbiamo la fondazione della modernità, e che, a buon diritto, è ritenuta una delle anime dell'Europa. 

Le prime tre righe sono come un manifesto di quello che sarà lo sviluppo nelle pagine successive: 

"Dopo la morte di Dio, dopo il crollo delle utopie, su quale fondamento intellettuale e morale intendiamo costruire la nostra vita comune?". 

Qui è il punto: su cosa si fonda una convivenza libera? Su quali principi? Su quali norme condivise? 

L'autore condensa in alcune parole chiave il grande lascito della stagione dei Lumi partendo dalla definizione di Autonomia:
laicità, verità, umanità. 

Non a caso Autonomia è alla base di tutto. 

Aspetto essenziale dell'Illuminismo fu "privilegiare ciò che ciascuno sceglie e decide in autonomia a detrimento di quanto ci viene imposto da un'autorità esterna". 
Decidere in autonomia significa che non esistono più dogmi, che le forme dell'autorità devono essere della stessa natura degli uomini: naturali e non sovrannaturali. Di conseguenza "la religione esce dallo Stato senza per questo abbandonare l'individuo". 

sabato 27 novembre 2010

Flauto

Una casa di notte tra albero e cespuglio,
una finestra dal tenue bagliore
ed in una stanza impercettibile
se ne stava un flautista e modulava.

Era una popolare melodia,
benigna fluttuava nella notte
come fosse la patria ogni paese
come fosse compiuto ogni cammino.

Nel suo respiro si faceva chiaro
tutto l'arcano senso della vita, 
e di buon grado si affidava il cuore
ed ogni tempo era un presente.

(Hermann Hesse)

giovedì 25 novembre 2010

Nude a tutti i costi

Mi sono imbattuta in un articolo del 2003 de Il Mattino che riporta credo, stralci di questo saggio:
 

"La donna su misura. L’immagine femminile stereotipata dalla pubblicità" saggio curato da Dino Aloi, Flavia Cavalero e Simonetta Carbone.
 

A me sembra che  sia ancora piuttosto attuale, per cui lo riporto qui.

"Siete sicure d’esser sempre veramente affettuose con vostro marito? La vostra periodica irritabilità non è forse causa di malintesi evitabilissimi? Sanadon combatte ogni ricorrente motivo di nervosismo e di dolore": la pubblicità di una brodaglia capace di rendere la donna sempre contenta (siamo nel 1951) è uno dei capolavori del macabro raccolti nel volume La donna su misura. L’immagine femminile stereotipata dalla pubblicità.


Pubblicato dall’editore Il Pennino, curato da Dino Aloi, Flavia Cavalero e Simonetta Carbone, il libro è un divertente e impressionante viaggio tra le immagini pubblicitarie apparse su quotidiani, riviste e periodici, nonché su manifesti e dépliant, a partire dalla fine del 1800 per giungere ai nostri giorni.

Dino Aloi, classe 1964, tra i più brillanti vignettisti italiani (2500 vignette apparse su «Il Travaso», «Radiocorriere», «Paese Sera», «La Gazzetta dello Sport» e più recentemente su «L’Alto Adige»), è il condirettore del Museo del Sorriso di Baiardo, nonché l’ideatore del Premio Giorgio Cavallo, una sorta di Oscar della vignetta che quest’anno è stato assegnato a Sergio Staino. 


E poi le mostre di Jacovitti e Peynet, ma anche quella dedicata alle benemerite «tette».
Un attributo femminile amato tanto dagli umoristi quanto da pubblicitari, e questo forse spiega il perché un vignettista come Aloi abbia deciso di affrontare l’universo della pubblicità:
«Abbiamo sfogliato più di tremila pubblicazioni, dalle riviste umoristiche ai magazine femminili, dai settimanali politici ai fotoromanzi, da ”Topolino” a ”Grand Hotel” alla ”Domenica del Corriere”».
 

Continua Aloi: «Abbiamo preso in considerazione solo le pubblicità, escludendo, per esempio, le copertine di ”Panorama” ed ”Espresso” degli anni della "guerra delle tette", che fanno storia a sé, e così le pubblicità pornografiche.

Alla fine abbiamo selezionato 140 immagini che vengono a formare una galleria di stereotipi, distinte in diverse sezioni: Nude a tutti i costi, Angelo del focolare, Il richiamo del motore, Rapporto con il potere, Sacro e profano, Crisi di identità, Un vero tesoro, Vietato invecchiare, Come siamo caduti in basso, Finalmente l’ironia. 

Una "campionatura" dell’immagine prevalente che la pubblicità ci offre della donna, una sorta di "blob", dove si è voluto evitare il "peggio", ma anche di scadere nel moralismo o nel femminismo"».

In effetti un «catalogo» di questo tipo, e la relativa mostra itinerante, si prestano facilmente ad accuse di moralismo, ma gli autori hanno evitato di cadere nella trappola ricorrendo all’arma dell’ironia: 


«La parte più corposa del volume - spiega ancora Dino Aloi - si intitola "Nude a tutti i costi", ma non vuole essere una critica al nudo in quanto tale. Ho in mente le foto di Helmut Newton e sono meravigliose. Il problema è l’accostamento pretestuoso, quindi il nudo "fuori luogo".
L’abbinamento nudità-oggetto da pubblicizzare è un malcostume che nasce dalla metà degli anni Settanta. Insomma, se devi pubblicizzare un capo di abbigliamento intimo il nudo va benissimo, ma se devi pubblicizzare una pila, una birra o un barattolo di pelati, perché metterci le curve? Il barattolo di passata anche da solo fa la sua figura».
 

Quindi non moralismo, ma sguardo critico per imparare a considerare la pubblicità in modo diverso, con maggiore attenzione e di discernimento.
 

«L’ironia è il vero filo conduttore, perché rende tutto più leggero e stempera le immagini più urtanti. 

Ammetto, comunque, che ci siamo auto-censurati evitando cose troppo forti: penso alla pubblicità di Gucci con la modella con il pube rasato a forma di G».
 

In versione sexy e disinibita, oppure in quella più rassicurante di donna dolce, sottomessa e sempre contenta, o ancora nei panni della manager aggressiva che mette i maschi sotto i suoi tacchi vagamente sado-maso, comunque sia dalla pubblicità la donna ne esce veramente mal ridotta, tritata dagli stereotipi che ieri la volevano «angelo del focolare» e «donna mamma», oggi creatura sensuale, molto nuda, senza un capello bianco, senza una ruga, perché, come recita una pubblicità di Dior, è «vietato invecchiare».
 

E anche se l’immagine femminile cambia con l’evoluzione della società, del costume e degli stili di vita, alcune costanti permangono.
Una tra tutte: l’ossessione per il seno. Che deve essere rigorosamente sodo e per nulla cadente, e quando la natura non aiuta allora si può ricorrere a miracolose creme, come Senobel, di produzione napoletana, che promette un seno «protuberante» o la mitica Poppeina (1899), lozione «composta di vegetali, affatto privi di veleni» capace di conservare «l’opulenza, la sodezza e la freschezza di quella preziosa parte del corpo muliebre».


Se poi l’ossessione del seno sia cosa femminile o malattia indotta dai maschietti, su questo il dibattito è ancora aperto. 

Emanuele Rebuffini (titolo dell'articolo "Nude a tutti i costi", Il Mattino 22 aprile 2003)

martedì 23 novembre 2010

Libertà (J'écris ton nom ...)

Riporto qui alcuni pensieri di autori vari che si esprimono sulla "libertà":

"Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto; porto su di me le cicatrici
come se fossero medaglie, so che la libertà ha un prezzo alto, alto quanto quello della schiavitù.
 L'unica differenza è che si paga con piacere, e con un sorriso...
anche quando quel sorriso è bagnato dalle lacrime.
(Paulo Choelo - Lo Zahir)


"I dubbi te li crea la libertà"
(Jim Morrison)


L'uomo è nato libero, e dappertutto è in catene.
(Jean Jacques Rousseau - Il contratto sociale)


L'anima libera e' rara, ma quando la vedi la riconosci: soprattutto
perché provi un senso di benessere, quando le sei vicino.
(Charles Bukowski)


Ciascuno di noi è, in verità, un'immagine del grande gabbiano,
un'infinita idea di libertà, senza limiti.
(Richard Bach - Il Gabbiano Jonathan Livingston)


Erich Fromm scrive:

"L'uomo crede di volere la libertà. In realtà ne ha una grande paura. Perché? Perché la libertà lo obbliga a prendere delle decisioni e le decisioni comportano rischi.
 E poi quali sono i criteri su cui può basare le sue decisioni? L'uomo è abituato che gli si dica cosa deve pensare, anche se gli si dice che deve essere veramente convinto di ciò che pensa".



Chiudo con la poesia di Paul Eluard: Liberté:

"Sur mes cahiers d'écolier
Sur mon pupitre et les arbres
Sur le sable de neige
J'écris ton nom

Sur les pages lues
Sur toutes les pages blanches
Pierre sang papier ou cendre
J'écris ton nom

Sur les images dorées
Sur les armes des guerriers
Sur la couronne des rois
J'écris ton nom

Sur la jungle et le désert
Sur les nids sur les genêts
Sur l'écho de mon enfance
J'écris ton nom

Sur tous mes chiffons d'azur
Sur l'étang soleil moisi
Sur le lac lune vivante
J'écris ton nom

Sur les champs sur l'horizon
Sur les ailes des oiseaux
Et sur le moulin des ombres
J'écris ton nom

Sur chaque bouffées d'aurore
Sur la mer sur les bateaux
Sur la montagne démente
J'écris ton nom

Sur la mousse des nuages
Sur les sueurs de l'orage
Sur la pluie épaisse et fade
J'écris ton nom

Sur les formes scintillantes
Sur les cloches des couleurs
Sur la vérité physique
J'écris ton nom

Sur les sentiers éveillés
Sur les routes déployées
Sur les places qui débordent
J'écris ton nom

Sur la lampe qui s'allume
Sur la lampe qui s'éteint
Sur mes raisons réunies
J'écris ton nom

Sur le fruit coupé en deux
Du miroir et de ma chambre
Sur mon lit coquille vide
J'écris ton nom

Sur mon chien gourmand et tendre
Sur ses oreilles dressées
Sur sa patte maladroite
J'écris ton nom

Sur le tremplin de ma porte
Sur les objets familiers
Sur le flot du feu béni
J'écris ton nom

Sur toute chair accordée
Sur le front de mes amis
Sur chaque main qui se tend
J'écris ton nom

Sur la vitre des surprises
Sur les lèvres attendries
Bien au-dessus du silence
J'écris ton nom

Sur mes refuges détruits
Sur mes phares écroulés
Sur les murs de mon ennui
J'écris ton nom

Sur l'absence sans désir
Sur la solitude nue
Sur les marches de la mort
J'écris ton nom

Sur la santé revenue
Sur le risque disparu
Sur l'espoir sans souvenir
J'écris ton nom

Et par le pouvoir d'un mot
Je recommence ma vie
Je suis né pour te connaître
Pour te nommer

Paul Eluard
( Poésies et vérités, 1942)


Per chi mi legge: Cos'è dunque la libertà?

giovedì 18 novembre 2010

L'indifendibile

L’antica arte dell’illusionismo consiste nel saper dirigere l’attenzione dello spettatore verso un particolare oggetto o movimento, sviandolo da altri che non devono essere visti o ricordati, ma lasciandogli l’impressione di decidere cosa guardare. 


Soltanto in parte essa poggia su manualità e strumenti meccanici: il suo segreto sta nell’uso sapiente del linguaggio, nel timing e nella naturalezza. 


Dobbiamo ringraziare il presidente del Consiglio per averci intrattenuto con illusioni e coups de théâtre di grande maestria in questi ultimi anni, così precisi da farci quasi dimenticare di essere pubblico (pagante) di uno spettacolo. 


Una volta ancora, però, per distrarci da ben altri temi, ha dato prova di una “sensibilità” assai poco consona al ruolo che ricopre. 


L’affermazione rilasciata il 2 novembre non poteva certo passare inosservata: “Da sempre conduco una attività ininterrotta di lavoro, se qualche volta mi succede di guardare in faccia qualche bella ragazza… meglio essere appassionati di belle ragazze che gay!”. 


Tutta l’omofobia di quel “…che gay” ha urtato le orecchie del pubblico laico, per il quale la molteplicità degli stili di vita e la diversità delle esperienze, a partire dall’orientamento sessuale, è radice e fiore della democrazia.
L’omofobia non esaurisce però la gravità di quella frase.


Riascoltatela mentalmente, nella sua interezza. Nient’altro vi colpisce? In questo caso, allora, la controrivoluzione culturale degli ultimi anni è riuscita, i suoi effetti si sono sedimentati e tutto appare “naturale”: quella guerra non dichiarata contro le donne già percepita da Susan Faludi può dirsi finita (e persa dalle donne). Se invece c’è altro che sembra stonare, allora vale la pena di sottolineare ancora qualcosa.
L’immaginario mobilitato dalla frase nel suo complesso è antiquato e degradante per le donne, non solo per i gay. Questa immagine delle “belle donne” da riscuotere come premio dopo la caccia, la rilassante ed eterea pausa dal mondo delle necessità, evoca quella condizione di subordinazione (anche volontaria) che per lungo tempo ha chiuso la donna a casa e l’ha rimossa dalla vita pubblica. Questa frase, parte di un più complesso sistema di potere e di saperi, è una affermazione politica reazionaria, conservatrice e misogina.
Sono in particolare tre i motivi per cui è importante soffermarsi su questo elogio delle belle donne come “dopolavoro”. 


In primis, l’ironia. L’ironia è stata storicamente un’arma pericolosa. Con le battute, lo humour, il sarcasmo, sono stati sdoganati anche concetti e visioni del mondo profondamente antidemocratici. 


Il fertile terreno che ha accolto e nutrito le leggi razziali è stato preparato anche a colpi di battute e vignette antisemite. Naturalmente all’ironia si può rispondere con ironia (e ben venga: l’ironia ha anche rappresentato un formidabile strumento di sfida del potere), ma non si deve temere per questo di prendere sul serio ciò che pur ironicamente viene insinuato. 


L’ironia può disarmare l’avversario che non ne scenda a patti, con l’accusa di non saper scherzare, di non saper stare al gioco, di non avere il senso dello humour. Poche cose temiamo più del non saper mostrarci ironici


Forse è di questo che ha sofferto il femminismo: esisterebbe il problema del velinismo dilagante se non fosse stata sdoganata in tv la “bella statuina” a colpi di paperine e letterine proprio con la scusa del “si fa per scherzare”?


In secondo luogo, da una prospettiva più ampia, la battuta sulle “belle donne” è solo un tassello che va a inserirsi in un mosaico complesso, scolpito da anni di rappresentazioni di donne stereotipate, imprigionate nei ruoli: “semplicemente belle”, “semplicemente madri”, “semplicemente mogli”. 


La donna, come numerose ricerche da tempo hanno mostrato, appare nei media come oggetto sessuale, come rappresentante dell’opinione comune, come “accudente”: molto meno come esperta (se non in materie frivole) o in virtù delle competenze che ha acquisito nel suo percorso professionale e di studio. 


Le viene chiesto di commentare la politica, ma spesso su aspetti superficiali, o su materie di competenza “femminile” (la famiglia, gli affetti). 


O peggio ancora le viene chiesto soltanto di “essere”, di stare, di incarnare la spensieratezza intesa precisamente come mancanza di pensiero.


La controrivoluzione ha fatto del binomio pupa-secchione (corpo femminile-mente maschile) il proprio baluardo: l’immagine evocata non fa che confermare l’idea che la donna valga in quanto “natura” più che “cultura”.


Ma l’immagine mediatica riflette un mondo in cui non solo la strada dello spettacolo, ma sempre più anche quella della politica e delle istituzioni sembra spianata alle donne che hanno saputo investire nella bellezza più che nelle competenze. 

mercoledì 17 novembre 2010

L'Amore

"Era dentro le case che si produceva quel che conta nella vita - il calore e la pace di un luogo dove sentirsi al sicuro, cibo per i nostri corpi, nutrimento per le nostre anime.
E' lì che abbiamo imparato a stare al mondo con dignità, con integrità; è lì che abbiamo imparato ad avere fede. A renderci possibile questa vita, facendoci da guide e da maestre, sono state le donne nere. "


 E ancora:

"Tutti affermano che l'amore è importante, eppure siamo bombardati da ogni parte dall'evidenza del suo fallimento."  (da Tutto sull'amore)

 bell hooks, filosofa afroamericana

lunedì 15 novembre 2010

Modi di essere ricchi

" Dovreste conoscere ciò che vuole dire povertà, forse la nostra gente ha molti beni materiali, forse ha tutto, ma credo che se guardiamo nelle nostre case, vediamo quanto è difficile trovare un sorriso e il sorriso è il principio dell'amore."

Queste parole sono attribuite a Madre Maria Teresa.

domenica 14 novembre 2010

Domenica mattina

Mattina presto, mio marito è gia sceso in cucina e sento arrivarmi odore di caffè. Guardo dalla finestra e, al di là delle tendine, vedo affacciarsi la luce del giorno e le foglie rosse del liquidambar ancora ben attaccate all'albero.

E' sufficiente: mi alzo, scendo a prendere a mia volta il caffè, ma prima apro alla Frida; anzi apro tutti gli scuri delle porte finestre. La luce è ancora poca, ma la Beniamina - la nostra pianta di ficus - ne avrà piacere penso, dopo avere trascorso tutta l'estate in giardino.

Più tardi esco con Frida.

E' una mattina grigia, molto tranquilla - a quest'ora di domenica la gente dorme di solito.

Una leggera nebbia avvolge i campi, la terra nuda, gli alberi lontani in una foschia piacevole.
Respiro quel delizioso odore di foglie cadute, di nebbia - che  a me piace.

Frida è in cerca di gatti e annusa spesso vicino ai tronchi o ai muretti, controlla sotto tutte le aute parcheggiate, spesso rifugio felino.

Guardo intanto i giardini, da sempre una mia passione.

In alcuni i gerani sono ancora fioriti, poche invece le rose.
Ci sono bacche che allietano e risvegliano con il loro colore, il grigio della nebbia.
Alcuni giardini sono in ordine perfetto, tuttre le foglie raccolte e l'erba del prato è lucente; in altri, come nel mio, le foglie formano un prezioso tappeto multicolore.

Scomparsi invece le poltrone e i giochi dei bambini.
Rimangono uno scivolo e  un'altalena nel campetto pubblico accanto alla chiesa, peraltro, deserto.

Pochi gli incontri: due tortore dal collare sacro che volano vicine, un signore che porta al guinzaglio uno schnauzer nano pepe e sale.
Quest'ultimo abbaia ad una Frida interessata solo ai gatti e che non degna i suoi simili.
Ora di tornare, rientriamo in casa dove mio marito sta seguendo la Formula 1 e prendiamo un altro caffè.

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