sabato 30 aprile 2011

Domani è il: Primo giorno di Maggio



Dal Blog di Maresco  

Scrive Maresco Martini:

VIGILIA DEL PRIMO MAGGIO: MEMORIE
A sud di Castelfiorentino ci sono delle collinette spoglie di Argilla, su queste colline emergevano tre in modo particolare per come erano appuntite, ben visibili dal paese. Ebbene su questi cucuzzoli: il poggio del Coccolo,il poggio della ginestra e il poggio di Montacuto- montauto per i locali-, Immancabilmente i Primi Maggi nel ventennio fascista apparivano come di incanto al mattino le bandiere rosse! Per diversi anni dal 1945 in poi in omaggio a questo fatto, il corteo del Primo Maggio si scioglieva in queste colline. Di recente sono passato in quel luogo, non si riconosce più niente, i cucuzzoli sono spariti sotto arature profonde, non ci sono più i papaveri e la sulla spariti sotto i colpi dei diserbanti, le bandiere rosse sparite e dimenticate. Il Primo Maggio resta ancora li a ricordare e festeggiare chi ha lavorato e chi lavora. VIVA IL PRIMO MAGGIO! "


Chiedo di leggere anche i post seguenti.




Non rottamate il Primo Maggio

BLOG DI CIPIRI: Primo maggio

venerdì 29 aprile 2011

Riti popolari per Beltane o Calendimaggio

Il 30 aprile si festeggia il May Day o Beltane o Calendimaggio.
E' una festa molto antica, tra le più celebrate in ogni tempo e luogo.
Segna l'inizio dell'Estate Esoterica.
Avendone già scritto negli anni scorsi su questo blog, oggi mi riferisco ai riti popolari.

 
La maggior parte di questi riti aveva un valore propiziatorio nei confronti dei prodotti della terra, ma conteneva anche un grande messaggio di riconciliazione delle forze - la ricerca di un inserimento in un contesto più generale.

 
L'usanza più diffusa era quella di portare un Albero nella piazza del Villaggio e di adornarlo di nastri o di frutti della terra: nel contempo si bruciava l'Albero dell'anno precedente alla cui cenere si attribuivano proprietà apotropaiche (di esorcismo) e fertilizzanti, per cui veniva sparsa per i campi.


Oltre all'usanza dell'Albero - che poteva assumere  varie forme: Albero intero, sfrondato e adornato o semplicemente un palo, l'asse del mondo, era molto diffusa anche quella del Re e della Regina di Maggio.
Venivano scelti due giovani, che venivano incoronati come il Re e la Regina di Maggio, la festa prevedeva spesso corse all'Albero, Alberi della cuccagna, oppure corse a cavallo, processioni con l'Albero di Maggio attraverso i campi per renderli più fecondi.

 
In alcune di queste feste seguiva una vera ierogamia, una coniunctio reale tra Re e Regina, che in certe zone della Cina sfociava in orgia collettiva, così come succedeva durante i Floralia, che erano le feste delle Calende di maggio dell'antica Roma, dedicate a Flora e all'abbondanza.

 
Nel Gloria Mundi (Musaeum Hermeticum, 1678) si  indica al cercatore il modo per aprire il Giardino e vedere la "moltiplicazione" delle Rose d'Oro (la rosa è il tipico fiore di maggio).  


Dietro di tutto però in Beltane si dovrebbe vedere il senso più universale della "congiunzione", così come la si vedeva nelle antiche usanze, nella quale era forte la consapevolezza che la vegetazione, la Natura, incarna una realtà vitale che si rigenera e si rinnova.
 
Toccare un albero per riceverne pace e serenità implica una precisa concezione del mondo e dell'Albero infinito che si estende per ogni dimensione e angolo dell'Universo.

giovedì 28 aprile 2011

Turning toward the morning

Oh, mia Joannie, non sapevi
che le stelle dondolano
e i mari ondeggiano
proprio come tanto tempo fa.
Se avessi qualcosa da darti,
ti direi ancora una volta
che il mondo continua sempre
a girare verso il mattino.

(Gordon Bok)



mercoledì 27 aprile 2011

Non è mai troppo tardi

Anni '60
Il Maestro Alberto Manzi è stato una delle personalità più originali della pedagogia italiana contemporanea, insignito di premi e riconoscimenti internazionali, noto al grande pubblico per aver saputo utilizzare, per primo, il medium televisivo a fini didattici per le fasce sociali più deboli grazie alla trasmissione "Non è mai troppo tardi" che, come poche altre iniziative degli anni ’60, ha contribuito all’alfabetizzazione del Paese alla soglia del boom economico.

 :Da qui

Anno 2011
E' ormai notizia diffusa, ne riprendo comunque un breve stralcio dal quotidiano Il Mattino del 12 aprile scorso

 
ROMA - Il Pdl critica i testi scolastici, specie quelli di storia, colpevoli di "gettare fango su Berlusconi" e chiede quindi una commissione d'inchiesta.

Sono 19 i deputati del Pdl, guidati da Gabriella Carlucci, secondo cui nei libri vi sarebbero frasi da vero e proprio "indottrinamento" per "plagiare" le giovani generazioni a fini elettorali. A loro giudizio i testi danno una visione della storia, specie quella attuale, asservita al centrosinistra.


Vorrei fare un parallelo con quanto accadeva in passato nel nostro paese.

La riforma Gentile (1923) 
Il Ministro della Pubblica Istruzione del primo governo Mussolini è il filosofo Giovanni Gentile. Rimane in carica dal 31 ottobre 1922 al primo luglio 1924: in questi venti mesi trasforma radicalmente tutta la scuola italiana. Per descrivere la riforma scolastica di Gentile si usa l’espressione "sistema scolastico a canne d’organo", scuole parallele separate tra loro con indirizzi separati, di lunghezza diversa, non comunicanti tra loro, con una tendenziale corrispondenza tra indirizzo di scuola e un certo ceto sociale.
 
La riforma fu varata con la legge n. 3126 del 31 dicembre 1923.

L’insieme della riforma privilegia il liceo classico:  ma non il liceo ottocentesco di tipo classico letterario, quello di Gentile è un liceo storico e filosofico con una forte svalutazione degli indirizzi scientifici. 
Un liceo in cui si insegnano la storia e la filosofia e in cui si formano i figli della classe dirigente del paese. Soltanto il classico dà infatti  libero accesso a tutte le facoltà universitarie, mentre i diplomati del liceo scientifico sono esclusi da Lettere e Filosofia e Giurisprudenza e l’istituto magistrale dà accesso solo a Magistero (scuola superiore ancora non del tutto universitaria). Vengono anche istituiti due canali scolastici senza sbocco: la scuola complementare, destinata ai modesti cittadini, e il liceo femminile, destinato a ragazze senza particolari ambizioni. 
.... La riforma Gentile prevede anche l'obbligo a 14 anni di età, sancito soprattutto per aderire ad una convenzione internazionale firmata dall’Italia qualche anno prima, ma in realtà rimase lettera morta per la maggioranza degli italiani fino al 1962-63 quando fu istituita la scuola media unica.

Nel 1928 il ministro Giuseppe Belluzzo con il Testo Unico n. 577 istituisce la Scuola di avviamento professionale al posto dei corsi post-elementari e la scuola complementare.


Il libro unico per le scuole elementari (1928)
Una tappa importante nel percorso di “fascistizzazione” dello Stato italiano è l’imposizione del "libro unico" per l’insegnamento elementare; approvato dal governo il primo novembre del 1928, a partire dall’anno scolastico 1930-31, diviene obbligatorio anche nelle scuole private.


Lo scopo del libro unico deve essere l’indottrinamento fin dalla più tenera  età del fanciullo, frequentante una scuola in cui la competenza del Ministero dell’Educazione Nazionale (questo il nuovo nome del ministero della Pubblica Istruzione) si intreccia con quello dell’Opera Nazionale Balilla, l’ente preposto all’educazione fascista della gioventù.


Diamo qualche esempio. 

Il libro di lettura per la terza elementare, Patria, scritto da Adele e Maria Zanetti, offre questa spiegazione della guerra d’Africa: 
"In Africa c’era un vasto impero, con una popolazione ancora barbara, dominata da un imperatore incapace e cattivo: l’Abissinia. E gli Abissini ci molestavano: danneggiavano, invadevano le nostre colonie e i nostri possedimenti. Questo era troppo. Fu così che il Duce decise la guerra... l’Italia è tutta con Mussolini... ferro, carta, oro, tutto dona alla Patria. La Regina, esempio a tutte le spose, offre prima il suo anello nuziale".

Vincenzo Meletti nel suo Libro fascista del Balilla, adottato nel 1934 in tutte le scuole elementari della penisola, spiega chi è Mussolini: "Mussolini, che tutti chiamano Duce e che tu puoi chiamare babbo, è un figlio del popolo, venuto dalla miseria. E’ l’uomo più grande e più buono del mondo. Egli in un decennio ha fatto diventare l’Italia la prima nazione del mondo. Con la Marcia su Roma il governo fu tolto agli uomini paurosi e fu inaugurato il Regime Fascista che durerà più di un secolo." Gli scolari erano sottoposti a questo martellamento di cui sarebbe possibile fare altre mille altre citazioni.

 
Nel 1935 quando diviene Ministro dell'Educazione Nazionale Cesare Maria De Vecchi viene introdotta una nuova materia, obbligatoria in tutte le scuole secondarie, inferiori e superiori: la "cultura militare". Trenta ore di insegnamento all’anno, impartite da ufficiali della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, per forgiare lo spirito guerriero.

Fra il 36 e il 38 vengono pubblicati da Mondadori "Il primo e il secondo libro del fascista" : un vero e proprio catechismo politico per le scuole elementari e medie. Il primo elenca tutto ciò che un bambino deve sapere sulla storia e le istituzioni del regime. Il secondo si concentra sull'ordinamento razzista. Sullo schema dei formulari del catechismo cattolico, una comunicazione semplice e autoritaria organizza il consenso popolare di massa secondo un modello fideistico-dogmatico. Alla domanda "Perché il Duce è il fondatore dell'impero?" il giovane balilla rispondeva: "Perché condusse e vinse, contro il divieto di una coalizione di cinquantadue Stati, la più grande guerra coloniale che la storia ricordi, che Egli intuì, volle e diresse per il prestigio, la grandezza, la vita della Patria fascista".

 
Più oltre, nella sezione dedicata alla famiglia e alla razza, alla domanda se fosse ammesso, per il fascista, rimanere celibe, si rispondeva: "la legge fascista colpisce moralmente e materialmente il celibato ingiustificato con una tassa sui celibi e una serie di disposizioni, per le quali i celibi non possono ricoprire cariche pubbliche".

.............

La Carta della scuola (1939)
La riforma Gentile non fu comunque particolarmente amata dai fascisti per il suo carattere fortemente selettivo ed elitario che escludeva la media e la piccola borghesia. E soprattutto perchè ritenevano che fosse una riforma di matrice liberale e che quindi avrebbe rallentato il processo di "fascistizzazione" della società e dello Stato.

Intanto le leggi razziali del 1938 hanno allontanato dalla scuola tutti gli studenti di origine ebraica e inasprito i controlli sui libri di testo.

È Giuseppe Bottai l'autore di una riforma della scuola davvero fascista. 


Nel 1939, quando era Ministro da già due anni Giovanni Bottai presenta a Mussolini e al Gran consiglio del fascismo la Carta della Scuola, un vero e proprio piano regolatore del sistema scolastico. Insieme alla "Carta del lavoro" e alla "Carta della Razza" doveva essere uno dei documenti fondamentali su cui si doveva fondare il modello sociale fascista. 
Le principali novità rispetto al sistema gentiliano è l’introduzione di nuove scuole. Al biennio superiore della scuola elementare viene cambiato nome in “Scuola del lavoro”. La scuola media invece prevede tre filoni:1) la scuola professionale per chi era destinato ad essere inserito nel ceto impiegatizio; 2) la scuola artigiana per gli alunni dagli 11 ai 14 anni, destinata ai bambini provenienti dalle classi operaia e contadina, e 3) l’istituzione della scuola media con l’insegnamento del latino, per chi doveva essere avviato agli studi superiori.  
 " La scuola fascista , per virtù dello studio concepito come formazione di maturità attua il principio di una cultura del popolo ispirata agli eterni valori della razza italiana”.

Anche a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, i principi espressi nella Carta rimasero largamente inattuati, ad eccezione della legge del 1940 che creava la Scuola media, triennale, unificando i corsi inferiori dei Licei, degli Istituti Tecnici e degli Istituti Magistrali, ma lasciando permanere un secondo canale costituito dalla Scuola di Avviamento professionale.

Il secondo dopoguerra
Negli anni tra il 1943 e il 1945 non esiste sul territorio italiano una sola autorità per il sistema scolastico: abbiamo il Regno d’Italia al Centro Sud, con il suo ministro dell’istruzione ma anche la Commissione Alleata di Controllo del colonnello Washburne; al Nord coesiste la Repubblica Sociale Italiana che ha il suo ministro dell’Educazione Nazionale.
 
Nella seconda metà degli anni Quaranta, con una serie di provvedimenti rimasero in vita la legislazione gentiliana e quella di Bottai e si venne a delineare un’architettura scolastica ibrida. La scuola elementare tornava ad essere secondo il modello strutturale di Gentile ma con programmi dettati dalla Commissione Alleata di Washburne, che rimasero in vigore dal 1945 al 1955.

..................
Nel 1951, l’analfabetismo in Italia è ancora un grave problema a quota 13%, contro il 4% della Francia e il 2% della Gran Bretagna, l’1% della Germania. Nel 1955 la scuola elementare viene dotata di nuovo programmi maggiormente ispirati al cattolicesimo. L’educazione religiosa diventa fondamento e coronamento di tutta l’istruzione elementare. Per la maggior parte degli alunni l’orario scolastico inizia e finisce con una preghiera. ...............

martedì 26 aprile 2011

Gli aforismi del lunedì

Eh, lo so: oggi è martedì, ma per chi lavora è comunque il primo giorno lavorativo della settimana.
E allora, via agli aforismi...

Arriva il giorno che, per chi ci ha perseguitato, proviamo soltanto indifferenza, stanchezza della sua stupidità. Allora perdoniamo.
Cesare Pavese  

Dio non ha scritto il suo messaggio solo nella Bibbia.
Lo ha fatto anche sugli alberi, sui fiori, tra le nuvole e le stelle.
 
Martin Lutero

L'uomo è l'unico animale che arrossisce. O che ha bisogno di farlo.
 
Mark Twain

lunedì 25 aprile 2011

Leone Ginzburg, uno fra tanti

Di famiglia ebrea di origine russa ma naturalizzato italiano, Leone aveva frequentato tra il 1914 e il 1919 le scuole elementari a Viareggio, località di vacanza dei Ginzburg. 

I primi anni delle secondarie li aveva però seguiti in una scuola russa di Berlino, dove la famiglia si era trasferita, per continuare poi al Liceo d'Azeglio, quando i Ginzburg si stabilirono a Torino. 

Leone frequenta ancora il Liceo quando comincia a scrivere lunghi racconti, traduce da Gogol Taras Bul'ba, scrive un saggio su Anna Karenina. 

Non sorprende, quindi, che dopo essersi iscritto alla Facoltà di Legge, l'abbia abbandonata l'anno dopo per Lettere. 

Non sorprende nemmeno se le frequentazioni con Norberto Bobbio, Augusto Monti e altri intellettuali torinesi (a Parigi, dove si era recato per completare la tesi di laurea, aveva anche avuto modo di incontrare, Croce, Carlo Rosselli, Salvemini), hanno in qualche modo influenzato i suoi orientamenti politici. 

È così che Leone Ginzburg, che dopo la laurea in lettere moderne aveva subito ottenuto la libera docenza e che con Giulio Einaudi aveva appena costituito l'omonima Casa editrice, viene estromesso dall'Università: l'8 gennaio del 1934, infatti, rifiuta di prestare giuramento di fedeltà al regime fascista. 

Non solo: intensifica l'attività clandestina nel movimento "Giustizia e Libertà" e poche settimane dopo viene arrestato con Carlo Levi, Augusto Monti ed altri. 

Il Tribunale speciale condanna Ginzburg a quattro anni di reclusione. Un'amnistia glie ne risparmia due, e lui esce dal carcere di Civitavecchia il 13 marzo del 1936. 

Come sorvegliato speciale non può svolgere attività pubblicistica, così svolge, con Cesare Pavese, un intenso lavoro all'Einaudi. 

Si sposa nel '38 con Natalia - scrittrice - e lo stesso anno, a causa delle leggi razziali, perde la cittadinanza italiana.

Quando, nel 1940, l'Italia entra nel conflitto, Ginzburg è arrestato e confinato, come "internato civile di guerra" in Abruzzo, a Pizzoli.

Con la caduta del fascismo, il giovane intellettuale ritorna a Roma ed è tra gli organizzatori del Partito d'Azione e poi delle formazioni partigiane di "Giustizia e Libertà". 

Lavora alla sede romana dell'Einaudi e, durante l'occupazione, adotta il nome di copertura di Leonida Gianturco. Dirige Italia Libera, giornale del Partito d'Azione, sino a che viene sorpreso nella tipografia clandestina. 

È il 20 novembre del 1943. A Regina Coeli i fascisti scoprono presto chi è davvero Leonida Gianturco e il 9 dicembre Leone Ginzburg viene trasferito nel "braccio" controllato dai tedeschi. Interrogatori, torture, una mascella fratturata. Nel gennaio del 1944 il prigioniero è trasferito, quasi incosciente, nell'infermeria del carcere. 

Un mese dopo, mentre i suoi compagni stanno organizzando un'improbabile evasione, Leone Ginzburg viene trovato morto.
anpi.it/donne-e-uomini/leone-ginzburganpi.it/donne-e-uomini/leone-ginzburg

Natalia continuò con successo l'attività di scrittrice.  Scelse  di portare sempre il cognome del marito scomparso,  con il quale firmò tutte le sue opere.

"Il primo significato di libertà che assume la scelta resistenziale è implicito nel suo essere un atto di disobbedienza... Per la prima volta nella storia dell'Italia unita gli italiani vissero in forme varie un'esperienza di disobbedienza di massa".
(Claudio Pavone)


"Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società".
(Pier Paolo Pasolini)


"Furono anni in cui molti diventarono diversi da ciò che erano stati prima... Diversi e migliori ognuno sentiva di dover dare il meglio di sé. Questo spandeva intorno uno straordinario benessere, e quando ricordiamo quegli anni, ricordiamo il benessere insieme ai disagi, al freddo, alla fame e alla paura, che in quelle giornate non ci lasciavano mai".
(Natalia Ginzburg)


http://digilander.libero.it/primularossa_43/tradizioni/under/table/poesie/14.htm

sabato 23 aprile 2011

Felice Paqua!


Auguro a tutti una Buona Rinascita!

Importanza rituale del Venerdì Santo e il Sabato Santo

Su un testo scritto da H. Durville - curato dalle Edizioni Rebis, trovo  scritta l'importanza rituale del Venerdì Santo.

"Vi fu un tempo in cui l'anno liturgico non esisteva: i cristiani, appena costituiti in Chiesa, conservavano ancora, in maggior parte, i costumi dello giudaismo, cui appartenevano quasi tutti.
La Cena Eucaristica fu il primo centro, il primo nocciolo liturgico cristiano.

..Natale e Pasqua furono come i due poli dell'anno liturgico intorno a cui gravitarono le altre feste.
 
Importanza rituale del Venerdì Santo..


"Per dare al Venerdì Santo l' importanza che gli conviene, bisogna leggere un giornale di viaggio, redatto verso l'anno 380, da una Occidentale che andò, in quell'epoca a visitare l'Egitto ed i Luoghi Santi di Palestina alfine di scoprire i ricordi biblici.
Il nome di questa viaggiatrice è Egeria, la sua patria è la Galizia.

Ciò che interessa ne suo racconto è l'importanza che attribuisce agli uffici del Venerdì Santo celebrati nei luoghi stessi dove si svolse la Passione di Gesù.

"... Siamo nel Venerdì Santo, il giorno per eccellenza della Passione del Salvatore. Sarà pieno di servizi liturgici".

Seguono i dettagli di una cerimonia minuziosamente regolata dove figuravano l'adorazione della Croce e la venerazione di altre reliquie: una era l'anello di Salomone, l'altra la fiala contenente l'olio con cui i re d'Israele erano unti.
 
I Luoghi Santi di Gerusalemme e le cerimonie che vi si celebravano in gran pompa, - la Natività, la tomba di Cristo, il Cenacolo, - e gli altri luoghi crerono altrettante feste il cui insieme costituì il ciclo liturgico.


Da:  Preghiere e Segreti di Alta Magia - H. Durville - A. Julio. Ed. Rebis


Il Sabato Santo

Il Sabato Santo invece si trova tra due giorni  carichi di eventi come il venerdì santo e la domenica di Pasqua, ed è un giorno di passaggio: l’antica tradizione della Chiesa, sulla base di alcuni passi della Scrittura contempla in questo giorno la discesa di Cristo agli inferi. 

Risorgendo, infatti egli non passa direttamente dalla croce al cielo, ma  deposto dalla croce nel sepolcro, e di lì discese ancora, agli inferi, luogo della morte, del peccato, della sofferenza, luogo in cui l’uomo è umiliato e annientato. È in questo luogo che, secondo la tradizione patristica, Cristo scende prima di risorgere.

venerdì 22 aprile 2011

Earth Day, Madre Terra

Oggi è la giornata dedicata alla Terra, per l'esattezza la  quarantunesima  edizione della Giornata mondiale della Terra. Era il 22 aprile del 1970 quando il senatore statunitense Gaylord Nelson, scosso dal disastro petrolifero di Santa Barbara, riuscì a unire 20 milioni di cittadini americani in un vigoroso appello per la salvezza del pianeta. Da quel giorno ogni 22 aprile si celebra in 174 Paesi l’Earth Day, la Giornata Mondiale della Terra, per sensibilizzare cittadini e governi sui temi ambientali. 
Il resto lo potete trovare qui:  http://magazine.quotidiano.net/ecquo/ecquo/2011/04/18/giornata-della-terra-onu-il-22-aprile-ricostruire-i-polmoni-verdi-perduti/


Per conto mio, in onore di questa ricorrenza, ricorro anche oggi ad un brano dal libro Anni d'infanzia:

" ... all'improvviso cominciò quella meravigliosa stagione, che non sempre  giunge così impetuosa, in cui la natura, risvegliandosi dal suo sonno, riprende a vivere una vita piena, giovane e prorompente, in cui tutto diventa fremito, movimento, suono, colore, aroma. ..."
........

"Ma è forse possibile mettersi a leggere o a scrivere quando cominciano a fiorire i ciliegi odorosi, quando si schiudono i germogli delle betulle, quando i neri cespugli di  ribes si rivestono della lanugine biancastra delle foglioline rugose che si stanno aprendo, quando i pendii delle montagne si ricoprono di crochi lilla, azzurri, gialli e bianchi che spuntano sotto la neve e che vengono chiamati sogno, ... quando le allodole dalla mattina alla sera si librano nell'aria proprio sopra il cortile  diffondendo i loro canti sommessi e uniformi che svaniscono nel cielo, canti che allora toccavano le corde del mio cuore e che non mi stancavo di ascoltare, commosso fino alle lacrime; quando le coccinelle e tutti i piccoli insetti escono alla luce di Dio, le farfalle bianche e gialle cominciano a baluginare e i bombi e le api a ronzare; quando c'è movimento nell'acqua, rumore sulla terra, fremito nell'aria ..."

Da "Anni d'infanzia" di Sergej T. Aksakov - Arcana Editrice

giovedì 21 aprile 2011

Anni d' infanzia

Ci sono alcuni momenti  in cui l'infanzia continua ad apparirmi come una poesia continua (forse l'unica vera poesia) che riesce a cancellare i tanti orrori del mondo.Ecco che allora vado a frugare nelle vite altrui. In questo caso "Anni d'infanzia" di Sergej T. Aksakov. Quale titolo più adatto?   
 
"Ricordi frammentati

 
I primissimi oggetti che si sono conservati nel vecchio quadro del mio remoto passato, quadro in alcuni punti fortemente sbiadito a causa del tempo e degli avvenimenti dell'ultimo decennio, oggetti e immagini che ancora resistono nella mia memoria sono la nutrice, la mia sorellina e mia madre ....




La nutrice mi appare all'inizio  una sorta di essere misterioso, quasi invisibile.
Mi rivedo piangere disperatamente sdraiato di notte nel mio lettino o in braccio alla mamma: tra i singhiozzi e le urla ripetevo sempre la stessa parola, invocavo qualcuno, che appariva nella penombra della stanza debolmente illuminata, mi prendeva in braccio, mi appoggiava al suo seno ... e io provavo una sensazione di benessere.
 
Poi ricordo che la mamma, stringendomi  al petto e canticchiando sempre le stesse parole di una rassicurante canzone, camminava veloce avanti e indietro per la camera, finché non mi addormentavo.

 
La nutrice, che mi  era molto affezionata, ricompare qualche altra volta nei miei ricordi mentre se ne sta in disparte e mi osserva di nascosto dietro altre persone...
La mia nutrice era una contadina e viveva a trenta verste di distanza; partiva a piedi dal villaggio il sabato sera e arrivava a Ufa la domenica di buon'ora ...
....
La presenza costante di mia madre è legata a ogni mio ricordo. La sua immagine si fonde indissolubilmente con la mia esistenza e perciò molto spesso non risalta nei quadri frammentari della mia prima infanzia, benché ne faccia parte costantemente."

 
Da Anni d'infanzia di Sergej Aksakov - Arcana Editrice

martedì 19 aprile 2011

La Manifestazione dell'Amore

Tomas si diceva:

Fare l'amore con una donna e dormire con una donna sono due passioni non solo diverse ma quasi opposte.
L'amore non si manifesta col desiderio di fare l'amore (desiderio che si applica a una quantità infinita di donne) ma col desiderio di dormirci insieme (desiderio che si applica ad un'unica donna).


(Milan Kundera  - L'Insostenibile leggerezza dell'esssere - Ed. Adelphi)

Pasqua e la simbologia dell'Uovo


Nel Dizionario dei Simboli di Jean-Eduard Cirlot - ed. Siad - trovo scritto che in un gran numero di sepolcri preistorici, in Russia e in Svezia, sono state trovare uova di argilla, deposte come emblemi dell'immortalità.
 
Nel linguaggio geroglifico egizio, il segno determinante dell'uovo simboleggia la potenzialità, il germe della generazione, il mistero della vita.

 
I cinesi credevano che il primo uomo fosse nato da un uovo, quello che Tieu lasciò cadere  dal cielo e fluttuò sopra le acque promordiali.

 
L'uovo di Pasqua è un emblema dell'immortalità   che sintetizza lo spirito di queste credenze.

 
Molto graziosa, a mio avviso, è anche la Tradizione pasquale così come è riportata da Umsoi (Unione Morale Sociale  Operativa)

 
"L'uovo è sempre stata una figura dai marcati tratti simbolici sin dai tempi antecedenti al sorgere della religione cristiana. 

 
Le uova, infatti, hanno spesso rivestito il ruolo del simbolo della vita in sé, ma anche della sacralità, anche molti millenni avanti Cristo: secondo alcune credenze di molte religioni pagane e mitologiche del passato, il cielo e il pianeta erano considerati i due emisferi che andavano a creare un unico uovo, e le uova costituivano la vittoria della vita. ....

 
La tradizione del dono di uova è documentata già fra gli antichi Persiani, dove era diffusa la tradizione dello scambio di semplici uova di gallina all’avvento della stagione primaverile, seguiti nel tempo da altri popoli antichi i quali consideravano il cambio di stagione una sorta di primo dell’anno, come Greci e Cinesi, spesso le uova venivano decorate a mano con tinte ricavate da varie piante.

 
L’usanza dello scambio di uova decorate si sviluppò anche, nel medioevo come regalo festivo, sarà poi in questo periodo che l’uovo decorato prese il significato di simbolo della rinascita primaverile della natura, andando ad intrecciarsi con il Cristianesimo divenendo il simbolo della rinascita dell’Uomo, di Cristo.
 

lunedì 18 aprile 2011

Gli aforismi del lunedì

Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile. 
(Woody Allen)

Aspettare il meglio e prepararsi al peggio: ecco la regola. 
(Fernando Pessoa)
 
La vigliaccheria chiede: è sicuro?
L'opportunità chiede: è conveniente?
La vana gloria chiede:  é popolare?
Ma la coscienza chiede: è giusto? 
(Martin Luther King)

domenica 17 aprile 2011

Rabberciare un muro

Prima di costruire un muro dovrei 
cercare di sapere 
cosa chiudo dentro e cosa resta fuori,
e a chi potrei recare offesa.
C'è sempre qualcosa che non gradisce il muro, 
che lo vuole tirar giù.

Qualcosa c’è che non sopporta un muro,
E sotto vi incunea le zolle rigonfie di gelo,
E al sole fa cadere le pietre più alte,
E apre brecce per dove anche in due ci si passa.

 
Altra cosa i guasti dei cacciatori:
Ci sono stato attento e ho riparato
Là dove non avevano lasciato
Pietra su pietra; ma erano decisi
A stanare la lepre per dar soddisfazione
Ai cani che guaìvano. No, voglio dire le brecce
Che nessuno ha visto o udito fare,
Ma a primavera si trovano da riparare.

 
Avverto il mio vicino di là dal colle
E un giorno ci vediamo per percorrere
Il confine e fra noi rifare il muro.

 
Fra noi teniamo il muro mentre andiamo,
A ciascuno le pietre che sono cadute nel suo.

 
E alcune son come pani e alcune così tonde
Che per farle star su ripetiamo scongiuri:
"Rimani dove sei finché non ci voltiamo!"

 
A maneggiarle ci roviniamo le dita.
Oh, è solo un’altra specie di giuoco all’aria aperta,
Uno per parte. O ben poco di più:
Là dove è il muro un muro non ci serve:
Lui ha tutto a pineta, e io ho un frutteto di meli.


sabato 16 aprile 2011

Crisalide



La zona d'ombra tra il passato e il futuro è il precario mondo di trasformazione dentro la crisalide.

Parte di noi  si guarda indietro, soffrendo per la magia che ha perduto; 
parte di noi è felice di dire addio al suo caotico passato;
parte di noi si volge al domani con tutto il coraggio di cui è capace;
parte di noi è eccitata dalle possibilità del cambiamento;
parte di noi è immobile, e non ha il coraggio di guardare da nessuna parte.
Marion Woodman ( analista junghiana)   Edizioni Red

giovedì 14 aprile 2011

Da "Lo scherzo"

Un uomo che cammina in riva al mare agitando freneticamente col braccio teso una lanterna può anche essere pazzo. 
Ma se di notte tra le onde c'è una barca che ha perso la rotta, quell'uomo è un salvatore. 

La terra sulla quale viviamo é una zona di confine tra il cielo e l'inferno. Nessuna azione é di per sé buona o cattiva. 

Solo il suo posto nell'ordine dei fatti la rende buona o cattiva.

Milan Kundera - Lo scherzo - Ed. Adelphi  1991

mercoledì 13 aprile 2011

La Fabbrica dell'Obbedienza

Italiani, per favore, non urlate così. Ma è mai possibile che chi entra in un ristorante debba uscirne un'ora dopo con la testa sul punto di scoppiare? Tutti che raccontano i propri guai: prima della pastasciutta, tra la pastasciutta e il rollè di vitello, in attesa della mousse, prima del caffè, dopo il caffè, un impasto greve e quasi gelatinoso di vapori e parole pronunciate sempre a voce altissima, un po' fissando il proprio commensale, un po' la signora del tavolo accanto, in modo da essere sicuri che abbia sentito anche lei, che sia d'accordo con noi, anzi piena d'ammirazione per noi. Si direbbe che l'italiano sia spinto dal bisogno non di comunicare con il proprio simile, ma di trasmettere messaggi all'universo mondo: che cosa è mai la vita senza una grande platea?
Pagina 85

In conclusione, sono circa cinque secoli che la Chiesa lavora senza sosta sulla coscienza degli italiani, ne modella il carattere, lo condiziona, l'orienta, lo domina. Cinque secoli! Uno e mezzo dei quali - anno più anno meno - spesi a seminare terrore, ad accendere roghi, a operare ricatti, a umiliare senza pietà.

martedì 12 aprile 2011

Il canto gregoriano e San Benedetto


 Il canto gregoriano -  riporta Wikipedia - è un genere musicale vocale, monodico e liturgico,  elaborato in Occidente a partire dall'VIII secolo dall'incontro del canto romano antico con il canto gallicano nel contesto della rinascita carolingia. È cantato ancora oggi, non solo in ambito liturgico...

Può sembrare strano che io, sdegnata come sono dalla chiesa cattolica, quindi laica, possa sentire il fascino di alcuni momenti che considero di alta spiritualità e che  vengono utilizzati anche dalla chiesa.

 
Eppure l'ascolto del canto gregoriano è uno di questi momenti.
Così come amo lo stile cistercense delle abbazie e l'Ordine benedettino; ordine che ebbe una funzione profonda sulla civiltà del Medio Evo.


lunedì 11 aprile 2011

Gli aforismi del lunedì

La vita è una lunga lezione di umiltà   (James Matthew Barrie) 

La democrazia è un evento che, solitamente, provoca sbadigli nei paesi in cui esiste uno stato di diritto e i cittadini godono di libertà di movimento e d'espressione e d'un sistema giudiziario al quale potersi rivolgere in caso d'aggressione. 
(Mario Vargas Llosa) 

Hai mai conosciuto quegli uomini che in vecchiaia scoprono il sesso e la religione? Diventano ansiosi, ardenti, instancabili(Mario Vargas Llosa)

domenica 10 aprile 2011

Dell'eloquenza

Chi ha fino a oggi posseduto l'eloquenza più persuasiva?
Il rullo del tamburo: e finché i re avranno questo in loro potere,
continueranno a essere sempre i migliori oratori e agitatori di popoli.

Da "La Gaia Scienza" - Friedrich Nietzche - Arnoldo Mondadori Editore -1978

sabato 9 aprile 2011

Bologna, una volta

In un post di Michele Pianeta Tempo libero, tempo fa ho trovato nomi di strade quantomeno "curiose" di alcune città. Anch'io ricordavo nomi un po' strani di Bologna: certi vicoli del centro storico meriterebbero una ricerca sul perché del nome che portano.

Oggi, senza cercare niente, solo spolverando libri, mi sono ritrovata ad una pagina de Il Giardino dei Finzi-Contini che mi ha riportato ad una Bologna che quasi non esiste più. 
La riporto. Chi scrive è il protagonista che parla al telefono con Alberto Finzi-Contini

" All'una, ero andato a pranzo al ristorante Pappagallo: non già a quello cosiddetto "asciutto", ai piedi degli Asinelli, che oltre a essere carissimo, come cucina mi pareva nettamente inferiore alla sua fama, bensì all'altro, il Pappagallo "in brodo", che si trovava in una stradetta laterale di via Galliera, ed era appunto speciale per i lessi e le minestre in brodo, e per i prezzi, anche, veramente modesti.
 
Nel pomeriggio avevo visto qualche amico, fatto il giro delle librerie del centro, bevuto un tè da Zanarini, quello di piazza Galvani, al termine del Pavaglione: insomma me l'ero passata abbastanza bene - conclusi - pressapoco come quando frequentavo regolarmene." 

"Pensa: prima di tornare in stazione", soggiunsi a questo punto, inventando di sana pianta, e chissà quale demone mi aveva a un tratto suggerito di raccontare una storia del genere, "ho trovato perfino il tempo di dare un'occhiatina in via dell'Oca".

"In via dell'Oca?" domandò Alberto subito animandosi, eppure come intimidito.
...............
..............
"Come!" esclamai. "Non hai mai sentito parlare di via dell'Oca? Ma se c'è una delle ... pensioncine di famiglia più celebri d'Italia?"


Da "Il Giardino dei Finzi-Contini" di Giorgio Bassani - 1962 Giulio Einaudi editore S.p.a Torino


venerdì 8 aprile 2011

Il nostro tempo è adesso


Ieri,  un post de Il cavaliere oscuro sul blog ha ricordato che il nove aprile dovremo tutti manifestare contro la precarietà del lavoro.
Rimando tutti a questo link, è importante!


http://www.ilnostrotempoeadesso.it/lappello.html

tutt* in piazza il 9 aprile.

giovedì 7 aprile 2011

Padre Contadino

Ritornava dai campi
scuro in volto
e parlava piano
di terre, di semine, di fatiche,
svogliato. 

Batteva pesante
d’istinto
gli antichi scarponi
alla pietra
e odorava di terra. 

Parlava chiaro,
per concetti e per massime
certe,
con la ignara saggezza
del tempo consunto
e talvolta ascoltava
il suono del granaio
con le nocche di legno
e segnava il livello. 

E parlava al suo cane
sicuro
gettandogli un osso
e aiutava il vitello
ad uscire
e la cavalla
a figliare
con le mani di sempre
sporche di terra
nel connubio. 

E non era nessuno! 
Neanche un numero
nell’immobile tempo
                   mio padre.

da EMBRICI di Mario Santoro  

"Embrici" - Alfagrafica Volonnino - Lavello,1986

mercoledì 6 aprile 2011

John Lane e la semplicità

L'ho letto l'anno scorso, mi sembra: è uno libro di John Lane,  pittore oltre che scrittore,  promotore di importanti iniziative teatrali. Ha studiato alla Slade School of Art di Londra ed all'Istituto di Educazione dell'Università di Londra.
Non sono riuscita a scovare la sua data di nascita.



Questo suo libro "Elogio della semplicità" tratta appunto della semplicità, non dell’indigenza e della povertà, né della parsimonia e della negazione di sé, ma del recupero di una vera prosperità in un mondo  dove "affamiamo" lo spirito e impoveriamo la vita.

Non ha niente a che fare con la vita di sopravvivenza, ma ha a che fare con l’avere meno e gioire di più, godere del tempo per perseguire progetti creativi, gioire del tempo per un buon cibo, godere del tempo soltanto per essere.
È inoltre un libro che pensa al futuro della nostra casa, la Terra.

Fino al '900, la Terra consisteva in un mondo di oceani e masse terrestri pieno di ogni genere di vita, bello, in parte selvaggio e  denso di ogni ricchezza, ma i nostri nipoti ne erediteranno una assai diversa, con meno di un quinto delle sue foreste originali ancora intatte, con la maggior parte della risorse idriche disponibili già impegnate o compromesse, con la maggior parte delle zone umide e delle scogliere o distrutte o degradate.

Prima o poi uno stile di vita più frugale sarà non soltanto desiderabile, ma diverrà indispensabile.

Qui un brano preso dal libro, che mi sembra stia circolando in rete.

Un uomo d'affari si avvicina ad un pescatore sdraiato tranquillamente accanto alla propria barca
  • - Perché non stai pescando? Domandò l’uomo d’affari
  • - Perché ho già pescato abbastanza pesce per tutto il giorno.
  • - Perché non ne peschi ancora?
  • - E cosa ne farei?
  • - Guadagneresti più soldi. Allora potresti avere un motore da attaccare alla barca per andare al       largo e pescare più pesci. Così potresti avere più denaro per acquistare una rete di nailon, e avendo più pesca avresti più denaro. Presto avresti tanto denaro da poterti comprare due barche o addirittura una flotta. Allora potresti essere ricco come me.
  • - E a quel punto cosa farei?
  • - Potresti rilassarti e goderti la vita.
  • - Cosa credi che stia facendo ora?

da 'Elogio della Semplicità' di John Lane 
Il Libraio delle Stelle
pag. 176

lunedì 4 aprile 2011

Il grido dei bambini

 ........................

I giovani agnelli stanno belando nei prati,
i giovani uccelli stanno cinguettando nel nido,
i giovani cerbiatti stanno giocando con le ombre,
i giovani fiori stanno sbocciando verso occidente.

Uscite, bambini, dalla miniera e dalla città,
cantate forte, bambini, come fanno i piccoli tordi,
cogliete manciate di leggiadre primule di campo,
ridete forte nel sentire le vostre dita lasciarle passare.




Elisabeth Barrett   - Stralcio da "Il grido dei bambini" - RPO poem editor: J. D. Robins

Gli aforismi del lunedì

Che cosa ne sa il pesce dell’acqua
in cui nuota tutta la sua vita?
(Albert Einstein)
 
Se infelice è l'innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato. (Italo Calvino)

Accomunanza: Vivere insieme non avendo nulla in comune come i napoletani e i milanesi, due popoli diversi uniti dalla stessa televisione (Luciano De Crescenzo)

domenica 3 aprile 2011

E lui guardava il mare

Questo che segue è un brano scritto da Giulia nel suo blog Pensare  in un' altra luce.
A me è piaciuto molto, sia per il tema proposto, che per il modo in cui è raccontato.  
" Ero sulla spiaggia in Liguria. Cercavo di leggere, ma non riuscivo a far altro che ascoltare la gente parlare
intorno a me. Due donne si raccontavano la loro ultima dieta. Altre tre raccontavano gli ultimi acquisti in saldo. Altre parlavano male di una loro amica che non si cura abbastanza. Un uomo urlava a suo figlio che era un imbranato e che non avrebbe mai imparato a nuotare. Altri due si davano appuntamento per la sera in un ristorante per mangiare il pesce. Una bambina buttava la focaccia sulla sabbia e urlava che non la voleva più… Potrei proseguire, neanche con la musica alle orecchie ad alto volume riuscivo a sfuggire a questi discorsi così vivaci ed originali. Ma pazienza. Ognuno parla di quello che vuole e non sono io che posso né voglio insegnare nulla a nessuno. Intanto passavano gli ambulanti, uno dopo l’altro con le loro borse sulle spalle pesanti…Erano per lo più senegalesi, alti, eleganti, con grande dignità mostravano la merce a debita distanza, la gente faceva “no” con la testa, se ne andavano in silenzio.

Ad un certo punto una sbotta dicendo "Oggi sono particolarmente fastidiosi"… pensavo che parlasse di insetti o cose del genere, ma poi ho capito a chi si riferiva.

Poco dopo passava davanti a me un ragazzo senegalese: “signora” mi ha detto “come ti chiami?” Io gli ho risposto.Lui mi chiede: “Vuoi qualcosa?” Io avevo già comprato gli ombrelli che mi offriva. Gli ho risposto”no, grazie, mi dispiace”… Lui si è accovacciato vicino a me. Mi aspettavo che insistesse, che mi volesse far vedere altre cose, invece niente. Taceva e guardava il mare con occhi terribilmente tristi. Gli ho chiesto come andava, lui mi ha risposto “male, molto male… qui non si vende nulla, non c’è lavoro…Tu dove abiti?” Gli ho risposto “A Torino” “Lì c’è più lavoro?” “Non lo so.” I suoi occhi erano pieni di lacrime…

“Qui tutto male, male…” continuava a dire sempre con gli occhi rivolti al mare “Vorresti tornare a casa?” “Sì, vorrei…ma non posso. Lì, miseria”… Poi riguarda il mare, alza gli occhi al cielo e sta così un bel po’… Poi si alza e mi dice: “Grazie signora, per avermi ascoltato” e se ne va.
Guardava il mare da dove probabilmente era venuto…e da dove oggi stanno sbarcando in migliaia.
Allora vado qui, e giro questo blog che ha tante cose da raccontare e spero che qualcuno cammini tra queste pagine e non distolga lo sguardo o per indifferenza o per paura di soffrire… hanno il diritto di farci sapere: almeno quello glielo dobbiamo concedere. E queste immagini raccontano più di ogni parola.

E se volete sapere qualcosa di quando toccava a noi passare da tutto questo andate qui…tanto per non dimenticare."
Da qui 

sabato 2 aprile 2011

Una madre

Sono tanti i profili della madre che emergono dai libri.
Questo che propongo è dal libro "Il principe delle maree".




"Figlio di una donna bellissima, ero anche figlio d'un pescatore di gamberi innamorato della forma delle barche.
Crebbi fiumarolo, con l'odore delle paludi salmastre che s'infiltrava anche nel sonno.
D'estate, mio fratello, mia sorella ed io aiutavamo nostro padre nella pesca dei gamberi. Nulla mi piaceva di più della flottiglia di gamberare che si recava prima dell'aurora all'appuntamento con i pullulanti sciami di gamberi che compivano i loro riti sul fare del giorno.
.........

Mi ricordo una sera d'estate: mia sorella, mio fratello e io (eravamo molto piccoli e l'afa gravava come muschio sulla pianura) non riuscivamo a dormire. La mamma ci portò allora a fare due passi fino al fiume e alla darsena, benché Savannah e io avessimo un raffreddore estivo e Luke un eczema da calore.

'Ho una sorpresa per i miei cocchi', disse la mamma, mentre noi guardavamo affascinati un delfino prendere il largo nell'acqua tranquilla, metallica. Sedevamo sulla punta del moletto e, stendendo le gambe, cercavamo di toccare l'acqua col piede.

'C'è una cosa che voglio farvi vedere. Una cosa che vi aiuterà a dormire. Guardate là, figlioli' disse, indicando l'orizzonte a levante.

E proprio in quel momento, dove essa indicava, la luna comparve, sollevando la fronte di uno stupefacente color oro al di sopra di una filigrana di nuvole che bordavano il cielo di veli.

Le sere erano lunghe al sud, in quella stagione, e alle nostre spalle, in quello stesso momento, il sole stava tramontando in un tripudio di fiamme che incendiavano il fiume.

Era come un duello di ori: l'oro nuovo della luna crescente, l'oro consunto del sole che scompariva dall'altra parte del cielo.

Così il giorno, dopo un ultimo guizzo di danza sulle paludi della Carolina, moriva splendidamente sotto gli occhi di noi ragazzi, finché della luce dell'astro diurno non rimase che un listello intorno alle chiome delle querce acquatiche.

La luna poi sorse veloce, ... fulva, poi gialla, poi giallina, poi d'argento, poi di un miracoloso, immacolato pallore, al di là dell'argento, un colore che è proprio delle notti del sud.

Noi bambini restammo estasiati di fronte alla luna che nostra madre aveva evocato dalle acque. Quando l'astro si fu inargentato, mia sorella Savannah, che aveva tre anni, esclamò:


' Oh, mamma, fallo ancora!' ...."

Da "Il Principe delle maree" di Pat Conroy - Ed. Bompiani 1987

venerdì 1 aprile 2011

Il fiore sul tetto

Ieri non c'era. Or vive, tra due vecchi          
embrici. Se per poco io m'arrischiassi
sovra il muretto del terrazzo, cogliere
lo potrei. Non ardisco. E' troppo bello
così: troppo mi piace, erto sul gambo,
dalle muffe dei tegoli sgorgante
senza una fronda, ma col serto d'oro
di un reuccio di fiaba. E' un fior magato.

Il suo germe, quassù, lo portò il vento.
Il suo nome lo cantano le stelle.
Nulla sa delle selve e dei giardini
sparsi pel mondo; sta, fra tetti e cielo,
felice: al mondo unico fior si crede,
ed io l'amo per questo...

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