Prima di costruire un muro dovrei
cercare di sapere
cosa chiudo dentro e cosa resta fuori,
e a chi potrei recare offesa.
C'è sempre qualcosa che non gradisce il muro,
che lo vuole tirar giù.
Qualcosa c’è che non sopporta un muro,
E sotto vi incunea le zolle rigonfie di gelo,
E al sole fa cadere le pietre più alte,
E apre brecce per dove anche in due ci si passa.
Altra cosa i guasti dei cacciatori:
Ci sono stato attento e ho riparato
Là dove non avevano lasciato
Pietra su pietra; ma erano decisi
A stanare la lepre per dar soddisfazione
Ai cani che guaìvano. No, voglio dire le brecce
Che nessuno ha visto o udito fare,
Ma a primavera si trovano da riparare.
Avverto il mio vicino di là dal colle
E un giorno ci vediamo per percorrere
Il confine e fra noi rifare il muro.
Fra noi teniamo il muro mentre andiamo,
A ciascuno le pietre che sono cadute nel suo.
E alcune son come pani e alcune così tonde
Che per farle star su ripetiamo scongiuri:
"Rimani dove sei finché non ci voltiamo!"
A maneggiarle ci roviniamo le dita.
Oh, è solo un’altra specie di giuoco all’aria aperta,
Uno per parte. O ben poco di più:
Là dove è il muro un muro non ci serve:
Lui ha tutto a pineta, e io ho un frutteto di meli.
I miei alberi mai sconfineranno
Per mangiare le sue pigne, glielo dico.
Ma lui: "Buoni confini fanno buoni vicini".
Qualcosa c’è che non sopporta un muro,
Che lo vuole abbattuto". Potrei dirgli "gli elfi",
Ma di elfi proprio non si tratta, e poi
Preferirei che fosse lui a dirlo. Eccolo
Là che porta una pietra saldamente
Stretta in ciascuna mano, come un bruto
Dell’età della pietra armato. Si muove,
Ai miei occhi, in un buio che non è
Di boscaglia soltanto o di ombra d’alberi.
Non andrà oltre il detto di suo padre,
Lieto di averlo riesumato e ancora
"Buoni confini" dire "buoni vicini".
Roberto Frost - Conoscenza della notte e altre poesie - Mondadori , 1999
cercare di sapere
cosa chiudo dentro e cosa resta fuori,
e a chi potrei recare offesa.
C'è sempre qualcosa che non gradisce il muro,
che lo vuole tirar giù.
Qualcosa c’è che non sopporta un muro,
E sotto vi incunea le zolle rigonfie di gelo,
E al sole fa cadere le pietre più alte,
E apre brecce per dove anche in due ci si passa.
Altra cosa i guasti dei cacciatori:
Ci sono stato attento e ho riparato
Là dove non avevano lasciato
Pietra su pietra; ma erano decisi
A stanare la lepre per dar soddisfazione
Ai cani che guaìvano. No, voglio dire le brecce
Che nessuno ha visto o udito fare,
Ma a primavera si trovano da riparare.
Avverto il mio vicino di là dal colle
E un giorno ci vediamo per percorrere
Il confine e fra noi rifare il muro.
Fra noi teniamo il muro mentre andiamo,
A ciascuno le pietre che sono cadute nel suo.
E alcune son come pani e alcune così tonde
Che per farle star su ripetiamo scongiuri:
"Rimani dove sei finché non ci voltiamo!"
A maneggiarle ci roviniamo le dita.
Oh, è solo un’altra specie di giuoco all’aria aperta,
Uno per parte. O ben poco di più:
Là dove è il muro un muro non ci serve:
Lui ha tutto a pineta, e io ho un frutteto di meli.
I miei alberi mai sconfineranno
Per mangiare le sue pigne, glielo dico.
Ma lui: "Buoni confini fanno buoni vicini".
Qualcosa c’è che non sopporta un muro,
Che lo vuole abbattuto". Potrei dirgli "gli elfi",
Ma di elfi proprio non si tratta, e poi
Preferirei che fosse lui a dirlo. Eccolo
Là che porta una pietra saldamente
Stretta in ciascuna mano, come un bruto
Dell’età della pietra armato. Si muove,
Ai miei occhi, in un buio che non è
Di boscaglia soltanto o di ombra d’alberi.
Non andrà oltre il detto di suo padre,
Lieto di averlo riesumato e ancora
"Buoni confini" dire "buoni vicini".
Roberto Frost - Conoscenza della notte e altre poesie - Mondadori , 1999