martedì 31 gennaio 2012

Segnalazione importante




Sono qui a segnalare, a quest'ora, un caso imprevisto da molti di noi blogger.


Ne consiglierei la lettura ai soli maschi, ma non sono escluse le donne :)))


Nessuno si preoccupi, per cortesia: è tutt'altro che grave.


E' sufficiente connettersi qui.





Influenza, amore, poesia




Non so se è il raffreddore o quel po' di febbre che mi è arrivata addosso, tanto per essere alla moda, ma ho trovata perfetta per queste giornate un po' "malconcie" questa poesia di Pedro Salinas.




La voce a te dovuta  (2)


Che allegria, vivere


e sentirsi vissuto.


Arrendersi


alla grande certezza, oscuramente,


che un altro essere, fuori di me, molto lontano 


mi sta vivendo.


Che quando gli specchi, le spie,


mercurio, anime brevi, confermano
                                                                                          
che sono qui, io, immobile,


serrati gli occhi e le labbra,


chiuso all'amore


della luce, del fiore e dei nomi,


la verità transvisibile è che cammino


senza i miei passi, con altri,


là lontano, e lì


sto baciando fiori, luci, parlo.


Che esiste un altro essere con cui io guardo il mondo


perchè sta amandomi con i suoi occhi.


Che esiste un'altra voce con cui io dico cose


non sospettate dal mio gran silenzio;


ed è che anche mi ama con la sua voce.


La via - che slancio ora! -, ignoranza


degli atti miei, che lei compie,


in cui lei vive, duplice, sua e mia.


E quando lei mi parlerà


di un cielo scuro, di un paesaggio bianco,


ricorderò


stelle che non ho visto, che lei guardava,


e neve che nevicava nel suo cielo.


Con la strana delizia di ricordare


di aver toccato ciò che non toccai


se non con quelle mani


che non raggiungo con le mie, tanto distanti.


E spogliato di sé potrà il mio corpo


riposare, tranquillo, morto ormai. Morire 


nell'alta certezza


che questo viver mio non era solo


il mio vivere: era il nostro. E che mi vive


un altro essere di là della non morte.


(Pedro Salinas - La voce a te dovuta, 1933 - Einaudi


--------------------------------------

domenica 29 gennaio 2012

Gli Ultimi giorni di gennaio

29, 30, 31 gennaio... riscopriamo le leggende

Scritto da: C. G. - 29/01/2012


In questi tre giorni che chiudono il mese di gennaio si tramandano ben due leggende: quella della merla nota in gran parte d’Italia e quella del Ginee, conosciuta solo in alcuni territori, tra cui la Valsassina. E’ sempre bello ricordarle e raccontarle, soprattutto per i bambini e per chi non le conosce o le ha dimenticate. 


Tradizione vuole che le ultime tre giornate del mese di gennaio (29, 30 e 31) vengano riconosciute come "Giorni della Merla", ossia il periodo più freddo dell'inverno.
Secondo la leggenda una merla e i suoi piccoli (originariamente di colore bianco), per ripararsi dal freddo, trovarono dimora in un comignolo. Quando poi arrivò febbraio, uscirono fuori, tutti colorati di nero per la fuliggine. E' per questo che ora i merli sono neri, narra la storia.




Altri invece raccontano di una merla perseguitata dal mese di gennaio, che allora aveva 28 giorni. Gennaio, infatti, trovava divertente aspettare che la merla uscisse dal nido per cercare cibo, e ricoprire la terra di freddo e gelo. La merla, stanca di questo vile comportamento, decise di fare provviste per tutto il mese, ritirandosi poi nel suo nido. Il 28 la merla, credendo di aver ingannato Gennaio, uscì e iniziò a cinguettare per prenderlo in giro. L'offesa arrecata fu tale che il primo mese dell'anno chiese tre giorni in prestito a Febbraio e li utilizzò per scatenare bufere di neve, vento gelido e pioggia. 


La povera merla dovette trovare riparo in un camino, dove rimase fino a febbraio. Quando uscì dal suo nascondiglio si ritrovò con le piume tutte rovinate e annerite dal fumo e da allora tutti i merli nascono neri.
(Fonte Wikipedia)


Negli stessi giorni  numerosi abitanti dei paesi valsassinesi e non solo, muniti di campanacci, coperchi e quant’altro vanno in giro per le strade di sera, per  scacciare con incredibile baccano il gelo dei “giorni della merla”, secondo l’usanza dei nostri avi, quando  combattere il freddo era una battaglia e intravedere uno spiraglio di primavera, una conquista. 


Di solito si finisce  con un gran falò che brucia il fantoccio dell’inverno e che rende felici i partecipanti, soprattutto i bambini.


FonteValsassinanews il quotidiano on line della Valsassina

Passatempo domenicale








Confesso di avere avuto questa idea leggendo il blog di Fabio "Einbahnstrasse""  e sono andata a cercare sulle statistiche fornite da Google i post di questo blog, più cercati.




       postato il 5 aprile 2009 ( 8.044 Visualizzazioni di pagine).



  • Al secondo posto Natura, Psiche, Economia l del febbraio 2011 (880 Visualizzazioni di pagine) un notevole stacco o smacco... rispetto al primo.




  • Al terzo posto Nostalgia  scritto nel dicembre 2008 (810Visualizzazioni di pagine)





Non so cosa dedurre, se non con che, forse, la primavera è la stagione che più affascina. Chissà....

sabato 28 gennaio 2012

Riflessioni in aforismi


"Nessuno fece errore più grande di colui che nulla fece pensando di poter fare ben poco"
Edmund Burke

"Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare" 
Albert Einstein

Walter Benjamin

"Il passato reca con sé un indice segreto che lo rinvia alla redenzione. Non sfiora forse anche noi un soffio dell'aria che spirava attorno a quelli prima di noi? Non c'è, nelle voci cui prestiamo ascolto, un'eco di voci ora mute? ... Se è così, allora esiste un appuntamento misterioso tra le generazioni che sono state e la nostra. Allora noi siamo stati attesi sulla terra. Allora a noi, come ad ogni generazione che fu prima di noi, è stata consegnata una 'debole' forza messianica, a cui il passato ha diritto."
Walter Benjamin

giovedì 26 gennaio 2012

Giornata della memoria, ma abbiamo capito davvero?

Shoah: pulsione di annullamento e ribellione:


Copio questo articolo solo in parte dal sito linkato sotto, sul quale si può leggere il tutto.


" Come ogni anno il 27 gennaio viene celebrato come ‘giorno della memoria’. Tutto giusto, niente da dire, sicuramente questa giornata di riflessione è necessaria per cercare di capire questa tragedia umana e per ribadire il rifiuto assoluto verso un pensiero delirante che ha permesso la shoah.
Quindi momento di ricordo storico necessario anche se certamente non sufficiente a colmare il sentimento di orrore che ogni anno incrina le nostre ‘certezze’ sulla capacità della ragione di essere il baluardo della pazzia che genera il disumano.

Neppure parole come l’ebraico ‘shoah’,  tantomeno ‘olocausto’(sacrificio), possono servire per narrare alla nostra mente la verità sull’orrore di quegli anni. Certamente il termine verbale ‘shoah’, che sta per ‘desolazione, catastrofe, disastro’, non è in grado di rappresentare la verità su quella realtà così mostruosa da risultare assurda ed incomprensibile. 


Cimitero ebraico a Ferrara

Servirebbero altre parole capaci di evocare meglio e di più i volti di circa sei milioni di ebrei, e almeno altri due milioni di esseri umani tra, omosessuali, seguaci di Geova, dissidenti politici, persone con handicap fisici o psichici, ecc., fatti letteralmente sparire dalla faccia della terra. 



Servirebbero altre parole che contengano un riferimento all’umano che la parola ‘shoah’ non ha: i vocaboli ‘desolazione, catastrofe, disastro’ non si riferiscono a realtà umane. Per dare un’immagine più definita basterebbe far seguire le tre parole dall’aggettivo ‘umano’. Ma ancora non sarebbe sufficiente per far apparire la verità vera. 

Si rimane sempre lì ascoltando il suono di queste parole a chiedersi perché è successo? Perché tutti o quasi tutti – il Vaticano ne è un fulgido esempio - in tutto il mondo hanno voltato la faccia dall’altra parte per non vedere? Qual è stato il virus invisibile che, come nel romanzo di Saramago ‘Cecità’, ha causato un’epidemia che ha accecato milioni di esseri umani consentendo queste atrocità? 

E poi altre domande dovrebbero seguire: ciò che è successo è servito per creare per sempre un antidoto? Abbiamo i mezzi razionali, civili ed etici per far in modo che l’orrore non si ripeta mai più? Possiamo essere certi che non possa più accadere che esseri umani, legittimati dalle istituzioni e dalla stragrande adesione morale di milioni di cittadini, uccidano sadicamente e facciano sparire altri esseri umani? 

Sappiamo che la risposta a queste ultime domanda è negativa, lo dicono centinaia di accadimenti che sono sotto gli occhi di tutti noi. Basti pensare alla tragedia che ci è più vicina, così vicina che nessun politico ne parla e che è nascosta dai media: i campi di concentramento nel deserto libico ‘creati’, in aperta violazione della Convenzione di Ginevra del 1954 oltre che della Costituzione Italiana, dagli accordi del precedente governo con Gheddafi. La legge sui ‘respingimenti’ ha fatto in modo che in territorio libico, si ricreassero, pagati da tutti noi contribuenti, veri e propri campi di concentramento che hanno causato morte e sofferenze inaudite a coloro che, spogliati dalla qualità di umano, venivano e vengono tuttora definiti sommariamente ‘clandestini’."


Praga


Da qui:
http://www.dazebaonews.it/dazebao-news/societa/item/8156-shoah-pulsione-di-annullamento-e-ribellione

Sere delle domeniche d'inverno






Sere delle domeniche d'inverno,
quando tutti se ne sono andati!
...Il sole verdeoro cade,
puro anche negli angoli freddi:
e sulle rose
la mattina, con puro
amore, si sente
la luce.
Sembra
l'ora ideale un libro mio.
E vado sorridendo solo per tutta la casa,
odorando con il cuore.
raccogliendo e baciando il pane caduto.


(Juan Ramón Jiménez)

mercoledì 25 gennaio 2012

David Hockney e la Natura

Difficilmente parlo di pittori: non sono una esperta d'arte, purtroppo. Ma di David Hockney vorrei riportare queste notizie, perché esiste un collegamento intenso con la sua passione con la Natura e il passaggio delle Stagioni. Passione che nutro anch'io...





La Royal Academy of Arts celebra per la prima volta Hockney | Ladyblitz



Gennaio 2012:  la Royal Academy of Arts presenterà,  in collaborazione con il Museo Guggenheim Di Bilbao ed il Museo Ludwig di Colonia, la prima grande mostra nel Regno Unito delle opere paesaggistiche di David Hockney
Saranno esposti, insieme a disegni e video, anche i vivaci dipinti ispirati ai paesaggi dello Yorkshire. All’interno di un percorso espositivo che abbraccia 50 anni, questa nuova serie di dipinti consentirà di approfondire la duratura passione di Hockney per i paesaggi e la loro esplorazione.
I lavori chiave in mostra includono tre gruppi di nuovi lavori dal 2005, quando Hockney tornò a vivere a Bridlington, e mostrano in diversi media il suo particolare interesse nei paesaggi che lo circondano. 
La mostra rivelerà il coinvolgimento emotivo dell’artista con il paesaggio conosciuto nella sua giovinezza e la sua anilisi giornaliera su i cambiamenti delle stagioni, il ciclo di crescita e di variazioni delle condizioni di luce. 
La mostra porterà quindi il visitatore in un viaggio nell’universo di Hockney.

Alcune delle opere di maggiore interesse sono state prodotte a partire dal 2005, quando Hockney è tornato a vivere a Bridlington, e mostrano in diversi media la sua intensa osservazione dell’ambiente circostante. 
Da Il Sole 24 Ore estrapolo quanto segue:
Il risultato di anni di intenso lavoro e di paziente osservazione della natura è sui muri della Royal Academy: 150 opere, molte di immense dimensioni, molte che rappresentano lo stesso paesaggio – uno stretto sentiero tra gli alberi, un cespuglio di biancospino, una valle, un gruppo di alberi – ma con i colori diversi dei diversi periodi dell'anno. 
La sala più grande contiene 52 opere tutte dedicate all'arrivo della primavera a Woldgate. Non ci sono figure umane rappresentate e solo di rado si vedono segnali della presenza dell'uomo, 
di Nicol Degli Innocenti - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/nn40j

Tutte le immagini raffigurano opere di David Hokney e sono state prese dal web.

martedì 24 gennaio 2012

Problemi con il computer: I ragazzi della via Pal


Mi sono accorta che è da troppo tempo che non scrivo di narrativa per l'infanzia e per l'adolescenza. Si dà poi il caso che abbia passato ore, stamattina, cercando di far funzionare il computer.
Ho deciso quindi di riproporre un vecchio post dove facevo riferimento a un vero classico in questo campo, I ragazzi della via Pal.


Riporto il link  a un post del 2008.


Quando ero bambina, avevo un amico della mia età, Stefano. I genitori erano amici dei miei e la famiglia era di quelle "per bene"; la nostra amicizia non conobbe ostacoli per anni.


Frequentammo persino la terza elementare insieme. E fu lì che scoprii che Stefano non amava leggere.
A me, che non vedevo l'ora di rincantucciarmi da qualche parte con un libro in mano, sembrò all'improvviso un alieno. Poi tutti, insegnanti, genitori, nonni, zii, ecc... da quando si era notato che a scuola faceva errori di grammatica, lo supplicavano, rimbrottavano ... affinché leggesse.


Ogni volta lui rispondeva che non è che non gli piacesse leggere, a lui piaceva un libro solo: "I ragazzi della via Pal".


Non mi incuriosì mai quel libro, tranne quando, più grande, mi venne l'idea di comprarlo per mia figlia. Glielo leggevo ogni sera e tutte e due ci innamoravamo sempre più di questa storia.




Dal sito dell'editore Einaudi:


"Questo libro, un classico della letteratura per l'infanzia, regalo obbligato in occasione di influenze e morbilli, riletto oggi potrebbe essere dedicato ai ragazzi di tutte le periferie del mondo, a tutti coloro che non hanno un posto dove stare a giocare.


Le storie di Nemecsek, il gracile figlio del sarto; di Boka, il più forte del gruppo, e degli altri compagni divisi tra Camicie rosse e via Pal, ci conquistano e ci commuovono forse proprio per la loro inattualità.


La guerra a colpi di sacchi di sabbia, tra rischiosi appostamenti, serissimi piani di attacco, eroismi autentici e piccole rivalità, propone un epos, così autentica e per questo così lontana dalla sensibilità del nostro mondo di giochi virtuali. E mostra nel drammatico finale come la dura legge della vita prevalga su qualsiasi contesa, perché a nulla servirà il riscatto di Nemecsek, quando malato andrà sul campo per l'ultima battaglia."


Scrive ancora lo psichiatra-sociologo Paolo Crepet:


' Oggi gli adolescenti non giocano più fuori, ma dentro.


Mai davvero soli tra loro, tra pari.'


I ragazzi della via Pal crescevano svelti, i nostri lentamente.'


Qui sta forse l'ultimo straordinario insegnamento di Molnàr, quasi un presentimento: Salvate i vostri adolescenti futuri, dando centralità alle loro vite, ai loro diritti, alla loro voglia di provarci da soli con il loro formidabile talento'

lunedì 23 gennaio 2012

Aforismi d'inverno






  • Nulla si conosce interamente finché non vi si è girato tutt'attorno per arrivare al medesimo punto provenendo dalla parte opposta. 

       Arthur Schopenhauer



  • Chi è amico di tutti non è amico di nessuno.  

       Arthur Schopenhauer



  • Prima sii libero, poi chiedi la libertà. 

      Fernando Pessoa

sabato 21 gennaio 2012

Una visita al 'vecchio' paese che non c'è più!


"Prima di raccontare, osserva. Prima di comunicare qualcosa agli altri con immagini e parole, fai in modo che quelle immagini e quelle parole ti suonino familiari. Prima di muovere la fantasia, afferra le cose che hai intorno"  Sono parole di Gianni Amelio regista italiano nato nel 1945 in provincia di Catanzaro.


Ecco, se dovessi recensire (ma mi mancano le doti, purtroppo) il libro di Michele Scaperrotta intitolato "Cose", mi rifarei alle parole citate sopra.


Raccontare l'epica del quotidiano, la sua banalità, la ricerca incessante di qualche attimo di felicità autentica, la tragicità della vita.  Sono tutti elementi del libro scritto in racconti da Michele.


Il fatto straordinario è che si ride. Non di un riso amaro, cinico. No, sono risate che continuano anche dopo aver finito di leggere, quelle risate che fanno lacrimare e che non si riescono a frenare.  Questo non si estende a tutti i racconti, ovviamente.
Ma è un tratto da non sottovalutare. 
Non è neppure un libro per tutti, è di certo per adulti, come specificato dallo stesso autore.




Nel racconto di cui riporto sotto alcuni stralci,  per esempio non c'è da ridere.


"Una visita al 'vecchio' paese che non c'è più!


Questo paesino, non mi è mai piaciuto molto, il perché non me lo so spiegare.
Forse perché li sono tutti vecchi, mentre i giovani sono in giro per il mondo a cercar fortuna o semplicemente lavoro.
Posizionato lassù, arroccato in alto sul cocuzzolo della montagna.
In estate è ventilato di giorno e fresco di notte. Ma in fondo il mondo è pieno di posti simili, quindi?.....
non so!
Non mi è mai piaciuto tanto.
Lì ci 'mandavo' i figli con la madre a trascorrere le vacanze estive.
In quel paese si conoscono tutti!
Strapieno di  parenti quasi tutti da parte della moglie, forse anche questo era un altro motivo che non mi invogliava di certo ad accettarlo.
Troppa invadenza, niente privacy, ognuno sapeva tutto dell'altro e viceversa.
Poi un brutto giorno, da poco rientrati nella nostra effettiva residenza, lì avviene il finimondo, un terremoto veramente agghiacciante, morte e distruzione.
(...)
Tante case vuote, sfitte, i proprietari in giro per il mondo, nella speranza forse di ritornare un giorno nella vecchiaia.
Cosa impossibile, loro erano ormai diventati degli estranei, non avrebbero più riconosciuto nessuno e loro stessi non sarebbero stati riconosciuti, poi la vita lì è di campagna, loro invece ormai abituati al lusso e all'efficienza delle grandi città.
Il ritorno era proprio per loro un grosso rischio, dopo poco mollavano e ritornavano da dove venivano
Che paese!"


Da Cose di Michele Scaperrotta
Il libro è in vendita presso le librerie Feltrinelli - codice ISBN 9788891010032

Sileno e Bellezze in bicicletta




Sileno del blog Frammenti in un suo post del novembre scorso scrisse "poi arrivò la televisione".


Mi è capitato di leggere su un libro che poi citerò, ricordi abbastanza simili sul medesimo argomento. Li ripropongo pertanto, per chi non era ancora ancora nato o per chi voglia ricordare.


"Il nonno Berto faceva le ore piccole davanti allo schermo. Di giorno, non doveva andare nei campi e stava alzato finché non appariva il segnale di fine trasmissioni, con l'inno di Mameli in sottofondo. 
(...)
Tutte le sante sere stava lì, gli occhi fissi al televisore, il busto ben eretto e le mani appoggiate sul pomello del bastone ... senza più rivolgere la parola a nessuno.
Siccome dovevano svegliarsi all'alba, i figli e le nuore andavano a dormire senza curarsi dei programmi televisi. Gli davano la buonanotte, ma lui di solito non rispondeva. 
.........................
Era il suo modo per mostrare il gran piacere di rimanere lì da solo, a godersi le operette, le commedie di Gilberto Govi o anche soltanto la pubblicità della China Martini con Ernesto Calindri e Franco Volpi, oppure quelle delle caramelle Dufour, con la Marisa del Frate che gli piaceva tanto.


La caramella che mi piace tanto.

Il giovedì sera e il sabato, però, si rimaneva alzati tutti. Da vedere, c'erano Lascia o Raddoppia? con Mike Buongiorno e la Edy Campagnoli, e Il Musichiere di Mario Riva con i suoi campioni, come Spartaco Ditri, e le vallette, per prima Marilù Tolo, la mia preferita, e Brunella Tocci, che anni dopo avrei rivisto cronista nelle sfilate di moda.
Si cenava un po' prima del solito perchè, a dieci minuti dall'inizio della trasmissione, la cucina si riempiva di vicini. Soprattutto di vicine. Per un lungo periodo di tempo, infatti, siamo stati la sola famiglia con la tivù nel raggio di qualche chilometro. E la nostra casa in mezzo ai campi, certe sere, sembrava il caffè sotto i portici della piazza di Montecchio. (...)


Fonte: Bellezze in bicicletta di Adele Grisendi - Ed. Sperling & Kuper economica.

venerdì 20 gennaio 2012

Alla mia nazione




Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico


ma nazione vivente, ma nazione europea:


e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,


governanti impiegati di agrari, prefetti codini,


avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,


funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,


una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!


Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci


pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,


tra case coloniali scrostate ormai come chiese.


Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,


proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.


E solo perché sei cattolica, non puoi pensare


che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.


Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.


Pier Paolo Pasolini   Da La religione del mio tempo, Garzanti, Milano 1961 (nuova edizione Einaudi, Torino 1982)
wikipedia 

giovedì 19 gennaio 2012

Rapporti difficili




"La domenica per te è un avanzo di settimana, per me è una zingara che fruga tra scatoloni e panni usati, che cerca roba ancora buona in mezzo a quello che è stato buttato via…Ogni persona fa finta: fa finta di fare la rivoluzione, fa finta di innamorarsi, fa finta di essere immortale. Io mi sono stancata di fare finta. Non ci sto più."


"È convinta che anche l'amore sia un movimento di lancette che battono tempi diversi: le storie di due persone si sovrappongono per poco, poi ognuno si riprende la sua storia e la sua strada."


"Chi sono io per giurarti sull'eterno?
Non sono padrona del tempo.
Ma sono schiava di te."


"Il legno sembra fermo, ma è sottoposto a pressioni interne che lentamente lo spaccano.
La ceramica si rompe, fa subito mostra dei suoi cocci rotti. 
Il legno no, finché può nasconde, si lascia torturare ma non confessa.
Io sono di legno".


Tutte le citazioni sopra riportate provengono dal libro di Giulia Carcasi Io sono di legno - Feltrinelli editore

mercoledì 18 gennaio 2012

Affari nostri!

LIBERALVOX - IL SOCIAL NETWORK CHE FA OPINIONE: Internet goes on strike!: di Massimo Mantellini.

Fra le varie posizioni che vedo affiorare in queste ore sulla serrata di molti siti web americani contro il SOPA ce  n’è una particolarmente diffusa: "non sono affari nostri".


In realtà affari nostri lo sono e anche molto


Anche quando nel 2008 la Turchia spense Youtube per tutelare il buon nome del fondatore della Patria erano affari nostri, anche quando la Cina costruisce un enorme firewall censorio dentro il quale tiene recintati molti milioni di persone sono affari nostri, perfino quando Cameron propone di chiudere i social network per meglio controllare gli scapestrati giovani dei suburbia londinesi sono affari nostri. 


Nel caso del SOPA e deigravi rischi censori che comporta sono affari nostri per almeno due ragioni. 


Perchè SOPA non è il colpo di testa del solito deputato texano innamorato della sua vacca ma è invece parte di una strategia globale di contrasto alla pirateria ispirata dall’industria dell’intrattenimento, che, non casualmente, segue lo stesso identico percorso in molti paesi occidentali.


Hadopi in Francia, le recenti normative spagnole, i tentativi italiani diAgcom, in forme e con parole differenti, adottano tutte il medesimo chiavistello normativo: saltare il potere giudiziario per governare privatamente la protezione del copyright. 


Chi segue da un po’ di anni le strategia di contenimento della pirateria che gli "estremisti della proprietà intellettuale", come li definiva un tempo Lawrence Lessig, hanno da sempre adottato, saprà che la gestione in prima persona del controllo sui diritti (fin dai tempi in cui BSA teneva corsi didattici al personale della Guardia di Finanza) è una delle aspirazioni, nemmeno tanto segrete,coltivate da oltre un decennio da questi signori. 


L’offensiva legislativa degli ultimi tempi ne è solo l’estrema drammatica rappresentazione. Il secondo motivo per cui SOPA sono anche affari nostri è che abitiamo in un mondo collegato ed ancora fortemente americano centrico. 


Continua al link sopra indicato.

martedì 17 gennaio 2012

Senza catene: Isadora Duncan


Per quanto cerchi di frugare nella mia memoria, non riesco a ricordare come la figura di Isadora Duncan sia entrata nella mia vita.
Nella vita di una bambina quale ero io, quando venni in qualche modo a sapere dell'esistenza di questo personaggio? Personaggio che subito adorai, come si può adorare un simbolo, un'idea.
Uscì anche un film su Isadora Duncan dal titolo "Isadora" interpretato da Vanessa Redgrave. Questo all'incirca negli anni '70.

Comunque voglio arrivare a lei attraverso un libriccino di Aldo Carotenuto: Jung e la cultura del XX secolo - edito da Bompiani.
Secondo l'Autore, esistono straordinarie affinità nella visione del mondo di Isadora Duncan e di Carl Gustav Jung. Scriveva la Duncan:


"Lunghi giorni e lunghe notti ho trascorso nel mio studio ricercando quella danza che potrebbe diventare l'espressione divina dello spirito umano attraverso il movimento del corpo"


Isadora Duncan


Anche lei, come Jung, ricercava nelle origini dell'umanità, nella ricchezza del mito e dell'immaginazione mitica quella conoscenza iniziatica che fosse insieme conoscenza dell'ethos e del bello, che riunisse la vitalità sensuale della natura con l'aspirazione spirituale verso la Bellezza.


Per raggiungere tale ideale occorreva in principio approntarsi a un'opera di destrutturazione della rigidità e del formalismo in cui si era cristallizzata l'arte del balletto, incapace ormai di dare forma al vitalismo profondo e all'istinto creativo dell'uomo.


Così la danzatrice, in nome della "naturalità", rompe gli schemi, elimina i "Passi" e le "pose" del balletto  così come i costumi che costringono il corpo: danza a piedi nudi e si veste di leggeri tessuti che rivelano il corpo.


La regola fondamentale cui il danzatore dovrà attenersi è quella di ascoltare la propria anima ed esprimersi con movimenti del corpo che siano in armonia con quelli della terra. 


Il programma di affrancare la danza dalle catene di uno schematismo senz'anima rivela profonde affinità  con la teorizzazione di Jung sull'istinto creativo.


La danza è energia liberata: "Ogni cosa aspira a svilupparsi secondo l'energia che agisce in essa. Dove questo impulso al movimento non è incatenato, ostacolato e piegato, là c'è libertà".



Aforismi .... "spostati"



  • La regola è marmellata domani e marmellata ieri, ma mai marmellata oggi.

          (Lewis Carroll)
                



  • Chi non si muove, non può rendersi conto delle proprie catene.

           (Rosa Luxemburg)


  • Ogni creatura umana ha la sua legge; se non la sappiamo distinguere chiniamo il capo invece di alzarlo nella superbia; è stolto crederci superiori perché una persona si muove percossa da leggi a noi ignote.

          (Mario Tobino)

domenica 15 gennaio 2012

Buon lunedì a tutti!



Finisco questa settimana di gennaio  con parole che non dovremmo dimenticare.
Sono tante le persone che ci hanno trasmesso e ci trasmettono qualcosa e spesso non sempre riusciamo a tenerli ... in memoria.
Sono profondamente convinta che le parole che seguono, siano tra le più commoventi e vere che mai siano state pronunciate. 
Dimentichiamo per un attimo le 3 A (AAA) e ci accorgeremo che, fintanto che possiamo fare riferimento a questi discorsi, possiamo ancora Guardare in Alto.






"Discorso all’Umanità" di Charlie Chaplin dal film Il grande dittatore:


"...Uniamoci tutti! Combattiamo tutti per un mondo nuovo, che dia a tutti un lavoro, ai giovani la speranza, ai vecchi la serenità ed alle donne la sicurezza. Promettendovi queste cose degli uomini sono andati al potere. Mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. E non ne daranno conto a nessuno. Forse i dittatori sono liberi perché rendono schiavo il popolo. 


Combattiamo per mantenere quelle promesse. Per abbattere i confini e le barriere. Combattiamo per eliminare l’avidità e l’odio. Un mondo ragionevole in cui la scienza ed il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati! Nel nome della democrazia siate tutti uniti!"


"Anna, mi puoi sentire? Dovunque tu sia abbi fiducia nel domani. Anna, le nubi si diradano ed il sole inizia a risplendere. Prima o poi usciremo dall’oscurità per andare verso la luce e vivremo in un mondo nuovo. Più buono, in cui gli uomini si solleveranno al di sopra del loro odio, della loro brutalità e della loro avidità. Guarda in alto, Anna. L’amore umano troverà le sue ali e inizierà a volare con le sue ali nell’arcobaleno verso la luce della speranza, verso il futuro. Il futuro radioso che appartiene a me, a te. Ed a tutti noi. Guarda in alto, Anna. Lassù."




sabato 14 gennaio 2012

Viale delle padelle di latta - Tin Pan Alley



Il 45 giri, questo sconosciuto... Chi ricorda ancora quei dischetti neri, piccoli e fragili che giravano per le mani degli adolescenti fino a qualche anno fa? Ormai totalmente dimenticati a favore dei più moderni supporti di riproduzione della musica, i 45 giri sono diventati in pratica una rarità o un cimelio buono per i nostalgici, un po' sulla scia di quel personaggio dei fumetti di fantascienza, Nathan Never, che ama rivangare il passato attraverso la collezione di vinili. 


Ma il 45 giri non è solo un disco di piccole dimensioni, è anche il simbolo di un periodo, la proiezione di un'epoca e soprattutto un modo ben preciso di fruire la musica, in linea con l'affermarsi sempre più esteso della "musica di plastica", ossia la musica leggera, le canzoni veloci usa e getta, l'effimero successo dell'estate. 


Tin Pan Alley


Disco maneggevole, pratico ed economico insomma, il 45 giri nasce nel 1945 e si affianca sul mercato al già da tempo affermato e onnipresente 78 giri. Nel giro di pochi anni, però, la svolta. L'anno è il 1954 quando, per la prima volta, si vendono più 45 giri che 78 giri. 


E' il momento storico in cui il business discografico compie il grande balzo in avanti. L'ordine di grandezza delle vendite passa dalle migliaia ai milioni, configurando la fruizione di massa della musica. 
Nasce il monopolio delle grandi case, con produzioni diversificate per venire incontro alle esigenze culturali e di svago di tutte le fasce sociali. 


Indirettamente, ciò ha un effetto tellurico sulla storia della musica popolare: le grandi case tendono a monopolizzare la produzione e a gestire in modo "economicistico" la creazione e la diffusione della musica. 


In questo senso, le "major" hanno tutto l'interesse a mantenere i gusti del pubblico immobili, legati sempre alla stessa forma musicale (la canzone), proponendo produzioni facili e accessibili a tutti. 
Le case che controllano il mercato si chiamano Columbia (New York), RCA (New York), Decca (1932, New York), Capitol (fondata nel 1942 ad Hollywood), Mercury (1946, Chicago), MGM (1946, Hollywood). 


Una delle fucine più celebri di questo genere di produzioni è la celeberrima Tin Pan Alley, un isolato compreso fra la Fifth Avenue e Broadway dove sorgevano i principali teatri di vaudeville. 
Qui aveva sede un microcosmo di ditte coinvolte nel business della musica popolare: autori di canzoni (publishing house), studi di registrazione, talent scout, manager, eccetera. Tin Pan Alley passò quindi dal ragtime e al fox-trot o alle canzoni d'opera alle canzoni più scatenate dell'epoca rock. 


Tin Pan Alley, quindi, aveva fatto della musica popolare un business tale che si rese necessaria un'istituzione per tutelare i diritti d'autore ossia, in altri e meno "artistici" termini, la pioggia di miliardi che pioveva su di essa. Ecco allora nascere, nel 1914, l'ASCAP (American Society of Composers, Authors and Publishers) intesa a difendere appunto i diritti di proprietà delle canzoni. 


In seguito, il formato a 45 giri è stato tra i maggiori trascinatori dell'industria discografica, soprattutto grazie al fatto che i brani si potevano "smerciare", se così si può dire, al dettaglio, evitando all'acquirente più onerosi esborsi per acquistare l'intero album dell'artista in questione. Infine, non va dimenticato che i mitici juke-box, anch'essa entrati di diritto a far parte di una precisa iconografia del passato, non erano altro che macchinari "alimentati" a 45 giri. Finito il 45 giri è sparito di conseguenza anche il glorioso juke-box e, con lui, tutta la carica di socialità che sapeva esprimere.


Nell'ambito del collezionismo, gli esemplari più prestigiosi e ricercati sono quelli della Vogue americana o della Saturne francese, in particolare quelli che portano la data 1945 o 1946.


Fonte: Biografie online   
    
Altre informazioni qui:http://en.wikipedia.org/wiki/Tin_Pan_Alley

venerdì 13 gennaio 2012

"Devi uscire un po' fuori dal tuo mondo"


"Devi uscire un po' fuori dal tuo mondo"


Si dice così, spesso e con un po' di arroganza e di imprudenza, a tutti coloro che vivono sulle nuvole, a chi sogna, a chi soffre, a chi è deluso, a chi si isola., a tutti quelli che si estraniano... a chi eccede...


Voi che invitate ad uscire, sempre, invitate invece al coraggio di osare, di mostrare quel mondo che vedete che è dentro alcuni e chiedete di portarlo sino alla vostra vista, di mostrarvelo. Voi che invitate ad uscire accorgetevi di quanto è ancora nascosto in voi.


Non invitate ad uscire dal proprio mondo chi, non si sa come, è riuscito a mantenerlo e sente ancora com'è essere diversi, chi ha nella creatività la propria vita. No per favore da quest'anno non invitate più a normalizzare gli eccessi della creazione ma invitate alla festa e... andate alla mostra dei silenzi.


E voi che portate un mondo dentro, per favore uscite con il vostro mondo... no, no, non uscite, vivete il vostro mondo, nutritelo, lasciatelo fiorire e vi accorgerete che quel mondo dentro è già fuori, che voi siete già usciti, rimanendo dentro. Siete coloro del mondo al di fuori del mondo. Questo 2012, anno di crisi, anno di scelte, di scoperte, ma soprattutto di attesa. Su questa lunga attesa sull'orlo di un precipizio, bisogna avere un pò di fretta di andarsi a prendere il 'proprio tempo' e di allungare quel tempo di attesa che è scoperta.


Vivete all'estremo le vostre attese, allungatele


Il tuo tempo è attesa e nell'attesa, c'è meraviglia, nell'attesa non si ha nulla da perdere, ma si è pronti al momento in cui ciò che è atteso arriverà e si fa ciò che si deve fare, senza ricette giuste. Nelle attese ci si sorprende e ogni passante diventa un evento (un attimo di scoperta), e tutto è importante e unico. L'attesa è preparazione. Nell'attesa la paura fa capolino, e nell'attendere la paura si dissolve alla nostra presenza.




"Rimaniamo nel mondo, nel nostro mondo, amiamolo, rimaniamo nelle nostre attese, riempiamole, non diamo pausa al vuoto, andiamone in cerca... "


Per favore scegliete di rimanere nel vostro mondo, di trovare lì le vostre risposte e di iniziare da lì le vostre scoperte. Scopritevi, scoprite il vostro mondo perché non avete nient'altro tra le mani. Siete già da sempre nel vostro mondo, e quello è il mondo che solo vi circonda, agite lì, da lì, e il mondo cambierà... l'alternativa è solo un compromesso. Scegliete i vostri sogni, ma non fateli solo vostri, per favore, allargateli a tutto il mondo, che è vostro eppure tocca i miei confini.


Fate dei vostri sogni la vostra estensione


Rimanete ben saldi alle domande che vi giungono di notte, ma ancora di più state attenti a cogliere le risposte. Ogni limite su cui urtate nel vostro mondo, è un limite del mondo che sta solo a voi mostrare, di cui voi soli potete svelare i contorni, e infine trovarne la porta e poi la serratura per guidare, per mano chi giunga da voi, oltre. Non entrate nel mondo degli altri, perché sapete sarebbe sempre del vostro mondo che si tratterebbe, solo un pò ristretto. Rimanete nel vostro mondo e conoscetevi lì, abbiate il coraggio di farlo: scopritelo, scopritene le prigioni e la libertà, i trucchi e le magie.


Rimaniamo nel mondo, nel nostro mondo, amiamolo, rimaniamo nelle nostre attese, riempiamole, non diamo pausa al vuoto, andiamone in cerca... svelarlo è rivelazione. Andiamo a caccia e festeggiamo ciò che abbiamo scoperto. Poi partiamo per altri mondi, dentro e fuori, e dal nostro porto... salpiamo."


Scritto da  Flaminia Ripani - 5 Gennaio 2012 su Il Cambiamento 
con il titolo "Alla mostra dei silenzi"

mercoledì 11 gennaio 2012

Diffondiamo e firmiamo per favore


Per gli immigrati "servono i forni".
Ne è convinto Mauro Aicardi, il consigliere comunale leghista di Albenga (Savona), che ha condiviso il pensiero-choc all'interno di un gruppo su Facebook.
Oltre che una gravissima offesa per noi Immigrati liguri che studiamo e lavoriamo onestamente in Liguria e in Italia contribuendo così ad una cultura multietnica ed europea e di reciproco Rispetto, questa frase del Consigliere comunale leghista di Albenga esprime un esplicito e profondo disprezzo e l'istigazione razziale nei nostri confronti, per questo motivo chiediamo le immediate dimmisioni di Mauro Aicardi dal Comune di Albenga.
Obiettivo: Dopo una raccolta firme di almeno 1.000 firme si chiederanno le dimissioni del consigliere comunale leghista di Albenga Mauro Aicardi altrimenti si farà una denuncia per la discriminazione verso gli Immigrati. Intanto chiediamo le dimissioni.
Se La Sindaco Rosalia Guarnieri, lei altrettanto delLa Lega nord, non lo dimette chiederemo anche le dimissioni delLa Sindaco. E se no si scriverà al Presidente delLa Repubblica Giorgio Napolitano per un suo eventuale intervento.

Aleksandra Matikj

Genova,
8 gennaio 2012
Chiedo a tutti di andare a questo sito 
leggere e firmare.

Non ho avuto il tempo di eseguire molti controlli, anche perché, la fonte di provenienza la racconta da sola.
Comunque, chi è iscritto a Facebook, è in grado di verificare se esiste davvero un gruppo.

Facciamo il possibile e l'impossibile per fermare questo odio razziale!!!

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Visualizzazioni totali