LIBERALVOX - IL SOCIAL NETWORK CHE FA OPINIONE: Internet goes on strike!: di Massimo Mantellini.
Fra le varie posizioni che vedo affiorare in queste ore sulla serrata di molti siti web americani contro il SOPA ce n’è una particolarmente diffusa: "non sono affari nostri".
In realtà affari nostri lo sono e anche molto.
Anche quando nel 2008 la Turchia spense Youtube per tutelare il buon nome del fondatore della Patria erano affari nostri, anche quando la Cina costruisce un enorme firewall censorio dentro il quale tiene recintati molti milioni di persone sono affari nostri, perfino quando Cameron propone di chiudere i social network per meglio controllare gli scapestrati giovani dei suburbia londinesi sono affari nostri.
Nel caso del SOPA e deigravi rischi censori che comporta sono affari nostri per almeno due ragioni.
Perchè SOPA non è il colpo di testa del solito deputato texano innamorato della sua vacca ma è invece parte di una strategia globale di contrasto alla pirateria ispirata dall’industria dell’intrattenimento, che, non casualmente, segue lo stesso identico percorso in molti paesi occidentali.
Hadopi in Francia, le recenti normative spagnole, i tentativi italiani diAgcom, in forme e con parole differenti, adottano tutte il medesimo chiavistello normativo: saltare il potere giudiziario per governare privatamente la protezione del copyright.
Chi segue da un po’ di anni le strategia di contenimento della pirateria che gli "estremisti della proprietà intellettuale", come li definiva un tempo Lawrence Lessig, hanno da sempre adottato, saprà che la gestione in prima persona del controllo sui diritti (fin dai tempi in cui BSA teneva corsi didattici al personale della Guardia di Finanza) è una delle aspirazioni, nemmeno tanto segrete,coltivate da oltre un decennio da questi signori.
L’offensiva legislativa degli ultimi tempi ne è solo l’estrema drammatica rappresentazione. Il secondo motivo per cui SOPA sono anche affari nostri è che abitiamo in un mondo collegato ed ancora fortemente americano centrico.
Continua al link sopra indicato.
In realtà affari nostri lo sono e anche molto.
Anche quando nel 2008 la Turchia spense Youtube per tutelare il buon nome del fondatore della Patria erano affari nostri, anche quando la Cina costruisce un enorme firewall censorio dentro il quale tiene recintati molti milioni di persone sono affari nostri, perfino quando Cameron propone di chiudere i social network per meglio controllare gli scapestrati giovani dei suburbia londinesi sono affari nostri.
Nel caso del SOPA e deigravi rischi censori che comporta sono affari nostri per almeno due ragioni.
Perchè SOPA non è il colpo di testa del solito deputato texano innamorato della sua vacca ma è invece parte di una strategia globale di contrasto alla pirateria ispirata dall’industria dell’intrattenimento, che, non casualmente, segue lo stesso identico percorso in molti paesi occidentali.
Hadopi in Francia, le recenti normative spagnole, i tentativi italiani diAgcom, in forme e con parole differenti, adottano tutte il medesimo chiavistello normativo: saltare il potere giudiziario per governare privatamente la protezione del copyright.
Chi segue da un po’ di anni le strategia di contenimento della pirateria che gli "estremisti della proprietà intellettuale", come li definiva un tempo Lawrence Lessig, hanno da sempre adottato, saprà che la gestione in prima persona del controllo sui diritti (fin dai tempi in cui BSA teneva corsi didattici al personale della Guardia di Finanza) è una delle aspirazioni, nemmeno tanto segrete,coltivate da oltre un decennio da questi signori.
L’offensiva legislativa degli ultimi tempi ne è solo l’estrema drammatica rappresentazione. Il secondo motivo per cui SOPA sono anche affari nostri è che abitiamo in un mondo collegato ed ancora fortemente americano centrico.
Continua al link sopra indicato.