29, 30, 31 gennaio... riscopriamo le leggende
Scritto da: C. G. - 29/01/2012
In questi tre giorni che chiudono il mese di gennaio si tramandano ben due leggende: quella della merla nota in gran parte d’Italia e quella del Ginee, conosciuta solo in alcuni territori, tra cui la Valsassina. E’ sempre bello ricordarle e raccontarle, soprattutto per i bambini e per chi non le conosce o le ha dimenticate.
Tradizione vuole che le ultime tre giornate del mese di gennaio (29, 30 e 31) vengano riconosciute come "Giorni della Merla", ossia il periodo più freddo dell'inverno.
Secondo la leggenda una merla e i suoi piccoli (originariamente di colore bianco), per ripararsi dal freddo, trovarono dimora in un comignolo. Quando poi arrivò febbraio, uscirono fuori, tutti colorati di nero per la fuliggine. E' per questo che ora i merli sono neri, narra la storia.
Altri invece raccontano di una merla perseguitata dal mese di gennaio, che allora aveva 28 giorni. Gennaio, infatti, trovava divertente aspettare che la merla uscisse dal nido per cercare cibo, e ricoprire la terra di freddo e gelo. La merla, stanca di questo vile comportamento, decise di fare provviste per tutto il mese, ritirandosi poi nel suo nido. Il 28 la merla, credendo di aver ingannato Gennaio, uscì e iniziò a cinguettare per prenderlo in giro. L'offesa arrecata fu tale che il primo mese dell'anno chiese tre giorni in prestito a Febbraio e li utilizzò per scatenare bufere di neve, vento gelido e pioggia.
La povera merla dovette trovare riparo in un camino, dove rimase fino a febbraio. Quando uscì dal suo nascondiglio si ritrovò con le piume tutte rovinate e annerite dal fumo e da allora tutti i merli nascono neri.
(Fonte Wikipedia)
Negli stessi giorni numerosi abitanti dei paesi valsassinesi e non solo, muniti di campanacci, coperchi e quant’altro vanno in giro per le strade di sera, per scacciare con incredibile baccano il gelo dei “giorni della merla”, secondo l’usanza dei nostri avi, quando combattere il freddo era una battaglia e intravedere uno spiraglio di primavera, una conquista.
Di solito si finisce con un gran falò che brucia il fantoccio dell’inverno e che rende felici i partecipanti, soprattutto i bambini.
Fonte: Valsassinanews il quotidiano on line della Valsassina
Scritto da: C. G. - 29/01/2012
In questi tre giorni che chiudono il mese di gennaio si tramandano ben due leggende: quella della merla nota in gran parte d’Italia e quella del Ginee, conosciuta solo in alcuni territori, tra cui la Valsassina. E’ sempre bello ricordarle e raccontarle, soprattutto per i bambini e per chi non le conosce o le ha dimenticate.
Tradizione vuole che le ultime tre giornate del mese di gennaio (29, 30 e 31) vengano riconosciute come "Giorni della Merla", ossia il periodo più freddo dell'inverno.
Secondo la leggenda una merla e i suoi piccoli (originariamente di colore bianco), per ripararsi dal freddo, trovarono dimora in un comignolo. Quando poi arrivò febbraio, uscirono fuori, tutti colorati di nero per la fuliggine. E' per questo che ora i merli sono neri, narra la storia.
Altri invece raccontano di una merla perseguitata dal mese di gennaio, che allora aveva 28 giorni. Gennaio, infatti, trovava divertente aspettare che la merla uscisse dal nido per cercare cibo, e ricoprire la terra di freddo e gelo. La merla, stanca di questo vile comportamento, decise di fare provviste per tutto il mese, ritirandosi poi nel suo nido. Il 28 la merla, credendo di aver ingannato Gennaio, uscì e iniziò a cinguettare per prenderlo in giro. L'offesa arrecata fu tale che il primo mese dell'anno chiese tre giorni in prestito a Febbraio e li utilizzò per scatenare bufere di neve, vento gelido e pioggia.
La povera merla dovette trovare riparo in un camino, dove rimase fino a febbraio. Quando uscì dal suo nascondiglio si ritrovò con le piume tutte rovinate e annerite dal fumo e da allora tutti i merli nascono neri.
(Fonte Wikipedia)
Negli stessi giorni numerosi abitanti dei paesi valsassinesi e non solo, muniti di campanacci, coperchi e quant’altro vanno in giro per le strade di sera, per scacciare con incredibile baccano il gelo dei “giorni della merla”, secondo l’usanza dei nostri avi, quando combattere il freddo era una battaglia e intravedere uno spiraglio di primavera, una conquista.
Di solito si finisce con un gran falò che brucia il fantoccio dell’inverno e che rende felici i partecipanti, soprattutto i bambini.
Fonte: Valsassinanews il quotidiano on line della Valsassina