La Fenice, come narra Ovidio nelle Metamorfosi, è l'auto-generazione:
"Tutti questi (corpi viventi) comunque traggono origine da altri: unico a rigenerarsi da sé è un uccello che gli Assiri chiamano Fenice"
"La Fenice - spiega ancora Ovidio - non si nutre né di chicchi di grano, né di erbe, ma di lacrime e succo d'amomo".
Lo stesso Dante dice: "Erba né biado in sua vita non pasce, ma sol d'incenso lacrime e d'amomo"
Non si tratta cioè di qualcosa di materiale, ma di una essenza divina, di una legge sacra, in quanto l'incenso è il nutrimento degli spiriti più elevati.
La leggenda vuole che la Fenice, giunta al termine della propria vita, si costruisca un sepolcro odoroso (di resine ed erbe preziose) in cui lasciarsi morire, per poi rinascere dallo stesso più splendente di prima.
La nuova Fenice, appena ne ha le forze, raccoglie quanto resta del suo nido (sua culla e sepolcro del padre) per volare ad Eliopoli, la città del Sole, dove sorge la Collina dell'Inizio del Tempo, e deporlo sull'altare del Sole.
Rigenerarsi da soli, poter ricominciare senza dover cancellare quanto di utile si è compiuto, bensì lasciando il fardello dei propri errori sull'altare del Sole, per purificarsi, per avere il modo di ricominciare, nel pieno delle rinnovate forze, questo è il grande segreto racchiuso nel simbolo della Fenice.
Auguro che questo simbolo sia di forza e auspicio per i sopravvissuti al sisma de L'Aquila.