martedì 11 dicembre 2012

A proposito dell'aforisma di Umberto Saba, proposto ieri


 Tra gli aforismi di ieri, ne ho postato uno di Umberto Saba, grande e indiscusso poeta del secolo scorso.

L'aforisma è questo:
Gli italiani non sono parricidi; sono fratricidi. Vogliono darsi al padre, ed avere da lui, in cambio, il permesso di uccidere gli altri fratelli.

Per quelle strane coincidenze che a volte si verificano, stamattina guardando il sito dell'editore Einaudi, ho trovato un articolo di Walter Barberis che, in una sua recensione del libro L’Italiano di Giulio Bollati, scrive quanto segue:


"In omaggio a L’Italiano di Bollati, e per una possibile definizione della fisionomia dell’italiano, tre considerazioni.

La prima, desunta da una Scorciatoia di Umberto Saba: «Vi siete mai chiesti perché l’Italia non ha avuta in tutta la sua storia – da Roma a oggi – una sola vera rivoluzione? La risposta – chiave che apre molte porte – è forse la storia d’Italia in poche righe.


Gli italiani non sono parricidi; sono fratricidi. Romolo e Remo, Ferruccio e Maramaldo, Mussolini e i socialisti, […]. Gli italiani sono l’unico popolo (credo) che abbiano, alla base della loro storia (o della loro leggenda) un fratricidio. Ed è solo col parricidio (uccisione del vecchio) che si inizia una rivoluzione.
Gli italiani vogliono darsi al padre, ed avere da lui, in cambio, il permesso di uccidere gli altri fratelli».

 
Risultato: ancora oggi reclamiamo una memoria condivisa, piagnucoliamo sulla mancata elaborazione dei nostri lutti familiari, diciamo di volere una reductio ad unum e intanto moltiplichiamo i giorni della memoria, ciascuno in rappresentanza delle molte fazioni che continuano allegramente, e tignosamente, a popolare il nostro Paese. 

Seconda considerazione: questa frammentazione e questi antagonismi interni sono stati un pezzo fondamentale della storia italiana, persino nei momenti universalmente giudicati virtuosi. 

La civiltà urbana radicata nel comune medievale fu tutta una cornucopia di esiti artistici e commerciali, di opulenze e di ostentazioni: Firenze, Milano, Roma, Genova, Venezia, ma naturalmente Siena, Pisa, Mantova, Ferrara, Urbino e molto molto altro. 

Ciascuna di queste realtà, tuttavia, giocò la sua partita contro le altre, mosse guerra alle altre, si estenuò per sopravanzare e annichilire le altre. Non c’è manuale di storia italiana che non metta in successione la parola «Rinascimento» con la parola «crisi».



 Il seguito, per chi fosse interessato, si trova qui:
 
 Un'idea d'italiano - Un'idea d'Italia (2) Speciali Einaudi

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