domenica 30 gennaio 2011

Neve, tortore, donne

Oggi è l' ultima domenica di gennaio.
Nevica.

Da giorni sto notando con apprensione che le tortore sono sparite. Qui da me ci sono sempre state, quelle dal collare sacro. Almeno una coppia stava spesso su un ramo del tiglio, ma tante si appoggiavano ai pini marittimi al di là della strada.

Ogni tanto chiedo a mio marito o a qualche vicino  se ne sanno qualcosa.
Mio marito mi conosce, ma i vicini a cui chiedo, sicuramente pensano che io sia un po'... stramba.  Lo deduco da come ripetono la parola "tortore?" con lo sguardo pieno di stupore come se cercassero di ricordare di cosa si tratti.


Esiste una grande varietà di tradizioni e leggende sulla tortora, la maggior parte delle quali ruota intorno a simboli femminili e materni. 

Ho ascoltato il canto della tortora: è un canto triste che a volte agita emozioni.
Si dice che il suo canto ci inviti a piangere ciò che non è più, risvegliandoci però alle promesse del futuro.

Su internet si dice che  vicino a Faenza
c'è una moria di tortore.

A me viene l'associazione della tortora-simbolo femminile con la femminilità di cui si parla tanto di questi tempi.

Femmina non è essere donna, o, quanto meno non sempre coincide.   


 
Credo che tante donne, esattamente come me, siano sdegnate da come tante femmine siano disposte a vendersi, cedendo o esibendo il loro corpo ai maschi-puttanieri di turno.
Parlo delle veline, delle letterine, degli scandali di cui sono pieni tutti i giornali.
Abbiamo subito una forte sconfitta.


Chi, donna, ha creduto nei valori della femminilità, della maternità, della dolcezza, della capacità di farsi valere in onesti ambiti lavorativi, deve chinare il capo e prova vergogna.

C'è un mio post del 20 novembre 2008  (uno dei miei primi) dove ho riportato considerazioni sulla donna come madre.
E' questo "Mito e psicoanalisi"

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