Il meme, a cui ho risposto ieri, mi ha fatto riflettere su cosa sia "leggere"
In quel grande discorso con i morti viventi che noi chiamiamo lettura, la nostra non è una parte passiva. Quando è più di un semplice fantasticare o di un appetito indifferente germinato dalla noia, la lettura è una forma di azione.
Noi impegniamo il presente, la voce del libro. Gli consentiamo l'accesso, anche se sorvegliato, nell'intimo di noi stessi.
Una grande poesia, un romanzo classico premono contro di noi; assalgono e occupano le roccaforti della nostra coscienza.
Esercitano sulla nostra coscienza e i nostri desideri, le nostre ambizioni e i nostri sogni più segreti, un dominio strano e schiacciante.
Gli uomini che bruciano i libri sanno quello che fanno.
L'artista è la forza incontrollabile: nessun occhio, dopo Van Gogh, guarda un cipresso senza cogliere in esso il guizzo della fiamma.
Ricordo Enrico Berlinguer, quell'uomo che tante volte , credo, ci torna in mente in questi giorni di sconfitta.
Si raccomandava di Leggere, e leggere e poi ancora leggere, affinché nessuno potesse "prenderci" a causa di una nostra mancanza di consapevolezza. E leggere aiuta, è, diventare consapevoli.