giovedì 15 marzo 2012

Natura, paesaggi e psiche


"In qualche modo ognuno di noi è al tempo stesso goccia e oceano e acquista la propria individualità nel momento in cui affiora in superficie e si manifesta come onda ..."


E' quasi primavera, già tante piccole gemme sono spuntate, le forsizie stanno per esibire il loro bel colore giallo, primule e viole non mancano. Ma questo lo sa chi ha la fortuna di avere almeno un terrazzo o un piccolo giardino. Chi abita nelle città invece, soprattutto nelle periferie, cosa vede di questo risveglio sempre pieno di magia, anno dopo anno?
Leggo un articolo di Antoine Fratini che ha come titolo:


L'importanza dei paesaggi dal punto di vista psicologico 



"Mai come in questa epoca il territorio italiano è stato così martoriato dal cemento. Nemmeno ai tempi del boom economico del secondo dopo guerra. Da semplici materiali per la ricostruzione, il cemento e l’asfalto sembrano essere diventati oggi simboli di una umanità che ha perso ogni riferimento al mondo dell’anima.


Macchia Mediterranea- Orto botanico di Napoli


Essi costringono quel super-organismo che è Gaia, la Terra, e hanno all'incirca la stessa funzione dei giubbetti di contenzione che si mettevano ai cosiddetti “malati di mente” nei manicomi. 


Come se l’uomo, armato del potere tecnologico, avesse ingaggiato una sorta di ottuso braccio di ferro con la Natura. 


Solo che la forza di Gaia è infinitamente maggiore e più pericolosa per il sistema rispetto a quella dei pazienti psichiatrici. 


L’ipotesi Gaia di James Lovelock, uno dei padri della moderna scienza dei sistemi complessi, prende qui tutto il suo senso. Dal punto di vista sistemico è corretto affermare che il nostro pianeta possa reagire, anche in maniera drastica, all'aggressione dei suoi abitanti umani, così come farebbe qualunque organismo biologico insidiato da agenti infettivi o parassitari. 


Molti problemi ecologici, in particolare modo in ambito climatico, possono essere intesi in questo senso ...


I terremoti e le esondazioni dei fiumi, per esempio, distruggono le costruzioni di cemento armato, ma non le più snelle abitazioni dei popoli tribali sistemate con cura e rispetto in zone meno a rischio.


I fenomeni naturali hanno un’anima che il solo calcolo razionale non riesce a circoscrivere totalmente. 


Pertanto, la nostra “logica dell’abitare” il mondo risulta fondamentalmente sbagliata. Oltre che fortemente rischiosa.


Gli studi del sociologo Peter Groenewegen dell’Università di Utrecht, per esempio, hanno evidenziato che la sola esposizione alla Natura tende ad aumentare la sensazione di benessere psicofisico e che l’esercizio fisico svolto in ambiente naturale fornisce migliori risultati di quello svolto in palestra. Queste ricerche si limitano a registrare dei dati che però non trovano spiegazione scientifica convincente.


Il laghetto nel  Filiceto


Lo stesso discorso è applicabile alle motivazioni che hanno portato alla costituzione della convenzione europea sulla tutela dei paesaggi il cui Articolo 5.a impegna le Parti contraenti a " .... riconoscere giuridicamente il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità".


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 Riconsiderare il valore dei beni naturalistici vorrebbe dire essere un paese fondamentalmente moderno che si è lasciato alle spalle o che comunque ha preso le distanze da un tipo di economia che subordina ogni operazione al mero profitto.


Ma l’ormai “ex-Bel Paese” non è una nazione moderna in questo senso. Esso assomiglia molto più a quei paesi che, pur di uscire dal cosiddetto “sottoviluppo”, attuano politiche economiche del tutto incompatibili con le esigenze dell’ambiente, sperperando in quel modo una parte importante del loro eco-capitale. 


Gli elementi cardini dell’economia italiana, il mattone e il bullone (ai quali andrebbe aggiunto almeno l’agricoltura intensiva), sono dei più deleteri per l’ambiente e distruttivi per i paesaggi. Quindi anche per l’anima. Oggi, dalla pianura padana ai monti dell’Appennino e delle Alpi, gli scorci di paesaggi rimasti più o meno intatti sono rarissimi. 


Tra capannoni, stalle moderne, strade, circonvallazioni, antenne e ripetitori le macchie grigie e nere che si possono notare compiendo un semplice sorvolo aereo della penisola appaiono privi di soluzione di continuità. E tra poco è probabile che persino i crinali dei monti diano luogo a sfilze di enorme pale eoliche per la produzione di una energia della quale la stragrande maggioranza della gente non sa che fare.



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 Fu  il poeta Romain Rolland a coniare la felice espressione “sentimento oceanico” per indicare quella operazione di fusione dell’Io con il paesaggio, espressione che deve avere ispirato anche altri grandi pensatori, come per esempio il saggio indiano Osho il cui nome consiste appunto nell’abbreviazione della parola “oceanic”. 
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Moltissimi luoghi naturali sono percepiti dai popoli animisti di ogni parte del globo e di ogni epoca come impregnati di particolare energia spirituale di volta in volta chiamata con nomi diversi, come per esempio "mana" nel caso di alcune tribù indonesiane, o "payé" per certi etnie amazzoniche. 



Questo, perché in quei luoghi tendono a manifestarsi eventi che coinvolgono l’inconscio. Sono luoghi propizi all’ispirazione di poeti e innamorati, luoghi di raccoglimento delle proprie energie, che mettono in moto dinamiche di riequilibrio della personalità, luoghi che fanno da supporto alle trasformazioni interiori o semplicemente legati alla memoria di eventi passati…




Da queste poche considerazioni si può già intuire l’enorme importanza che i paesaggi hanno dal punto di visto psicologico. 
Purtroppo però, esse risultano anche palesemente incompatibili con le esigenze dell’economia così come è concepita. Occorrerebbe davvero trovare il coraggio di guardare in faccia il nostro sistema economico e di coglierne i tremendi paradossi. 
Tutta la nostra economia è purtroppo subordinata alla logica del profitto e quindi allo sfruttamento dell’Altro, il che non può che produrre guerra e distruzione. 


Eppure, per uno di quei strani effetti del linguaggio, basta pronunciare la magica parola “economia” perché immediatamente si sottintenda "felicità". Pertanto, finché non usciremo da queste trappole linguistiche e continueremo a sottostare religiosamente ai valori di Economia non ci sarà posto per una vera integrazione dell’inconscio e quindi nemmeno per una adeguata considerazione di quei tradizionali specchi dell’anima che sono i paesaggi. 
di Antoine Fratini 


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