Un giorno sul diretto Capranica-Viterbo
vidi salire un uomo con un orecchio acerbo.
vidi salire un uomo con un orecchio acerbo.
Non era tanto giovane, anzi era maturato,
tutto, tranne l'orecchio, che acerbo era restato.
tutto, tranne l'orecchio, che acerbo era restato.
Cambiai subito posto per essergli vicino
e poter osservare il fenomeno per benino.
e poter osservare il fenomeno per benino.
"Signore, - gli dissi - dunque lei ha una certa età:
di quell'orecchio verde che cosa se ne fa" ?
di quell'orecchio verde che cosa se ne fa" ?
Rispose gentilmente: " Dica pure che son vecchio.
Di giovane mi è rimasto soltanto quest'orecchio.
E' un orecchio bambino, mi serve per capire
le cose che i grandi non stanno mai a sentire:
ascolto quel che dicono gli alberi, gli uccelli,
le nuvole che passano, i sassi, i ruscelli,
capisco anche i bambini quando dicono cose
che a un orecchio maturo sembrano misteriose."
Così disse il signore con un orecchio acerbo
quel giorno sul diretto Capranica - Viterbo.
Gianni Rodari, Parole per giocare, Einaudi 1979
Gianni Rodari nasce ad Omegna nel 1920; compiuti gli studi magistrali si avvia alla carriera dell’insegnamento elementare. Attivo sin da giovane nelle file dell’Azione Cattolica, in seguito aderisce all’ideologia comunista abbracciando l’attività politica del partito e collaborando come giornalista politico non allineato in più di una redazione.
Uomo schivo, meticoloso nell’appuntare le sue idee più disparate, ci ha lasciato un’enorme quantità di scritti che vanno dagli articoli giornalistici, agli appunti sparsi, alle favole e filastrocche per bambini e per adulti; ha curato inoltre l’edizione italiana delle fiabe di Andersen negli anni Settanta in qualità di ricercatore.
Le sue prime prove di scrittore per bambini risalgono al periodo milanese; nel 1947 sul “Giornale della domenica” scrive racconti e filastrocche, tessendo preziosi contatti con i «suoi» lettori, che, in una sorta di dialogo intergenerazionale gli offrono spunti e sottopongono questioni di ogni tipo stimolando la sua produzione letteraria.
La popolarità arriva nel 1960 quando pubblica presso l’Einaudi di Torino, "Filastrocche in cielo e in terra", l’opera che lo porterà alla notorietà come scrittore per l’infanzia, non solo in Italia ma presto anche all’estero.
Capolavoro di pedagogia e didattica sui generis, la sua produzione è percorsa dal dato costante del rapporto tra adulto e bambino, con le sue favole moderne Rodari ripropone nel novecento questo genere di racconto per ragazzi e lo rinnova adeguandolo ai tempi.
L’obiettivo resta sempre quello educativo che grazie alla favola è realizzato in modo leggero e divertente anche quando i temi sono seri e importanti, il tutto coronato da una morale finale.
Nel 1970 vince il premio Andersen.
Rodari ha contribuito a un rinnovamento della letteratura per l’infanzia con una vasta produzione percorsa da una vena di intelligente comicità, dando spazio ai temi della vita d’oggi e sostituendo il tradizionale favolismo magico con personaggi e situazioni surreali.