La maggior parte di noi vive rinchiusa nelle città, lontana dal mondo della natura e dalla vita selvatica.
I nostri alberi e i nostri prati sono curati, il cibo che compriamo è molto spesso già pronto e confezionato.
La natura non è solo quella dei giardini e non sempre desta meraviglia: può destare anche timore.
Uno degli aspetti arcani è, per esempio il mistero del predatore e della preda: quasi tutti riteniamo che si parli dell'animale che uccide e di quello che viene ucciso.
Ma a volte il predatore è anche preda.
Predatori e prede si trovano dovunque: predatore è chi ha la capacità di catturare prede vive.
Gli esseri umani si sono sempre esaltati di fronte alla bellezza, alla forza, alla maestà degli animali predatori ed alla loro selvaggia libertà: molti uccelli da preda sono diventati simboli ufficiali di autorità e terrificanti presagi di battaglia.
La vita e la morte costituiscono i processi più creativi che a noi esseri umani, è dato sperimentare, eppure sono entrambi pieni di mistero e superstizione.
La vita è difficile da comprendere, la morte difficile da accettare.
Nascita e morte sono i più grandi cambiamenti che incontriamo, ma non i soli.
Il cambiamento si verifica a molti livelli e in occasioni diverse della nostra vita: potremmo recepirlo come un autentico segnale di nuova crescita.
I cambiamenti che affrontiamo quotidianamente sono come specchi in miniatura del processo di vita, morte e rinascita.
Molte antiche tradizioni prevedevano riti di passaggio, rituali simbolici di questo processo: la persona moriva ad una fase della vita per rinascere in una nuova - così come le stagioni.
Ogni giorno siamo impegnati a lasciar andare ciò che è vecchio per creare qualcosa di nuovo.
La predazione nel mondo naturale può insegnarci a non avere paura della morte, mantenendo nel contempo un alto grado di rispetto per la vita.
Gli animali si preoccupano soltanto di vivere. Se la morte si avvicina, combattono con ardore concentrandosi al massimo sulla vita.
Ogni giorno, ogni istante viene vissuto per ciò che è.
Il senso della vita è immerso in un eterno presente.
Il passato non esiste e il futuro penserà a se stesso.
E' difficile, soprattutto guardando alcuni documentari, pensare alla predazione come a qualcosa di diverso dalla crudeltà.
Ma essa lega il predatore e la preda, l'assassino e la vittima.
Nell'antica tradizione cabalistica esiste un termine che può essere applicato a questo concetto: tsimtsum.
"La giustizia è separata dalla misericordia ed è necessaria alla creazione, senza alcun influsso che possa raddolcirla".
Cioè, se la Creazione fosse stata un miscuglio tra il Potere della Giustizia con il Potere della Misericordia, il mondo non potrebbe essere come noi lo conosciamo.
Il leone non caccerebbe il cervo, perché ne avrebbe pietà, e nel fare ciò, morirebbe di fame ...
Noi non mangeremmo neppure una mela, per pietà dell'albero.
Così com'è, l'interazione delle forme di vita sul nostro pianeta crea (o creerebbe) un equilibrio perfetto nella natura.
Il leone uccide per fame, soltanto l'uomo uccide per il proprio piacere. Il leone, in accordo con le immutabili leggi cosmiche, esercita la perfetta giustizia. L'uomo no.
La predazione ci insegna allora - che non esiste vita senza la morte, né morte senza rinascita.
Ci insegna che ogni vita è sacra ed essenziale per qualsiasi altra vita.