giovedì 20 novembre 2008

Mito e psicoanalisi


La creatività della dea Demetra corrisponde a tratti della creatività' femminile indagabile attraverso la psicoanalisi.

La donna e' più dell'uomo a contatto con i suoi sentimenti e più capace di assumersi la responsabilità di un rapporto affettivo.

L'esperienza del parto, dell'allattamento e del prendersi cura del bambino rende la donna capace di estendere il suo amore da se stessa e dai suoi figli agli altri esseri umani.

La tenerezza e la pietà materne promuovono pace e fratellanza.
Il fatto che la madre ami i suoi figli incondizionatamente, cioè solo perché sono i suoi figli, e non per le loro qualità e i loro meriti, pone il principio di uguaglianza tra gli esseri umani.

Tutti siamo figli della natura, della Madre Terra, e tutti godiamo di un diritto naturale al nutrimento, alla vita e al benessere.

Qui sta il fondamento emotivo dell'umanesimo, del giusnaturalismo, dell'illuminismo, dei grandi ideali delle moderne democrazie (Fromm, 1955).

Secondo Fromm l'amore materno presenta due aspetti: quello di tutte le cure necessarie perché il bambino viva e cresca e quello di infondergli l'amore per la vita, il senso che la vita e' bella, la gioia di vivere.

I due aspetti corrispondono rispettivamente ai biblici "latte" e "miele".

Molte le madri che sono in grado di dare il "latte", poche quelle che oltre al "latte" sanno dare anche il "miele", perché solo una donna felice può dare anche il "miele", cioè contagiare il bambino con la sua felicita'.

L'essere umano può assumere un ruolo di creatore in vari modi, uno dei quali è l'amore per i propri figli.
La madre trascende se stessa nell'amore per il proprio bambino.

Il compito materno più difficile sta nell'accettare e nel favorire che il figlio crescendo si separi e autonomamente viva la propria vita.


La creatività' materna fa di una persona due persone, la madre da una si fa due, non solo in senso fisico ma anche psicologico.

Una completa capacita' di dare comporta che la madre ami il figlio o la figlia anche mentre egli o ella si separa da lei, poiché' lei sopratutto desidera la felicita' della sua creatura.

Desiderare la crescita del figlio o della figlia e' il tratto più specifico e creativo dell'amore materno in senso pieno e compiuto, che viene caratterizzato dall'assenza di possessività e dalla prevalenza del dare sul ricevere.

Il più profondo bisogno dell'essere umano che viene alla luce e' questo, di essere amato nella gioia che dà la sua crescita giorno dopo giorno.

L'amore attiva interiormente sia chi ama sia chi e' amato.

L'amore materno non possessivo predispone i figli alla capacita' di amare.

L'aspirazione a un amore materno incondizionato accompagna l'essere umano nel corso della sua vita e trova espressioni simboliche nella poesia e nell'arte, nella religione e negli ideali politici e sociali.

L'attesa di una figura materna protettiva può essere più o meno intensa; può presentarsi come stato di bisogno, richiesta passiva, attaccamento simbiotico.

In questi casi non si sviluppa la capacita' di amare ma permane invece la fissazione alla madre, che riguarda uomini e donne, e' pregenitale, e la sua eventuale coloritura sessuale e' una conseguenza successiva e non una causa (Fromm, 1964).

Avviene che non solo i bambini ma anche gli adulti, di fronte alla complessità e alla difficoltà di vivere, aspirino a una figura che come Demetra produce, nutre e protegge e ad un tempo governa e stabilisce le norme secondo cui vivere.

Gli individui in questa condizione desiderano essere accuditi e restare privi di responsabilità, rinunciando allo sviluppo pieno delle loro potenzialità di esseri umani.
Essi non sentono in se stessi la fonte dell'energia necessaria alla loro vita e pongono al loro esterno l'origine di ogni bene.

(da un articolo di Romano Biancoli)

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