martedì 18 novembre 2008

Hikikomori

Un fenomeno che riguarda oltre un milione di giovani giapponesi, che in maniera apparentemente non motivata, si ritira nella propria stanza e vi rimane ininterrottamente per lunghi periodi, spesso molti anni. Un problema che può riguardare tutti i nostri figli, anche se dall’altra parte del mondo.

Hikikomori è un fenomeno che riguarda oltre un milione di giovani giapponesi, la maggior parte di sesso maschile, che in maniera apparentemente non motivata, si ritira nella propria stanza e vi rimane ininterrottamente per lunghi periodi, spesso molti anni. Diversamente da altre forme di disagio adolescenziale, i giovani Hikikomori si spingono oltre: lasciano la scuola, abbandonano anche gli amici, interrompono ogni tipo di comunicazione trascorrendo lunghissimi periodi in completo isolamento.

La società giapponese non approva gli hikikomori e finisce per definirli malati, anche se medici e terapeuti sostengono che non si tratti di malattia: il giovane si isola per riposare, per reazione a episodi di bullismo o per un esame scolastico andato male; ma con il trascorrere del tempo la reclusione provoca patologie come psicosi, fobie, regressioni e violenza domestica.

Un figlio Hikikomori è un disonore tale che la famiglia mantiene il segreto per anni prima di interpellare un medico.

Difficile metterne a fuoco le cause: da una parte i valori culturali, dall'altra la crescita economica e la pressione sociale che ne reclamano altri troppo rapidamente per essere assimilati, un contesto famigliare con la "non presenza" del padre immerso nel lavoro influisce più di qualsiasi presenza e un legame madre-figlio che travalica i suoi naturali confini.

La chiave di lettura che si tenta di fare emergere è quella di corpi, corpi sovversivi, che attraverso la loro volontaria reclusione compiono azioni forti, fanno esplodere le contraddizioni e i lati oscuri di ogni società.

Ed è per questo che Hikikomori non rappresenta un problema solo del Giappone ma riguarda tutti i nostri figli, anche se dall'altra parte del mondo.

Carla Ricci, ha conseguito la laurea di antropologia culturale ed etnologia presso l'Università di Bologna. Da anni svolge ricerca sul campo in Giappone dove si è specializzata in tematiche psico-sociali, portando a compimento diversi lavori sul suicidio e su espressioni di disagio giovanile fra cui Hikikomori. Attualmente vive a Tokyo, e svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia Clinica dell' Università di Tokyo.

"Hikikomori: adolescenti in volontaria reclusione"
Collana: Adolescenza, educazione e affetti
Editore: Franco Angeli
da Psychostore

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