Molti psicoterapeuti di vario orientamento escludono dal lavoro con il paziente il tema dell’infanzia o lo sfiorano solo occasionalmente quando non è possibile evitarlo.
Moltissimi sono addirittura convinti che occuparsi dell’infanzia sia dannoso poiché il paziente tenderebbe a viversi come vittima e non già come la persona adulta che è ormai diventato.
Anch’io penso che la persona adulta sia responsabile del proprio comportamento e che soltanto negli anni dell’infanzia sia stata una vittima inerme.
Ma sono altrettanto convinta del fatto che prendere coscienza della propria storia può aiutare a capire perché ci si sente ancora sempre una vittima bisognosa di aiuto.
Grazie alla psicoterapia il paziente può imparare a capirlo, abbandonando di conseguenza l’atteggiamento vittimistico.
Alcuni affermano di essere stati aiutati dalla terapia comportamentale a liberarsi dalle proprie angosce e non posso che congratularmi con loro.
Ma ciò non riesce a tutti, né tutti riescono a vincere la depressione grazie ai farmaci poiché, per loro, più che superare la depressione è importante capire chi sono e per quale motivo sono diventati quelli che sono.
Per queste persone lavorare sull’infanzia equivale a scoprire una fonte inesauribile di informazioni, ed è deprecabile che oggi la formazione psichiatrica preveda che il trattamento sia incentrato sulla prescrizione di farmaci.
Inutile dire che il paziente accoglierà come una benedizione la dose regolare di dopamina qualora il suo cervello non produca questa sostanza chimica.
Rimarrà però senza risposta un interrogativo; perché il suo cervello non la produce? E in quella risposta può essere racchiusa la chiave della vera guarigione.
Alice Miller - "Il risveglio di Eva" - Raffaello Cortina Editore
Moltissimi sono addirittura convinti che occuparsi dell’infanzia sia dannoso poiché il paziente tenderebbe a viversi come vittima e non già come la persona adulta che è ormai diventato.
Anch’io penso che la persona adulta sia responsabile del proprio comportamento e che soltanto negli anni dell’infanzia sia stata una vittima inerme.
Ma sono altrettanto convinta del fatto che prendere coscienza della propria storia può aiutare a capire perché ci si sente ancora sempre una vittima bisognosa di aiuto.
Grazie alla psicoterapia il paziente può imparare a capirlo, abbandonando di conseguenza l’atteggiamento vittimistico.
Alcuni affermano di essere stati aiutati dalla terapia comportamentale a liberarsi dalle proprie angosce e non posso che congratularmi con loro.
Ma ciò non riesce a tutti, né tutti riescono a vincere la depressione grazie ai farmaci poiché, per loro, più che superare la depressione è importante capire chi sono e per quale motivo sono diventati quelli che sono.
Per queste persone lavorare sull’infanzia equivale a scoprire una fonte inesauribile di informazioni, ed è deprecabile che oggi la formazione psichiatrica preveda che il trattamento sia incentrato sulla prescrizione di farmaci.
Inutile dire che il paziente accoglierà come una benedizione la dose regolare di dopamina qualora il suo cervello non produca questa sostanza chimica.
Rimarrà però senza risposta un interrogativo; perché il suo cervello non la produce? E in quella risposta può essere racchiusa la chiave della vera guarigione.
Alice Miller - "Il risveglio di Eva" - Raffaello Cortina Editore