Scrive Umberto Galimberti:
" Nietzsche che, a differenza di Freud, non adotta il punto di vista della coscienza che ha raggiunto la sua conquista e, dallo sguardo promosso dalla quiete, più non si sente minacciata, coglie quel mondo (greco) nell'istante della sua lacerazione e vede che quando Dioniso occupa la città e il sovrano è dilaniato dalle baccanti, si dissolvono gli ordini che gli uomini si sono dati.
Non c'è più differenza di ricchezza, di sesso, e di età.
I vecchi si uniscono ai giovani, le donne scatenate si scagliano indistintamente sugli uomini e sulle bestie.
Insieme al palazzo reale crollano le istituzioni e l'ordine culturale che custodiva valori mitici e rituali.
.....
Dioniso, "il più terribile" e "il più dolce" fra tutti gli dèi, Zeus, lo stesso che " fulmina" e lo stesso che "supplica". Edipo, ad un tempo figlio, sposo, padre, fratello di tutti gli esseri umani.
Così parla la tragedia greca e il suo racconto dice che gli dei, i semidei e gli eroi sono tra loro più simili di quanto non lasci supporre la loro apparenza esteriore.
Essi non lasciano quella distanza che la ragione umana strenuamente difende come sua luce, come suo spazio che, una volta abolito, la fa ricadere nella notte dell'indifferenziato.
Ma gli dèi sono proiezioni degli uomini e la loro mostruosità è dentro di noi.
....
Quando Dioniso lascia la città, ritorna l'ordine con le sue gerarchie, le sue interne differenziazioni, le sue pratiche rituali di mantenimento.
La violenza non è "rimossa", ma è "separata" dall'uomo: gli uomini ritornano uomini e gli dèi ritornano dèi.
Con il loro allontanamento si ripristina la differenza e l'uomo può tornare ad abitare la sua città abbandonata dalla violenza del dio."
Da "Orme del sacro" - Umberto Galimberti - Ed. Feltrinelli.