Vi è una nebbia nella nostra esistenza che offusca la vista della realtà. Una nebbia tutta personale che vela le sofferenze e l'irrazionalità del vivere con un manto di illusione.
L'illusione di chi continua a "dormire, forse sognare", in una dimensione alterata, falsata rispetto al mondo esperenziale dei fatti.
In questo livello della psiche tutto è personale, tutto è annullabile con la sola chiusura degli occhi.
Abbassando le palpebre, il mondo scompare e, con esso, i suoi trambusti, le sue sofferenze.
Ma questo non è il destino dell'uomo: non è suo destino vivere lontano dai dolori; non è suo destino abbandonare doveri e responsabilità, rifugiarsi lontano dal clamore del mondo.
E così, nella solitudine di un monastero o di una capanna, l'individuo resta in compagnia dei suoi simili, attraverso le immagini che la sua mente produce, attraverso le forme che emergono dal suo mondo inconscio per mostragli la sua appartenenza al genere umano.
Perché l'individuo sembra non essere e non poter essere mai solo, dal momento che emergono i fantasmi di un passato ancestrale, immagini simboliche che ricordano all'uomo la sua appartenenza al mondo.
Da L'Ombra del dubbio di Aldo Carotenuto - tascabili Bompiani.
Tutte le immagini di questo post sono prese dal web
L'illusione di chi continua a "dormire, forse sognare", in una dimensione alterata, falsata rispetto al mondo esperenziale dei fatti.
Ma è un livello chimerico che ci consente anche di rimanere estranei alle dinamiche dolorose del vivere quotidiano e di proteggerci, così, dai dolori inevitabili di un esistere consapevole.
In un impeto di estrema sincerità, ognuno di noi potrebbe ammettere che la sua vita è intessuta di sforzi continui e incessanti volti al mantenimento di un equilibrio fra volontà personale e richieste esterne, un bilanciamento, in altre parole, che dia serenità e sia in qualche modo prevedibile.
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Abbandonarsi alla pura esistenza, al suo scorrere lento eppur continuo nel tempo, ma nella dimensione privata, intima, che ognuno sente fluire nei propri vissuti...
Una sorta di abbandono orientale, in altri termini, a vivere il proprio Io, a sentire il proprio corpo in rapporto alla spiritualità e considerare il mondo come null'altro che una propaggine sfocata dell'interpretazione del soggetto.
Abbassando le palpebre, il mondo scompare e, con esso, i suoi trambusti, le sue sofferenze.
Ma questo non è il destino dell'uomo: non è suo destino vivere lontano dai dolori; non è suo destino abbandonare doveri e responsabilità, rifugiarsi lontano dal clamore del mondo.
E così, nella solitudine di un monastero o di una capanna, l'individuo resta in compagnia dei suoi simili, attraverso le immagini che la sua mente produce, attraverso le forme che emergono dal suo mondo inconscio per mostragli la sua appartenenza al genere umano.
Perché l'individuo sembra non essere e non poter essere mai solo, dal momento che emergono i fantasmi di un passato ancestrale, immagini simboliche che ricordano all'uomo la sua appartenenza al mondo.
Da L'Ombra del dubbio di Aldo Carotenuto - tascabili Bompiani.
Tutte le immagini di questo post sono prese dal web