sabato 21 aprile 2012

Sull'arte di diventare se stessi




Scrive Aldo Carotenuto in "Amare tradire"


Quest’arte di diventare se stessi non è incoraggiata dalla logica collettiva, perché la logica collettiva, colta al mantenimento della uniformità, vede nella diversità e nella differenziazione l’incombere di una minaccia. 


E’ per tale ragione che fin dalla nascita possiamo provare una sensazione strana come individui separati: la sensazione di essere degli intrusi, di non avere diritto di cittadinanza nella realtà.


Via via che i rapporti si moltiplicano nella nostra esistenza, l’impressione di non avere diritto a uno spazio, il proprio spazio, può intensificarsi: ci si si può sentire come quasi tutti i personaggi di Kafka, senza ‘carte in regola’.


Eppure saranno proprio la coscienza di questa emarginazione la rivendicazione del proprio ‘posto al sole’, la consapevolezza della propria unicità e diversità a indicare il percorso della individuazione.


E’ necessario infatti accorgersi che qualcosa è stato sottratto alla propria identità, perché tale si configura il tradimento primario, il più arduo da affrontare e dalla cui minaccia nessuno è risparmiato.
Zelig - Woody Allen e Mia Farrow
Scena del film Zelig di Woody Allen


Dobbiamo renderci consapevoli inoltre del fatto che insieme alla percezione di essere stati attesi "diversi" da come siamo si fonde lo stupore d’essere quindi stati rifiutati per come effettivamente siamo.


"Si tratta di dire di sì a se stessi, di porsi dinnanzi a se stessi come il compito più grave” sostiene Jung.


E’ questa la più grande opera d’arte che ci sia dato realizzare: possiamo lavorare e applicarci a ogni campo, ma l’opera di cui siamo i grandi artisti, i veri maestri, è la nostra individualità, e per conseguirla dobbiamo raggiungere la nostra dimensione più profonda.


Fonte: “Amare tradire” di Aldo Carotenuto – pag. 26 – Tascabili Bompiani

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