il testo è stato riproposto pari pari nel dl Intercettazioni portato avanti dal Ministro della Giustizia Severino.
Inizia tutto dalle parole dell’on. Antonio Di Pietro, pubblicate dall’ANSA:
È grave che nella bozza sulle intercettazioni sia rispuntata l’odiosa norma ammazza blog, voluta già dal governo Berlusconi. Il web è un baluardo della democrazia, uno dei pochi spazi che consente ai cittadini di avere informazioni e di dire la propria. L’Italia dei Valori si batterà affinché sia rispettato l’articolo 21 della Costituzione.
La questione contro cui il leader dell’Italia dei Valori punta il dito è quella di una norma già bocciata dalla storia, già stralciata dopo la sollevazione popolare e già francobollata come antidemocratica, vetusta e fuori dai canoni odierni del concetto di libertà di espressione.
Quel che è comparso nella bozza del dl Intercettazioni proposto dal ministro Severino, infatti, altro non è se non la riproposizione fedele di quanto già anzitempo portato avanti dalla bozza di decreto firmata dall’ex-ministro Angelino Alfano (ed aspramente osteggiato nel pubblico dibattito in virtù della parificazione tra qualsivoglia sito Web ed un giornale cartaceo, attribuendo sproporzionate responsabilità a quanti portano online la propria opinione e facendo pendere una Spada di Damocle sulla libertà di opinione – rappresentata dal timore di poter incorrere in pericolose sanzioni in virtù di una norma semplicemente mal strutturata e di conseguenza pericolosa).
Il confronto tra i due testi può essere facilmente visualizzato parallelo contenuto nel link sopra riportato e comunque
La differenza tra i due testi è limitata a tre scarni dettagli:
Se nella prima bozza il tutto è all’articolo 28, nella seconda bozza l’articolo di riferimento è il 25;
Se nel primo testo si fa riferimento al testo unico della televisione, nel secondo si fa più esteso riferimento al testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici;
Nella bozza Severino al punto d) viene aggiunto quanto segue: «ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica». Che nulla cambia, e anzi aggiunge, rispetto alla regolamentazione del mondo online.
La norma che era stata denominata "ammazza-blog", insomma, torna a far capolino nel dl Intercettazioni sperando di riuscire a farla franca dopo le polemiche dei mesi passati. Un tentativo deprecabile da parte di una qualche fonte anonima che ha tentato di inserire nel testo un principio già ampiamente discusso, bocciato e stralciato. La stessa Paola Severino, ministro della Giustizia del Governo Monti, dovrà qualche spiegazione per l’accaduto oltre ad un necessario impegno affinché l’articolo possa fuoriuscire dalla bozza.
Soltanto l’attenzione con cui la bozza è stata letta ed un immediato attivismo hanno consentito di identificare il problema, renderlo noto ed evidenziarne l’infida natura. Ed è con tutta evidenza in questo aspetto il lato peggiore della vicenda: il dibattito collettivo sul testo non è servito per impedire la riproposizione dello stesso medesimo testo in modo silente, a
distanza di tempo, come nulla fosse successo. E tutto ciò senza che nessuno metta avanti un nome o un volto a sostegno del principio che tale intervento legislativo sembra voler imporre con ogni mezzo.
Con le parole di Fabio Chiusi:
Ora, le cose sono due: o c’è una precisa volontà politica, e allora (quel) qualcuno dovrebbe prendersi la responsabilità di esprimerla apertamente (invece di infilare il comma di nascosto in una legge sulle intercettazioni); o questa volontà politica non c’è. E allora sarebbe il caso di mettere fine una volta per tutte a questo progetto di legge insensato, nocivo e retrogrado.
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