venerdì 24 aprile 2009

Carcere di Milano, 27 febbraio 1928

"Carissima Tania,
per una felicissima congiunzione di astri favorevoli, la tua lettera del 20 mi è stata consegnata il 24, assieme alla lettera di Giulia. Ho ammirato molto la tua bravura nelle diagnosi, ma non sono caduto nei sottili lacci della tua furberia letteraria. Non pensi che sarebbe preferibile esplicare la propria bravura su altri soggetti che non sulla propria persona? (Non per augurare male al prossimo, s'intende, se di prossimo si può parlare in questo caso.

Tu hai letto bene e studiato le idee di Tolstoi? Dovresti confermarmi il significato preciso che Tolstoi dà alla nozione evangelica di "prossimo". Mi pare che egli si attenga al significato letterale, etimologico della parola: "chi ti è più vicino, quelli della tua famiglia, cioé, e, al massimo, quelli del tuo villaggio".

Insomma non sei riuscita a cambiarmi le carte in tavola, mettendomi innanzi la tua bravura di medico, per farmi riflettere meno sulle tue condizioni di paziente. Sulla flebite, poi, io mi sono formato una cultura speciale, perché negli ultimi quindici giorni di residenza a Ustica, ho dovuto ascoltare le lunghe disquisizioni di un vecchio avvocato perugino che ne soffriva e si era fatto arrivare quattro o cinque pubblicazioni in proposito.

Per farti passare il tempo ti riferirò una piccola discussione "carceraria" svoltasi a pezzi e bocconi. Un tale, credo che sia evangelista o metodista o presbiteriano (mi sono ricordato di lui a proposito del suaccennato "prossimo") era molto indignato perché si lasciavano ancora circolare per le nostre città quei poveri cinesi che vendono oggettini certamente fabbricati in serie in Germania, ma che danno l'impressione ai compratori di annettersi almeno un pezzettino del folklore cataico.
Secondo il nostro evangelista, il pericolo era grande per la omogeneità delle credenze e dei modi di pensare della civiltà occidentale: si tratta, secondo lui, di un innesto dell'idolatria asiatica nel ceppo del cristianesimo europeo.
Le piccole immagini del Budda finirebbero con l'esercitare uno speciale fascino che potrebbe essere come un reagente sulla psicologia europea.

Che un elemento sociale come l'evangelista in parola avesse simili preoccupazioni, era certo molto interessante, anche se tali reazioni avessero radici molto lontane.

Non fu difficile però cacciarlo in un ginepraio di di idee, senza uscita per lui, facendogli osservare:

1. Che l'influenza del buddismo sulla civiltà occidentale ha radici molto più profonde di quanto sembri, perché durante tutto il Medioevo, dalla invasione degli arabi fino al 1200 circa, la vita di Budda circolò in Europa come la vita di un martire cristiano, santificato dalla Chiesa, la quale solo dopo parecchi secoli si accorse dell'errore commesso e sconsacrò il pseudosanto. L'influenza che un tale episodio può avere esercitato in quei tempi, quando l'ideologia religiosa era vivacissima e costituiva il solo modo di pensare delle moltitudini, è incalcolabile.

2. Il buddismo non è una idolatria. Da questo punto di vista, se pericolo c'è, è costituito piuttosto dalla musica e dalla danza importata in Europa dai negri.
Questa musica ha veramente conquistato tutto uno strato della popolazione europea colta, ha creato anzi un vero fanatismo.

Ora è possibile immaginare che la ripetizione continuata dei gesti fisici che i negri fanno intorno ai loro feticci, danzando, che l'avere sempre nelle orecchie il ritmo sincopato degli jazz-bands, rimangano senza risultati ideologici?

a) Si tratta di un fenomeno enormemente diffuso che tocca milioni e milioni di persone, specialmente giovani;
b) si tratta di impressioni molto energiche e violente, cioé che lasciano tracce profonde e durature;
c) si tratta di fenomeni musicali, cioè di manifestazioni che si esprimono nel linguaggio più universale oggi esistente, nel linguaggio che più rapidamente comunica immagini e impressioni totali di una civiltà non solo estranea alla nostra, ma certamente meno complessa di quella asiatica, primitiva ed elementare, cioè facilmente assimilabile dalla musica e dalla danza a tutto il mondo psichico.

Insomma il povero evangelista fu convinto che mentre aveva paura di diventare un asiatico, in realtà egli, senza accorgersene, stava diventando un negro e che tale processo era terribilmente avanzato, almeno fino alla fase di meticcio.

Non so quali risultati siano stati ottenuti: penso però che non sia più capace di rinunziare al caffè con contorno di jazz e che d'ora in poi si guarderà attentamente allo specchio per sorprendere pigmenti di colore nel suo sangue.

Cara Tania, ti auguro di ristabilirti bene e presto; ti abbraccio.
Antonio"

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Visualizzazioni totali