martedì 7 giugno 2011

Il fantasma dell'infanzia

" Fin da bambino io ricercavo la solitudine, e mi trovavo meglio là dove potevo abbandonarmi indisturbato a me stesso. 
E ciò avveniva di solito nell'aperto tempio della natura, dove gustavo le gioie più vere" 
(Nietzsche 1858, 15)


... Sappiamo bene che la qualità dell'affetto che un essere umano può comunicare a un altro ha sempre una sua tensione, più o meno intensa, proiettiva. Nel caso delle coppie, come i partner di un rapporto di amicizia, accade spesso che il legame si incrini o si appesantisca proprio a causa di una eccessiva tendenza a proiettare contenuti psichici propri nell'altro.
Capita così di essere accusati di tradimento, di poca solerzia d'amore - e chissà quali altre colpe ancora - semplicemente perché ci si fa carico  di ciò che l'altro non riesce a percepire di sé.

Sono giochi pericolosi, che possono guastare qualsiasi relazione; tuttavia non è detto che si tratti di guasti irrimediabili, quando si è tra adulti... 



Diversamente, nell'infanzia si è più sensibili e indifesi nei confronti delle dinamiche proiettive o dei meccanismi nevrotici degli adulti. Il bambino, che dipende interamente  dal genitore per la soddisfazione dei suoi bisogni affettivi, impara prima di ogni cosa, e a sue spese, a entrare in sintonia con i desideri della madre...
Ogni bambino ha uno speciale intuito nel captare le comunicazioni inconsce, o comunque non verbali, dell'adulto e nel sintonizzarsi esattamente sull'onda emotiva dell'altro, raggiungendo così una comprensione profonda del suo stato d'animo, anche se su un registro essenzialmente emotivo.

Da "Vivere la distanza" di Aldo Carotenuto - Studi Bompani Editore.

Immagine presa dal web

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