Procrastinare è un impulso umano basilare, analogo a quello che ci fa percepire una sorta di immortalità e di tempo infinito avanti a noi.
Fa parte del complicato rapporto degli esseri umani con il tempo.
Molte persone sottostimano il tempo necessario a completare una certa attività, in parte perché non considerano quanto hanno impiegato a completare progetti analoghi in passato, e in parte perché si basano su scenari non problematici, in cui incidenti o imprevisti non si verificano mai.
Già nel sedicesimo secolo Samuel Johnson descriveva la procrastinazione come "una delle generali manchevolezze" che "colpiscono, in misura più o meno importante, ogni persona", lamentando anche in se stesso questa medesima tendenza:
"Non potevo evitare di rimproverarmi per aver così a lungo trascurato ciò che doveva necessariamente esser fatto e la cui difficoltà aumentava per ogni momento in cui veniva rimandato"
A livello sociale la gravità del problema sembra aumentare con il passare del tempo.
La procrastinazione è una complessa combinazione tra debolezza, ambizione e conflitto interiore.
Chi pianifica e chi non realizza i suoi piani non sono veramente la stessa persona, ma parti diverse di quello che Friedrich Schelling ha definito l‘io diviso.
Schelling propone una concezione dell’io non come entità unica, ma come composto da esseri diversi, impegnati a scontrarsi e a mercanteggiare continuamente per assumere il controllo.
Al momento di prendere una decisione importante, la mente può essere considerata una sorta di parlamento, una camera di discussione. Fazioni diverse si scontrano, interessi a breve e a lungo termine si trincerano dietro l’avversione reciproca.
Non solo mozioni vengono proposte e rifiutate, ma alcune proposte addirittura vengono lanciate solo per nasconderne altre. ....
....
Se l’identità è un insieme di io in conflitto, cosa rappresenta ciascuno di essi?
La risposta semplice è che uno rappresenta i nostri interessi a breve termine (divertirsi, rimandare il lavoro e così via) e un altro gli obiettivi a lungo termine
L’idea di un io diviso, anche se sconcertante per alcuni, può essere liberatoria in termini pratici, perché porta a smettere di intendere la procrastinazione come qualcosa che si può sconfiggere semplicemente mettendosi d’impegno.
Dovremmo invece affidarci a tecniche e strumenti esterni per supportare quelle componenti del nostro io che vogliono mettersi al lavoro.
Ulisse sa che, quando udrà le sirene, sarà troppo debole per resistere all’impulso di condurre la nave contro le rocce per cercare di raggiungerle: si fa quindi legare dall’equipaggio, forzandosi al rispetto dei propri obiettivi a lungo termine.
Ma prima di buttarci decisi sui vari modi per sconfiggere la procrastinazione, dovremmo fermarci a considerare se, in qualche caso, non sia un impulso al quale dare più importanza.
E se la procrastinazione derivasse dalla sensazione che ci sia troppo da fare, e di conseguenza che niente valga la pena di essere fatto?
Dietro questa forma alquanto bizzarra di azione-come-inazione c’è la domanda, molto più sconvolgente, se qualunque cosa valga la pena di essere fatta.
In questo senso, può essere utile soffermarsi su due tipi di procrastinazione: quello autenticamente acratico e quello che comunica la sensazione che ciò che dovremmo fare, sotto sotto, è privo di senso.
....
... le difficoltà che l’uomo incontra e che non può vincere o superare, se non acquistando quella forza interiore che gli permetta di lottare vittoriosamente."
Estrapolato da un brano di -R. Resini da Google Reader pubblico
Fa parte del complicato rapporto degli esseri umani con il tempo.
Molte persone sottostimano il tempo necessario a completare una certa attività, in parte perché non considerano quanto hanno impiegato a completare progetti analoghi in passato, e in parte perché si basano su scenari non problematici, in cui incidenti o imprevisti non si verificano mai.
Già nel sedicesimo secolo Samuel Johnson descriveva la procrastinazione come "una delle generali manchevolezze" che "colpiscono, in misura più o meno importante, ogni persona", lamentando anche in se stesso questa medesima tendenza:
"Non potevo evitare di rimproverarmi per aver così a lungo trascurato ciò che doveva necessariamente esser fatto e la cui difficoltà aumentava per ogni momento in cui veniva rimandato"
La procrastinazione è una complessa combinazione tra debolezza, ambizione e conflitto interiore.
Chi pianifica e chi non realizza i suoi piani non sono veramente la stessa persona, ma parti diverse di quello che Friedrich Schelling ha definito l‘io diviso.
Schelling propone una concezione dell’io non come entità unica, ma come composto da esseri diversi, impegnati a scontrarsi e a mercanteggiare continuamente per assumere il controllo.
Al momento di prendere una decisione importante, la mente può essere considerata una sorta di parlamento, una camera di discussione. Fazioni diverse si scontrano, interessi a breve e a lungo termine si trincerano dietro l’avversione reciproca.
Non solo mozioni vengono proposte e rifiutate, ma alcune proposte addirittura vengono lanciate solo per nasconderne altre. ....
Se l’identità è un insieme di io in conflitto, cosa rappresenta ciascuno di essi?
La risposta semplice è che uno rappresenta i nostri interessi a breve termine (divertirsi, rimandare il lavoro e così via) e un altro gli obiettivi a lungo termine
L’idea di un io diviso, anche se sconcertante per alcuni, può essere liberatoria in termini pratici, perché porta a smettere di intendere la procrastinazione come qualcosa che si può sconfiggere semplicemente mettendosi d’impegno.
Dovremmo invece affidarci a tecniche e strumenti esterni per supportare quelle componenti del nostro io che vogliono mettersi al lavoro.
Una rappresentazione classica della volontà estesa al lavoro è la decisione di Ulisse di farsi legare al pennone della sua nave.
Ulisse sa che, quando udrà le sirene, sarà troppo debole per resistere all’impulso di condurre la nave contro le rocce per cercare di raggiungerle: si fa quindi legare dall’equipaggio, forzandosi al rispetto dei propri obiettivi a lungo termine.
Ma prima di buttarci decisi sui vari modi per sconfiggere la procrastinazione, dovremmo fermarci a considerare se, in qualche caso, non sia un impulso al quale dare più importanza.
E se la procrastinazione derivasse dalla sensazione che ci sia troppo da fare, e di conseguenza che niente valga la pena di essere fatto?
Dietro questa forma alquanto bizzarra di azione-come-inazione c’è la domanda, molto più sconvolgente, se qualunque cosa valga la pena di essere fatta.
In questo senso, può essere utile soffermarsi su due tipi di procrastinazione: quello autenticamente acratico e quello che comunica la sensazione che ciò che dovremmo fare, sotto sotto, è privo di senso.
....
... le difficoltà che l’uomo incontra e che non può vincere o superare, se non acquistando quella forza interiore che gli permetta di lottare vittoriosamente."
Estrapolato da un brano di -R. Resini da Google Reader pubblico