Un tempo nemmeno troppo remoto - amare significava danzare
Lo sguardo dell'uomo incrociava gli occhi della donna e il corpo si metteva in moto come una salsa, una merengue, una taranta. Il volto, per dirla con Lévinas, entrava in una sorta di dipendenza dall'amore, veniva ingabbiato, diventava ostaggio dell'altro/a.
Le figure classiche dell'amore maschile, quelle romantiche cantate da Neruda o quelle impavide rappresentate da dongiovanni, fissavano il vocabolario amoroso nell'orizzonte di una poesia metafisica "totalizzante":
Tu sai che
indovinano il mistero:
ci vedono e nulla è stato detto
né i tuoi occhi, né la tua voce, né i tuoi capelli,
né il tuo amore hanno parlato,
e lo sanno d'improvviso
senza saperlo lo sanno:
mi accomiato e cammino
verso un'altra parte e sanno che mi attendi
(Pablo Neruda, Ode al segreto amore)
Una delle figure che hanno incantato la letteratura latino-americana è il leggendario Vadinho, primo marito di dona Flor nel famoso romanzo dello scrittore brasiliano Jorge Amado.
Il libro inizia con la morte di Vadinho durante una danza scatenata dallo sguardo di una mulatta seduta in prima fila.
Vadinho è un romantico, incapace di porre un freno all'estasi dell'amore che si espande di bocca in bocca, di cuore in cuore, di occhio in occhio.
Vadinho ama follemente dona Flor, ma quando appare la mulatta a Bahia, nel bel mezzo del carnevale, tutto il suo corpo si mette a ballare:
"Vadinho - racconta Amado - il più scatenato di tutti, vedendo il gruppo che spuntava all'angolo, e udendo il pizzicato dello scheletrico Mascarenhas al chitarrino sublime, s'avanzò rapidamente e piazzandosi di fronte alla donna dalla pelle più scura - una ragazzona monumentale come una chiesa (e doveva trattarsi della chiesa di San Francesco, visto che era coperta da una cascata di palilettes d'oro) annunziò: "Eccomi, mia bella russa del Tororò" (...)
Vadinho si gettò nella danza con l'entusiasmo esemplare che metteva in qualsiasi cosa facesse, tranne lavorare. Volteggiava in mezzo al gruppo, intrecciava passi complicati davanti alla mulatta, avanzava verso di lei con figure e contorsioni; quando d'improvviso gli sfuggì una specie di rantolo sordo, vacillò sulle gambe, pencolò da un lato e si abbattè per terra.: "Mio Dio è morto!"
L'estasi dell'amore L'amatore folle, il danzatore dagli sguardi appassionati, il dongiovanni di Bahia diserterà per sempre il carnevale, ma il suo spirito ritornerà nelle insonni notti di dona Flor quando il dottor Teodoro, uomo tutto d'un pezzo, riuscirà a conquistarla e a sposarla.
Lo spettro di quel mascalzone di Vadinho, riappare nel sogno di un amore creativo, sfrenato, spregiudicato che il noiosissimo Teodoro non riuscirà a soddisfare.
E alla fine dona Flor se ne va radiosa fra le strade della città aggrappata al braccio del signor Teodoro ma ricoperta dai baci dello spirito di Vadinho:
"E qui finisce la storia di dona Flor e dei suoi due mariti. é accaduto a Bahia dove tali cose magiche avvengono senza creare meraviglia".
Jorge Amado canta la passione brasiliana del Novecento.
Ma nell'Occidente del terzo millennio appesantito dalla morale formale, il volto dell'amore si è raffreddato. I processi selettivi della globalizzazione si sono inseriti perfino nelle palpitazioni del cuore, negli intrighi dei sentimenti, nelle segrete effusioni degli innamorati.
Vadinho è tornato nella sua tomba, scalzato dal mito dell'homo sexualis, per nulla erotico, per nulla sottoposto alle lunghe durate del corteggiamento, con il suo linguaggio, con il suo estro creativo, con la follia che non può stare negli argini prestabiliti.
Perché l'amore è il "puer" che abbatte tutti i muri, che rompe le logiche dell'ordine, che mette a soqquadro ogni cosa perché il suo scopo non è l'armonizzazione del mondo, ma "l'amorizzazione" Il bimbo con l'arco e le frecce che lancia i suoi dardi senza sapere dove andranno a colpire. é stupore e volo nei cieli della passione (che cosa voleva dirci, in fin dei conti, Chagall con i suoi innamorati volanti sui tetti delle città?).
Lo sguardo dell'uomo incrociava gli occhi della donna e il corpo si metteva in moto come una salsa, una merengue, una taranta. Il volto, per dirla con Lévinas, entrava in una sorta di dipendenza dall'amore, veniva ingabbiato, diventava ostaggio dell'altro/a.
Le figure classiche dell'amore maschile, quelle romantiche cantate da Neruda o quelle impavide rappresentate da dongiovanni, fissavano il vocabolario amoroso nell'orizzonte di una poesia metafisica "totalizzante":
Tu sai che
indovinano il mistero:
ci vedono e nulla è stato detto
né i tuoi occhi, né la tua voce, né i tuoi capelli,
né il tuo amore hanno parlato,
e lo sanno d'improvviso
senza saperlo lo sanno:
mi accomiato e cammino
verso un'altra parte e sanno che mi attendi
(Pablo Neruda, Ode al segreto amore)
Una delle figure che hanno incantato la letteratura latino-americana è il leggendario Vadinho, primo marito di dona Flor nel famoso romanzo dello scrittore brasiliano Jorge Amado.
Il libro inizia con la morte di Vadinho durante una danza scatenata dallo sguardo di una mulatta seduta in prima fila.
Vadinho è un romantico, incapace di porre un freno all'estasi dell'amore che si espande di bocca in bocca, di cuore in cuore, di occhio in occhio.
Vadinho ama follemente dona Flor, ma quando appare la mulatta a Bahia, nel bel mezzo del carnevale, tutto il suo corpo si mette a ballare:
"Vadinho - racconta Amado - il più scatenato di tutti, vedendo il gruppo che spuntava all'angolo, e udendo il pizzicato dello scheletrico Mascarenhas al chitarrino sublime, s'avanzò rapidamente e piazzandosi di fronte alla donna dalla pelle più scura - una ragazzona monumentale come una chiesa (e doveva trattarsi della chiesa di San Francesco, visto che era coperta da una cascata di palilettes d'oro) annunziò: "Eccomi, mia bella russa del Tororò" (...)
Vadinho si gettò nella danza con l'entusiasmo esemplare che metteva in qualsiasi cosa facesse, tranne lavorare. Volteggiava in mezzo al gruppo, intrecciava passi complicati davanti alla mulatta, avanzava verso di lei con figure e contorsioni; quando d'improvviso gli sfuggì una specie di rantolo sordo, vacillò sulle gambe, pencolò da un lato e si abbattè per terra.: "Mio Dio è morto!"
L'estasi dell'amore L'amatore folle, il danzatore dagli sguardi appassionati, il dongiovanni di Bahia diserterà per sempre il carnevale, ma il suo spirito ritornerà nelle insonni notti di dona Flor quando il dottor Teodoro, uomo tutto d'un pezzo, riuscirà a conquistarla e a sposarla.
Lo spettro di quel mascalzone di Vadinho, riappare nel sogno di un amore creativo, sfrenato, spregiudicato che il noiosissimo Teodoro non riuscirà a soddisfare.
E alla fine dona Flor se ne va radiosa fra le strade della città aggrappata al braccio del signor Teodoro ma ricoperta dai baci dello spirito di Vadinho:
"E qui finisce la storia di dona Flor e dei suoi due mariti. é accaduto a Bahia dove tali cose magiche avvengono senza creare meraviglia".
Jorge Amado canta la passione brasiliana del Novecento.
Ma nell'Occidente del terzo millennio appesantito dalla morale formale, il volto dell'amore si è raffreddato. I processi selettivi della globalizzazione si sono inseriti perfino nelle palpitazioni del cuore, negli intrighi dei sentimenti, nelle segrete effusioni degli innamorati.
Vadinho è tornato nella sua tomba, scalzato dal mito dell'homo sexualis, per nulla erotico, per nulla sottoposto alle lunghe durate del corteggiamento, con il suo linguaggio, con il suo estro creativo, con la follia che non può stare negli argini prestabiliti.
Perché l'amore è il "puer" che abbatte tutti i muri, che rompe le logiche dell'ordine, che mette a soqquadro ogni cosa perché il suo scopo non è l'armonizzazione del mondo, ma "l'amorizzazione" Il bimbo con l'arco e le frecce che lancia i suoi dardi senza sapere dove andranno a colpire. é stupore e volo nei cieli della passione (che cosa voleva dirci, in fin dei conti, Chagall con i suoi innamorati volanti sui tetti delle città?).