Erik Gandini (Bergamo 1967) ha realizzato un documentario sul potere in Italia, partendo dal fatto che nel nostro Paese – contrariamente a quanto avviene in consolidate democrazie – il potere politico e quello mediatico coincidono nella persona del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il titolo del documentario (presentato alla Mostra del Cinema di Venezia) è, significativamente, Videocracy (neologismo dal significato facilmente intuibile).
Che cos'è il "fascismo estetico"?
Le sequenze iniziali e finali di "Videocracy" lo illustrano pefettamente.
Il fascismo estetico è quella lotta per la salvezza sociale che impegna ogni componente dei ceti popolari, nella più assoluta solitudine, sul terreno della propria immagine.
Nell'epoca della fine della mobilità sociale e del lento disfacimento della classe media, il nemico di classe non esiste più, come non esistono più alleati nella lotta per il miglioramento delle condizioni di vita.
Vi è un'unica fede, quella della trasformazione individuale. Non una religiosa rivoluzione interiore, ma una laica e materialista metamorfosi della propria immagine.
Il giovane operaio bresciano che è intollerante nei confronti del proprio lavoro, che si rifiuta ostinatamente ad un destino di tornitore a vita, ha di fronte a sé un'unica via di salvezza che, tragicamente, è in realtà la sua maledizione.
Egli vive da anni nella costruzione di un personaggio televisivo attraverso una dura disciplina fisica, che lo rende straordinariamente atletico e prestante. Ha ininterrottamente lavorato sulla propria immagine, ossia sul proprio corpo, sulla gestualità, sugli abiti.
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Il brano che ho parzialmente postato è stato scritto da Andrea Inglese, su nazioneindiana.com.
Riporto anche questo Articolo di Società cultura e religione, pubblicato venerdì 28 agosto 2009 in Svezia.
"Che cosa succede nell’opinione pubblica del regno di Silvio Berlusconi, dove il primo ministro controlla l’intera televisione? Erik Gandini ritrae questo incubo sorridente ed amorale che esce dallo schermo.
Erik Gandini si è finalmente deciso ad affrontare l’Italia, la sua misteriosa patria il cui presidente del consiglio Silvio Berlusconi si è procurato l’immunità giudiziaria, ha messo i rom in posti simili a campi di concentramento e sempre con il sorriso sulle labbra si è divincolato tra tutti gli scandali grandi e piccoli, all’apparenza con il tacito consenso della maggioranza degli italiani.
Di tempo ce n’è voluto ed è senz’altro stato difficile da portare a termine, ma il suo film “Videocracy” (più o meno ‘governo dello schermo’) ha meritato in pieno quest’attesa.
In Italia, più dell’80% delle persone si informano esclusivamente attraverso la televisione. La televisione è di proprietà del primo ministro Silvio Berlusconi con il suo prosperante impero mediatico Mediaset, oppure è da lui dominata attraverso il suo partito Forza Italia. Il partito di governo italiano esercita sulla radio e sulla televisione pubblica RAI un’influenza ben più grande di quanto sarebbe possibile in Svezia.
Ma Erik Gandini non si sofferma quasi mai su questi dettagli e presenta invece, attraverso un linguaggio visuale, brillante e carico di emotività, qualcosa di ben più difficile da cogliere: le conseguenze e la psicologia di ciò che definisce una “rivoluzione culturale”. Una rivoluzione in cui sono soprattutto le donne ad essere sfruttate e misteriosamente accettano di farsi sfruttare, mentre l’Italia scivola sempre più in basso nella classifica delle pari opportunità.
Gandini passa da inquietanti vie secondarie per entrare in un incubo sorridente ed amorale in cui la parola scritta, l’argomentazione fondata e le realtà sociali non hanno in pratica più alcun significato politico. La strada del successo, che qui è il senso stesso della vita, passa attraverso gli show e i quiz delle televisioni di Berlusconi. Come è stato detto persino in dibattiti svedesi sull’Italia quando si sono discusse le critiche a Berlusconi: che cosa c’è di sbagliato a divertirsi un po’?
Un giovanotto si allena nella lotta libera e nei movimenti alla Ricky Martin, partecipa a concorsi per talenti e sogna il successo spronato dalla mamma. Delle ragazzine puntano a diventare “velina”: ballerine per 30 secondi, “seni abbondanti e perizoma” per mantenere gli spettatori incollati. Una corpulenta donna di mezza età fa uno strip davanti a cacciatori di talenti. Sono i sognatori più commoventi ed innocenti di Gandini, e si trovano in fondo alla catena alimentare in cui il potere e i media vivono in simbiosi.
L’innocenza va svanendo man mano che Erik Gandini sale in questa catena. Ritrae da vicino lo sgradevole Fabrizio Corona, paparazzo, ricattatore e nihilista da varietà che con successo ha portato l’essenza cinica dell’estetica berlusconiana un passo più avanti. Il famoso agente televisivo Lele Mora, buon amico di Berlusconi e suo
vicino in Costa Smeralda, il paradiso sardo del jet-set, riceve gli ospiti nella sua “casa bianca” e sorridendo passa il suo cellulare da cui svolazza come suoneria “La giovinezza”, canzone di battaglia dei fascisti, tra immagini di simboli del partito, svastiche e Mussolini: ”Bello, eh?”
Un’altra vicina in Sardegna è diventata fotografa di corte del primo ministro e racconta volentieri quali foto sono state approvate e qual’è la sua preferita: quella famosa di Berlusconi con una giovanile bandana.
“Il Presidente”, come Berlusconi chiama sé stesso, appare solo sorridente – e che sorriso! – in contesti ufficiali: sulla tribuna d’onore ad una parata militare, in testa ad una manifestazione di Forza Italia, mentre riceve la cittadinanza onoraria di Olbia, in Sardegna.
“Videocracy” funziona in modo eccellente come misurazione di trent’anni di cambiamento della situazione mentale e politica italiana, soprattutto insieme a “Il divo” di Sorrentino. O come Gandini ha descritto il suo obiettivo: non tanto osservare la banalità del male, quanto la malvagità del banale. Forse non è nemmeno così lontano da noi come ci piace credere."
Articolo originale
Riprendo questo blog, forse obsoleto, comunque interrotto alla fine dello scorso anno, con questo link ad un post precedente, visto che nel frattempo ben poco è cambiato se non in peggio (a mio avviso)
Contemporaneamente ringrazio tutti gli amici blogger che hanno continuato a seguirmi.
Un grande GRAZIE!