"Eccola mia madre, al centro della vasta cattedrale che era l'infanzia: era là fino all'inizio..."
(Virginia Woolf)
(Virginia Woolf)
Il pensiero sulla madre, mi è venuto leggendo il blog di Rosy, il resto è preso un po' a caso dal libro di Gabriella Buzzatti e Anna Salvo - "Corpo a corpo" - edito da Laterza.
"Il rapporto con mia madre è stato una delle grandi risorse della mia vita. Io l'amavo profondamente, ammiravo la sua bellezza, il suo intelletto, il suo profondo desiderio di conoscenza: senza dubbio con quel tanto di invidia che esiste in ogni figlia."
Così scrive, in un tentativo di autobiografia mai pubblicato cui lavorò attorno ai settant'anni, Melanie Klein.
La madre è, nell'insegnamento di Melanie Klein, il luogo interno in cui si combatte uno scontro fondativo ed atroce fra ciò che è "buono" e ciò che è "cattivo": figura quindi di maestosa ed insanabile ambivalenza, scenario di una "guerra" fra parti interne in cui risulta inimmaginabile ogni operazione di intolleranza o di pacificazione.
Libussa, la madre tanto amata, ammirata ed in qualche modo invidiata, rappresentò, finché restò in vita, una sorta di ordinatore della vita di Melanie Klein. Per ottenere tutto il suo amore, Melanie si contrappose, nonostante se stessa, al fratello Emanuel morto a venticinque anni, nel 1902. Quest'ultimo, a causa della tubercolosi, visse i suoi ultimi anni lontano dal nucleo familiare, legato a Melanie ed alla madre da un continuo scambio di lettere.
Il grande attaccamento che univa i due fratelli era mal sopportato dalla madre: non è difficile rintracciare in questo scenario familiare la coesistenza di sentimenti di scontro doloroso tra persone che si amano e si odiano.
Colpa, amore indicibile, desiderio di privilegio, lutto e senso di trionfo connotano la relazione dei figli con l madre e dei figli tra loro e comunque quella di Libussa, Emanuel e Melanie.
..... Il lavoro teorico della Klein potrebbe essere tutto cercato nella domanda 'ingenua' "Chi è la madre?", o meglio: "chi è la madre per la figlia femmina?"
Il rapporto madre-figlia è rimasto a lungo per la psicoanalisi un nodo irrisolto, eppure, ogni donna si è trovata prima o poi nel corso della vita di fronte al "materno", nella duplice accezione di "avere una madre" e di poter "essere madre".