Il sistema limbico – che è il sistema operativo della mente emozionale – contiene un piccolo ganglio di neuroni, l’amigdala, progettato per reagire rapidamente: un sistema di sicurezza sempre in funzione che ci protegge da eventuali danni.
E’ una parte antica del cervello che ci rende un ottimo servizio da secoli.
Oggi però le sfide sono diverse da quelle che affrontavano i nostri antenati, spesso sono più simboliche che reali.
Sono l’equivalente moderno di “mangia o sarai mangiato” e riguardano spesso i conflitti nell’ambiente di lavoro che sembrano costituire una sfida per la dignità dell’individuo,
per il suo sostentamento o per il suo orgoglio.
Il cervello pensante, la neocorteccia, si è evoluto – a partire dal sistema limbico.
Sembra però che, mentre nel mondo dei computer, il vecchio è rapidamente sorpassato dal nuovo, il nostro cervello antico in realtà sia più veloce del cervello pensante e possa scavalcare i nostri desideri più ragionevoli.
L’amigdala era probabilmente progettata per reagire a TUTTE le sfide – come a questioni di vita o di morte.
Un’ottima cosa, se qualcuno minaccia la nostra incolumità di notte in un parcheggio, ma non un granché utile in un conflitto simbolico con un collaboratore o con un membro della famiglia.
Funziona così: quando il cervello riceve uno stimolo, l’amigdala esamina tutte le precedenti esperienze emotive alla ricerca di un campione a cui rifarsi.
Se riconosce un’esperienza di paura, umiliazione o minaccia, attiva i nostri istinti di sopravvivenza: “rispondi colpo a colpo” oppure “scappa se vuoi salvare la pelle”.
Dato che i circuiti neuronali del sistema limbico sono antichi e tutt’altro che precisi, non sempre riusciamo a distinguere una sfida simbolica da un vero e proprio pericolo fisico:
a volte il sistema segnala un falso allarme.
L’amigdala, sensibilissima, prende per un ladro un suono inconsueto nella notte, mentre può essere soltanto il vento fra i cespugli.
Il cervello pensante può distinguere una sfida reale da una sfida simbolica, ma a volte ci mette troppo tempo a “scaricare” la sua valutazione razionale.
La reazione dell’amigdala, invece, arriva all’istante e scatena un riflesso brusco ed improvviso, una reazione del tipo “combatti o scappa”.
David Goleman nel libro “Intelligenza emotiva” chiama questa reazione “sequestro emotivo” o “sequestro dell’amigdala”.
segue ./..