domenica 30 settembre 2012

Nino mi chiamo


“Nino mi chiamo” di Luca Paulesu per Feltrinelli Una fantabiografia nella quale si alternano graffianti vignette a brani tratti dalle lettere e dai “Quaderni”

Libro di Luca Paulesu


Questo che segue è un articolo di Benedetto Vecchi Su Il Manifesto:

Antonio Gramsci è stato, giustamente, considerato uno dei maggiori filosofi italiani del Novecento, grazie alla sua militanza comunista. Peccato che sulla sua opera sia caduto il silenzio, dopo che negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso era impossibile leggere un saggio sulla teoria politica che non facesse i conti con le sue tesi sull'egemonia, sul «partito-principe» - una lettura di Machiavelli - sugli intellettuali e il rapporto che intrattenevano con la politica nazionale. Fuori dai confini nazionali, Gramsci è stato invece usato come una cassetta degli attrezzi per quei gruppi  intellettuali, e politici, che hanno continuato a lavorare per un superamento della realtà capitalistica. 

Negli Stati Uniti, in America latina, in India, in Inghilterra le pagine dei “Quaderni dal carcere” sono state lo sfondo per i cultural studies o per le proposte di democrazia radicale - in particolare modo in Brasile e Messico - avanzate dai movimenti sociali.

L'Italia, invece, costituisce una anomalia. Ormai Gramsci è letto e studiato solo da pochi intellettuali, mentre non c'è nessuna eco - o solo qualche flebile richiamo - della sua "filologia della prassi" nei discorsi politici, con degli inquietanti paradossi, quando Gramsci viene citato ed eletto a teorico imprescindibile da una eclettica e spregiudicata destra radicale.

Fa quindi piacere leggere il volume Nino mi chiamo firmato da Luca Paulesu (Feltrinelli, pp. 285, euro 17). 
È una fantabiografia a fumetti di Antonio Gramsci, che alterna disegni, vignette a brani tratti dai suoi scritti o dalla lettere che il dirigente comunista inviava ai suoi cari. Il libro di Paulesu è programmaticamente chiaro: far avvicinare un pubblico nato tra la fine del Novecento e l'inizio di questo millennio a un intellettuale rimosso, cancellato dalla cultura nazionale

L'autore neppure dichiara la sua parentela con la famiglia Gramsci, ma i suoi disegni sono un grande omaggio e gesto d'amore per Gramsci. Il tratto è lineare, semplice; il volto di Gramsci trasuda tenerezza, ma anche una sottile tristezza. Eppure le battute delle vignette sono graffianti. 

In Nino mi chiamo c'è tutta la vita di Gramsci. Dagli studi adolescenziali all'arrivo a Torino; la scoperta della classe operaia e l'inizio dell'impegno politico, prima nel partito socialista poi nel Pci, come uno dei fondatori. C'è poco carcere, nei disegni di Paulesu. E questo è un bene. 
Compare solo in pochi disegni, ma l'autore lo fa subito evadere, quasi a ricordare che le sbarre non hanno impedito a Gramsci di scrivere pagine importante, anche quando la presa di distanza dal suo storicismo è un atto necessario per apprezzare le sue analisi sulla cultura popolare, sulla letteratura nazionale, su alcune sferzanti critiche ad autori - Tolstoj, ad esempio - che incarnavano la rinuncia alla trasformazione. Critiche che nulla tolgono all'incanto di leggere romanzi come "Anna Karenina", che torna più volte nel libro, segnalando che Gramsci era un dirigente comunista e un intellettuale che non rinunciava a riflettere anche sull'amore. 

Ci sono anche disegni che proiettano il giovane con gli occhiali cerchiati sul presente. Ce ne sono due che ritraggono il giovane Nino sommerso da un libro, mentre sul comodino campeggia come supporto a una candela accesa "I care" di Walter Veltroni.

 La frase non lascia spazio ad equivoci sulla graffiante ironia: "Uno spettro si aggira per l'Europa...... il tolstoismo".

Disegni che riconciliamo con l'opera gramsciana, letta quando si erano appena dismessi i pantaloni corti, come era costume nei "terribili anni Settanta", e poi dimenticata. 

E poi quella vignetta che ritrae Nino e la sorella Teresina, la quale chiede: "E siamo tanti noi subalterni?". La risposta esemplifica quella semplicità difficile a farsi in questo triste presente: "Una moltitudine"


Fonte: http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/argomenti/manip2n1/20120927/manip2pz/329267/?tx_maniabbonatimvc_pi2%5Bsezione%5D=CULTURA&cHash=171751187987578bf7ec058eb2586903



venerdì 28 settembre 2012

Onomastico di Michele, auguri e ... poesia

Prima di trascrivere una poesia che mi piace molto, voglio augurare un bellissimo onomastico al nostro amico blogger Michele di Pianeta tempo libero per domani, appunto il giorno di San Michele.

Onomastico di Michele, auguri e ...poesia

Concerto in do minore n. 1 di J. S. Bach

Mattino d'autunno nella vigna
fila per fila ceppo per ceppo e i ceppi si ripetono
e i grappoli sui ceppi e gli acini sui grappoli
e la luce sugli acini.

La notte nella casa grandissima e bianca
una luce dentro ciascuna
le finestre si ripetono

tutte le piogge che cadono si ripetono
sul suolo sull'albero sul mare
sulla mia mano il mio viso i miei occhi
e le gocce si schiacciano sul vetro

rinnovamento dei miei giorni
simili gli uni agli altri
differenti gli uni dagli altri

ripetersi dei punti a maglia
ripetersi nel cielo stellato
in tutte le lingue ripetizioni dei "t'amo"
e nelle foglie il rinnovamento dell'albero
e in ogni letto di morte il dolore
per la vita troppo breve

ripetersi della neve
che cade
della neve che cade leggera
della neve che cade a fiocchi
della neve che fuma come la nebbia
disperdendosi nella tempesta
che imperversa
ripetersi della neve che mi sbarra il cammino
i bambini giuocano nel cortile
nel cortile giuocano i bambini una vecchia passa nella strada
una vecchi passa nella strada
nella strada una vecchi passa
passa una vecchi nella strada.

La notte nella casa grandissima e bianca
una luce dentro ciascuna
le finestre si ripetono

sui grappoli, rinnovamento di acini
sugli acini, la luce

camminare verso il giusto e il vero
combattere il giusto, il vero

le tue lacrime mute e il tuo sorriso, mio amore,
i tuoi singhiozzi i tuoi scoppi di risa, mio amore,
il ripetersi del tuo riso
dai denti bianchi 
brillanti

il mattino d'autunno nella vigna
fila per fila nodo per nodo i ceppi si ripetono
sui ceppi, i grappoli
sui grappoli, gli acini sugli acini, la luce
nella luce, il mio amore,

Il miracolo del rinnovamento, mio cuore,
è il non ripetersi del ripetersi.

1958

Da: HIKMET Poesie - Grandi Tascabili Economici Newton

giovedì 27 settembre 2012

Michael Superno




Tra poco più di un giorno (il 29 settembre) ricorre la ricorrenza di San Michele.

Michael Superno è la più grandiosa figura Equinoziale che la storia ricordi.

Come nei tempi passati, a guardia del trapasso equatoriale del Sole, dove cioè le forze diurne sembrano soccombere rispetto le tenebre, è stata posta la Massima Entità Solare, il Signore del Fuoco e delle Milizie Celesti.

Nel Taoismo la via che conduce alla Grotta Cosmica in cui sono nascosti i cinque Talismani dl Ling-pao, è raffigurata come una Perla dalle nove svolte, cioè percorsa da un foro centrale che è un labirinto sinuoso con nove deviazioni in cui si deve far passare un filo che esca dall’altro lato.

Nove era anche il numero dei giorni  in cui si svolgevano i Misteri Eleusini.

Il momento dell’Equinozio, che cade sotto il segno della Bilancia ha anche il valore di “Giudizio Finale”

Michael Superno è spesso raffigurato, con il Globo in una mano e la Bilancia nell'altra.

equinozio d'autunno
Carta dei Tarocchi di Aleister Crowley

mercoledì 26 settembre 2012

Università anno zero La distruzione degli atenei, la Carta di Bologna del '99, il ruolo del cognitariato

Per proseguire il post di ieri riguardante la laurea ad honorem a  Jean Claude Trichet, metto il link ad un altro articolo, per me decisamente importante, sempre a cura di F. Berardi Bifo, da Unicomm  datato 23 maggio 2010, estrapolandone una piccola parte.

Biblioteca dell'Università di Bologna
Biblioteca dell'Università di Bologna

L'autonomia dell'Università è stata progressivamente inibita e ridotta, fino a essere definitivamente cancellata per decreto quando, nel 1999, rappresentanti politici e accademici dei diversi paesi dell'Ue si riunirono a Bologna per programmare e certificare l'estinzione dell'Università. La scelta del luogo non poteva essere più opportuna visto che qui, secondo la leggenda, l'Università sarebbe nata. Il dispositivo essenziale dell'eliminazione è consistito nella definizione di un criterio di valutazione e di organizzazione del sapere che si colloca dichiaratamente al di fuori dei campi specifici del sapere stesso: il criterio della redditività economica, della funzionalità e rispondenza alle necessità del mercato del lavoro e del mercato in generale. Atto di imperialismo epistemico fondativo dell'homo oeconomicus di cui parla Foucault nel suo seminario del 1979 (pubblicato con il titolo Naissance de la biopolitique). Atto che sancisce la dipendenza dei saperi, della ricerca e dell'educazione da un sapere tecnico che pomposamente si definisce "scienza dell'economia".

Da quel momento in poi l'Università è stata destinata alla modellazione del lavoro cognitivo precario, alla produzione di una distesa di tempo cognitivo ricombinabile secondo le esigenze del capitale, ma privato della capacità di autoriflessione. L'atto finale di questo processo è il ridimensionamento drastico dell'investimento per la scuola pubblica, lo smantellamento di quella struttura che ha reso possibile la civiltà moderna. La funzione civilizzatrice della scuola viene disattivata, poco alla volta.In un documento del 1996 pubblicato dall'Ufficio studi dell'Ocse, Christian Morrison scriveva: 

"Se rifiutiamo di immatricolare i loro figli, le famiglie si ribelleranno violentemente, ma non lo faranno di fronte a un abbassamento graduale della qualità dell'insegnamento"

È quello che è accaduto in questi anni e che viene accelerato con misure devastanti come il diktat Gelmini, e come quelle che saranno costrette a prendere Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda.

L'articolo intero è segnalato sotto. Basta cliccarlo.

Università anno zero La distruzione degli atenei, la Carta di Bologna del '99, il ruolo del cognitariato


Il neretto è mio
L'immagine è presa dal web

martedì 25 settembre 2012

Laurea ad honorem a Jean Claude Trichet


Franco Bifo Berardi sul blog di Micromega scrive quanto sotto riportato a proposito della laurea ad homorem attribuita a Jean Claude Trichet.

Riporto quindi il suo scritto:

"Il 17 settembre l’Università di Bologna ha attribuito la Laurea ad honorem a Jean Claude Trichet.
Chi è Jean Claude Trichet e cosa ha fatto per meritare questa onorificenza da una istituzione in cui un tempo si coltivava lo studio e la dignità? Jean Claude Trichet è stato Presidente della Banca centrale europea negli anni in cui l’Europa, dove da cinque secoli milioni di ingegneri e poeti, agronome e operai, contadine e medici, imprenditori e scienziate hanno contributo al sapere e alla ricchezza, sprofondava nella

BANCAROTTA (fraudolenta)

Per questo gli è stata offerta una laurea? Durante la presidenza di questo signore una banca d’affari denominata Goldmann Sachs contribuì a falsificare i bilanci dello Stato greco – ricavando dall’operazione 600 milioni di euro – e contribuendo a creare le condizioni per la catastrofe in cui quel paese è sprofondato, provocando immense sofferenze alla popolazione. Orbene occorre chiedersi se Trichet era al corrente dell’operazione compiuta dalla Goldmann Sachs oppure no. Nel primo caso egli è complice di criminali, nel secondo caso un imbecille. In entrambi i casi non si capisce perché l’Università di Bologna lo abbia laureato.


Perché il Rettore e il Senato accademico dell’Università di Bologna hanno deciso di compiere questo gesto di servilismo ignorante? Perché il Rettore e gli accademici di questa Università sono gli stessi che nel 1938 firmarono le leggi razziali piegandosi al nazi-fascismo per mantenere la cattedra, sono gli stessi che negli anni ’70 presero la tessera di un partito stalinista perché la loro cialtroneria e ignoranza fosse premiata con una cattedra, sono gli stessi che nel 1999 hanno contribuito a scrivere la Carta di Bologna, dichiarazione di sottomissione del sapere all'impresa.

L’Università fu concepita (proprio a Bologna secondo la leggenda) come il luogo dell’autonomia del sapere. Autonomia del sapere non è un astratto principio politico, ma il fondamento epistemologico stesso della ricerca che progredisce perché non si piega al dogma.


Inchinandosi alla dittatura dogmatica del monetarismo neoliberista il Rettore e il Senato accademico sanciscono la morte dell’istituto moderno dell’Università e la subordinazione del sapere all’ignoranza.

Franco Bifo Berardi

(20 settembre 2012)



lunedì 24 settembre 2012

Così, a casaccio, di lunedì





  • Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.

        George Bernard Shaw

  • Non c'è bisogno di bruciare i libri per distruggere una cultura. Basta convincere la gente a smettere di leggere . 
        Ray Bradbury

  • La giustizia è come la tela di un ragno. Gli insetti piccoli restano intrappolati. quelli grandi riescono a lacerare la tela ed a fuggire. 
        Seneca

  • Principalmente io odio e detesto quell'animale che è chiamato uomo, anche se amo cordialmente John, Peter, Thomas e così via.
       Jonathan Swift

  • Quando una religione ha la pretesa di imporre la sua dottrina all'umanità intera, si degrada a tirannia e diventa una forma d'imperialismo.
       Tagore

domenica 23 settembre 2012


Non posso finire questa domenica, senza mostrare a tutti gli amici che mi seguono, un graditissimo dono, nato dalla generosità di Tomaso del Blog Passato e Presente

Eccolo qui.

dono, orchidea
Da parte di Tomaso

Questa magnifica orchidea è così bella per le cure da parte della moglie di Tomaso.

Caro Tomaso, anche le amicizie virtuali possono darci calore e tu l'hai fatto con questo dolce e bel pensiero.

Grazie ancora e buona serata a tutti!

Prima domenica d'autunno e una poesia

Prima domenica d'autunno e una poesia
Tor House

L'antica voce del mare, il pigolio dei ruscelli,
(A questi l'inverno ha donato oro in cambio d'argento
Per colorare le acque e verde erba in cambio 
di bruno per vestire le sponde)
Da gole diverse intonano un solo linguaggio.

Così, credo, se sapessimo ascoltare, oltre
le divisioni del desiderio e del terrore,
l'uragano dei popoli malati, la rabbia delle città
affamate,
troveremmo anche voci pure come quella di un
bimbo; o simili al respiro di una fanciulla che
danza sola
in riva al mare, sognando di innamorati.

Robinson Jeffers, Natural Music

venerdì 21 settembre 2012

Le "contraddizioni"


Aldo Carotenuto e l'angoscia


Se noi vogliamo capire qualcosa, se vogliamo renderci conto di quello che succede nella nostra esistenza, sarà solo il sentimento a farcelo capire, sarà solo un amore violento, una passione, magari una gelosia, ma che ci apre degli enormi squarci sulla realtà. 


Io posso dire che, quando una persona vive i propri sentimenti, uno se ne può anche accorgere, perché dal mio punto di vista è anche una persona più buona, perché ha conosciuto delle cose, ha conosciuto quelle che si chiamano le "contraddizioni". 


E l'uomo vive nelle contraddizioni. Ma lui le ha conosciute e la sua forza sta nel saperle accettare, nel saperle, diciamo, in un certo senso amministrare, nel saperle confrontare, nel saperle anche accettare. 


L’uomo viene gettato nel mondo e deve accettare di vivere con angoscia la sua esistenza. Ora qualcuno mi potrà dire: ma perché alcuni sono presi dall'angoscia e altri no? Non è facile rispondere. Certo si può dire che forse c'è un problema di sensibilità, per il quale, per esempio, alcune persone non si fanno mai delle domande. Vivono tranquillamente una vita all'esterno, si accontentano di quello che succede, e la loro vita scorre. Nessuno può biasimare questa modalità. 


Ma ci sono invece poi delle persone che si fanno delle domande. E siccome a queste domande non si può mai rispondere, proprio la mancanza di risposta può generare l'angoscia. 


E allora l'angoscia diventa uno strumento significativo. Io punto molto su questi aspetti, perché la persona sofferente crede di essere la persona più disgraziata del mondo: in realtà quella sofferenza diventa quella spina che è nel fianco, oppure che è dietro la nuca, ci impedisce di dormire e quindi ci spinge verso la conoscenza, ci spinge a capire cose, che altrimenti non avremmo mai capito. 


Una persona angosciata, secondo il mio punto di vista, ha un tipo di nobiltà che la persona che non conosce angoscia, non ha mai avuto né potrà mai avere. Naturalmente è un tipo di nobiltà che la persona angosciata ha: questo tipo di nobiltà ha un prezzo molto alto. Io non potrei dire se vale la pena o non vale la pena di pagarlo, però so che bisogna pagare questo prezzo.


Dall'intervista: "I sentimenti" - Roma, Dear, 11 luglio 1996 in Psicoterapia corporea a cura del dott. Gianfranco Inserra
  

mercoledì 19 settembre 2012

La fantasia e Emilio Salgari



Quasi tutti i giorni leggo la newsletter che ricevo on line da Il cambiamento.
Mi sono accorta che mi soffermo quasi sempre sugli articoli scritti da Daniela Mazzoli.
Per esempio, quello che segue è un suo scritto e lo posto anch'io, perché c’è del vero …ma anche perché non ho avrei mai immaginato la vita così travagliata di Salgari.

L’utile secondario della fantasia

A volte evadiamo la realtà. Immaginiamo, per esempio, di vivere in altri mondi o paesi, o in un’altra epoca. Immaginiamo di essere più belli, più ricchi, vincenti. Immaginiamo di sopravvivere a pericoli mortali, come succede a James Bond quando attraversa l’esplosione di una bomba, o di sfidare la gravità e l’orrore del vuoto, altalenando rapidi come l’Uomo Ragno dal tetto alla vetrata di un grattacielo.

Oppure immaginiamo cose che non esistono ma potrebbero farlo, se fossimo abbastanza coraggiosi da crederci: Stati migliori e più giusti in cui vivere, società gioiose dove crescere in modo creativo, città verdi e pulite, rapporti personali appaganti, lavori degni e degnamente retribuiti.

Emilio Salgari

Emilio Salgari condusse un’esistenza triste ed economicamente deprivata. Tre dei suoi quattro figli si tolsero la vita, come fece lui stesso e come aveva già fatto suo padre. La moglie si ammalò di nervi e fu infine rinchiusa in un ospedale psichiatrico. Sua figlia morì di tisi. Gli editori con cui pubblicava (molto) lo pagavano male e la critica, almeno a quei tempi, non lo amava.

Salgari era contrariato e preoccupato per il progresso tecnologico che agli inizi del secolo scorso illuminava strade e case, faceva correre veloci macchine e palloni aerostatici, e presto, secondo i suoi presentimenti, avrebbe condotto l’umanità alla malattia e alla distruzione.

In un romanzo pubblicato nel 1907, intitolato Le meraviglie del Duemila, lo scrittore immagina che i protagonisti della sua storia si diano una morte artificiale, con un farmaco che li addormenterà per cento anni, e che risvegliandosi appunto nel 2003 scoprano le invenzioni e gli incredibili passi avanti che quella tecnologia, cento anni prima appena agli albori, aveva fatto compiere all’essere umano.

libro di Salgari

La sua immaginazione è talmente fervida da raggiungere e superare la realtà che oggi ci riguarda. Descrive tunnel che si immergono nel mare e consentono di spostarsi da un continente all’altro, automobili volanti e persino la televisione. Le notizie, in questo futuristico racconto –inusuale per l’autore d’avventure, pirati, giungle e tesori- sono ‘spedite’ direttamente in casa della gente, e i pasti si possono ordinare ai ristoranti di tutto il mondo ed essere recapitati da lì attraverso un enorme tubo che parte da quelle lontane cucine fino alle tavole da pranzo, servendo portate calde ed eliminando la necessità di procurarsi cibo e domestici che lo preparino.

Quella a cui dà seguito lo scrittore è un’immaginazione della fuga, dell’estraniamento, che aiuta, almeno per un po’, a trasferirsi altrove: frutto dei timori e delle frustrazioni per un mondo ostile quanto incombente. In questo tipo di attività l’alternativa che si costruisce ha esiti alienanti come quelli da cui si è quotidianamente perseguitati: una volta conclusa si fa ritorno, e la carica ricevuta si esaurisce in un breve sospiro.

È questo il suo ‘utile secondario’: dare un sollievo, riscattare un tempo e uno spazio troppo umilianti per essere riconosciuti come propri, creare un rifugio che aiuti a sopportare i ‘dardi dell’iniqua fortuna’. A prezzo, naturalmente, di non farci mai muovere da dove siamo, dalle nostre vite che non vanno davvero da nessuna parte, per quanto viaggiamo.

Tutto l’opposto di quell’altra immaginazione, meno consolatoria e più esigente, che si chiama utopia: di un luogo che non c’è, che non somiglia nemmeno a quello in cui abitiamo, che è tutto da inventare, da zero, daccapo. Un genere di fantasia che ci costringe a sperare, a lavorare contro ogni evidenza, qui e ora, perché un giorno si avveri il sogno che meticolosamente articoliamo, perché abbia sede e un nome quel posto che osiamo preannunciare col rischio di essere presi per pazzi o, nella migliore delle ipotesi, per simpatici e ingenui idealisti.

Fonte: http://www.ilcambiamento.it/effetto_farfalla/utile_secondario_fantasia.html

Mi chiedo, tuttavia, a cosa possa essere servita la fantasia a Emilio Salgari, se non ad affascinare i ragazzini che un tempo lo leggevano.
Certo, sarà stata un'evasione da una ben triste realtà, ma in fondo non mi sembra che gli sia servita .. molto, purtroppo.

Aspetto le vostre considerazioni, con piacere


martedì 18 settembre 2012

Mi fermo un attimo a guardare



Mi fermo un momento a guardare
Foto di Roberto Roversi - da La Stampa


Il Centro di Poesia Contemporanea dell' Università di Bologna ricorda Roberto Roversi con questa poesia.


Mi fermo un momento a guardare


Non correre. Fermati. E guarda.

Guarda con un solo colpo dell’occhio
la formica vicino alla ruota dell’auto veloce
che trascina adagio adagio un chicco di pane
e così cura paziente il suo inverno.

Guarda. Fermati. Non correre.

Tira il freno alza il pedale
abbassa la serranda dell’inferno.

Guarda nel campo fra il grano
lento e bianco il fumo di un camino
con la vecchia casa vicina al grande noce.

Non correre veloce. Guarda ancora.
Almeno per un momento.

Guarda il bambino che passa tenendo la madre per mano
il colore dei muri delle case
le nuvole in un cielo solitario e saggio
le ragazze che transitano in un raggio di sole
il volto con le vene di mille anni
di una donna o di un uomo venuti come Ulisse dal mare.

Fermati. Per un momento. Prima di andare.

Ascoltiamo le grida d’amore
o le grida d’aiuto
il tempo trascinato nella polvere del mondo
se ti fermi e ascolti non sarai mai perduto.

Roberto Roversi


Un articolo su La Stampa di Marinella Venegoni,  del quale metto qui il link, racconta qualcosa di lui, un’altra parte di quella Bologna di un tempo, che se n’è andata…

http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=20&ID_articolo=1742&ID_sezione=12




lunedì 17 settembre 2012

Girovagando tra ... i secoli

aforismi



  • L'umorismo è il più potente meccanismo di difesa. Permette un risparmio di energia psichica e con una battuta blocchiamo l'irrompere di emozioni spiacevoli.
        Sigmund Freud


  • La globalizzazione culturale è una forma di totalitarismo; la TV è totalitarismo, le persone che stanno quattro ore al giorno davanti la TV sono vittime del totalitarismo.
       Jean-Luc Godard


  • La giustizia deve essere congiunta al potere, così che ciò che è giusto possa anche aver potere, e che ciò che ha potere possa essere giusto.
          Blaise Pascal

  • Se pratico il lusso, non posso predicare il risparmio. E' una questione di buona leadership.
          Ingvar Kamprad (creatore dell’Ikea)


  • Non cercare il favore della moltitudine: raramente esso si ottiene con mezzi leciti e onesti. Cerca piuttosto l'approvazione dei pochi; ma non contare le voci, soppesale.
         Immanuel Kant

domenica 16 settembre 2012

Regnava Berlusco



E' domenica, una bella domenica di settembre, ma - come un spirito maligno - anche i pensieri che mi hanno ossessionato per anni, ritornano...

Ho sfogliato un libro di Franco Cordero che porta come sottotitolo "Regnava Berlusco"


domenica di settembre
Domenica di settembre


Pagina IX

Breve ouverture a Regnabat Berlusco 


La storia comincia negli anni ottanta, quando l'impresario edile ingigantito da capitali oscuri irrompe nel selvatico etere televisivo e, comprando favori governativi, allunga le mani fino a diventare duo- polista, indi egemone. 

Questo libro racconta in sessantun quadri gli ultimi trentasette mesi: come un tre volte capo del governo, trionfante alle urne, dilapidi la fortuna politica (l'economica è nei forzieri)
[....]

Non s'era ancora visto l'eguale in frode, falso, plagio, estri d'astuto corruttore, e salta nel pantheon dei più ricchi al mondo soverchiando concorrenti meno disinibiti. 


Padroni e servi
Padroni e servi

Dagli affari alla politica, identica maniera. Cinque reti televisive su sette gli assicurano un dominio psichico capillare. A termine più o meno lungo, l'esito era prevedibile: seminano miseria gestioni piratesche della res publica, aperta al parassitismo famelico (P2, P4 ecc.); e nella crisi planetaria l'effetto risulta devastante perché l'organismo collettivo era minato dalla corruzione. 

Tisi economica. Dominus negava i sintomi del malessere organico, continuando imperterrito: da otto anni e mezzo tosa sessanta milioni d'anime perseguendo l'impunità; alla perdita dei consensi elettorali rimedia comprando qualche parlamentare.

Malgovernata così, l'Italia è malata contagiosa: l'Europa lo mette in mora e lui oppone furberie; mimica magliara, più che commedia dell'arte. Qualunque cosa dica, non gli credono: da Cannes, 3 novembre, torna come i debitori insolventi la cui parola vale zero; siamo paese infido, sorvegliato da due commissari. 

sabato 15 settembre 2012

Sabato di settembre con sole


Ricordo di fanciullezza 


Gaggia o acacia
Gaggia o acacia

Le gaggie della mia fanciullezza
dalle fresche foglie che suonano in bocca...

Si cammina per il Cinghio asciutto,
qualche ramo più lungo ci accarezza
la faccia fervida, e allora, scostando
il ramo dolce e fastidioso, per inconscia vendetta
si spoglia di una manata di tenere foglie.

Se ne sceglie una, si pone lieve
sulle labbra e si suona camminando,
dimentichi dei compagni.

Passano libellule, s'odono le trebbiatrici lontane,
si vive come in un caldo sogno.

Quando più la cicala non s'ode cantare,
e le prime ombre e il silenzio della sera ci colgono,
quasi all'improvviso, una smania prende le gambe
e si corre sino a perdere fiato,
nella fresca sera, paurosi e felici.

Attilio Bartolucci

mercoledì 12 settembre 2012

Bulli e Hikikomori


Dopo avere letto il post che Ivo ha riportato ieri sul suo blog Freedom Libertà di Parola, scrivendo su un fatto di cronaca abbastanza discutibile, ed essendo il bullismo un fenomeno che non mi sembra si stia rimarginando, vorrei innanzitutto riportarlo alla ribalta come uno dei fenomeni che né la scuola, né la società riesce o vuole tenere sotto controllo.


Prendo stralci di un articolo scritto dalla psicologa-psicoterapeuta Isabella Biondi: 

Che cos'è il Bullismo

Il termine bullismo descrive la condizione di sofferenza, svalutazione ed emarginazione che vive un bambino o un’adolescente ad opera di un suo compagno.

Si tratta di una forma di prepotenza ricorrente e continuativa; la vittima prova sentimenti dolorosi e angoscianti perché perseguitata da parte di uno o più compagni. Oltre a vivere un drammatico senso di impotenza, poiché non sa come potersi difendere, il ragazzo subisce emarginazione da parte del gruppo dei coetanei.

L’età in cui il fenomeno del bullismo è più frequente è quella della preadolescenza e dell’adolescenza.

Alcuni studiosi lo considerano una sorta di mobbing che avrebbe però luogo tra i banchi di scuola anziché nell’ambiente lavorativo.

Olweus, studioso norvegese che negli anni ‘70 per primo denunciò il problema definì il fenomeno con le seguenti parole:

"Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o di più compagni".

È importante, tuttavia, cogliere la natura del doppio disagio insito nel bullismo. Invero, se su un versante il fenomeno presuppone un immenso malessere nella vittima, dall’altro denuncia il disagio psicologico del bullo: il suo modo di agire, infatti, rientra nella categoria dei disturbi della condotta, ossia comportamenti in cui le regole e/o i diritti degli altri vengono violati.

martedì 11 settembre 2012

Pachamama


Ormai è storia conosciuta, comunque riporto volentieri qui un articolo di Andrea Degl'Innocenti del 28 Agosto 2012. 
La fonte è citata in fondo.


La Bolivia caccia Coca-Cola. Dal 21 dicembre la bibita sarà vietata

Il presidente indigeno della Bolivia - Evo Morales - ha  annunciato che a partire dal 21 dicembre 2012 la Coca-Cola sarà bandita dal paese. 

La multinazionale statunitense segue così a ruota le sorti toccate al connazionale McDonald's, costretto a chiudere i battenti in Bolivia lo scorso gennaio a causa dello scarso successo dei suoi prodotti.

In Sud America – come d'altronde in gran parte del mondo - la Coca-Cola ha una lunga storia di sfruttamento, inquinamento, condizionamenti politici. 

Emblematico è il caso della Colombia. Qui l'azienda, per mano della sua filiale Panamco S.A., sfrutta da oltre vent'anni la corruzione del governo nazionale e la tensione sociale del paese per imporre condizioni inumane ai propri lavoratori e attuare strategie di repressione verso le organizzazioni sindacali.

Mai nessun paese però, fino ad ora, era arrivato a bandire la bevanda dal proprio territorio. 

La data del 21 dicembre, poi, non è casuale. Essa coincide con la fine del calendario Maya. 

In quel giorno Morales ha convocato la Riunione Mondiale degli Indigeni, che si terrà nella Isla del Sol. 

Il ministro degli Esteri David Choquehuanca ha dichiarato che l'evento farà parte delle celebrazioni in occasione della fine del capitalismo e l'inizio della cultura della vita. 

"Il 21 dicembre 2012 – ha detto - sarà la fine dell'egoismo, della divisione. Quel giorno segnerà anche la fine della Coca-Cola e l'inizio del Mocochinchè (tipica bevanda tradizionale del posto a base di nettare di pesca). Tutto questo, per amore di Pachamama, la nostra Madre Terra".


Bolivia e cacciata della Coca-Cola
Nativi Boliviani celebrano la festa di Pachanama


È innegabile che la decisione abbia una forte valenza simbolica ed etica. La Coca-Cola è da anni il simbolo del capitalismo made in Us, la sua cacciata simboleggia, nelle intenzioni dei boliviani, la fine di un'epoca storica. Il governo ha inoltre motivato la propria scelta con i danni che la bibita gassata e zuccherina produrrebbe alla salute: i suoi presunti collegamenti con infarti ed ictus.

lunedì 10 settembre 2012

Questo lunedì di settembre



lunedì di settembre



  • L’assenza diminuisce le passioni mediocri e aumenta le grandi, come il vento spegne le candele e alimenta l’incendio
          Francois de La Rochefoucauld

  • La violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna, ma soltanto distruggerla.
          Benedetto Croce

  • Nutrire la consapevolezza interiore, l’introspezione e il ragionamento è più efficace che meditare e pregare.
          Dalai Lama, 1998

  • La giustizia vera è fatta di compassione.
           Benedetto Croce

  • I filosofi hanno il torto di non pensare alle bestie e davanti agli occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema filosofico. (da Foglietti)
           Luigi Pirandello

sabato 8 settembre 2012

Due corpi


oceano



Due corpi, uno di fronte all'altro,
sono a volte due onde
e la notte è oceano.

Due corpi, uno di fronte all'altro,
sono a volte due pietre
e la notte deserto.

Due corpi, uno di fronte all'altro,
sono a volte radici
nella notte intrecciate.

Due corpi, uno di fronte all'altro,
sono a volte coltelli
e la notte lampo.

Octavio Paz

giovedì 6 settembre 2012

Melodia infinita






Anni fa, in un quartiere di Napoli, entrai in una biblioteca, assieme ad amici, per l’appunto di Napoli.

Trovai, curiosando tra gli scaffali, un libro, anzi un epistolario di Nietzsche di cui ignoravo l’esistenza. 
Visto che ero di passaggio, non ritenni di farmi socia per potere prendere il libro in prestito.
Così ne ricopiai una parte, scarabocchiandola su un foglio.

Si tratta di una lettera che Nietzsche scrive all’amico Fucs 


"Nizza Inverno 1884-85

   A Karl Fucs

….
La formula wagneriana "melodia infinita" esprime nel modo più amabile il pericolo, la corruzione  dell’istinto, e anche la tranquillità della coscienza in mezzo a tale corruzione.

L’ambiguità ritmica per cui non si sa più, non si deve più sapere, se una cosa è capo o coda,  è senza dubbio un trucco artistico mediante il quale si ottengono effetti  meravigliosi – il Tristano ne è ricco; ma come sintomo di un’arte è e rimane il segno del dissolvimento.
La parte impera sul tutto, la frase sulla melodia, l’attimo sul tempo, il pathos sull’ethos e finalmente l’esprit sul pensiero.

Quello che io credo di scorgere è un capovolgimento della prospettiva: si vede molto, troppo minutamente il particolare; molto, troppo confuso l’insieme.

In musica la volontà è tesa verso questa ottica sovvertitrice e più della volontà, l’ingegno.
E questo è decadence." 



Per chi volesse approfondire il rapporto fra Nietzsche e Wagner qualcosa  può leggere qui http://xoomer.virgilio.it/fnietzsche/_private/wagner.htm


A me sembra che quanto Nietzsche scrive a proposito della melodia di Wagner, si possa applicare in genere ad ogni forma melodica.
Perché la melodia ci trascina, ci coinvolge, abbatte il nostro spirito critico. Ma aspetto la risposta di chi, ben più di me, è esperto in musica.
Intanto saluto Savino e auguro a tutti una buona giornata.


L'immagine è presa in rete


mercoledì 5 settembre 2012

As Time Goes By



Voglio riportare qui, qualche parola di un articolo di Eugenio Scalfari che ho letto il mese scorso Su La Repubblica.
Il link è riportato in fondo.


"… Il pensiero è un'immensa architettura mentale e ogni mente ha la propria perché non c'è mente che somigli ad un'altra come non c'è foglia dello stesso albero che sia identica alle foglie che le sono spuntate a fianco. Di più: la stessa foglia cambia man mano che il tempo passa.
Confesso qui che una delle canzoni che mi piace spesso riascoltare si chiama "As Time Goes By". Quel titolo traduce in note musicali una realtà, forse la sola sulla cui interpretazione c'è un accordo pressoché unanime. L'alternativa a quella realtà è l'eternità. Infatti l'abbiamo attribuita a Dio. Dio è eterno, gli dei sono eterni. Ma Odisseo, al quale prima Circe e poi Calipso offrirono l'eternità, la rifiutò. Voleva continuare il suo viaggio e l'eternità glielo avrebbe impedito perché l'eterno è sempre identico a se stesso.

Anche Eros è eterno, ma non è un Dio. È un'immensa forza primigenia che nasce nel momento in cui la luce si separa dalle tenebre. Infatti, stando alla mitologia, Eros è figlio della notte.
Non è un Dio, ma molto di più. Infonde il desiderio negli dei e negli uomini. La nostra infatti è una specie desiderante. Che cosa desidera? Desidera desiderare.
Perfino Hegel  lo scrisse anche se non pensava a Eros.

Eros è il nome che la mitologia dette all'amore. E l'amore è il pilastro che sorregge la nostra esistenza, alimenta i nostri desideri, scatena il furore delle passioni e nutre la dolce tenerezza degli affetti. Si tinge  -  l'amore  -  di tutti i colori dell'iride.

Eros ama e infonde amore. Narciso è una sua creatura e anche Afrodite e anche Lucifero lo è perché quasi sempre l'amore desidera il potere e il potere esprime una tensione erotica. L'essere ha una curvatura erotica perché l'istinto di sopravvivere non è altro che amore per sé, amore per gli altri e amore per l'altro.

E dunque il senso. Che cosa è mai il senso? Mi pongo da molti anni questa domanda e alla fine sono arrivato ad una conclusione: il senso è anch'esso una forma di amore, uno specchio in cui guardarti, un'anima che ti conforti e che tu conforti, un corpo che vuoi possedere ed anche l'amore per il comando, il fascino della seduzione, la malinconia dell'abbandono. E l'addio alla vita.
Quello è l'estremo atto d'amore, quando Eros ti chiude gli occhi e ti abbandona insieme al tuo ultimo respiro.

Da: L'estremo atto d'amore
quando Eros ti abbandona di EUGENIO SCALFARI


Film Casablanca
Scena dal film Casablanca



Devi ricordarti questo
Un bacio è ancora un bacio
Un sospiro è ancora (solo) un sospiro
   Le cose fondamentali rimangono
As time goes by – Con il passare del tempo

E quando due amanti si corteggiano
Ancora dicono: Ti Amo
Su questo puoi fare affidamento
Non importa cosa porti il futuro
As time goes by – Con il passare del tempo

 Luce della Luna e canzoni d’amore, non scadono mai
Cuori pieni di passione, gelosia e odio
La donna ha bisogno dell’uomo, e l’uomo deve avere la sua compagna
Questo nessuno può negarlo

E’ ancora la stessa vecchia storia
Una lotta per l’amore e la gloria
Una questione di “agisci o muori”
Il mondo darà sempre il benvenuto agli amanti
As time goes by – Con il passare del tempo



martedì 4 settembre 2012

Pioggia di … aforismi





  • Mentre passano stagioni che trascinano ricordi, non è detto che sia tardi se non guardi che ora è.

           Enrico Ruggeri




  • Quando un vero genio appare in questo mondo, lo si può riconoscere dal fatto che gli idioti sono tutti coalizzati contro di lui.

          Jonathan Swift





  • Riflettere è considerevolmente laborioso, ecco perché molta gente preferisce giudicare.

         José Ortega  y Gasset

lunedì 3 settembre 2012

I Babajaga : CHLOE'


Di solito non metto musica, ma questo gruppo - i Babajaga li ho ascoltati più volte dal vivo e hanno lasciato una traccia in me, inconfondibile.

Non me ne intendo molto di musica, ma trovo questo gruppo molto preparato, affiatato e il cantante, che è anche il compositore, ha uno stile tutto particolare e decisamente apprezzabile.




Buon ascolto!






domenica 2 settembre 2012

Dormire, forse sognare

Vi è una nebbia nella nostra esistenza che offusca la vista della realtà. Una nebbia tutta personale che vela le sofferenze e l'irrazionalità del vivere con un manto di illusione.

L'illusione di chi continua a "dormire, forse sognare", in una dimensione alterata, falsata rispetto al mondo esperenziale dei fatti.


nebbbia

Ma è un livello chimerico che ci consente anche di rimanere estranei alle dinamiche dolorose del vivere quotidiano e di proteggerci, così, dai dolori inevitabili di un esistere consapevole.

In un impeto di estrema sincerità, ognuno di noi potrebbe ammettere che la sua vita è intessuta di sforzi continui e incessanti volti al mantenimento di un equilibrio fra volontà personale e richieste esterne, un bilanciamento, in altre parole, che dia serenità e sia in qualche modo prevedibile.
.................

Abbandonarsi alla pura esistenza, al suo scorrere lento eppur continuo nel tempo, ma nella dimensione privata, intima, che ognuno sente fluire nei propri vissuti...

Una sorta di abbandono orientale, in altri termini, a vivere il proprio Io, a sentire il proprio corpo in rapporto alla spiritualità e considerare il mondo come null'altro che una propaggine sfocata dell'interpretazione del soggetto.

giardino zen

In questo livello della psiche tutto è personale, tutto è annullabile con la sola chiusura degli occhi.
Abbassando le palpebre, il mondo scompare e, con esso, i suoi trambusti, le sue sofferenze.

Ma questo non è il destino dell'uomo: non è suo destino vivere lontano dai dolori; non è suo destino abbandonare doveri e responsabilità, rifugiarsi lontano dal clamore del mondo.

E così, nella solitudine di un monastero o di una capanna, l'individuo resta in compagnia dei suoi simili, attraverso le immagini che la sua mente produce, attraverso le forme che emergono dal suo mondo inconscio per mostragli la sua appartenenza al genere umano.

Perché l'individuo sembra non essere e non poter essere mai solo, dal momento che emergono i fantasmi di un passato ancestrale, immagini simboliche che ricordano all'uomo la sua appartenenza al mondo. 


fog

Da L'Ombra del dubbio di Aldo Carotenuto - tascabili Bompiani.

Tutte le immagini di questo post sono prese dal web

sabato 1 settembre 2012

Settembre

Primo giorno di settembre: quest'anno  cade di sabato.
E oggi, sabato, la temperatura è perfetta, c'è un po' di sole e qualche nuvola.

Frutti di viburnum opulus


Nonostante le varie poteste per la preapertura della stagione venatoria, dovuta alla siccità, agli incendi, ecc...
questa Regione dove abito io, l'Emilia, ha deciso di accontentare i cacciatori.

Quindi spari nell'aria si odono....



Ecco un prode cacciatore


Scriveva Jean Ingelow - poeta inglese (1820 -1901):


Settembre

Mentre il grano maturava in steli spessi e fondi.
e a mietere iniziavano i contadini,
un mattino misi il mio cuore a dormire,
e per la strada dei campi m'incamminai.

Sopra un cardo un cardellino 
si nutriva e spandeva semi,
spettegolavano gli scriccioli,
o si univano al canto di una canzone
sospesa nell'aria.
Jean Ingelow


Immagini prese in rete

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