sabato 9 giugno 2012

Questi giorni




Di questi giorni, fra le altre piccole cose del quotidiano, voglio ricordare la scomparsa di Ray Brundbury.


La sua è una scomparsa per me legata a un volto, a parole che ho letto più volte, a quell’Estate incantata a cui ho lasciato una parte di me e che dà il titolo a questo blog.


dandelion


Credo che il suo capolavoro sia Farenheit 451, da cui persino il grande François Truffaut trasse un magnifico film.


Riscrivo alcune parole di quest’ultimo libro menzionato:


Ognuno deve lasciarsi qualche cosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno: un bimbo o un libro o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardino piantato col nostro sudore. Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l'albero o il fiore che abbiamo piantato, noi saremo là. 
Non ha importanza quello che si fa, diceva mio nonno, purché si cambi qualche cosa da ciò che era prima in qualcos'altro che porti poi la nostra impronta. 
La differenza tra l'uomo che si limita a tosare un prato e un vero giardiniere sta nel tocco, diceva. Quello che sega il fieno poteva anche non esserci stato, su quel prato; ma il vero giardiniere vi resterà per tutta una vita. 


Ray Bradbury (Waukegan, 22 agosto 1920 – Los Angeles, 5 giugno 2012). Da Farenheit 451.

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